Caro ClintEastwood82, scrivi:
Non credo proprio, storici come Filoramo il cui valore accademico nessuno metterebbe in discussione, o Lupieri o Andrea del Col, descrivono la storia così com'è, e purtroppo quelle nefandezze storiche ci sono eccome, senza nemmeno andare su autori estremi come Deschner, anche se un'occhio ogni tanto ce lo butto anche là. Semmai che molte colpe della chiesa cattolica siano solo falsi di fine 700 lo possono dire i revisionisti alla Rino Camilleri o alla Ravasi, più o meno è lo stesso ramo genetico di quelli che negano l'olocausto e lo Zyklon B.
Vedi?, caro amico, nessuno nega che ci siano stati dei crimini commessi da cristiani in nome di Cristo, solo che per valutare la criminosità di un atto è necessario contestualizzarlo per verificare fino a che punto i contemporanei di quell’atto lo avrebbero considerato criminoso. Una delle prime lezioni che chiunque impara in un qualsiasi corso di filosofia morale è che c’è colpa lì dove un atto viene commesso con la piena o almeno parziale avvertenza della “cattiveria” dell’atto stesso. Lì dove una cultura considera cosa buona e giusta mettere a morte gli eretici (e non che la cosa non abbia una sua logica) non ha molto senso esprimere giudizi di valore negativo su coloro che gli eretici condannavano a morte. Certo, mi si dirà che non è molto “evangelico” condannare qualcuno a morte per eresia, ma questo lo possiamo dire noi, con il senno di poi, perché allo stato attuale del livello di inculturazione del vangelo ci possiamo rendere conto di ciò. In questo senso, quindi, l’accostamento che proponi con i negazionisti dell’olocausto nazista non ha motivo di esistere. Tali negazionisti negano la veridicità di dati storici assolutamente evidenti (lì dove molte delle accuse che spesso vengono mosse alle gerarchie ecclesiastiche per i presunti crimini da queste commessi lungo i secoli hanno come unica fonte i pamphlet anticlericali del ‘700 e dell’800), in più è proprio il contesto (nonché, ovviamente la sua entità e gratuità) in cui il genocidio ebraico si è svolto a non concedere alcuna attenuante a coloro che lo programmarono e lo attuarono.
Direi molto, tanto da mettere in pentola moglie e figlio, per non parlare dei massacri degli eretici.
Il fatto che la conversione di Costantino fosse sincera non ne fa automaticamente un santo. Ci sono un sacco di credenti che sono dei peccatori, anche grandi peccatori.
Difatti la prima nazione ad esercitare questo diritto fu quella dei Paesi bassi, e non certo grazie al cattolicesimo.
Sta di fatto che se la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo contiene questo principio, però, lo dobbiamo proprio ad un filosofo cattolico, J. Maritain.
Penso che l'unico modo per limare le colpe di persone passate sia stato quello di ricamargli addosso il maglione del contesto. Peccato che la storia è anche piena di persone che pur vivendo in quel contesto non avrebbero mai commesso atti del genere, citando un Valdo o un Francesco d'Assisi. Il contesto ha influenza sulla persona nella misura in cui questa persona gli dà modo di prevaricare, infischiandosene dei diritti altrui per i propri interessi, che siano politici, economici, etc..
Nella fattispecie di cui stiamo discutendo, il contesto ha un valore determinante. La storia non si fa con i se e con i ma. Francesco d’Assisi non dovette mai occuparsi di eretici, non incontrò mai, ad esempio, un pietrobrussiano. Come si sarebbe comportato nei confronti di uno di questi gentiluomini che ammazzavano suore e preti cattolici, incendiavano chiese ed arrostivano carne di venerdì alimentando il fuoco con le croci e le suppellettili sacre? Credo che avrebbe richiesto l’intervento delle autorità civili. Ed in un tempo in cui non si concepiva ancora la possibilità di un pena detentiva per i criminali, cosa pensi che avrebbero fatto di costuui tali autorità civili?
Non è un'approccio sufficente il giustificare il crimine di certe persone solamente con l'ideologia del tempo.
Certamente, ma nella fattispecie lo è in buona parte dei casi. Facciamo l’esempio di Giordano Bruno. Giordano Bruno fu sottoposto ad un processo che durò anni, gli inquisitori gli concessero tutto il tempo, non dico per abiurare le proprie tesi, ma almeno per evitare il patibolo mandando la cosa per lunghe. Bruno, invece, si contrappose a brutto muso ai medesimi, fece di tutto per provocarli e costringerli a dichiararlo eretico. Cosa avrebbero dovuto fare gli inquisitori? Ho già scritto che quanto Giovanni Bellarmino si rese conto della piega che il processo avrebbe inevitabilmente preso, pianse amare lacrime. Cosa avrebbe dovuto fare? Mentire, dicendo che Bruno non era un eretico? Ma se tutte le sue pubblicazioni erano ricolme di eresie e di attacchi feroci alla dottrina ed alla morale cristiana. Affermare che c’era stata un abiura? Come, se non c’era una dichiarazione firmata dell’accusato? L’unica scappatoia, dato il codice di leggi vigenti (e dato che, a tutti gli effetti, ancora nessuno aveva mai avanzato l’idea dell’esistenza di un diritto all’autorità di culto) consideravano gli eretici come dei criminali, sarebbe stata quella di prolungare all’infinito il processo (come fu nel caso, ad esempio, di quello, per motivi politici, di Campanela) ed attendere che le acque si calmassero. Questo, ovviamente, non significa che in tutti gli inquisitori che processarono Bruno ci fosse la volontà di salvarlo (anzi, penso che fosse il contrario), ma, più semplicemente, significa che dato il contesto storico in cui l’evento si svolse non possiamo parlare di un “crimine” dell’Inquisizione.
Il nostro amico cavaliere dello zodiaco scrive:
Il fatto che la morale comune sia cambiata non è dovuta alla penetrazione delle dottrine nei cuori delle genti.
E da dove credi che i teorici delle “libertà” ancora prima di quelli della “libertà” abbiano ricavato gli ideali che animavano la loro lotta? Lo studio genealogico del Marxismo, per esempio, mette chiaramente in luce che questo è filosoficamente inconsistente (ed il suo fallimento all’atto pratico ne è una dolorosa prova) e che gli ideali di uguaglianza da questo propugnati hanno un senso solo sullo sfondo dell’etica di quel Cristianesimo di cui i teorici del marxismo negavano (e negano) la validità. Ovviamente, non è questo il luogo dove affrontare compiutamente l’argomento, ma posso consigliarti una nutrita bibliografia sul medesimo, se vuoi.
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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)