00 25/07/2009 20:24
vi saluto in CRISTO SIGNORE

mie cari fratelli e sorelle



...riprendo...

DIO che non abbandona la sua Creatura e CRISTO ci racconta ...

(tralascio le precedenti : pecora/dramma - entrambe felicemente/festosamente concluse)

e vediamo ora l'UNICA Parabola che non ha una conclusione - e la conclusione dipende dal PADRE e da i due figli (libero arbitrio)

..., un PADRE (è LUI che da l'unità alle due scene "figlio minore e figlio maggiore"),
ma non vi è una madre
(strana famiglia??? o è la famiglia di DIO [SM=x570868] )

il figlio minore va dal PADRE, e chiede :
dammi ciò che mi spetta del "patrimonio"
(richiesta sicuramente irrispettosa/ingiuriosa/offensiva)

tale richiesta sottointende che per il figlio il PADRE è già morto
(infatti l'eredità ancora oggi la si divide alla morte e non durante la vita)

e, ancora oggi il "diritto" prevede che il PADRE non è tenuto a dare seguito a tale richiesta.

ma per il figlio, è come dire:
io non posso attendere che tu muoia,
oggi ho bisogno delle tue proprietà
oggi ho la necessità di svingolarmi da te
Il figlio, dicendo al padre “dammi adesso ciò che mi spetta”, è come se gli dicesse:
papà, non posso aspettare che tu muoia.
Anticipa ciò che deve succedere e che succeda in modo irrevocabile, senza che io debba qualcosa a te.
E il padre, a quel punto, di fronte a questa richiesta del figlio, che chiede la sua parte di patrimonio, il padre acconsente.
Il padre acconsente… Ma il testo ...comincia a indicare qualcosa di più profondo di una divisione del patrimonio.
Purtroppo nella traduzione si è perso il senso pieno della richiesta.
Il figlio chiede il patrimonio, in greco ousìa. Ma il testo dice che il padre divise tra i due figli tòn biòn --“tòn biòn”, divise la vita.
Bìos è la vita.
E’ importante discostarci dallo stretto Scrittura e penetrare il senso pieno dell'INSEGNAMENTO del MAESTRO.
una parola che tutti conosciamo, perché dà origine a tante parole italiane.
Vedete l’importanza di questa annotazione. Il figlio chiede dei beni, le sostanze; il padre, in realtà, tra i due figli divideva la vita, aveva fatto il dono della vita.
E quindi, quel che è messo in evidenza è che il figlio rifiuta la paternità, non accetta, in sostanza, che il padre sia in vita.
Questo giovane, a un certo punto, ha sentito il legame con suo padre come una schiavitù, un limite alla propria libertà; la casa in cui era vissuto l’ha sentita come una prigione: occorre andar via presto, conoscere l’indipendenza, l’autonomia.
Permettetemi di dire: chi non ha provato in sé, ad un certo punto della sua crescita, questo bisogno? Chi non ha sognato nella giovinezza questa libertà, soprattutto quando non percepiva più il dono, ma invece del dono sentiva un’imposizione, una schiavitù?


continua ....

grazie [SM=x570890] [SM=x570892] [SM=x570890] [SM=x570864]

vi saluto in CRISTO RISORTO


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voglio vivere da cristiano cattolico praticante

[Modificato da cavdna 25/07/2009 20:25]