Ho dato una veloce occhiata alle prime 20 paginette dell'opera, e nella prefazione si spiagano le ragioni di questa nuova pubblicazione: l’opera, scritta nel greco della
koinè – della quale ci è ignoto l’autore come pure il luogo di provenienza, ma che certamente rielabora, almeno in parte, materiale precedente - potrebbe essere stata composta, forse nel suo nucleo iniziale, in
Terra d’Israele, e rielaborata ed ampliata probabilmente in
Siria, dove tanti Ebrei della diaspora avevano trovato rifugio dopo la distruzione di
Gerusalemme da parte dei Romani, nella seconda metà del I secolo, in un periodo probabilmente compreso tra il 70 e il 90.
Gli autori specificano che è in un simile contesto che dobbiamo collocare l’antica Comunità dal cui seno è scaturita la Didachè, una Comunità formata certamente da ebrei profondamente legati alle loro radici e alle tradizioni patrie, che molto verosimilmente erano sì consapevoli della particolarità della loro fede in Rabbì
Yeshùa ben Yosèf, ma che comunque non avevano maturato quel distacco dall’ebraismo che sarebbe avvenuto in seguito. In tale Comunità appare chiaramente fuori luogo differenziare già in questo stadio di sviluppo gli ebrei dai cristiani. Tutti (o quasi) erano ebrei, e verosimilmente la maggior parte di essi affiancava all’osservanza della
Torah e dei precetti e alla frequentazione della Sinagoga l’ascolto del messaggio di Yeshua e la partecipazione alla mensa comune, in cui si compiva, attraverso la celebrazione dell’eucarestia, una particolare forma di todah (sacrificio di ringraziamento) verso
HaShem (Dio).
In breve, gli autori hanno reso in lingua ebraica alcuni dei termini che compaiono nell'opera in greco, al fine di metterne in luce la coloritura giudaica della Didachè,i profondi legami con l’ambiente ebraico di origine.
La nota alla traduzione a pag. 15 riporta a questo riguardo:"Per conseguire tal fine è stato necessario operare anche sul piano linguistico, cercando di intravedere, attraverso il greco della koinè, parole ed espressioni che permettessero di risalire al contesto culturale e spirituale dell’ebraismo".
Così noi troviamo i termini
shofar in luogo di tromba, di
tevilà in luogo di battesimo,
Elokìm in luogo di Dio(Thèos),
edàt o
qahàl in luogo di Chiesa (Ekklesìa),ect... Il termine
Kyrios, cioè “Signore”, che nei testi cristiani in lingua greca può riferirsi sia a Dio che a Gesù, viene tradotto con
HaShem (che indica
Adonai, termine che viene usato solo nella preghiera) quando non è preceduto dall’articolo determinativo e quindi si riferisce a Dio, mentre quando è preceduto dall’articolo viene reso con
Adòn e in tal caso indica il Messia.
Non so che utilità possa avere una operazione del genere per il lettore medio.
[Modificato da Topsy 21/05/2009 21:39]