Infotdgeova -LiberaMente- Lo scopo di questo forum è principalmente quello di analizzare gli insegnamenti dei Testimoni di Geova in chiave critica, onde evidenziare gli errori e le contraddizioni presenti nelle dottrine e nella prassi del gruppo

Quasi un fuori tema...

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    =Marcuccio=
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    00 07/06/2009 10:43
    Carissimi,
    volevo proporvi la lettura, secondo me interessante, di un discorso di un presbitero della mia zona per sapere cosa ne pensate. In alcuni punti il suo modo di parlare della Chiesa quasi mi ferisce eppure questo discorso mi sembra così vero allo stesso tempo.

    Ecco, volevo conoscere la vostra opinione. Mi piacerebbe sapere se lo condividete molto o solo in parte o magari per nulla e perchè. Dove questo modo di argomentare è debole secondo la vostra opinione, dove, secondo voi, nel vostro cuore, per la vostra esperienza dice bugie o verità. Questo topic non vuole far scaturire un dibattito, ma qualora vi fosse... Ok...

    Il discorso inizia così:



    Quello che mi è chiesto è di “raccontare” la mia esperienza di parroco riguardo il tema dell’accoglienza. Confesso che non mi viene facile e ci ho pensato parecchio sopra. Infatti a me questa dimensione dell’essere appare come costitutiva dell’ identità della chiesa, prima ancora che un “settore” della sua attività nel territorio. Anzi, l’accoglienza è per me “il” segno visibile dell’obbedienza che ci lega personalmente ed ecclesialmente al Signore. Per cui è con difficoltà che riesco a mettere “davanti a me” questa sacra parola, perché ci sono dentro fino al collo. Certe realtà di fondo si vivono e poi eventualmente e con inadeguato linguaggio se ne può dire qualche cosa.

    Ma è un servizio che rendo volentieri.

