Mi è stata inviata via e-mail, con la richiesta di pubblicarla nel forum o nel sito. L'autore mi ha chiesto di omettere il suo nome, in quanto «ho comunque mamma e sorella nella verità e non vorrei causare loro dei problemi se qualcuno dovesse notare che sono diventato un APOSTATA. Perchè in sostanza è di questo che si tratta, tutto ciò che è contro la società è apostasia».
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Mi chiamo xxxx xxxxxx.
Anche io ero un testimone di Geova.
Sono nato in una famiglia credente composta da mamma, sorella e fratello, mio padre no.
Mi sono battezzato all'età di 18 anni,ora ne ho 27, e da circa 5 anni non sono più un membro dai testimoni di Geova.
Crescendo in un ambiente familiare molto brutto (padre violento) mi sono stretto molto al gruppo di amici che mi ero creato all'interno della congregazione,anche se fino a maggiore età non sono voluto arrivare al punto di dedicarmi completamente con il battesimo.
poi, pensando che fosse la cosa giusta, spinto poi anche dagli anziani del mio paese che mi lodavano per il mio zelo nel servizio e per le mie buone qualità oratorie,decisi di battezzarmi.
Inizialmente tutto bene. Dopo poche settimane arrivarono i primi privilegi, leggere allo studio di libro, la preghiera allo studio, fare il microfonista e l'usciere, etc.
Però qualcosa cambiò,quando mia madre decise di lasciare mio padre. Lo fece nel modo più chiassoso possibile, commettendo adulterio con un vicino di casa. La cosa si seppe per tutta la congregazione,e lì capii che c'era qualcosa che non andava.
Come facevano a saperlo così tante persone?
Il peccato lo aveva commesso mia madre, ma allora perchè io venivo allontanato da tutti i compagni di fede? Perchè a seguito della separazione, per motivi di invivibilità con mio padre, decisi di trasferirmi da mamma. Avevo 19 anni e un lavoro precario. Forse questo bastava a rendermi un peccatore ai loro occhi.
Iniziai ad attraversare dei brutti periodi di isolamento. Cambiai congregazione, e dove non mi conoscevano ritrovai un attimo di pace. Però,dove andavo era molto lontano dal mio posto i lavoro e dal luogo dove lavoravo, così spesso, per motivi di straordinarie, o non andavo alle adunanze, o arrivavo magari in ritardo.
Mi fu fatto notare che dovevo cercare di essere più inflessibile con il mio datore di lavoro per gli orari a cui ero sottoposto, arrivando al punto di suggerirmi di cambiare attività.
Non seguii i loro consigli.
Per evitare visite pastorali, perchè nel frattempo mi era anche quasi impossibile restare un proclamatore attivo, decisi di essere presente a tutte le adunanze almeno, dimostrando loro che ce la stavo mettendo tutta. Ma non servì. Si impuntarono una sera,c he per il forte ritardo arrivai con la barba incolta, dovevo tenere un discorso dal podio e non me lo fecero tenere, sostituendomi. Finita l'adunanza mi presero da parte in saletta e cominciarono a parlare del mio aspetto e del come questo poteva influire sul decoro della congregazione.
Inizialmente feci finta di avere compreso la situazione, poi decisi che non mi stava bene.
All'adunanza successiva arrivai con il pizzetto, e apriti cielo:
iniziarono le battute prima dell'adunanza (sei sporco sotto il mento, sei diventato uomo ma le lamette esistono...), ma non mi toccavano. La domenica mattina dopo l'adunanza arrivarono degli anziani a sorpresa a casa mia e dovetti fare andare via mia madre per un po'. Lì, pubblicazioni alla mano, tentarono di convincermi che è sbagliato portare la barba o il pizzetto, perchè sinonimo di persona poco raccomandabile e poco pulita. Lì per lì rimasi sbigottito, ma poi capii che volevano togliermi i privilegi se non decidevo i tagliarmi il pizzetto e di presentarmi sempre in modo decoroso alle adunanze, proprio come un ministro di Dio dovrebbe fare. Non accettai il compromesso dichiarando che la barba era la mia, la faccia pure e la mia coscienza non mi diceva che era sbagliato.
Seguirono altre visite pastorali nelle quali l'argomento era sempre la barba. Persi tutti i privilegi acquisiti, non potendo neanche più partecipare alla scuola di ministero teocratico con i miei discorsi, perchè non ritenuto più un esempio per la congregazione.
Seguirono altri momenti di isolamento, fino a quando non trovai l'amicizia di alcuni figli di anziani, molto più vicini al mondo che alla verità, che ovviamente, essendo rimasti gli unici amici che avevo, non trovarono molta resistenza nel coinvolgermi nelle loro attività clandestine. Iniziai a fumare di nascosto, al posto di andare in servizio andavamo a cercare marijuana da fumare e andavamo a ballare. Una volta mi portarono anche a prostitute, ma non ci andai.
Una sera, spinto dallo sconforto, decisi di ubriacarmi per sollevarmi il morale e iniziai a fare lo stupido con una tipa anche lei ubriaca. Finimmo col fare sesso. Io però in teoria mi stavo frequentando con una sorella, ma clandestinamente, perchè il padre sapeva la storia di mia mamma e non voleva che la figlia avesse niente a che fare con me.
Finito di fare sesso (ero vergine), sentii che era sbagliato tenere a freno le pulsioni sessuali, e così andai a prendere di nascosto la sorella con cui mi frequentavo e facemmo l'amore. Ci scoprì il fratello di lei e successe il finimondo. Solo che lui non aveva visto tutto, quindi non poteva sapere cosa avessimo fatto realmente, e convintolo a tacere, decidemmo di non dire niente.
Una settimana dopo mi sentivo sporco dentro e decisi di raccontare agli anziani tutto quello che avevo fatto, convocandoli personalmente per un comitato giudiziario, chiedendo aiuto e perdono.
Il perdono non mi fu accordato, perchè la voce della fornicazione era diventata pubblica nel frattempo, quindi qualcuno aveva fatto la spia, e poi perchè avevo fumato e tenuto atteggiamenti moralmente inaccettabili davanti a persone che sapevano che ero un TDG.
Da quel giorno non ho più visto mio fratello che vive in Germania né i miei nipotini. Mia madre è stata riassociata e insieme a mia sorella sono le uniche persone che mi sono state vicine e anche se a fatica, mantengono segretamente dei rapporti ancora con me.
Questa è la mia storia.
Grazie, se vuoi pubblicarla, fallo pure.
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