00 27/04/2009 21:50
Re:
Polymetis, 27/04/2009 21.09:

Per Mario70


nel primo caso ci sono stili letterari ben precisi tra cui appunto quello mitologico che va preso per quello che è... nel secondo invece si tratta di capire se determinate prescrizioni siano ancora valide o fossero circoscritte a quel specifico contesto.



Non vorrei dire qualcosa di sconvolgente ma... i miti non esistono...
La categoria di "mito" non è coeva ai miti, è una griglia concettuale che lanciamo noi moderni sulla letteratura antica, che invece ragionava per altri generi. Un greco o un ebreo non avrebbero capito che cosa significa "mythos" contrapposto a "storia" (neppure la polemica di Tucidide contro il mythodes di Erodoto presuppone questa contraddizione). Sulla vanificazione del mythos come contrapposto al logos si possono leggere gli studi di Calame e Detienne. Il mito è portatore di una razionalità tutta sua, i miti per dirla in due parole non sono affatto irrazionali...
Capire quali prescrizioni morali siano ancora valide e quali invece no è un'operazione altrettanto aleatoria, che nel tuo caso dipende unicamente dalla tua filosofia della storia e della tua filosofia morale. Il problema ovviamente è in base a che cosa si posa dire che qualcosa vale solo per la mentalità di un determinato periodo storico.

Per Agabo


"Un pensiero alquanto confuso! Naturalmente, potrai sempre difenderti rispondendomi che "non l'ho capito" (!!!)."



Sono io a non aver capito nulla della tua risposta, e forse non la capisco perché non comprendo davvero a che cosa dovrebbe rispondere...


" prima affermi che è legittimo prendere alcune cose alla lettera, a differenza di altre, non puoi invalidare questo che è comunque un procedimento esegetico corretto, argomentando in seguito che che la stessa regola non la si possa applicare anche ad altre parti della Scrittura. "



Io ho detto che alcune cose si possono prendere alla lettera e altre sono invece da intepretare, e fin qui ci siamo. In seguito ho detto che non capisco in base a quale criterio, chi non crede alla Traditio, scelga cosa prendere alla lettera e che cosa intepretare. La risposta è ovviamente che costui sceglie cosa prendere alla lettera e cosa no in base alla propria formazione, cioè a dei criteri personali. Ciò rende il tutto molto aleatorio, perché un altro inteprete potrebbe non essere d'accordo coi suoi criteri. La storia del protestantesimo, col suo proliferare di sette scismatiche, mostra chiaramente che non esistono letture condivise da tutti, e che il "libero esame" porta ciascuno a trovare nel testo quello che vuole trovarci. Mario70 ad esempio ha già deciso a priori che l'omosessualità non sia moralmente illecita e dunque intepreta come soprassati tutti i passi biblici che la condannano. Questo procedimento ovviamente dipende unicamente dalla sua visione del mondo, e da ciò che già prima pensava. Anziché piegare le sue teorie ai fatti che incontra per strada, piega i fatti che incontra alle teorie che ha già in testa. In questo modo non è più la Scrittura che mi mette in discussione, ma io che metto in discussione la Scrittura, tenendo solo quello che mi va bene (o che s'accorda con la filosofia del mio tempo).





Non te ne sei accorto ma avevo chiuso il post essendo un doppione dell'altro, sulla letteralità della genesi e sul peccato originale.
Comunque mi sembra che anche menti eminenti della tua chiesa abbiano accettto (o almeno hanno dichiarato plausibile) l'evoluzione dopo che essa è stata discussa per decenni nel secolo scorso, allora perchè loro possono e io no?
La traditio non insegnava forse che Adamo, Eva, il serpente, il giardino, l'excalibur roteante ecc... fossero reali?
Ciao