Leggendo la Torre di Guardia del 1 Marzo 2009, ho trovato un concetto che mi incuriosisce.
Gli articoli iniziali, che rispondono alla domanda di copertina “La vostra vita è stata decisa dal destino?” dicono che in realtà nella nostra vita niente è stato prestabilito perché “il tempo e l’avvenimento imprevisto capitano a tutti”, e su questo mi trovano d’accordo.
Ma continuando a leggere si capisce dove vogliono arrivare, e cioè alla vita eterna in un mondo paradisiaco.
In che modo ci arrivano? Dicendo:
“Ciò che è prestabilito e inalterabile non è il destino delle persone ma ciò che Dio si è proposto di fare…. Cos’è dunque la “parola” di Dio riguardo alla terra e al futuro dell’umanità, cioè il proposito che ha dichiarato e che “avrà sicuro successo”?”
Col paragrafo intitolato “Comprendiamo i tempi di Dio” [come se questi si potessero comprendere!!!] cominciano a rispondere:
“Salomone fornì un’indicazione. Dopo aver detto che “ogni cosa (Dio) ha fatto bella a suo tempo”, proseguì affermando: ”Anche il tempo indefinito ha posto nel loro cuore, affinchè il genere umano non trovi mai l’opera che il vero Dio ha fatto dall’inizio alla fine”. La Bibbia Concordata rende questo versetto come segue:”Anche l’idea dell’eternità ha posto nel cuore dell’uomo, senza però che questi riesca a rendersi ragione, dal principio alla fine, dell’opera che Dio ha compiuto”. – Ecclesiaste 3:11
… Noi esseri umani siamo le uniche creature viventi che pensano non solo a presente ma anche al futuro. Vorremmo inoltre poter vivere per sempre, in eterno. Perché? Come spiega il versetto, Dio ‘ha posto l’idea dell’eternità nel cuore dell’uomo’.
… dal momento che Dio ha messo nel mostro cuore questo desiderio, non è logico rivolgerci a lui perché ci indichi come soddisfarlo?”
Ora, io non voglio dire che questa scrittura sia sicuramente intesa in modo erroneo dai TdG, ma sinceramente mi viene da pensarlo leggendo questo versetto dalle edizioni Paoline che lo rende così:
"Egli ha posto nell’uomo anche una certa visione d’insieme, senza però che gli riesca di afferrare da capo a fondo l’opera fatta da Dio”;
la nota in calce su questo versetto dice:
“Sia nell’osservare la natura come la vita dell’uomo, Qohèlet coglie una successione di tempi e intuisce che ci deve essere un senso, un principio unitario che dia significato al tutto, ma la sua esperienza limitata non gli consente di afferrare l’opera di Dio da capo a fondo, per cui la sua intuizione e il suo desiderio restano inappagati: questa conoscenza è solo da Dio.”
Detta così si capisce che quella scrittura si riferisce all’eternità di Dio, alla Sua immensità, messa nel cuore dell’uomo nel senso che l’uomo ha la capacità di rendersi conto di questa eternità ma non può ovviamente capirla o coglierla appieno in quanto appartiene a Dio.
Però… però… leggendo questa scrittura in altre versioni bibliche, noto che in nessun posto (ovviamente rispetto alle Bibbie che ho consultato) viene riportato come nelle edizioni Paoline, anzi, queste ultime sembra abbiano addirittura “interpretato” il versetto facendogli dire quasi tutt’altro.
Mi chiedo a chi devo credere!
I tdg prendono questo versetto per avallare il loro intendimento che l’uomo è stato fatto per vivere per sempre sulla terra, cosa che non mi riesce più di credere.
D’altro canto, le edizioni Paoline riportano quel versetto in modo talmente diverso da lasciarmi a dir poco sorpresa, anche se l’intendimento che ne deriva mi sembra più plausibile di quello del CD.
Chi mi può aiutare?
Grazie, Ely