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Prima di commentare nello specifico l’articolo, io prenderei in esame il significato che i Tdg danno al libro di Giobbe:
Il CD basa essenzialmente sul libro di Giobbe la sua tesi secondo la quale in cielo fu aperta una “contesa universale” tra satana e Dio, nella quale fu coinvolto il genere umano. Questa contesa dev’essere risolta sia da Dio (escatologicamente alla fine del “sistema di cose”) che da ogni essere umano singolarmente che deve dimostrare “da che parte sta” in base a questa contesa.

Ora, “secondo un’opera di consultazione”, che ovviamente condivido, del libro di Giobbe viene detto quanto segue:

“Tutto il libro di Giobbe potrebbe essere letto alla luce dell’antica sapienza biblica che è esperienza vissuta, interiorizzazione e riflessione: “Ti ho conosciuto per sentito dire, ma ora ti ho visto!” (42,5). Il libro di Giobbe fa parte dell’A.T. e precisamente dei libri sapienziali (Salmi, Proverbi, Ecclesiaste, Cantico dei Cantici, Sapienza, Ecclesiastico). Questi libri ci aiutano a cogliere una sapienza universale che si trova in tutte le culture, non attraverso una riflessione filosofica ma attraverso l’esperienza della fede. La riflessione su Dio nasce da un’esperienza concreta e Giobbe parte dalla sua esperienza.

Questo gruppo di libri sapienziali si ritrovano in questa massima: “L’inizio della sapienza è il timore del Signore”.

Tutto il libro di Giobbe si potrebbe dividere in due parti: una parte poetica (3-42) e una parte in prosa (prologo ed epilogo).

La parte centrale è un testo pre-esistente a cui è stato aggiunto un prologo e un epilogo. La parte pre-esistente racconta la storia di un uomo giusto, chiamato Giobbe. Più che storia è una favola, un racconto conosciuto in tutta la letteratura orientale. Non è quindi una storia vera, ma si parla dell’uomo giusto e dentro a questo racconto (o favola) l’autore ispirato ci vuole insegnare delle verità. Giobbe è l’uomo perfetto, la sua vita non fa una piega, proprio per questo ci sono dei dubbi circa la storicità del personaggio Giobbe, perché nessun uomo è perfetto. Caratteristica della favola è quella di far emerger gli estremi: il buono e il cattivo, ma dà anche degli insegnamenti: per Giobbe tutto rimane mistero, lui non lo sa, ma noi che abbiamo letto il libro, sappiamo come va a finire la sua storia. Noi tutti abbiamo delle prove, anche la storia biblica è piena di personaggi provati da Dio. Abramo, per esempio, non capisce come mai Dio prima gli permette una lunga discendenza e poi quando nasce il figlio Isacco che avrebbe dovuto riunire questa discendenza, Dio gli chiede di sacrificarlo sul monte Moria. Alla luce della economia della salvezza, possiamo dire che la prova è un segno di benevolenza da parte di Dio. ... la prova vista in questo progetto salvifico di Dio, acquista una connotazione di fede. La prova è il segno della nostra risposta al progetto di Dio, è la risposta a Dio che ci chiede se abbiamo preso a cuore il suo progetto. Questo itinerario lo ha provato il popolo di Israele: dopo essere stato scelto da Dio, egli lo prova per 40 anni nel deserto, ma la mèta finale è la terra promessa. La prova, quindi, si colloca dentro un cammino dove Dio interviene per primo”. (grassetto mio)

E’ quindi vero che ognuno di noi deve dar prova della propria lealtà a Dio e che alla fina Dio benedirà i suoi leali, ma non esiste nessuna contesa tra Dio e satana. Dio, a satana e a tutte le creature spirituali, non deve provare o dimostrare un bel niente!

Detto questo, l’articolo si commenta da sé. Tutto ciò che viene espresso tenendo presente il testo in modo letterale, è da prendere con beneficio d’inventario.



Ciao,
Ely












[Modificato da Elyy. 07/06/2009 13:43]


"Poca scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a Lui". (Louis Pasteur)




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