00 19/07/2009 19:00
Queste sono le vere norme che regolano i rapporti tra TG e parenti disassociati. Da notare che l'atteggiamento di ostracismo, se cosi' lo si puo' definire, da parte di qualche TG nei confronti di alcuni e' da attribuirsi all'ignoranza che in molti casi e' superiore al buon intendimento che bisognerebbe avere!
In base a tali norme, se portate in tribunale, e' assai difficile che la WT possa essere incriminata per ostracismo:


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DOPO un certo tempo che Adamo era solo, Dio disse: “Non è bene che l’uomo stia solo”. Quindi Dio creò Eva e istituì il matrimonio. (Gen. 2:18, 21, 22) In seguito la popolazione della terra sarebbe cresciuta. Perciò ognuno avrebbe avuto molti parenti. Anche se alcuni familiari, per esempio i figli, non avessero abitato nelle vicinanze, si sarebbe potuto andare a trovarli per trascorrere insieme momenti felici. — Gen. 1:28; Giob. 1:1-5.

2 Dio si era proposto che le famiglie fossero unite nella vera adorazione, così le credenze religiose non avrebbero creato nessuna divisione. Ma vi furono casi in cui la religione divenne un problema di famiglia. Un esempio è ciò che avvenne quando Cora, Datan e Abiram si ribellarono. Geova confermò che agiva tramite Mosè e Aaronne, non tramite quei ribelli religiosi. Allora Mosè disse al popolo di allontanarsi dalle tende dei ribelli. Cosa avrebbero fatto i figli e le famiglie di Cora, Datan e Abiram? Avrebbero messo la lealtà alla famiglia al di sopra della lealtà a Geova e alla sua congregazione? La maggioranza dei parenti stretti dei ribelli mise la famiglia al di sopra di Dio. Geova distrusse quei parenti insieme con i ribelli. — Num. 16:16-33.

3 Alcuni figli di Cora, però, rimasero leali a Dio e al Suo popolo. Non furono distrutti insieme al resto della casa di Cora e alle famiglie di Datan e Abiram. (Num. 26:9-11) Infatti discendenti di quei coraiti superstiti furono in seguito benedetti con l’incarico di svolgere un particolare servizio nel tempio e ricevendo un’onorevole menzione nella Bibbia. — II Cron. 20:14-19; Sal. 42, 44-49, 84, 85, 87.

4 Una decisione simile fra la lealtà alla famiglia e la lealtà a Dio si presentava quando un israelita diveniva apostata. La sua famiglia, spinta da sentimenti umani o dai vincoli di sangue, avrebbe cercato di proteggerlo onde non fosse messo a morte? Oppure anche suo fratello, suo figlio o sua figlia avrebbero capito che la condotta giusta e saggia era quella di rimanere leali a Dio e alla congregazione? (Vedi Deuteronomio 13:6-11). Nell’odierna disposizione cristiana, il peccatore non viene stroncato mediante la pena di morte, ma i cristiani possono dover affrontare delle prove a causa della disciplina a cui è stato sottoposto un loro parente.

I PARENTI POSSONO CAUSARE PROBLEMI

5 I vincoli e gli affetti familiari possono essere molto forti. Questo è naturale ed è in armonia con la disposizione di Dio. (Giov. 16:21) Ma questi stretti legami possono anche costituire una difficile prova per i cristiani. Gesù spiegò che uno degli effetti del divenire cristiani avrebbe potuto essere l’opposizione dei parenti. Gesù disse: “Non pensate che io sia venuto a metter pace sulla terra; io non sono venuto a metter pace, ma spada. Poiché son venuto a creare divisione, ponendo un uomo contro suo padre, e la figlia contro sua madre, e la giovane nuora contro la suocera. In realtà, i nemici dell’uomo saranno quelli della sua propria casa. Chi ha più affetto per padre o madre che per me non è degno di me”. — Matt. 10:34-38.

6 I cristiani non vogliono che esista tale inimicizia. E non c’è nessun motivo per cui i parenti dovrebbero opporsi loro o odiarli perché sono diventati puri, morali e onesti servitori di Dio. Comunque i veri cristiani sanno che non possono mettere la famiglia al di sopra di Dio. A lungo andare, è nei migliori interessi di tutti che i cristiani continuino a essere fedeli a Dio. Col tempo potrebbero essere in grado di aiutare i loro parenti a intraprendere la via che conduce alla salvezza. — Rom. 9:1-3; I Cor. 7:12-16.

