00 08/08/2009 12:05
Per Reietto 74:

così come non hai prove certe del fatto che tua moglie, tua mamma, i tuoi cari, ti amino. non le hai, ma la certezza non ti manca ... perchè?
eppure la Scienza non ti può venire incontro in questo caso, è indimostrabile l'amore.

la tua certezza, in questo campo, nasce però da infiniti indizi che ogni giorno ti confermano la fiducia che hai nei tuoi cari. Indizi dai quali ti viene la certezza del loro amore.

ti sei mai chiesto se anche l'esistenza e l'amore di Dio abbiano di questi indizi, che pur non potendo essere dimostrati in laboratorio, sono pur sempre indizi che formano in noi una certezza stabile?

io direi "non ci sono prove certe, ma molti indizi ... e fede"


Il problema è che non ci sono neanche indizi certi!
Quanto pregai affinchè ottenessi la riammissione in servizio “siamo nelle mani di dio!” ed invece mi fu rifiutato e con il lavoro persi tutto, anche la dignità umana!
Ah riguardo l’amore: ero certo che la mia fidanzata mi amasse ma, appena vide la mala parata, si affrettò a liquidarmi e … sostituirmi!
Non critico la sua condotta, per me lei ha fatto bene a lasciarmi, oramai ero un disoccupato non ero più un uomo.

Per Santapazienzauno:

Se Dio è amore non potrà godere di una pena eterna anche di quelli che hanno violato il suo patto d'amore. Non può essere questa pena una pena che dura per sempre.
Dio non si compiace nel punire "ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento". 2 Pietro 3,9


Ti ringrazio per le tue parole di consolazione, ma le restituisco al mittente.
Quando leggevo 2 Pietro 3,9 in salsa geovista, la salsa geovista rese assolutamente vane quelle parole e tutt’oggi, per quanto mi sforzi, vi vedo dietro la fregatura: il geova WTS che parla a vanvera di perdono e misericordia mentre gode da matti a giudicare e condannare chi non vende le pubblicazioni della sua multinazionale!
Insomma, in salsa geovista ho visto in Dio qualcosa di detestabile, tantochè quando frequentai una chiesa evangelica, sentendo un loro canto che parlando del Signore diceva: “… in un mondo che, ha bisogno di te!” tutto ciò mi risuonò dissonante, oramai avevo metabolizzato il concetto del dio maligno della WTS, un dio che pensa agli affaracci suoi e pretende una vita da deficienti per chi vorrebbe salvarsi, è proprio difficile rimuovere da me quel concetto!

Per Polymetis:

C'è chi ha conservato la fede persino dei lager nazisti, nulla è teoricamente impossibile.


Io invece ho letto parole tipo: “Dio non può esistere, se esiste Dachau! Ma ve lo immaginate che coppia Dio e Dachau!” scritte da un povero internato ebreo prima di morire, che facciamo adesso?
Lo mandiano all’inferno?

E, sopratutto, il cristianesimo non promette la felicità in questo mondo, dunque è perfettamente inutile biasimare Dio per non avercela data.


Purtroppo questo mi puzza del voler giustificare il cristianesimo del suo fallimento, non è cambiato nulla e si cerca di giustificare il tutto con presunte prove a cui sottoporre i credenti, ma se da ebreo potevo scegliere di combattere i nazisti con i partigiani, da disoccupato ma a chi diamine devo combattere!

Gesù al contrario è colui che ha detto "beati coloro che piangono", e "prendete la vostra croce e seguitemi", è colui che ha assunto su di sé la tortura e il supplizio. Questo indica che per il cristianesimo una "vita riuscita" non sta affatto nella sicurezza economica e nei beni materiali, anzi, la maggior parte degli Apostoli e Cristo stesso erano poveri e sono morti martiri.


Eh eh eh, chissà perché tra i Tdg a subire sono i poveri proclamatori che adesso cuociono al sole di agosto in assemblea e non i loro capi?
E per giunta i padroni del geovismo hanno pure impedito agli adepti di “portare la croce” in quanto sarebbe “simbolo idolatrico”!!!
Mi viene in mente la pubblicità di una marca di gelati con lo slogan: “IL PIACERE SENZA IL PECCATO”, mentre per il geovismo lo slogan sarebbe: “IL PECCATO SENZA IL PIACERE”, infatti in finanza non ho rubato, non ho abusato della mia divisa, non ho intascato bustarelle, eppure sono stato sbattuto fuori come il peggiore dei delinquenti!!!