    > Grembo materno ed eucaristia.
    > Questi due mondi connotano ciò che in parrocchia tentiamo di vivere con tutti, con i poveri innanzitutto, in quanto legati sacramentalmente alla persona di Gesù di Nazareth.
    >
    > Grembo materno
    > Chi attraversa il portone della chiesa (oppure, è cercato per strada e condotto in chiesa) deve sentirsi come introdotto dentro un grembo di donna che subito si organizza, si modifica, si abilita per farlo essere uomo. E bisogna fargli spazio, dargli il suo spazio, perché il miracolo della vita (della guarigione integrale) possa ripetersi. La chiesa è donna, donna incinta di tutti coloro che “in” essa trovano accoglienza e come con un cordone ombelicale vengono collegati alle risorse spirituali, culturali, materiali dei suoi membri. La chiesa esiste per servire. Servire la vita. La vita concretissima di questo e di quell’uomo.
    > La donna nel suo grembo accoglie gratis una vita, se la ritrova dentro, non le può sbarrare il passo e sa che per lei tutto cambia, che deve modificarsi. Questa vita che chiede accoglienza alla madre – chiesa può essere un cristiano o un musulmano o un ateo, oppure uno “sporco barbone”, un petulante e antipatico disoccupato o drogato o alcolizzato. La chiesa non può farne un aborto, espellerlo. La chiesa è contro l’aborto, mi pare. La chiesa è contro l’eugenetica e quindi non può accettare solo le gravidanze di figli che le somigliano, devoti, obbedienti, che soddisferanno tutte le sue aspettative.
    > Non accogliere un povero a me pare che sia un aborto della Santa Madre Chiesa. Desiderare figli secondo le sue aspettative mi sembra semplicemente blasfemo. Questa donna, questa chiesa deve partorire i figli per quello che sono. Prendiamo per esempio i cosiddetti clandestini che sbarcano in Sicilia e che prima o poi vengono a bussare ai nostri portoni : sono stati anonimizzati, retrocessi a “pratiche burocratiche” (e infatti a indicarli basta un numero), costituiscono non una umanità ma un fenomeno sociologico, un problema per l’ordine sociale, sono valutati degni di vivere asseconda del ritorno economico che possiamo ricavarne. Vengono da noi e ci chiedono in fondo una sola, fondamentale cosa: essere riconosciuti ! Esistere. Avere un nome ! E allora devono essere partoriti, rimessi cioè ciascuno sulla sua strada, verso il loro futuro, riabilitati alla vita, con una dignità che è originaria. Non sono errori della storia.
    > Senza chiedere niente. Gli dobbiamo tutto. Non ci devono niente. Così ragiona una madre.
    >
    > Credo che ogni volta che la chiesa la smette di parlare di cose giuste e si mette a fare le cose giuste, le è donata l’esperienza di trasfigurazione tipica delle donne che diventano mamme. Non lo so se è solo una impressione mia, ma mi sembra che la maternità illumina, rende radiosa la faccia della donna. Bellissima. Ed è questo che voglio raccontare: quante facce bellissime vedo in coloro che in parrocchia (che se ne rendano conto o no non saprei bene) dispiegano la nostra maternità e paternità e realizzano il miracolo di pronunciare il nome di ciascuno. Non solo, ma cose che appaiono difficili se non addirittura improponibili (specie di questi tempi…), quali una seria e ordinaria esperienza di ecumenismo oppure una consuetudine di dialogo interreligioso, invece fioriscono spontaneamente e ci arricchiscono, ci fanno camminare su strade che, ne sono certo, sono segnate dalle orme di Nostro Signore. Per non parlare di liturgie che si accendono
    > smettendo i panni delle mummie e lo spessore umano che rimpolpa una vita comunitaria a volte esangue. Ed è bello. Da sentirsi un pizzico, a volte, trasfigurati nello stupore di qualcosa di inatteso che si riceve.
    > Per tutto questo noi riceviamo i cosiddetti poveri di strada , immigrati dall’Africa innanzitutto, in seno alla parrocchia. Non abbiamo per loro “luoghi a parte”, men che meno abbiamo… “strutture adeguate”. Per nostra scelta vivono nelle stanze della parrocchia, chiunque viene in parrocchia se li ritrova in mezzo ai piedi e non sempre, anzi, mai sono profumati ed eleganti (non possiamo moltiplicare i servizi igienici, i locali, i soldi, gli armadietti ecc.). Moltissimi parrocchiani “praticanti” ormai vanno a… praticare altrove: chi si sente invaso a casa propria, chi schifato, chi si scopre portatore sano del virus del razzismo. Una volta avevo 280 bambini di catechismo. Ora ce ne ho 25. Il prossimo anno non lo so. Si sa, i genitori ci tengono ai propri bambini, e con tutte le cose che si sentono…per non parlare del pericolo di contrarre malattie… Ed è così che ho scoperto quanti abusivi mi venivano prima in chiesa. Clandestini
    > (loro!) che però erano convinti che la chiesa fosse “cosa nostra”……e le statue dei santi gli unici ospiti ammessi.
    > Sono ormai oltre 15 / 18 mila gli stranieri che sono passati dalla nostra parrocchia. Chi si è fermato un giorno chi tre anni . Anche quando siamo stati oltre il centinaio ogni giorno, siamo riusciti a mangiare tre volte e a dormire senza sentire freddo. Permettetemi di raccontare una cosa. Una volta eravamo…davvero troppi e allora sistemai una ottantina di letti anche dentro la chiesa. Verso mezzanotte andai a vedere come era la situazione. Ricevetti una lezione di ecclesiologia: nella penombra vidi una distesa di gente che dormiva e russava (ecco il gregoriano!). La puzza di piedi e di sudore regnava sovrana (ecco l’incenso!). Dormivano. Sereni. Solo l’altare emergeva da quei giacigli (ma allora davvero lo dobbiamo chiamare “mensa”!). Il grande crocifisso di legno dell’abside finalmente faceva qualcosa: li abbracciava, tutti, con le sue lunghissime braccia.
    > Molte altre volte proprio la chiesa è diventata dormitorio, sala da pranzo, discoteca, sala delle feste, asseconda dei bisogni e delle circostanze e sono sempre rimasto colpito dall’assoluto rispetto per il luogo. Mai un parrocchiano potrà dire di essere venuto in chiesa e di averla trovata sporca o maleodorante o disordinata. I musulmani ? I buddisti ? Rispettosissimi.
    > Mi piacerebbe che le persone di chiesa ed anche i ragazzi e i giovani che si riuniscono in chiesa si mettessero a disposizione in questo contesto. Ma capita di rado. A volte passano in mezzo ai poveri, in mezzo ai ragazzi africani o arabi e non li vedono! Come se fossero invisibili.
    > Straordinariamente e senza che io mai li abbia esplicitamente cercati, vengono e danno testimonianza di servizio competente, caldo e continuato nel tempo…sapete chi ? I protestanti evangelici e pentecostali, degli atei, cattolici non praticanti e giovani “rivoluzionari” di estrema sinistra. Così come, davanti a grosse difficoltà economiche in cui ci troviamo, hanno risposto e rispondono mensilmente,con una autotassazione, giovani e adulti che nulla hanno a che fare con la chiesa. Il mio non è un giudizio. Questo vedo. Probabilmente qualcosa dovrà significare, e lo dico in riferimento alle nostre catechesi e liturgie. Su questo mi interrogo.
    > Una cosa in definitiva sto imparando: c’è forse un problema di estraneità nella chiesa: molte persone di buona volontà e gradite al Signore pur non appartenendo ai “recinti ufficiali”, si avvicinano alla chiesa nella misura in cui non si fa…i liturgismi suoi ed entra nel corpo dolente della storia, e allora si avvicinano senza sentirsi più estranei. E poi: ciò che i poveracci ci richiedono, al di là di ciò che loro stessi riescono a dire, è di non sentirsi più stranieri. Ma agli occhi di Dio (parlo del Padre Eterno, non di Berlusconi) lo sono mai stati ?
    >
    > Eucaristia
    > In definitiva, è davvero il mistero della liturgia domenicale che costituisce il culmine e la fonte di ogni espressione della vita ecclesiale e quindi della sua carità. E per questo rimane un mistero della misericordia di Dio come sia possibile, nonostante la ormai senza pudore operazione di manipolazione genetica che sta trasformandoci da uomini in “consumatori” se non addirittura in merci, che ancora possiamo ricevere autenticamente la parola e i gesti salvifici di quel Gesù di Nazareth. Consumatori di prodotti, consumatori di cose…sacre. Consumatori di parole dall’alto. E la quantità di consumo pro-capite diventa segno di progresso o di regressione. Di successo o di fallimento. Credo che la domenica la cosa sensata
    > da fare sia principalmente adorare, rimanere nel silenzio stupito e contemplativo di un amore incredibilmente gratuito, fedele. Sempre. E poi ascoltare quella Parola. E poi ascoltarci per un discernimento obbediente sulla nostra vita. E di nuovo celebrare l’alleanza con un Dio che ancora si consegna ad un popolo per abilitarlo ad amare con il cuore stesso di Dio. Assemblea eucaristica: un popolo che può avere accesso ai pensieri di Dio, dalle sue mani ricevere doni e moltiplicarli per sfamare tutti, riabilitare tutti alla gioia, far entrare tutti nella logica del dono e del rendere grazie.
    > Pane eucaristico: l’autocosificazione di Dio. La radicalizzazione dell’incarnazione. Pane spezzato: l’abbassamento che non finisce più da parte di Dio, una interminabile discesa agli inferi per liberarne i prigionieri. La comunione: la consegna di Dio ad ogni suo figlio perché cresca “da Dio” e diventi finalmente maggiorenne, anche lui padre e madre di altri.
    > La comunione: chiesa che si comunica in una esperienza di radicale solidarietà.
    > Eucaristia: la visione di Dio sulla storia e sul creato.
    > Eucaristia: domenica dopo domenica celebrazione del patto dell’alleanza tra Dio ed il suo popolo per camminare insieme in stile esodale verso il Regno.
    >
    > La chiesa non può che essere eucaristica in ogni sua espressione. E solo così può manifestarsi la sua natura di sacramento di Gesù, l’uomo – Dio. Sacramento cioè di quella precisa persona che si chiamava Gesù di Nazareth e visse in quei luoghi, in quel tempo, operando quei segni ed ebbe quel preciso stile di vita. Sacramento leggibile di quel Gesù che per i credenti rimane “La Verità”. Una verità in carne e ossa, da vivere prima che da capire. La chiesa non può che essere sacramento di quel preciso uomo di Nazareth, senza se e senza ma, senza nascondersi dietro le tende della religione che ormai sono state stracciate quel venerdì santo. Quelle tende che nascondevano il Dio vivente agli occhi del popolo, e agli occhi dei poveri in particolare. Chiesa ed eucaristia vivono l’una nell’altra e tutto questo è opera gratuita dell’amore “folle” del Dio di Gesù. Gesù fu uomo eucaristico. E basta.
    > Le cristallizzazioni dommatiche, le messe ultra solenni, le folle oceaniche che applaudono e poi se ne tornano a casa non mi sembrano un linguaggio idoneo a raccontare il mistero di quella persona, di quell’ultima cena.
    > E neanche quell’ ostensorio d’oro che getta la gente in ginocchio e quasi la intimidisce, impedendole di toccare (essere toccata) dal gratuito dono di Dio esibito quasi come l’ intoccabile dentro l’ostensorio radioso, altissimo, regale, con tutto il codazzo, nel giorno del Corpus Domini, di autorità di dietro e guardie e carabinieri in alta uniforme.
    >
    > “L’inutilità”, la non efficienza del pane eucaristico nelle chiese vuote, mentre fuori si celebrano le liturgie stressate al dio “efficientismo” e “profitto”, mi sembrano il segno gridato da Dio della solitudine e della “inutilità” dei poveri della terra che infatti sono invisibilizzati e scartati, senza voce. E aggiungerei: buttati fuori anche dalle nostre chiese con celebrazioni disincarnate, depotenziate, dal linguaggio aulico, spesso ridotte a rappresentazioni sacre dove, ormai da qualche tempo, non manca più l’applauso finale dei consumatori soddisfatti.
    > Quel pane spezzato è il senso della chiesa, la sua ricchezza inesausta. E’ davvero Gesù di Nazareth. Davvero la liturgia vuole essere, ancora oggi evento di salvezza che compie le aspettative degli storpi, dei ciechi, dei morti… I poveri in quel pane vi vedono inoltre la solidarietà di Dio che si fa uno di loro. Anch’essi infatti sono cosificati, spezzati, masticati dai sacerdoti del male. Ma quando la chiesa – eucaristia stende le mani (quasi una epiclesi) su di essi, che ormai sono ridotti come a pane ammuffito, duro e senza sale, da essi esce, visibile, la benedizione di Dio che si condivide su tutti. Diventano terra di benedizione, arricchiscono tutti, ad esempio con culture, abilità e spiritualità originali e fresche. Diventano chiaramente profezie che Dio gli ha affidato e ci lasciano intravedere un nuovo
    > mondo che sorge proprio ora, proprio in questo tempo di svolta epocale. Ci forzano a volgere lo sguardo verso un futuro desiderabile, ci sollecitano a scrutare nel futuro senza paura. Ci forzano a toccarci e a parlarci realmente, non virtualmente. Ci insegnano che significhi vivere di fede. Ci rimandano al mondo sognato dai profeti. E un po’ di profezia finalmente può entrare zitta zitta nella chiesa delle pietre ammirabili.
    >
    > Un pizzico, e fra tante infedeltà e spesso sfiducie, noi crediamo in queste cose, ci sembra di vederle a volte. Molte altre volte no. Ci scommettiamo, in definitiva.


    Che ne pensate?


    [Modificato da =Marcuccio= 07/06/2009 10:44]
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    =Marcuccio=
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    00 08/06/2009 13:40


    Forse, effettivamente, il discorso è un pò troppo lungo...

    Vabbè...

    Saluti

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    bruna454
    Post: 903
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    00 08/06/2009 14:23
    Re:
    =Marcuccio=, 08/06/2009 13.40:



    Forse, effettivamente, il discorso è un pò troppo lungo...