7 I parenti possono causare problemi ai veri cristiani anche in un altro modo. Questo può succedere quando un parente viene disassociato. Come è stato considerato negli articoli precedenti, se un componente della congregazione pratica un grave peccato e non se ne pente, Dio richiede che venga disassociato. (I Cor. 5:11-13) La condotta del trasgressore ha cambiato la sua relazione con Geova e quindi con i familiari che sono testimoni di Geova. Non se ne deve dare la colpa a Dio, perché le sue norme sono giuste e rette. (Giob. 34:10, 12) Né la colpa ricade sui parenti cristiani fedeli. È il disassociato ad aver causato problemi a se stesso e ai parenti, come fecero Cora, Datan e Abiram.

8 Dobbiamo esaminare due diverse situazioni. La prima riguarda il cristiano che vive nella stessa casa con un familiare disassociato o che si è dissociato. La seconda riguarda il caso di un parente che non appartiene all’immediata cerchia familiare.

NELL’IMMEDIATA CERCHIA FAMILIARE

9 Una persona può diventare cristiana senza che altri della sua famiglia accettino la fede. Per esempio, capita che la moglie serva Geova e il marito no. Nonostante questo, continua ad essere “una sola carne” con il marito e ha il dovere di amarlo e rispettarlo. (Gen. 2:24; I Piet. 3:1-6) O forse è sposata con un uomo che era un cristiano dedicato ma che poi è stato espulso dalla congregazione. Tuttavia questo non scioglie il loro vincolo coniugale; solo la morte o un divorzio scritturale potrebbero farlo. — I Cor. 7:39; Matt. 19:9.

10 In modo analogo, se un parente, come un genitore, un figlio, una figlia, viene disassociato o si dissocia, i vincoli familiari e di sangue rimangono. Significa questo allora che, quando un familiare viene disassociato, nella cerchia familiare non cambia nulla? Niente affatto.

11 La persona disassociata è stata spiritualmente stroncata dalla congregazione; i precedenti vincoli spirituali sono stati completamente interrotti. Questo vale anche da parte dei suoi parenti, inclusi quelli nell’immediata cerchia familiare. Perciò gli altri componenti della famiglia — pur continuando a riconoscere i vincoli familiari — non avranno più alcuna associazione spirituale con lui. — I Sam. 28:6; Prov. 15:8, 9.

12 Ci saranno quindi cambiamenti nei rapporti spirituali che potevano esistere in famiglia. Per esempio, se il marito è disassociato, la moglie e i figli non sarebbero a loro agio se egli tenesse uno studio biblico familiare o li conducesse in preghiera. Se egli vuole dire la preghiera, come all’ora dei pasti, in casa sua ha diritto di farlo. Ma loro possono rivolgere silenziosamente a Dio le loro proprie preghiere. (Prov. 28:9; Sal. 119:145, 146) Che dire se in casa un disassociato volesse assistere alla lettura biblica o allo studio biblico familiare? Gli altri potrebbero consentirgli di essere presente per ascoltare, finché non cerca di insegnare o di discutere con loro le sue idee religiose.

13 Se un figlio minorenne viene disassociato, i genitori continueranno ad aver cura dei suoi bisogni fisici e a provvedergli educazione morale e disciplina. Non terranno direttamente uno studio biblico col figlio facendolo partecipare. Tuttavia questo non significa che non gli chiederebbero di sedersi con loro per lo studio familiare. E potrebbero richiamare l’attenzione su parti della Bibbia o di pubblicazioni cristiane che contengono i consigli di cui ha bisogno. (Prov. 1:8-19; 6:20-22; 29:17; Efes. 6:4) Possono portarlo con sé alle adunanze cristiane e farlo sedere insieme a loro, sperando che prenda a cuore i consigli biblici.

14 Che fare qualora un familiare, come un figlio o un genitore, che non vive in casa fosse disassociato e successivamente volesse tornare a vivere in casa? La famiglia potrebbe decidere il da farsi a seconda delle circostanze.

15 Per esempio un genitore disassociato potrebbe essere malato o non più in grado di badare a se stesso finanziariamente o fisicamente. I figli cristiani hanno il dovere scritturale e morale di assisterlo. (I Tim. 5:8) Potrebbe sembrare necessario portare il genitore a casa, temporaneamente o stabilmente. Oppure potrebbe sembrare consigliabile disporne il ricovero in un luogo in cui possa essere assistito da personale medico, ma dove bisognerebbe andare a trovarlo. Ciò che si farà può dipendere da fattori come gli effettivi bisogni del genitore, il suo atteggiamento e la considerazione che il capofamiglia ha per il benessere spirituale della famiglia.

16 Questo potrebbe valere anche per un figlio che era andato via di casa e che poi è stato disassociato o si è dissociato. A volte i genitori cristiani hanno riaccettato in casa per un certo tempo un figlio disassociato che stava male fisicamente o emotivamente. In ciascun caso i genitori possono valutare le circostanze particolari. Il figlio disassociato viveva per conto proprio e ora non è più in grado di farlo? Oppure fondamentalmente vuole tornare a casa perché sarebbe una vita più facile? Che dire delle sue norme morali e del suo atteggiamento? Introdurrà del “lievito” nella famiglia? — Gal. 5:9.

