00 24/01/2009 17:17
Re: risposta dalla betel
marcos35, 24/01/2009 9.00:

questa è una tipica risposta della betel... ad ognuno i suoi commenti:::::
Quando 2 coniugi hanno problemi riguardo alle loro relazioni sessuali e vogliono sapere ciò che è giusto o non è giusto fare, si può solo additare loro ciò che la Bibbia dice sotto forma di leggi o principi. Andare oltre tale regola non è corretto. La W 15.7.78 p 31 dice: “Bisogna riconoscere che la Bibbia non stabilisce nessuna regola o limitazione specifica sul modo in cui marito e moglie possono avere rapporti sessuali”. Vuol dire che possono fare ciò che vogliono? La stessa rivista a p 32 risponde: “Con questo non si deve intendere che tutte le pratiche erotiche siano condonate. Si esprime semplicemente il vivo senso di responsabilità di lasciare che siano le Scritture a stabilire norme e di astenersi dall’assumere una posizione dogmatica dove l’evidenza non sembra provvedere una base sufficiente”. A p 31 si parla di certe pratiche insolite, “come la copulazione orale nell’ambito del matrimonio e queste furono messe sullo stesso piano della grave immoralità sessuale. In base a ciò si pervenne alla conclusione che si abbandonava a tali pratiche erotiche era soggetto alla disassociazione”. Poi la rivista prosegue: ”Un ulteriore e attendo esame della cosa ci ha convinto che, mancando chiare istruzioni scritturali, queste sono cose per cui la coppia deve assumersi la responsabilità davanti a Dio e che non spetta agli A. tentare di controllare queste intimità coniugali né provvedere alla disassociazione se tali cose ne fossero l’unico motivo”. Ma se la congregazione non ha basi scritturali per intervenire quando 2 coniugi praticano la copulazione orale o anale, ciò non vuol dire che ciò sia giustificato davanti a Do nel praticare tali cose di origine ripugnante. nella W 1.9.83 p 31 viene fatto un es. di un marito che esige che la moglie partecipi a un’attività erotica pervertita. La rivista dice: “Anche se il coniuge credente è angustiato dalla situazione, il suo sforzi di attenersi ai principi scritturali gli farà ottenere la benedizione di Geova.” Lo sforzo che deve fare il credente dipende unicamente dalla sua decisione personale. Nessun altro può dirgli cosa deve fare. Deve essere la sua coscienza che deve operare. La W 15.5.78 indica il principio da seguire nei campi in cui c’è dubbio. La W 1.9.83 p 31 indica quando la congregazione nel caso di problemi riguardanti relazioni pervertite. Quando il problema diviene noto e suscita scalpore e mormorii nella congregazione, allora gli A. devono prendere provvedimenti. Se è un SM che fa tali cose e ne parla agli altri, non è più irreprensibile. E se non ne parla con nessuno, ne assume pienamente la responsabilità davanti a Dio, che deve essere servito con coscienza pura. Se poi uno sfacciatamente incoraggiasse altri ad avere relazioni sessuali pervertite, potrebbe essere espulso dalla congregazione per condotta dissoluta. (DC 6.7.88)




Non capisco. Se la stessa WT ammette che le Scritture non sono esplicite riguardo certe pratiche sessuali, mi spiegate secondo quale principio le giudicano pervertite? Il CD si contraddice: prima sostiene che la Bibbia è l'unica guida morale accettabile per un cristiano (dice lui, per un TDG diciamo noi), poi, però, se relativamente a qualcosa che non gli piace non si trova nulla di preciso né sul AT né sul NT, allora si arroga il diritto di aggiungere qualche senso di colpa in più e motivi per essere, se non dissociati, almeno additati come moralmente condannabili. Mi pare proprio che sia il CD a non essere irreprensibile dal punto di vista etico.

Cari signori del CD, ci vuole coerenza, a livello personale senz'altro ma, soprattutto, bisogna esserlo quando dalle nostre azioni e/o parole dipende la vita di un'altra persona e, nel vostro caso, sono milioni in tutto il mondo coloro vi che credono a prescindere; non è accettabile la vostra condotta.

Un saluto a tutti, TDG e non.