    Vabbè...

    Saluti





    Mi piacerebbe aiutarti....ma non ne sono capace.....forse se sintetizzi !!!! [SM=g1543902] [SM=g1537159] [SM=x570890] BRUNA
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    Elyy.
    Post: 640
    Registrato il: 17/06/2008
    Utente Senior
    00 08/06/2009 18:12
    Ciao Marcuccio,

    Un pò lunghino il discorso che hai postato, ma mi sono prefissata di leggerlo tutto e lo trovo veramente gradevole.

    E' il punto di vista di un presbitero (prete?) semplice, che vede ogni persona con gli occhi di Dio, con amore e comprensione, anche quei poveri, emarginati o immigrati che non sono cristiani ma ugualmente bisognosi di amore e calore.

    Trovo che questa persona sia un autentico servo di Dio, e penso anzi che tutti dovrebbero pensarla e comportarsi come lui, senza badare troppo alla "forma" delle funzioni e alle regole da seguire.

    L'uso della chiesa nei vari modi descritti non lo trovo minimamente blasfemo o vergognoso, anzi, penso che Dio sia contento che il luogo dove si radunano i suoi fedeli diventi, in certe occasioni, un ritrovo di persone delle più svariate estrazioni sociali e per scopi non sempre ecclesiastici (per esempio, la Chiesa-dormitorio).

    Inoltre descrive l'incarnazione di Cristo e l'eucarestia in un modo che mi ha fatto meditare di più su quel che ha fatto Dio per noi, sull'amore che ci mostra ogni giorno, ogni ora, ogni minuto della nostra misera vita.

    Grazie per avermi fatto leggere questo discorso, e spero che anche altri lo faranno.

    Ciao, Ely











    "Poca scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a Lui". (Louis Pasteur)




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    Vecchia Marziana
    Post: 3.193
    Registrato il: 17/02/2008
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    00 08/06/2009 20:28
    " Non accogliere un povero a me pare che sia un aborto della Santa Madre Chiesa. Desiderare figli secondo le sue aspettative mi sembra semplicemente blasfemo
    > Le cristallizzazioni dommatiche, le messe ultra solenni, le folle oceaniche che applaudono e poi se ne tornano a casa non mi sembrano un linguaggio idoneo a raccontare il mistero di quella persona, di quell’ultima cena.
    > E neanche quell’ ostensorio d’oro che getta la gente in ginocchio e quasi la intimidisce, impedendole di toccare (essere toccata) dal gratuito dono di Dio esibito quasi come l’ intoccabile dentro l’ostensorio radioso, altissimo, regale, con tutto il codazzo, nel giorno del Corpus Domini, di autorità di dietro e guardie e carabinieri in alta uniforme.
    Quel pane spezzato è il senso della chiesa, la sua ricchezza inesausta. E’ davvero Gesù di Nazareth. Davvero la liturgia vuole essere, ancora oggi evento di salvezza che compie le aspettative degli storpi, dei ciechi, dei morti… I poveri in quel pane vi vedono inoltre la solidarietà di Dio che si fa uno di loro."


    Non saprei commentare con parole mie, è troppa l'emozione.
    Ho solo copiato quello che soprattutto sento, profondamente.
    Gabriella
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    Trianello
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    Registrato il: 23/01/2006
    Utente Master
    00 08/06/2009 20:34
    Bah... io, da cattolico, sono per l'et/et.

    "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle" (Mt 23,23)

    La liturgia solenne e la messa oceanica fanno parte del "gioco", ma il "gioco" ha un senso solo se si rispettano le "regole" che Cristo ci ha trasmesso. Del resto, è difficile fare cose giuste se non si pensano e non si dicono cose giuste, ed anche dire cose giuste è fare cosa giusta.
    [Modificato da Trianello 08/06/2009 20:38]

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    Deus non deserit si non deseratur
    Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)

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    =Marcuccio=
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    00 09/06/2009 09:59
    Per Bruna454

    Mi piacerebbe aiutarti....ma non ne sono capace.....forse se sintetizzi !!!!

    Si, hai ragione a pensare - anche tu - che il discorso possa essere lungo, ma non volevo rompere il clima del suo discorso. Volevo che si leggesse nell'insieme. Grazie per aver tentato.

    Per Elyy

    E' il punto di vista di un presbitero (prete?)

    Si. Un "presbitero" è un "prete", i due termini si richiamano a vicenda, mentre il legame storico semantico non è sempre così immediato per "sacerdote" da sacer-dos cioè "colui che dà il sacro".
    "Presbitero" è un "calco" dal greco "Presbyteros", cioè "anziano"; "Prete" è dal latino tardo "Presbyter" (con lenizione totale di b intervocalico attraverso il v) - "Previte" - caduto anche il v si ha "Preite" e (poi ancora da qui con la successiva eliminazione ulteriore del dittongo ei) - abbiamo, finalmente, "Prete".


    Trovo che questa persona sia un autentico servo di Dio, e penso anzi che tutti dovrebbero pensarla e comportarsi come lui, senza badare troppo alla "forma" delle funzioni e alle regole da seguire.

    Si, effettivamente lo penso anch'io, ma alle volte - come posso dire (?) - m'infastidisce. Ad esempio qui:

    Straordinariamente e senza che io mai li abbia esplicitamente cercati, vengono e danno testimonianza di servizio competente, caldo e continuato nel tempo…sapete chi ? I protestanti evangelici e pentecostali, degli atei, cattolici non praticanti e giovani “rivoluzionari” di estrema sinistra.

    Beh, io sono cattolico, praticante e servo ai "loro" tavoli. Mi fà un pò rabbia il fatto che... dica la verità. Di "cattolico", ci sono solo io anche se non appartengo a quella parrocchia.

    Oppure, più nel merito:

    Molte altre volte proprio la chiesa è diventata dormitorio, sala da pranzo, discoteca, sala delle feste, asseconda dei bisogni e delle circostanze e sono sempre rimasto colpito dall’assoluto rispetto per il luogo. Mai un parrocchiano potrà dire di essere venuto in chiesa e di averla trovata sporca o maleodorante o disordinata. I musulmani ? I buddisti ? Rispettosissimi.

    è vero... alle volte quella chiesa è diventata di tutto. Ciò che però mi infastidiva era il fatto che il Santissimo era sempre lì, al suo posto nel tabernacolo dell'adorazione che non è separato dal resto della sala. Alle volte mi fermavo davanti al Santissimo perchè non volevo che fosse lui quello invisibile, quello non visto mentre v'erano tutte quelle persone che ballavano e si divertivano senza degnare di uno sguardo il padrone di casa. Da un lato ho immaginato il Cristo compiaciuto del fatto che alcune persone che a stento si riconoscono "uomini" stavano "umanizzandosi" proprio vicino a Lui, nel suo abbraccio.


    Inoltre descrive l'incarnazione di Cristo e l'eucarestia in un modo che mi ha fatto meditare di più su quel che ha fatto Dio per noi, sull'amore che ci mostra ogni giorno, ogni ora, ogni minuto della nostra misera vita.

    Si... e quando durante l'omelia passa col microfono tra le persone per vedere se qualcuno vuole aggiungere qualcosa a quello che lui stesso ha detto? E quando ogni sera sceglie sempre nuove persone come "accolitati speciali", cioè chiama delle persone sempre nuove per aiutarlo nella distribuzione dell'Eucaristia che è sempre intinta nel vino? In effetti è un prete che colpisce da un lato e non si può dire che non faccia qualcosa di assolutamente straordinario nei confronti degli immigrati... Di cosa lo si potrebbe rimproverare senza esser tacciati di "farisaismo" nel senso deteriore del termine?


    Grazie per avermi fatto leggere questo discorso, e spero che anche altri lo faranno.

    Lo spero anche io perchè m'interessa cosa suscita in altre persone.

    Per vecchiamarziana

    Non saprei commentare con parole mie, è troppa l'emozione.
    Ho solo copiato quello che soprattutto sento, profondamente.
    Gabriella

    Lui è un prete che segue in tutto la teologia della liberazione. Io non mi sento, in cuore e in testa, di condividerlo in tutto sebbene alcuni aspetti siano davvero interessanti. Ma è ciò che fa per il prossimo che ti sconvolge positivamente la vita.