17 Nella parabola di Gesù sul figlio prodigo, il padre corse incontro al figlio che tornava e lo accolse. Vedendo la pietosa condizione del ragazzo, il padre reagì con la naturale premura di un genitore. Possiamo comunque notare che il figlio non portò delle meretrici a casa e non tornò con l’intenzione di continuare la sua vita peccaminosa nella casa paterna. No, egli espresse sincero pentimento, ed era evidentemente deciso a tornare a vivere in modo puro. — Luca 15:11-32.

PARENTI DISASSOCIATI CHE NON VIVONO IN CASA

18 La seconda situazione da considerare è quella di un parente disassociato o dissociato che non appartiene all’immediata cerchia familiare o non vive nella stessa casa. Con tale persona esiste ancora un legame di parentela naturale o acquisita, per cui, anche se in misura limitata, potrebbe esserci il bisogno di sbrigare questioni familiari necessarie. Ciò nonostante non è come se vivesse nella stessa casa, dove i contatti e la conversazione non si potrebbero evitare. Dovremmo tenere bene in mente l’ispirata esortazione biblica: ‘Cessate di mischiarvi in compagnia di alcuno chiamato fratello che è fornicatore o avido . . . non mangiando nemmeno con un tal uomo’. — I Cor. 5:11.

19 Di conseguenza i cristiani imparentati con un disassociato che non vive in casa con loro dovrebbero sforzarsi di evitare l’associazione non necessaria, riducendo al minimo anche i contatti d’affari. La ragionevolezza di questo comportamento è evidente se si considera ciò che è accaduto quando i parenti hanno adottato l’errato punto di vista: ‘Anche se disassociato, siamo parenti, e quindi possiamo trattarlo esattamente come prima’. Da una zona giunge questa notizia:
“Un disassociato era imparentato con circa un terzo della congregazione. Tutti i suoi parenti continuavano a frequentarlo”.
E un anziano cristiano molto stimato scrive:
“Nella nostra zona alcuni disassociati appartenenti a famiglie numerose sono stati accolti al loro ingresso nella Sala del Regno da una fanfara di pacche sulle spalle e strette di mano (quantunque si sapesse che il disassociato conduceva ancora una vita immorale). Vorrei tanto che coloro che sono stati disassociati si rendessero conto che la loro condotta è odiata da Geova e dal suo popolo e che in tal modo sentissero veramente il bisogno di mostrare sincero pentimento. Come si possono aiutare questi disassociati a cambiare se vengono continuamente salutati da tutti i loro numerosi parenti che sanno delle loro pratiche?”

20 Nel primo secolo dovevano esserci congregazioni i cui componenti erano in gran parte imparentati. Ma quando qualcuno veniva disassociato, i parenti dovevano forse comportarsi come se nulla fosse accaduto e limitarsi a non trattare argomenti scritturali con il disassociato? No, altrimenti la congregazione non avrebbe effettivamente applicato il comando: “Rimuovete l’uomo malvagio di fra voi”. — I Cor. 5:13.

21 Bisogna fare molta attenzione a non trascurare o minimizzare la situazione in cui si trova un peccatore disassociato. Come ben dimostrarono i figli di Cora, dobbiamo innanzi tutto essere leali a Geova e alla sua disposizione teocratica. Possiamo essere certi che quando sosteniamo le sue norme e preferiamo la compagnia del suo popolo organizzato anziché dei trasgressori, avremo la sua protezione e benedizione. — Sal. 84:10-12.

RIUNIONI A SCOPO DI SVAGO E PARENTI DISASSOCIATI

22 Normalmente capita spesso che i parenti stiano insieme a pranzi, scampagnate, riunioni di famiglia o in altre occasioni di svago. Ma un peccatore impenitente che è stato disassociato può creare difficoltà ai suoi parenti cristiani in relazione a questo tipo di riunioni. I parenti, pur continuando a riconoscere il legame di parentela, non vogliono ignorare l’esortazione di Paolo secondo cui i cristiani fedeli devono ‘cessar di mischiarsi in compagnia’ di un peccatore espulso.

