00 06/03/2009 19:47
La risposta di Trianello è esemplare. Lo stato non può legiferare in base alle mie emozioni. Io ad esempio sono contro la pena di morte, ma è indubbio che se uccidessero mia figlia vorrei strangolare con le mie mani il responsabile. Per fortuna c'è lo Stato a fermarmi, lo Stato che non deve agire in base al mio sconvolgimento emotivo bensì in base alla logica. In questo caso il benessere psicologico di un individuo passa in secondo piano, visto che il prezzo di questo benessere psicologico è la vita di qualcun'altro. Abbiamo sul piatto due comportamenti possibile: nel primo caso sacrifichiamo il benessere psicologico di questa bambina, nel secondo caso la vita di un bambino. per quanto sia atroce, la scelta razionale non può che privilegiare la salvaguardia della vita del bambino, visto che la salvaguardia della vita di chi rischia la morte è più importante del benessere psicofisico.
Non c'è alcun parallelo tra un cattolico contrario l'aborto e un kamikaze. Nel primo caso infatti il credere ad un assoluto salva una vita, nel secondo caso invece l'assoluto stronca delle vite. Né c'è alcun parallelo tra chi si lascia morire per evitare una trasfusione e chi difende la vita di un nascituro. Anche in questo caso infatti il primo comportamento genere la morte, nel II caso invece si difende una vita. Non è un errore credere a degli assoluti, semmai possono essere errati gli assoluti cui si presta fede. Tutta la vostra argomentazione poggia su un relativismo strisciante che non tollera che qualcuno pretenda di possedere la verità. La cosa poi è contraddittoria, perché voi stessi credete di possedere una verità, e cioè che nessuno possa credere di avere delle verità. Il relativismo si contraddice da solo perché considera relativo tutto tranne se stesso. Gli intolleranti sono i relativisti: nel loro furore anti-dogmatico si turano le orecchie, credendosi degli illuminati, e non si rendono conto che anche loro difendono un dogma e un'ideologia.
Il caso in questione però ha una declinazione particolare. Che cosa fare se la gravidanza mette a rischio la vita della madre, e cioè se sulla bilancia non c'è il benessere psichico della madre contro la vita del bambino, bensì la vita della madre contro la vita del bambino? Qui, mi duole dirlo, non ho risposte filosofiche forti da dare, perché in questo caso l'aborto potrebbe configurarsi come un caso di legittima difesa. Ad ogni modo bisogna valutare caso per caso, e vedere se davvero la gravidanza avrebbe condotto alla morte questa bambina, o se invece un remoto rischio sia stato usato come scusa. Sui casi in cui la gravidanza porta certamente alla morte della madre, non credo di poter sostenere una posizione definita basandomi su argomenti solo razionali e laici. A meno che qualcuno non mi mostri il contrario, ovviamente.

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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)