    Per Trianello

    "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle" (Mt 23,23)



    Il discorso non fa una piega... il problema, se così si può dire, è quando sento questi discorsi

    Moltissimi parrocchiani “praticanti” ormai vanno a… praticare altrove: chi si sente invaso a casa propria, chi schifato, chi si scopre portatore sano del virus del razzismo. Una volta avevo 280 bambini di catechismo. Ora ce ne ho 25. Il prossimo anno non lo so. Si sa, i genitori ci tengono ai propri bambini, e con tutte le cose che si sentono…per non parlare del pericolo di contrarre malattie… Ed è così che ho scoperto quanti abusivi mi venivano prima in chiesa. Clandestini(loro!) che però erano convinti che la chiesa fosse “cosa nostra”……e le statue dei santi gli unici ospiti ammessi.



    Perchè questi discorsi possono esser veri... eppure non lo sono in tutto. Non vanno forse rispettate le sensibilità dei parrocchiani? Ripeto io non sono della parrocchia in questione, ma mi dispiaccio vederli aggettivati così solo perchè hanno una sensibilità diversa da quella del presbitero. Eppure, come hai ricordato è stato scritto: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle" (Mt 23,23)


    Bah... io, da cattolico, sono per l'et/et.


    Anch'io... ma cosa nello specifico della teologia della liberazione applicata nel concreto in questa vicenda singolare può dirsi vera e santa senza "omettere quelle"?

    Saluti

    [Modificato da =Marcuccio= 09/06/2009 10:02]
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    Vecchia Marziana
    Post: 3.197
    Registrato il: 17/02/2008
    Utente Master
    00 09/06/2009 10:13
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    Moltissimi parrocchiani “praticanti” ormai vanno a… praticare altrove: chi si sente invaso a casa propria, chi schifato, chi si scopre portatore sano del virus del razzismo. Una volta avevo 280 bambini di catechismo. Ora ce ne ho 25. Il prossimo anno non lo so. Si sa, i genitori ci tengono ai propri bambini, e con tutte le cose che si sentono…per non parlare del pericolo di contrarre malattie… Ed è così che ho scoperto quanti abusivi mi venivano prima in chiesa. Clandestini(loro!) che però erano convinti che la chiesa fosse “cosa nostra”……e le statue dei santi gli unici ospiti ammessi.

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    Perchè questi discorsi possono esser veri... eppure non lo sono in tutto. Non vanno forse rispettate le sensibilità dei parrocchiani? Ripeto io non sono della parrocchia in questione, ma mi dispiaccio vederli aggettivati così solo perchè hanno una sensibilità diversa da quella del presbitero. Eppure, come hai ricordato è stato scritto: "Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle" (Mt 23,23)

    E' vero, la chiesa è di tutti, sia di coloro che "puzzano" di miseria sia di coloro che volgono il capo "schifati" o, io penso, impauriti da quella miseria.
    Tante volte la nostra sensibilità nasce proprio dalla paura che qualche reminiscenza ci possa ricordare che, se non proprio noi, qualcuno, nella nostra famiglia, ha avuto quella "puzza" che, con un'accurata opera di chirurgia di facciata ci siamo tolti.
    Tuttavia, ritengo sia opera della chiesa anche il tentar di sgretolare quella facciata, per fare emergere, dove esista, lo spirito vero, cristiano.
    Gabriella
    [Modificato da Vecchia Marziana 09/06/2009 10:14]
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    Vecchia Marziana
    Post: 3.198
    Registrato il: 17/02/2008
    Utente Master
    00 09/06/2009 10:35
    Re:
    Trianello, 08/06/2009 20.34:


    La liturgia solenne e la messa oceanica fanno parte del "gioco", ma il "gioco" ha un senso solo se si rispettano le "regole" che Cristo ci ha trasmesso. Del resto, è difficile fare cose giuste se non si pensano e non si dicono cose giuste, ed anche dire cose giuste è fare cosa giusta.




    Si, certo, fa tutto parte della chiesa, ma la chiesa è gente, deve vivere tutte le realtà che ognuno di noi vive, deve essere in noi e in mezzo a noi.
    Il pericolo, a mio avviso, è che si veda, della chiesa, solo ciò che i media fanno vedere e si divenga troppo pigri per cercarne altre immagini ed esperienze e si abbia paura di viverle.
    Gabriella
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    Trianello
    Post: 5.948
    Registrato il: 23/01/2006
    Utente Master
    00 10/06/2009 01:40
    Marcuccio ha scritto:


    Anch'io... ma cosa nello specifico della teologia della liberazione applicata nel concreto in questa vicenda singolare può dirsi vera e santa senza "omettere quelle"?



    La questione è che la chiesa è la casa di Dio e che bisogna tener conto della sensibilità di tutti e cercare di venire incontro alle esigenze di tutti. La chiesa è principalmente luogo di preghiera, per dedicarsi all'assistenza dei poveri e dei diseredati si possono utilizzare altre strutture, lì dove ci sono, e, dove non ci sono, fare in modo che la carità materiale per gli uni non vada a detrimento della carità spirituale per gli altri. Fare in modo di non trasformare la chiesa in una mensa o dormitorio stabile, perché i fedeli abbiano un luogo dedicato al loro incontro con Dio. Et/et.
    Va bene, trasformiamo la chiesa in dormitorio per gli immigrati mussulmani, ma se questo va a detrimento della vita spirituale dei parrocchiani cattolici? Se così facendo allontano i parrocchiani dalla chiesa e dalle sue attività? Avremo certo aiutato tante persone da un punto di vista materiale, ma quante non ne avremo aiutate da un punto di vista spirituale? Mi si dirà: ma chi cambia parrocchia perché il suo parroco usa la chiesa per aiutare materialmente gli ultimi non ha capito nulla del messaggio di Cristo. E chi può dirlo? Magari si tratta semplicemente di gente che non ha la stessa sensibilità del parroco e che, così facendo, il parroco non aiuta certamente a crescere nella sequela di Cristo. Magari rispettando maggiormente la sensibilità di costoro si potrà coinvolgerli nella missione di assitenza agli ultimi, ottenendo migliori risultati sia riguardo alla carità materiale per questi che a quella spirituale per i primi.
    Onestamente non ho mai approvato gli eccessi della teologia della liberazione (così come non li ha approvati il Magistero cattolico che, non a caso, ha pubblicato un Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa in parte anche per prendere le distanze dalla medesima). La dimensione orizzontale della carità (quella verso i fratelli) ha senso, valore e forza solo in ragione della dimensione verticale della medesima (quella verso Dio). Ecco, venti secoli di vita ecclesiale e la sociologia delle religioni ci insegnano che il rapporto con il Sacro necessita di luoghi appropriati e che la “profanazione” dei medesimi (anche qualora avvenga in nome dei più nobili e “sacri” ideali) non è mai un bene

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    00 10/06/2009 01:41

    Il pericolo, a mio avviso, è che si veda, della chiesa, solo ciò che i media fanno vedere e si divenga troppo pigri per cercarne altre immagini ed esperienze e si abbia paura di viverle.



    Sì, ma il pericolo che si verifichi un eccesso, non giustifica la presenza reale dell'eccesso opposto.

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    00 10/06/2009 01:43
    Re:
    Trianello, 10/06/2009 1.40:

    Marcuccio ha scritto:


    Anch'io... ma cosa nello specifico della teologia della liberazione applicata nel concreto in questa vicenda singolare può dirsi vera e santa senza "omettere quelle"?



