00 28/07/2009 13:58
Le autorità cattoliche sono intervenute nei casi Welby ed Englaro perché c’erano gli estremi per intervenire e perché la stampa, prima ancora che le autorità ecclesiastiche, ne avevano fatto dei casi-simbolo. Purtroppo nei singoli casi di aderenti alla WTS che rifiutano le trasfusioni per obbedire ai dettami di quella che, volenti o nolenti, è la loro fede, non ci sono gli estremi per intervenire in modo diretto da parte di nessuna autorità politica o semplicemente morale (come è la Chiesa). Ognuno è libero di scegliere quali terapie mediche seguire e quali no (assumendosi la responsabilità delle proprie scelte). Nel caso di Welby e della Englaro la Chiesa è intervenuta proprio perché da parte cattolica si riteneva e si ritiene che la soppressione diretta di una vita (come nel caso di Welby) e la sospensione dell’assistenza di base (come nel caso di Englaro) non rientrino nell’ambito di quelle materie su cui i singoli sono liberi di decidere secondo la loro coscienza. Non si può uccidere un innocente, per nessun motivo, né farlo morire di fame e di sete, mentre non è nostro diritto forzare qualcuno a sottoporsi ad una terapia che, in pieno possesso delle proprie facoltà mentali, questi rifiuti (sia pure se si è praticamente certi che, così facendo, quest'ultimo rischierà seriamente la propria vita). Non molti anni fa, ad esempio, ci fu il caso (finito su tutti i giornali) di una signora che rifiutò l’amputazione di una gamba, pur essendo conscia che ciò l’avrebbe portata alla morte. Sottoposta a perizia psichiatrica la signora risultò essere pienamente in grado di intendere e di volere, pertanto né i giudici né la Chiesa si sentirono autorizzati ad intervenire (anche se, statene certi, qualora questa signora fosse stata una cattolica, il suo parroco e/o il suo padre spirituale avrebbero fatto di tutto per convincerla a desistere dal proprio intento).

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)