23 Non è il caso di stabilire qualche regola circa la presenza dei familiari a riunioni a cui potrebbe partecipare un parente disassociato. Questo è qualcosa che devono risolvere gli interessati in armonia con il consiglio di Paolo. (I Cor. 5:11) Tuttavia si deve capire che se è prevista la presenza di un disassociato a una riunione alla quale sono stati invitati Testimoni che non gli sono parenti, questo potrà certo influire su ciò che faranno. Prendiamo il caso di un matrimonio di una coppia cristiana che dev’essere celebrato in una Sala del Regno. Se un parente disassociato viene nella Sala del Regno per il matrimonio, ovviamente lì non potrebbe far parte del gruppo nuziale né essere l’accompagnatore della sposa. Che dire se c’è una festa nuziale o un ricevimento? Può essere una felice occasione per stare in compagnia, come lo fu a Cana quella volta che vi partecipò Gesù. (Giov. 2:1, 2) Ma si permetterà al parente disassociato di essere presente? Lo si inviterà? Se egli vi partecipasse, molti cristiani, parenti o no, potrebbero decidere di non andarvi, per non mangiare con lui e non stare in sua compagnia, tenendo conto delle parole di Paolo riportate in I Corinti 5:11.

24 Perciò a volte i cristiani possono non sentirsi di invitare un parente disassociato o dissociato a una riunione che normalmente includerebbe i familiari. I cristiani possono invece godere la compagnia dei leali componenti della congregazione, ricordando le parole di Gesù: “Chi fa la volontà di Dio mi è fratello e sorella e madre”. — Mar. 3:35.

25 La realtà è che quando un cristiano si dà al peccato e dev’essere disassociato, perde molte cose: la sua posizione approvata dinanzi a Dio; l’appartenenza alla felice congregazione dei cristiani; la piacevole compagnia dei fratelli, inclusa gran parte dell’associazione che aveva con i parenti cristiani. (I Piet. 2:17) I problemi che egli ha causato possono addirittura continuare dopo la sua morte.

26 Se morisse mentre è disassociato, le disposizioni per il suo funerale potrebbero costituire un problema. I suoi parenti cristiani forse gradirebbero un discorso nella Sala del Regno, se tale è l’usanza locale. Ma ciò non sarebbe appropriato nel caso di una persona espulsa dalla congregazione. Se avesse dato segni di pentimento e di desiderare il perdono di Dio, smettendo per esempio di praticare il peccato e frequentando le adunanze cristiane, la coscienza di qualche fratello potrebbe permettergli di pronunciare un discorso biblico nella camera mortuaria o presso il luogo della sepoltura. Tali informazioni bibliche circa la condizione dei morti sono una testimonianza per gli increduli e un conforto per i parenti. Comunque, se il disassociato continuava a sostenere false dottrine o ad avere una condotta errata, anche un simile discorso non sarebbe appropriato. — II Giov. 9-11.

LEZIONI PER TUTTI NOI

27 Abbiamo tutti bisogno di comprendere che ciò che conta è il giudizio di Geova. (Prov. 29:26) Questo vale per le pratiche odiose, poiché la Bibbia mostra che queste sono cose che Dio detesta. (Prov. 6:16-19) Ma vale anche per il suo giudizio circa gli individui. La Parola di Geova dice chiaramente che gli “ingiusti”, quelli che praticano le “opere della carne”, non erediteranno il suo regno. (I Cor. 6:9, 10; Gal. 5:19-21) Per tali persone non c’è posto né in cielo né nel reame terrestre del Regno. Di conseguenza, chiunque oggi voglia rimanere nella pura congregazione di Dio deve rispettare le Sue norme. Dio non permetterà che del “lievito” rimanga in mezzo al suo santo popolo esercitandovi un’influenza corruttrice. — I Cor. 5:6-13.

28 Naturalmente, se un parente stretto viene disassociato, le emozioni umane possono costituire per noi una seria prova. I sentimenti e i vincoli familiari sono particolarmente vivi fra genitori e figli, e sono anche forti quando viene disassociato un coniuge. Dobbiamo tuttavia riconoscere che, in ultima analisi, non recheremo beneficio a nessuno e non faremo piacere a Dio se ci lasceremo trasportare dalle emozioni ignorando i Suoi saggi consigli e la Sua guida. Dobbiamo manifestare completa fiducia nella perfetta giustizia delle vie di Dio, incluso il suo provvedimento di disassociare i peccatori impenitenti. Se rimaniamo leali a Dio e alla congregazione, col tempo il trasgressore potrebbe trarne una lezione, pentirsi ed essere riassociato. Ma che questo accada o no, possiamo trarre conforto e forza da ciò che Davide disse negli ultimi anni della sua vita:

“Tutte le . . . decisioni giudiziarie [di Dio] sono di fronte a me; . . . E Geova mi ripaghi secondo la mia giustizia, secondo la mia purezza di fronte ai suoi occhi. Con qualcuno leale agirai con lealtà; col potente senza difetto ti comporterai senza difetto; con chi osserva la purezza ti mostrerai puro . . . E salverai il popolo umile”. — II Sam. 22:23-28.