    La questione è che la chiesa è la casa di Dio e che bisogna tener conto della sensibilità di tutti e cercare di venire incontro alle esigenze di tutti. La chiesa è principalmente luogo di preghiera, per dedicarsi all'assistenza dei poveri e dei diseredati si possono utilizzare altre strutture, lì dove ci sono, e, dove non ci sono, fare in modo che la carità materiale per gli uni non vada a detrimento della carità spirituale per gli altri. Fare in modo di non trasformare la chiesa in una mensa o dormitorio stabile, perché i fedeli abbiano un luogo dedicato al loro incontro con Dio. Et/et.
    Va bene, trasformiamo la chiesa in dormitorio per gli immigrati mussulmani, ma se questo va a detrimento della vita spirituale dei parrocchiani cattolici? Se così facendo allontano i parrocchiani dalla chiesa e dalle sue attività? Avremo certo aiutato tante persone da un punto di vista materiale, ma quante non ne avremo aiutate da un punto di vista spirituale? Mi si dirà: ma chi cambia parrocchia perché il suo parroco usa la chiesa per aiutare materialmente gli ultimi non ha capito nulla del messaggio di Cristo. E chi può dirlo? Magari si tratta semplicemente di gente che non ha la stessa sensibilità del parroco e che, così facendo, il parroco non aiuta certamente a crescere nella sequela di Cristo. Magari rispettando maggiormente la sensibilità di costoro si potrà coinvolgerli nella missione di assitenza agli ultimi, ottenendo migliori risultati sia riguardo alla carità materiale per questi che a quella spirituale per i primi.
    Onestamente non ho mai approvato gli eccessi della teologia della liberazione (così come non li ha approvati il Magistero cattolico che, non a caso, ha pubblicato un Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa in parte anche per prendere le distanze dalla medesima). La dimensione orizzontale della carità (quella verso i fratelli) ha senso, valore e forza solo in ragione della dimensione verticale della medesima (quella verso Dio). Ecco, venti secoli di vita ecclesiale e la sociologia delle religioni ci insegnano che il rapporto con il Sacro necessita di luoghi appropriati e che la “profanazione” dei medesimi (anche qualora avvenga in nome dei più nobili e “sacri” ideali) non è mai un bene







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    00 10/06/2009 01:45
    Re:
    Trianello, 10/06/2009 1.41:


    Il pericolo, a mio avviso, è che si veda, della chiesa, solo ciò che i media fanno vedere e si divenga troppo pigri per cercarne altre immagini ed esperienze e si abbia paura di viverle.



    Sì, ma il pericolo che si verifichi un eccesso, non giustifica la presenza reale dell'eccesso opposto.




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    00 11/06/2009 10:58

    La questione è che la chiesa è la casa di Dio e che bisogna tener conto della sensibilità di tutti e cercare di venire incontro alle esigenze di tutti.



    Carissimo Adriano,
    come faccio a non essere d'accordo con te? Vivo tuttavia, lo ammetto, un momento "schizofrenico". Perchè sono effettivamente d'accordo con te se guardo te, se guardo il pc, se guardo le persone dalle sensibilità diverse... e - al contempo - non posso non essere d'accordo con ciò che fa questo prete se guardo tutti i volti delle persone che, a stento, sanno di essere creature viventi. Pensano di essere merce, sono degli abbandonati come lo era Cristo in croce, con la differenza che lui sapeva di essere uomo, loro non lo sanno nemmeno (per fortuna lo sappiamo noi... almeno... dovremmo saperlo).


    La chiesa è principalmente luogo di preghiera

    Sono le stesse parole che dicevo quando all'interno della chiesa c'era una festa ed ero l'unico seduto davanti al tabernacolo quasi per proteggere almeno quel luogo. Ma più contemplavo Gesù-Eucaristia, più il cuore mi diceva che era Gesù il Maestro delle feste "umanizzanti". Poi guardavo le persone che passavano facendo un trenino tra me e il tabernacolo senza degnarlo di un misero sguardo e... mi sentivo ferito. Ma subito dopo mi chiedevo quante volte passavo gioioso per i fatti miei senza guardare Gesù nel povero, senza degnarlo di uno sguardo. Di che mi lamentavo? Sono andato via dalla festa un pochino incaz.... Da fuori la chiesa vedevo le persone che si divertivano e neanche degnavano di uno sguardo nostro Signore... Eppure Lo vedevo lì in mezzo a loro nella gioia dell'unità di essere vivi sotto il suo abbraccio, nell'amore scambievole, nella gioia di essere uomini viventi e mi ritornava in mente il Gloria Dei vivens homo di Ireneo.


    [...] per dedicarsi all'assistenza dei poveri e dei diseredati si possono utilizzare altre strutture, lì dove ci sono, e, dove non ci sono, fare in modo che la carità materiale per gli uni non vada a detrimento della carità spirituale per gli altri.

    Siracusa non è Roma, intendiamoci... qui c'è il nulla. Altrimenti perchè rischiare di mancare di carità spirituale? Perchè rischiare di perdere più del 50% dei bambini del catechismo? La situazione non è stata imposta così, ex abrupto. Si è creata e si cercava di chiedere quella carità materiale che sistematicamente diminuiva man mano che il tempo passava. Il presbitero in questione non possiede più danaro per se stesso ormai da anni. Indossa quasi sempre le stesse cose con grande dignità.



    Fare in modo di non trasformare la chiesa in una mensa o dormitorio stabile, perché i fedeli abbiano un luogo dedicato al loro incontro con Dio. Et/et.

    Ma questo succede! Nel senso, mi spiego meglio. Durante il giorno, la chiesa è chiesa. La sera i ragazzi mangiano in cortile o, a turni, nel locale adiacente. La notte però non c'è spazio per tutti e allora si usa la chiesa. Quando si vuole celebrare una festa in grande - non ogni giorno, ovviamente - si usa la chiesa. Certo, mi fa impressione che non si tolga l'Eucaristia, questo si. Ma il presbitero in questione invita tutti a queste feste. Alle feste pochi cattolici (i parrocchiani più fedeli, per così dire), la fetta più grande sono gli immigrati e poi ci sono i protestanti e gli "estremisti" di sinistra. L'unica cosa che, forse, da fastidio ai cattolici è che la chiesa è decorata con cose caratteristiche di questi immigrati che periodicamente - quando lasciano la chiesa - fanno dono di qualcosa prima di partire e la lasciano ai nuovi arrivati. Chissà...


    Va bene, trasformiamo la chiesa in dormitorio per gli immigrati mussulmani, ma se questo va a detrimento della vita spirituale dei parrocchiani cattolici? Se così facendo allontano i parrocchiani dalla chiesa e dalle sue attività? Avremo certo aiutato tante persone da un punto di vista materiale, ma quante non ne avremo aiutate da un punto di vista spirituale?

    La risposta a queste tue domande è: non lo so. Sono in difficoltà nel risponderti. Certo è che il buon samaritano prima agisce guardando al bisogno vero, concreto e materiale. Senza chiedere al derelitto lasciato mezzo morto perchè aveva incontrato i briganti, di che religione fosse. Ha aiutato l'uomo, uno qualsiasi, che aveva bisogno di aiuto. Aiuto vero. Così facendo ha fatto la volontà di Dio nel prossimo.


    Mi si dirà: ma chi cambia parrocchia perché il suo parroco usa la chiesa per aiutare materialmente gli ultimi non ha capito nulla del messaggio di Cristo. E chi può dirlo?

    La risposta è: nessuno. E a questo ci tengo. Infatti non sono affatto d'accordo con alcune asserzioni del presbitero. Troppo semplicistiche e macchiate di faciloneria, secondo il mio modesto parere. L'uomo è complesso e non può esser giudicato così nel profondo sol perchè non sono d'accordo con una determinata opinione. Qui non ci piove.


    Magari si tratta semplicemente di gente che non ha la stessa sensibilità del parroco e che, così facendo, il parroco non aiuta certamente a crescere nella sequela di Cristo.

    Aspetta... quei parrocchiani hanno smesso semplicemente di andare a Messa in "quella" chiesa. Sono quelli che hanno un pochino la puzzetta sotto il naso, ma per i quali ho rispetto - almeno io, almeno credo - delle loro sensibilità e non mi sento di giudicarli. Costoro crescono nella sequela ma la sequela è quella che non guarda ai poveri. O meglio, è quella sequela tanto occidentalizzata che si sgrava il cuore con l'elemosina settimanale, per intenderci. Se solo si conoscesse il vero significato di elemosina (parabola del buon samaritano docet)...


