00 14/04/2009 01:29

Se un peccato è rimesso, è rimesso e fine della storia, anche la distinzione tra colpa e pena attiene alla sfera giuridica (di cui la teologia papista è infarcita fino al midollo) e non al vangelo.



Il Vangelo è la buona novella di Cristo, il Cristianesimo è l'incontro con Cristo risorto, Cristo è Persona, ed il diritto è ciò che regola i rapporti tra le persone, ergo non c'è nulla di male nell'usare le categorie giuridiche per leggere il Vangelo, fermo restando che queste trovano la loro giustificazione in un'etica rivelata intesa come di stampo teleologico (come ho più volte detto). Il Vangelo supera la giustizia umana, ma nel senso che la perfeziona, mica che l'annulla.


Già il tomismo è sufficientemente astruso di suo, quindi se almeno usi l'italiano sarà più facile che io capisca cosa vuoi dire.



Dio ha creato l'uomo perché questo trovi in Lui il proprio fine ultimo. Ora, l'uomo non può raggiungere Dio con le sue sole forze naturali, né indirizzare a Lui la sua volontà senza che la grazia di Dio lo perfezioni. Ergo, Dio, volendo il bene dell'uomo, lo deve aver creato dotato di quella grazia in grado di orientare la sua volontà all'ultimo fine, altrimenti sarebbe (come dicevo) un po' come se Dio avesse dato agli uomini gli occhi, ma poi non avesse acceso la luce per farli funzionare, condannandoli comunque alla cecità. Quindi, se l'uomo oggi nasce privo della grazia di Dio ed ha bisogno di accettare il dono gratuito che Egli gliene fa, questo non può dipendere da Dio, ma dall'uomo.


A parte questa "giustizia originaria" che probabilmente non è mai esistita potrei anche essere d'accordo, ma ti faccio notare che in questa frase il presupposto è la "congenita inclinazione al male", quando invece dovrebbe essere ciò che dovresti dimostrare.



Se l'uomo ha così tanta difficoltà a perseguire il bene, questo a cosa è dovuto? Dalla sua limitatezza? No, perché non sarebbe logico che Dio avesse creato l'uomo senza dotarlo anche di tutti i mezzi perché questi potesse raggiungere il bene che gli è proprio con la massima facilità possibile. Ergo, se questa facilità oggi l'uomo non ce la ha, ciò dipende dal fatto che qualcosa si pone come ostacolo alla sua volontà nell'indirizzarsi al bene (un ostacolo che non ci sarebbe se la sua volontà fosse perfettamente libera di scegliere tra bene e male). Questo non significa (come voleva Lutero) che l'uomo sia privo della libertà, ma che l'esercizio della sua libertà verso il bene trova degli ostacoli che non possono certo provenire dalla volontà di Dio (che volendo il bene della sua creatura deve averla creata come massimamente capace di bene), pur non essendo completamente impedito.

Ora, se come ha scritto San Paolo (Rm 7,15-23):

“Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto.
Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.
Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio.
Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me.
Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me.
Infatti acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.”

questo non può dipendere da Dio, che non può aver creato l'uomo schiavo della legge del peccato nelle sue membra, ma tale schiavitù deve derivare dall'uomo stesso. La dottrina del peccato originale ci spiega proprio che è dell'uomo la colpa della schiavitù al peccato in cui l'uomo si trova incatenato, ma non di ogni singolo uomo in quanto ha commesso peccati personali, bensì dell'uomo odierno come frutto di una storia umana che è iniziata come una storia di peccato (e redenzione).


Tu stai facendo dire al vangelo una cosa che non dice. La finalità di quella pericope è di dimostrare che Dio salva chi vuole e come vuole, non che esistono persone che poiché non sono state chiamate a fare il bene per buona parte della vita debbono fare mille millenni di purgatorio.



Guarda che io ho detto il perfetto contrario. Ho detto che la giustificazione degli operai dell'ultima ora e il loro diritto ad una retribuzione pari a quella degli operai della prima ora sta proprio nel fatto che questi nell'ultima ora sono stati chiamati (perché infatti questi non sono al lavoro? Perché nessuno li ha chiamati a lavorare). Ma che mi dici di quegli operai che pur chiamati nella prima ora non abbiano lavorato che nell'ultima ora? Come ho scritto nel mio post precedente:

“Cosa si succederà a questi operai al cospetto del padrone della vigna quando andranno a riscuotere la loro paga? Certo proveranno un po' di vergogna, credo, ed arrossiranno di fronte al padrone della vigna e, forse, le loro mani esiteranno un poco a ritirare la paga, che il buon padrone, visto il loro sincero pentimento, non esiterà però a dargli, rincuorandoli.”


Guarda, non ci siamo capiti, io ho detto che l'uomo, dal momento che da sempre ha l'opzione del male, non è orientato da nessuna parte, è libero, ed in questo risiede almeno una parte della sua somiglianza con Dio.



Ed io ti ho detto che se l'uomo non è più inclinato verso il male che verso il bene e che se a tutti gli uomini viene offerta la grazia, non si spiega il motivo per cui il mondo sia pieno di “buoni ladroni” e non conti che un pugno di San Francesco d'Assisi, a meno di non ammettere che la grazia non abbia nessun influsso nel migliorare l'uomo, ma non faccia che giustificarlo e che, per ciò che concerne la salvezza, tutto dipenda dall'uomo, limitandosi Dio a dargli la possibilità di conseguire la grazia, senza poi sostenerlo in alcun modo nel raggiungrla e perseverare in essa (il che, come dicevo, mi puzza un tantinello di cripto-pelagianesimo).


aridaje.



E che ce voi fa'?
[Modificato da Trianello 14/04/2009 07:16]

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)