Se volete un Dio "assistenzialista" nel senso materiale del termine avete sbagliato religione, dovreste rivolgervi agli dèi pagani.


Il problema, caro Polymetis, consiste nel fatto che anche i dei pagani non sono assistenzialisti, un proverbio cinese recita: “La mattina quando ti svegli non ringraziare il cielo per quello che hai, anzi lamentati! In quanto il cielo è ben lungi dall’accettare le tue preghiere, ma lamentandoti almeno non agiscano contro di te!”

Il Dio cristiano infatti è quel Dio che lascia alle sue creature il libero arbitrio, ergo anche l'arbitrio di fare del male al loro prossimo e di trasformare il mondo in un inferno.


Il problema consiste proprio nella libertà altrui della quale si deve avere paura, i buffoni del comando generale hanno trasformato la mia vita in un inferno, ma l’inferno me lo sono dovuto sorbire io, mica loro!!!

La beatitudine che promette Cristo a chi lo segue non ha nulla a che fare col magiare o l'essere coperti, e infatti la gioia dei santi non ha nulla a che vedere con l'aver trovato una dimora.


Nella storia dell’umanità queste parole di Cristo sono state strumentalizzate dai potenti per giustificare le sofferenze dei deboli e per consolarli con la favola del paradiso dopo la morte, mentre per i potenti il paradiso è già qui sulla terra!
Anche nella WTS i capi usano queste parole per consolare i poveri creduloni che adesso stanno cuocendo al sole di agosto negli stadi e che poi, dovranno andare in giro a vendere le novità editoriali e dottrinali che stanno rifilando a loro!

L'inferno poi non è un luogo, ma uno stato dell'anima, cioè la lontananza da Dio, esattamente come il paradiso è la comunione con Dio.


Per capire cos’è l’inferno mi basta ricordare la disoccupazione, rovina assoluta da cui si può uscire solo con la morte, dall’inferno non ci sarebbe neanche quella!

Per capire l'escatologia cattolica bisogna tenere in mente queste due cose: a)DIo non manda all'inferno nessuno. b)Eppure l'inferno probabilmente non è vuoto.
L’inferno è la privazione da Dio, l’eterna lontananza da Lui, questo è per la Chiesa lo stridor di denti.


Questo l’ho capito, per un’anima non esiste peggior inferno della consapevolezza di aver fallito, così come io da disoccupato ero consapevole di aver fallito la mia vita, e tutto questo grazie al geova WTS!

Inoltre partiamo dal presupposto che non sono le opere a salvare, ma la fede. Non è dunque che Dio faccia un calcolo delle nostre opere e poi decida “dove” mandarci, semplicemente chi fa il male fallisce esistenzialmente, non vive in comunione con Dio, e dunque s’è auto-escluso dal paradiso, che è la comunione con Dio, senza che Dio debba fare alcunché, perché è l’uomo che si sceglie da solo l’inferno, cioè la privazione da Dio. Dio, alla morte, non fa che ratificare quello che l’uomo s’era già scelto in vita, cioè che se costui ha voluto stare senza Dio in vita sarà così anche nella morte. Non è cioè corretto dire che Dio ci giudica in base alle opere, o che queste formano una somma di meriti che ci permette di accedere al paradiso (pelagianesimo), piuttosto che le opere buone predispongano/strutturino l’anima alla comunione con Dio e che dunque nella morte il Signore non faccia altro che ratificare quello che abbiamo inseguito in vita, cioè il cercare l’amore o il non cercarlo. Per capire questi concetti bisogna rendersi conto che la nostra condotta, già in vita, struttura la persona alla comunione con Dio o alla dimenticanza con lui, e che l'inferno e il paradiso non sono che la prosecuzione di questo stato, liberamente scelto, dopo la morte. In questo Dio è addirittura giusto, perché se il paradiso è la comunione con Dio, allora obbligare a questa communio chi in vita ha deliberatamente scelto di fare a meno di Dio violerebbe il suo libero arbitrio, e la sua libertà di scelta.