    Magari rispettando maggiormente la sensibilità di costoro si potrà coinvolgerli nella missione di assitenza agli ultimi, ottenendo migliori risultati sia riguardo alla carità materiale per questi che a quella spirituale per i primi.

    Ma, ciccio, queste persone hanno di bisogno e di bisogno vero! Senza offesa, ma questo è solo un ragionamento che può valere solo sulla carta! Mi piacerebbe, eccome (!!!), se si potesse fare come dici tu. Ma questo significherebbe nella realtà - al di fuori di un ufficio o dietro una scrivania - che delle persone che sono Cristi crocifissi e abbandonati, senza coscienza di essere uomini, donne, debbano essere seppelliti senza nemmeno morire! Non è possibile... Guarda che tra l'altro non esagero quando dico che non hanno coscienza di essere uomini o donne. Conosco una nigeriana, adulta, di nome Precious, che solo ora che da qualche mese è stata ospitata in casa dal pastore battista di Siracusa e da sua moglie, ha coscienza del suo essere donna. Studia l'italiano con passione e vorrebbe continuare a studiare. Quasi la stessa cosa per Stanley. Anche lui accolto nella casa del pastore e di sua moglie e con la voglia di lavorare. Si alza alle 5.30 del mattino alle 6.00 prende la bici e fa 30 chilometri per andare a lavorare, finisce il turno alle 18.00... monta piscine... e dopo aver fatto tutto questo lavoro, ci sono 30 chilometri - in bici - al ritorno.


    Onestamente non ho mai approvato gli eccessi della teologia della liberazione (così come non li ha approvati il Magistero cattolico che, non a caso, ha pubblicato un Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa in parte anche per prendere le distanze dalla medesima).

    Anche io. Gli eccessi sono eccessi. Hai qualcosa nel tuo sito che posso leggere in merito?


    La dimensione orizzontale della carità (quella verso i fratelli) ha senso, valore e forza solo in ragione della dimensione verticale della medesima (quella verso Dio).

    Beh, la questione sarebbe anche da discutere. Infatti il samaritano - un eretico - è quello che si è fatto prossimo e ha fatto bene. E' così difficile stabilire i confini di come ci considera Dio e come Dio considera il nostro operato alla luce del senza tempo. La nostra visione è così contingente...


    Ecco, venti secoli di vita ecclesiale e la sociologia delle religioni ci insegnano che il rapporto con il Sacro necessita di luoghi appropriati e che la “profanazione” dei medesimi (anche qualora avvenga in nome dei più nobili e “sacri” ideali) non è mai un bene

    Vero, ma qui stiamo parlando di persone, diamine. Non fu forse Davide a "profanare" in nome di un "sacro" ideale, la fame?


    [Modificato da =Marcuccio= 11/06/2009 11:23]
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    =Marcuccio=
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    00 13/06/2009 10:27
    Mlp-plp vuole forse aggiungere qualcosa ora che ho spiegato ancora di più le mie perplessità? Tu, che sei d'accordo al 100% con Trianello, che soluzioni troveresti se fossi al mio posto?

    Mercoledì scorso il presbitero in questione volendo essere completamente solidale con gli immigrati ha dormito con tutti loro in un parcheggio all'aperto su dei cartoni e fogli di giornale. E meno male che è estate! Nessun parrocchiano. Purtroppo.

    L'obiettivo degli immigrati era quello di potersi ritrovare l'indomani mattina davanti all'ufficio immigrazione. Il presbitero è rimasto con loro per dargli sostegno e fare valere i loro diritti, perchè - purtroppo - quelli dell'ufficio immigrazione (alcuni si dicono cattolici), sapendo che i poveri ragazzi non conoscono bene la lingua italiana, a quanto mi hanno detto, ne approfittano per prenderli in giro e li fanno vagare per uffici, li insultano, mentre gli immigrati fanno finta di non capire tali basse aggettivazioni. Che tristezza...

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    Trianello
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    00 13/06/2009 13:35
    Caro Marcuccio, il problema principe è che io non ho visto la situazione da te descritta con i miei occhi, quindi non posso sapere se il presbitero in oggetto abbia o meno varcato i confini che, a mio avviso, non si dovrebbero varcare. Nel senso, è vero che tutti i cristiani sono chiamati alla carità ed è vero che per un presbitero questo richiamo dovrebbe essere ancora più pressante, ma un parroco ha delle responsabilità prima di tutto di carità spirituale verso i propri parrocchiani. Onestamente, poi, mi infastidisce non poco l'idea che la Chiesa venga utilizzata per ospitare feste "pagane". Se non ricordo male, Gesù scacciò anche i mercanti dal tempio... che avevano trasformato la casa di Dio in una spelonca di ladroni. Ecco, non trasformiamo la casa di Dio in una spelonca di ubriaconi (se capisci cosa intendo). Per il resto, se io fossi stato un parrocchiano del presbitero in oggetto, magari sarei stato con lui a dormire sui cartoni assieme agli immigrati (i cartoni sono isolanti e non ci si dorme male sopra, parlo per esperienza personale), ma non conoscendo appunto la situazione di persona, non posso esserne certo.

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    00 15/06/2009 09:54

    Caro Marcuccio, il problema principe è che io non ho visto la situazione da te descritta con i miei occhi, quindi non posso sapere se il presbitero in oggetto abbia o meno varcato i confini che, a mio avviso, non si dovrebbero varcare.


    Caro Trianello, te lo dico molto sinceramente... secondo me i confini sono stati varcati da un pezzo. Ciò che però vorrei farti capire è che mi trovo a pensarla come te se guardo alla mia famiglia, alla mia camera, al mio pc, al frigorifero, ai miei libri, ma soprattutto alla mia coscienza di esser persona che ha dei diritti oltre che dei doveri; ma se guardo la situazione nel concreto delle loro possibilità nella mia città, se parlo 20 minuti con qualcuno di loro o se passo una giornata intera con queste persone che hanno l'idea di essere l'elemento non riciclabile della spazzatura del mondo, allora sento che le braccia tese di Cristo in croce hanno un senso che esprimono una carità senza confini.


    Nel senso, è vero che tutti i cristiani sono chiamati alla carità ed è vero che per un presbitero questo richiamo dovrebbe essere ancora più pressante, ma un parroco ha delle responsabilità prima di tutto di carità spirituale verso i propri parrocchiani.

    Allora mi chiedo: quale miglior esempio? Preferiamo un parroco con la mercedes e con tantissimi bambini a catechismo? Oppure un parroco che rispettoso dei "confini" ha uno stipendio dignitoso, un buon numero di parrocchiani, un buon numero di bimbi a catechismo, magari qualche immigrato che aiuta personalmente (purtroppo per gli altri immigrati che bussano con la forza della disperazione - persone pure quelle senza speranza - non si può far nulla, a quelli pensarà Dio). Oppure un parroco che vive il vangelo e a causa di questo è anche calunniato di non rispettare i "confini" che non dovrebbe varcare, dà "fastidio" perchè si rivolge agli ultimi dell'Africa, perchè in ognuno di loro vede Cristo crocifisso e abbandonato e non si sente di abbandonarlo a sua volta? E' chiaro che tutti preferiremmo in medio virtus, ma la vita, a volte, ti presenta situazioni che vanno affrontate di petto, totalmente, radicalmente fino all'immolazione. Se, in più, lo facciamo per Cristo...


    Onestamente, poi, mi infastidisce non poco l'idea che la Chiesa venga utilizzata per ospitare feste "pagane".

    Il senso di fastidio è condiviso. Il problema è che non capisco se ci dà fastidio in quanto persone che hanno stabilito dei confini e delle regole o ci dà fastidio perchè penso che Dio non l'accetti e magari s'incavoli. Ci dà fastidio perchè loro, ignoranti pure di se stessi come persone, non riconoscano il mio Dio o perchè mi rifiuto di pensare che in ognuno di loro c'è Cristo crocifisso e abbandonato? Vorrei prendere il positivo di quanto Terenzio diceva: homo sum, humani nihil a me alienum puto. Ma soprattutto in che senso "pagane"? Ma soprattutto è giusto che un uomo che è ai limiti della depressione festeggi? Il senso della festa li aiuta a vivere e tutto questo sotto lo sguardo della Croce.


