00 16/06/2009 11:13
Re:
Marcuccio, ciò che scrivi è condivisibile in larga parte ma occorre ammettere che anche ciò che dice Trianello, è purtroppo una verità innegabile quando scrive che ” coloro che lo hanno abbandonato non hanno avuto motivi cristianamente giustificabili per farlo, magari però, per aiutare qualcuno ci si è dimenticati degli altri che bussano alla nostra porta, degli altri che, pur avendo un tetto sulla testa e della zuppa nella scodella, non sono, sotto un ben determinato punto di vista, per questo meno “miseri”. Va bene la solidarietà agli extracomunitari, è giusto che siano accolti come insegna il vangelo, il parroco chiaramente non se la sente di rifiutare loro l’ospitalità in quanto è come soccorrere Cristo in persona ( Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; Matteo 25:35), ma non bisognerebbe trascurare se possibile anche l’esigenza spirituale degli altri fedeli, non perché hanno “la puzza sotto al naso” i quali fanno a meno di andare nella chiesa trasformata nella casa accoglienza dei poveri ma si dovrebbe tenere conto che alcuni hanno figli piccoli e perciò è naturale la loro difesa dal possibile pericolo che potrebbe derivare. Non è raro infatti che gli extracomunitari si lasciano andare ad eccessi alcolici a rischio e pericolo delle persone che gli stanno intorno. Tanto per fare un esempio di quanto male potrebbe fare l’eccesso di perbenismo è un incidente avvenuto circa un anno fa in pieno centro della mia città, un auto con 3 rumeni ubriachi a bordo investì una coppia invadendo il marciapiede sul quale si trovava casualmente, lui morì lei fu in fin di vita. Un caso più recente avvenuto sempre nel pieno centro cittadino, circa dieci giorni fa, un giovane di nazionalità russa ha tentato di rapire un bambino di 4 anni che era in compagnia del padre. Questi esempi, nell’insieme dovrebbero aiutarci a riflettere un po’ più razionalmente, non dico di astenersi del tutto da qualsiasi forma di carità, sarebbe il peggiore dei mali, dico anzi di soccorrere il più possibile chi non ha mezzi per farlo da solo, ma tenendo conto anche di altri fattori umani e morali, non trascurando anche il bisogno spirituale di tutti gli altri credenti. Certo è più facile a dirsi che a farsi, mi sovviene il pensiero che se tutte le chiese seguissero l’esempio del parroco, sarebbe risolto in buona parte il problema della povertà ma sarebbero esclusi tutti gli altri dalla comunione della Chiesa, per necessità della salvaguardia propria e quella degli altri, per escludere un qualsiasi rischio di andare incontro a persone che essendo di dubbia provenienza potrebbero arrecare del male, andare dove un fanatico estremista, un kamikaze d' Allah non si faccia esplodere durante la pubblica messa, questo lo dico non tanto per esagerare perché è raro che questo avvenga ma, succede e nelle varie città più popolose del mondo . Ma la radice vera del problema è che mancano le strutture adeguate di accoglienza dei profughi, che peraltro sono presenti nelle comunità, ma non so se sono sufficienti attualmente poiché non sono esperta in materia, ci scommetterei che manchi l’organizzazione e non il supporto dell’assistenza . Quello degli emarginati è un problema sentito ed è probabile che quel parroco si senta altamente responsabile come inviato missionario di Dio e che fa quello che ritiene giusto farlo, ma non credo che esista una soluzione facile al problema perché tanto complesso è il fenomeno. Forse l’assistenza a questi poveri immigrati potrebbe essere prestata in luoghi che non siano la chiesa di Dio, nei conventi, negli ostelli appartenenti alla chiesa o in altre strutture similari più adeguate. Saluti, Titti[SM=x570865]
Le cose che si vedono sono per un tempo
ma quelle che non si vedono sono eterne - 2Corinzi 4:18