Il problema è che non pecchiamo con l’obiettivo di allontanarci da Dio, pecchiamo perché siamo fatti di carne e non resistiamo agli istinti carnali, quando i nostri bisogni carnali (nutrirci, vestirci, dimorare) non sono appagati, soffriamo di brutto e non ci preoccupiamo di Dio, ma del nostro bisogno, a giudicare da quello che ho passato, mi viene da pensare che non è vero che “il Padre sa di cosa avete bisogno” avevo bisogno di un lavoro ed invece NULLA!
Come posso adesso credere al vangelo se nella mia vita è stato smentito così clamorosamente! Se adesso la penso così, è mai possibile che Dio debba punire me e non i carnefici che mi hanno fatto inciampare?

Altro problema teologico: che cos’è l’eternità? L’eternità per la teologia cattolica non è un tempo infinito, da qui viene il non-senso della domanda su come possano colpe finite giustificare una pena infinita temporalmente. L’eternità infatti non è un tempo infinito ma l’assenza di tempo. Inoltre non è questione di colpa cui corrisponde pena, ma di fallimento esistenziale che fa vivere l’uomo “etsi deus non daretur”, come se Dio non ci fosse.


Purtroppo nel mondo del lavoro bisogna vivere come se Dio non ci fosse e alla fine sono finito per convincermi che Dio non c’è, proprio per averlo cercato ho perso il lavoro, ma di chi è la colpa, mia o di quei falsi pastori che mi hanno fatto inciampare, e se uno inciampa per aver voluto servire Dio, non dovrebbe Dio sentirsi in dovere di rimediare al danno fatto da chi lo rappresenta in maniera errata e iniqua?
Posso ammettere di venir sbattuto fuori dalla finanza per aver intascato una bustarella, ma venir sbattuto fuori per aver voluto lodare Dio e poi venir abbandonato da Dio, mi ha fatto perdere la fede!

Dio non può associare a sé chi non lo vuole, e il paradiso è per l’appunto la comunione con Lui. Durante la nostra vita di cristiani non facciamo altro che configurarsi affinché quando la nostra anima muoia sia in una disposizione tale da essere in comunione con Dio, perché se l’abbiamo rifiutato, Dio stesso non può farci niente, l’adesione alla communio è libera. Colui che ha creato te senza di te, non salverà te senza di te. (Agostino)


Ma se durante la vita mi viene rifiutata qualunque comunione, ma solo inutili sofferenze, perché quando finalmente potrei aver comunione con Lui, mi dovrei veder rifiutare questa comunione?

Dopo la morte l’anima si trova davanti alla perfezione del suo Creatore, Lo vede finalmente faccia a faccia ed ha un metro per misurare la sua vita, metro che è dato dalla visione del Bene in sé e per sé, cioè Dio, che viene ad essere un metro di misura per poter giudicare la propria vita e rendersi conto del proprio fallimento o della propria riuscita esistenziale. A questo punto è l’anima stessa che guardandosi indietro sa se è “degna”/”predisposta”/”configurata” all’eterna comunione con Dio o se non ne è degna; vale a dire che, per l’anima dannata, la luce di Dio può diventare addirittura insopportabile perché non fa che ricordare quale sia stata la nostra miseria esistenziale nei confronti della perfezione del Creatore e del suo amore.


Alla fine il problema è che non si ha alcuna prova che avvenga davvero questo e mi sembra assurdo durante la vita essere sottoposto a prove così dure capaci di allontanare da Dio chiunque e poi alla fine, anziché richiamare a Lui la creatura e consolarla di quello che ha dovuto soffrire, Dio si limiterebbe a “ratificare” il nostro allontanamento anziché “asciugare ogni lacrima”, ma “le cose passate” non erano passate?
Io desidero la comunione con Dio, eppure questa vita non fa altro che ricordarmi che quando viene l’angustia sono solo!
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Se la sapienza di questo mondo è stoltezza presso Dio, l'ignoranza lo è ancora di più!