    Se non ricordo male, Gesù scacciò anche i mercanti dal tempio... che avevano trasformato la casa di Dio in una spelonca di ladroni.

    Ricordi bene che Gesù scacciò i mercanti dal tempo perchè trasformavano la casa di Dio in una spelonca di ladroni, ma hai decontestualizzato il rimprovero di Gesù. I mercanti stavano tranquillamente al Tempio perchè c'era bisogno di loro per avere materiale sacrificabile. Il rimprovero di Gesù si rivolge a coloro che - credenti - neanche si pongono il problema di pregare Dio se ne infischiano. Neanche passano più dal Tempio, o meglio, il Tempio era una scorciatoia per arrivare ai mercanti. Qui il problema è diverso. Queste persone disumanizzate dall'uomo bianco, festeggiano sotto l'egida di Cristo, puliscono la chiesa, alla domenica sebbene protestanti sono contenti di fare un coro ecc... Certo le voci nere sono particolari e qualche canto è al di fuori della tradizione occidentale italiana, ma anche quella è casa loro perchè è la casa di Dio.


    Ecco, non trasformiamo la casa di Dio in una spelonca di ubriaconi (se capisci cosa intendo).

    Io si. Ma non tutti i 300 lettori che ci seguono si. Meglio postare un link dove possano essere informati:

    Questo indirizzo fa vedere lo "scandalo" per la macellazione "clandestina" di un ovino e lo sbaglio di padre Carlo D'Antoni (suddetto presbitero dai confini labili...)
    www.siracusanews.it/node/6196

    Quest'altro indirizzo fa vedere come degli "sporchi clandestini" (l'espressione non è mia, ovviamente) trasformano la casa di Dio in una "spelonca di ubriaconi" (ma almeno son contento che Gesù fu accusato di esser un mangione e un beone pur d'annunciare il vangelo):
    www.siracusaweb.com/forum/accade-siracusa-f20/scene-ordinaria-follia-bosco-minniti-t3...



    Per il resto, se io fossi stato un parrocchiano del presbitero in oggetto, magari sarei stato con lui a dormire sui cartoni assieme agli immigrati (i cartoni sono isolanti e non ci si dorme male sopra, parlo per esperienza personale), ma non conoscendo appunto la situazione di persona, non posso esserne certo.

    I cartoni sono ottimi isolanti così come i fogli di giornale. Il problema infatti, non sta nella comodità, sta nel condividere in maniera totale, o il più possibile, una sorte avversa e cercare di aiutarli vivendo il vangelo.


    Saluti

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    Trianello
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    00 15/06/2009 16:48
    Vedi, caro Marco, come dicevo, io non conosco bene la situazione in oggetto, dovrei "viverla" per poter prendere una posizione a riguardo. Se proprio non c'è alternativa, allora ben vengano anche le feste in chiesa (anche se determinati limiti non si dovrebbero superare) e, ti dirò di più, ben venga anche la festa alla presenza del Corpo di Cristo nel tabernacolo, una festa con Cristo fisicamente presente (anche se, magari, sarebbe meglio togliere il Santissimo sacramento dal cospetto di chi non non sa apprezzarlo per ciò che è e potrebbe, anche se involontariamente, mancargli di rispetto). Del resto, non era forse l'antica liturgia il culmine di un'agape fraterna? Ben vengano dei pastori che hanno davvero la forza di vivere fino in fondo il Vangelo di Cristo e di schierarsi con gli ultimi tra gli ultimi onde sostenerli materialmente e spiritualmente. Solo che ci sono tante forme di miseria. Non sono forse dei miseri (spiritualmente, intendo) anche quei parrocchiani che, “schifati”, hanno abbandonato questo parroco di frontiera? Siamo davvero sicuri che un altro tipo di comportamento non avrebbe potuto lenire anche la miseria spirituale di costoro oltre che quella spirituale e materiale degli ultimi tra gli ultimi? Non lo so, non sono lì e non posso saperlo. Magari la carità del parroco in oggetto è davvero a tutto tondo e coloro che lo hanno abbandonato non hanno avuto motivi cristianamente giustificabili per farlo, magari però, per aiutare qualcuno ci si è dimenticati degli altri che bussano alla nostra porta, degli altri che, pur avendo un tetto sulla testa e della zuppa nella scodella, non sono, sotto un ben determinato punto di vista, per questo meno “miseri”. Che vuoi che ti dica? Non lo so.

    -------------------------------------------

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    ClintEastwood82
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    Utente Veteran
    00 15/06/2009 21:21

    "> Straordinariamente e senza che io mai li abbia esplicitamente cercati, vengono e danno testimonianza di servizio competente, caldo e continuato nel tempo…sapete chi ? I protestanti evangelici e pentecostali, degli atei, cattolici non praticanti e giovani “rivoluzionari” di estrema sinistra. Così come, davanti a grosse difficoltà economiche in cui ci troviamo, hanno risposto e rispondono mensilmente,con una autotassazione, giovani e adulti che nulla hanno a che fare con la chiesa. Il mio non è un giudizio. "


    Questa è chiaramente una delle frasi più belle di quel prete, il rendersi conto che di fronte a D_o non esistono "targhe" ma tutti dobbiamo operare e metterci al lavoro per il nostro prossimo.


    Stay tuned on the future.
  • Malcom11
    00 15/06/2009 21:37
    Re:
    ClintEastwood82, 15/06/2009 21.21:


    D_o




    [SM=x570868] Perchè scrivi Dio così? [SM=x570872]
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    Elyy.
    Post: 679
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    Utente Senior
    00 15/06/2009 22:15
    Marcuccio:


    Allora mi chiedo: quale miglior esempio? Preferiamo un parroco con la mercedes e con tantissimi bambini a catechismo? Oppure un parroco che rispettoso dei "confini" ha uno stipendio dignitoso, un buon numero di parrocchiani, un buon numero di bimbi a catechismo, magari qualche immigrato che aiuta personalmente (purtroppo per gli altri immigrati che bussano con la forza della disperazione - persone pure quelle senza speranza - non si può far nulla, a quelli pensarà Dio). Oppure un parroco che vive il vangelo e a causa di questo è anche calunniato di non rispettare i "confini" che non dovrebbe varcare, dà "fastidio" perchè si rivolge agli ultimi dell'Africa, perchè in ognuno di loro vede Cristo crocifisso e abbandonato e non si sente di abbandonarlo a sua volta? E' chiaro che tutti preferiremmo in medio virtus, ma la vita, a volte, ti presenta situazioni che vanno affrontate di petto, totalmente, radicalmente fino all'immolazione. Se, in più, lo facciamo per Cristo...




    Io preferisco il parroco che sta nella frase che ho grassettato [SM=g27823]


    Però devo dare atto anche a trianello quando fa questo ragionamento:



    Non sono forse dei miseri (spiritualmente, intendo) anche quei parrocchiani che, “schifati”, hanno abbandonato questo parroco di frontiera? Siamo davvero sicuri che un altro tipo di comportamento non avrebbe potuto lenire anche la miseria spirituale di costoro oltre che quella spirituale e materiale degli ultimi tra gli ultimi? Non lo so, non sono lì e non posso saperlo. Magari la carità del parroco in oggetto è davvero a tutto tondo e coloro che lo hanno abbandonato non hanno avuto motivi cristianamente giustificabili per farlo, magari però, per aiutare qualcuno ci si è dimenticati degli altri che bussano alla nostra porta, degli altri che, pur avendo un tetto sulla testa e della zuppa nella scodella, non sono, sotto un ben determinato punto di vista, per questo meno “miseri”.




    Penso che quello che fa questo parroco sia lodevole, ma doveva badare anche agli altri, che ritengo anch'essi "miseri", e non lasciarseli sfuggire.
    Forse prima d'intrapprendere quest'azione di solidarietà concreta verso questi effettivi miseri senza casa, senza cibo, senza tetto ecc.. avrebbe potuto preparare gli altri parrocchiani - i miseri spirituali - ad allargare il loro amore per il prossimo cominciando a far loro dei discorsi che avrebbero fatto "digerire" meglio quello che questo parroco aveva intenzione d'intarpprendere.



