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Ecco dicevo appunto, come invece il Grottanelli dichiara illusorio il carattere seminomade dei Patriarchi (la cui storicità è ovviamente negata). Illusorio, dal momento che essi sono mostrati dal racconto della Genesi in atto di coltivare cereali, e che non esisteva nell'antico Vicino Oriente (o almeno in area palestinese) prima del I millenio una vero e proprio genere di vita puramente nomade e pastorale, ma piuttosto una società che integrava l'agricoltura stanziale con una forma di pastorizia transumante. Così gli spostamenti anche ampi che la Genesi attribuisce ai Patriarchi hanno semmai la funzione di fondare istituzioni e realtà ampiamente distribuite su un vasto territorio interessato dalla presenza dell'antico Israele



Alla luce della prospettiva storico-religiosa, Sabbatucci, nel già citato volume sul Monoteismo, interpreta tutta la storia dei patriarchi con i loro spostamenti e le vicende delle loro consorti come dei miti cosmicizzanti (da non confondersi con i miti cosmogonici) fondanti una domesticazione del territorio che gli ebrei ritenevano donato loro da YHWH. Tali miti (il fatto che Sabbatucci li interpreti alla stregua di miti, ovviamente, non significa, nemmeno per lui, che tali racconti non si rifacciano a delle tradizioni storiche in senso stretto, ma, semplicemente, che per la funzione “fondante” che assumono nel racconto biblico devono essere classificati in questo specifico genere letterario). L'idea di fondo è che da una entità sovrumana concepita come protettrice di un singolo Clan (forse concepita, da principio, come un antenato potente), si passa, con la storia di Giacobbe e la sua “lotta con Dio” (di cui Sabbatucci dà un'interessante lettura in chiave storico-religiosa) alla definizione di un Essere supremo quale protettore di un popolo, dotato di tutte le caratteristiche classiche degli esseri supremi (così come questi sono stati definiti da Pettazzoni), ma avvertito come opposto alle divinità dei pantheon politeisti delle civiltà limitrofe. Con la monarchia, poi, questa entità assunse caratteri deiformi legati proprio all'introduzione in Israele dell'istituto monarchico. Solo dopo la riforma in senso “monoteista” da parte di Dario, mentre il popolo ebraico era assoggettato alla potenza persiana, quest'ultimo maturò la convinzione che il proprio Dio era effettivamente l'unico Dio. Come ammette anche lo stesso Sabbatucci, ovviamente, questa lettura meramente storico-religiosa apre un'infinità di interrogativi a livello storico a cui i documenti non ci permettono di dare risposta.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)