parliamonepino, 07/03/2009 0.53:
Discriminare è un atteggiamento che può essere "contagioso", ma serve solo a demolire, non certo a creare buone intenzioni.
Per quanto non si possa che essere d'accordo con il significato generale dell'intervento (come si può d'altronde essere in disaccordo con la saggezza dei motti che dividono vizi e virtù equamente, indipendentemente dal credo e dalla confessione?), occorre però precisare che il "discriminare" è un'attività che sono principalmente i testimoni a compiere verso se stessi.
"Noi non facciamo parte del mondo": quante volte, da testimoni, abbiamo addittato in noi stessi o in quelli della nostra stessa fede, esempi di comportamento e di "onore" per il nome di Geova?
La discriminazione veniva compiuta da noi stessi, in quanto convinti che la semplice appartenenza al gruppo potesse far di noi persone migliori, e altrettanto operasse nei nostri "fratelli".
Dire: "tra i tdG ci sono anche persone molto disoneste", assume perciò un peso rilevante proprio in virtù di questo, cioè del fatto che tale frase è spesso inconcepibile a cagione della discriminazione che i tdG stessi compiono verso se stessi.
Detto questo a Gallo vorrei dire che rimanere perennemente arrabbiati è come subire un torto e per reazione andare a casa propria e sfasciare tutto.
Ciao
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Gianluca