    Ciao, Ely







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    Vecchia Marziana
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    00 16/06/2009 06:14
    Il problema vero è che ognuno di noi vive il cattolicesimo a suo modo.

    Per molti il Vangelo è un brano da ascoltare durante la messa domenicale, per poci altri si ferma alla parola scritta......tanti secoli fa.

    Ognuno si lascia guidare nella quotidianità dalla propria sensibilità (anche se a volte è più spessa di un tronco d'albero) e dai propri pre-giudizi.

    Si parla molto di tolleranza senza far mwnte locale che, parlando di tolleranza c'è qualcosa da tollerare, termine già squalificanre in sè, ma poco di fratellanza, che ci metterebbe tutti sullo stesso piano.

    esempio banalissimo::

    la parrocchia che dovrei frequentare, la domenica specialmente, mi ricorda una sala del regno con l'unica differenza che i fratelli convenuti sfoggiano abiti firmati.

    L'altra, la parroccia che ho scelto, è condotta da preti missionari (ogni 6 mesi si alternano poichè tornano alle loro missioni) di varie etnie.

    Raccoglie/accoglie tutti, i poveri nello spirito e nel corpo.

    Ho scelto probabilmente perchè non sono (ancora) una brava cristiana, poichè non dovrei fare scelte, ma guardare unicamente e lodare soltanto Colui al quale vado a rendere grazie.

    Tuttavia (sbagliando, forse) Lo sento più vicino in questa seconda Casa.

    Gabriella
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    (titti75)
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    Registrato il: 23/10/2007
    Utente Senior
    00 16/06/2009 11:13
    Re:
    Marcuccio, ciò che scrivi è condivisibile in larga parte ma occorre ammettere che anche ciò che dice Trianello, è purtroppo una verità innegabile quando scrive che ” coloro che lo hanno abbandonato non hanno avuto motivi cristianamente giustificabili per farlo, magari però, per aiutare qualcuno ci si è dimenticati degli altri che bussano alla nostra porta, degli altri che, pur avendo un tetto sulla testa e della zuppa nella scodella, non sono, sotto un ben determinato punto di vista, per questo meno “miseri”. Va bene la solidarietà agli extracomunitari, è giusto che siano accolti come insegna il vangelo, il parroco chiaramente non se la sente di rifiutare loro l’ospitalità in quanto è come soccorrere Cristo in persona ( Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; Matteo 25:35), ma non bisognerebbe trascurare se possibile anche l’esigenza spirituale degli altri fedeli, non perché hanno “la puzza sotto al naso” i quali fanno a meno di andare nella chiesa trasformata nella casa accoglienza dei poveri ma si dovrebbe tenere conto che alcuni hanno figli piccoli e perciò è naturale la loro difesa dal possibile pericolo che potrebbe derivare. Non è raro infatti che gli extracomunitari si lasciano andare ad eccessi alcolici a rischio e pericolo delle persone che gli stanno intorno. Tanto per fare un esempio di quanto male potrebbe fare l’eccesso di perbenismo è un incidente avvenuto circa un anno fa in pieno centro della mia città, un auto con 3 rumeni ubriachi a bordo investì una coppia invadendo il marciapiede sul quale si trovava casualmente, lui morì lei fu in fin di vita. Un caso più recente avvenuto sempre nel pieno centro cittadino, circa dieci giorni fa, un giovane di nazionalità russa ha tentato di rapire un bambino di 4 anni che era in compagnia del padre. Questi esempi, nell’insieme dovrebbero aiutarci a riflettere un po’ più razionalmente, non dico di astenersi del tutto da qualsiasi forma di carità, sarebbe il peggiore dei mali, dico anzi di soccorrere il più possibile chi non ha mezzi per farlo da solo, ma tenendo conto anche di altri fattori umani e morali, non trascurando anche il bisogno spirituale di tutti gli altri credenti. Certo è più facile a dirsi che a farsi, mi sovviene il pensiero che se tutte le chiese seguissero l’esempio del parroco, sarebbe risolto in buona parte il problema della povertà ma sarebbero esclusi tutti gli altri dalla comunione della Chiesa, per necessità della salvaguardia propria e quella degli altri, per escludere un qualsiasi rischio di andare incontro a persone che essendo di dubbia provenienza potrebbero arrecare del male, andare dove un fanatico estremista, un kamikaze d' Allah non si faccia esplodere durante la pubblica messa, questo lo dico non tanto per esagerare perché è raro che questo avvenga ma, succede e nelle varie città più popolose del mondo . Ma la radice vera del problema è che mancano le strutture adeguate di accoglienza dei profughi, che peraltro sono presenti nelle comunità, ma non so se sono sufficienti attualmente poiché non sono esperta in materia, ci scommetterei che manchi l’organizzazione e non il supporto dell’assistenza . Quello degli emarginati è un problema sentito ed è probabile che quel parroco si senta altamente responsabile come inviato missionario di Dio e che fa quello che ritiene giusto farlo, ma non credo che esista una soluzione facile al problema perché tanto complesso è il fenomeno. Forse l’assistenza a questi poveri immigrati potrebbe essere prestata in luoghi che non siano la chiesa di Dio, nei conventi, negli ostelli appartenenti alla chiesa o in altre strutture similari più adeguate. Saluti, Titti[SM=x570865]
    Le cose che si vedono sono per un tempo
    ma quelle che non si vedono sono eterne - 2Corinzi 4:18


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    =Marcuccio=
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    Registrato il: 05/01/2007
    Utente Veteran
    00 18/06/2009 13:21
    A tutti...
    Scusate la mia lunga assenza dal topic... in questi giorni sono impegnato - come volontario, ma sempre impegno è - in una bottega del commercio equo e solidale Ctm AltroMercato. Conto di rispondere alle osservazioni di tutti coloro che hanno postato. Tutti, ma veramente tutti, hanno le loro ragioni. Tutte condivisibilissime e condivise, nei fatti, anche da me. In questi giorni conto di frequentare ancora di più quella parrocchia per vedere un pò più da vicino certe cose. Spero, con tutto il cuore, di non trovare del marcio. Qualora così fosse vi farò sapere perchè credo sia giusto dire bene come stanno le cose nel loro insieme... Grazie e a presto.

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    berescitte
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    Registrato il: 13/07/2004
    Utente Master
    00 18/06/2009 17:58
    Il discorso (pardon l'omelia) è bello.
    Lo sarebbe di più se ne venisse limato via quel pizzico di... aceto che qua e là contiene, e di autosufficienza contro la Chiesa che coltiva anche valori irrinunciabili che a quel presbitero sembra non interessino (es liturgia e dogma, espresioni di fede popolari ove Dio non esclude nessuno).
    E sarebbe da pubblicare se non fosse stato molto studiato (ricalcando un Don Tonino Bello?), per sortire l'effetto voluto (cosa che Dio solo sa).
    ----------------------
    est modus in rebus
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    =Marcuccio=
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    Registrato il: 05/01/2007
    Utente Veteran
    00 17/08/2009 11:19
    Carissimi,
    ormai frequento quella parrocchia quasi ogni giorno e non ho visto nulla di male. Era giusto farvelo sapere. Qualche settimana fa è passato in visita anche il vescovo. Gli africani gli hanno fatto accoglienza a modo loro ed è stato molto bello, soprattutto perchè organizzato in modo disinteressato e spontaneo. Alcuni immigrati, cattolici e protestanti, hanno organizzato materialmente l'accoglienza, mentre altri non hanno ritenuto opportuno nemmeno partecipare in modo indiretto ai preparativi. Alcuni degli immigrati si potrebbero definire quasi "ingrati", ma il nostro vescovo ha un cuore grande così. Pensando, infatti, che "se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto" ha tenuto a fare visita loro lo stesso facendosi povero tra i poveri anche se solo per un'ora... L'esempio "Maometto" non è a caso... Ancora buona estate