00 16/12/2008 16:18
Re:
giainuso, 16/12/2008 15.16:

Quello che non inquadro è la necessità di espiare attraverso l'uccisione di un animale.
E' una pratica barbara, comprensibile solo se si pensa che uomini di migliaia di anni fa avevano un sistema di valori ed una sensibilità diverse dalla nostra.

Ma Dio che c'entra ?
E' come se Dio semplicemente "tollerasse" un esigenza dell'uomo antico di manifestare attraverso lo spargimento di sangue la sua devozione.

Non è una esigenza di Dio uccidere durante la ceremonia religiosa, ma dell'uomo.
L'uomo se da una parte sta offrendo alla divinità quanto di meglio può, dall'altra non percepisce affatto l'aspetto violento, per noi oggi intollerabile di quella forma di adorazione.

Questo tipo di considerazioni mi allontanano sempre più dall'idea di Dio, poichè più studio, più vado a ritroso analizzando come si sono sviluppate usi, costumi e credenze e più vedo l'uomo creatore del suo Dio e non viceversa.

Ciao,
Bruno




Non mi sento investita del compito di persuaderti del contrario, anche perchè in fondo non hai detto nulla di così diverso dall'insegnamento che i maestri d'Israele ci hanno tramandato.
La cultura ebraica non ha vissuto nè vive sotto una campana di vetro, ma ha conosciuto e conosce momenti di contatto con realtà culturali esterne che l'hanno influenzata senza per questo snaturarla; gli ebrei ne sono consapevolissimi, e non gli fa alcun problema.
Circoncisione, culto sacrificale, riscatto del primogenito, celebrazioni di festività legate ai cicli della natura, non sono forse pratiche comuni ai popoli pagani dell'antichità, eppure sono praticate dagli ebrei; gli ebrei che sono portati a porsi costantemente delle domande sui precetti che osservano, si sono dunque anche chiesti perchè mai dopo aver suggerito al popolo un comportamento morale e sociale così diverso da quello conosciuto e applicato all'epoca dai popoli idolatri, la Torà, in Levitico, dedichi tanta minuziosa attenzione al culto sacrificale nel Tempio; questo perchè era noto che molti popoli idolatri, praticavano il culto sacrificale animale e persino umano.

Essi si sono domandati: Se l'Eterno aveva come scopo di sradicare dal popolo tutte quelle manifestazioni "primitive" del culto religioso, per elevarlo spiritualmente, perchè non vietò dopo l'uscita dall'Egitto il culto sacrificale, anzi lo istituzionalizzò?
Maimonide, ci offre una possibile risposta: la Torah, non lo fece perché la natura umana è portata a seguire ciò che le è abituale. L'Eterno non giudicò perciò opportuno imporre la soppressione totale di quel culto allora diffuso in ogni luogo e familiare a tutti i popoli. La Torà non vietò il culto sacrificale, ma lo trasformò attraverso regole minuziose gradualmente per liberarlo dai suoi legami con l'idolatria e per indirizzare progressivamente l'ebreo verso forme cultuali meno cruente all'epoca non ancora consolidate.
Gli ebrei che da 2000 anni non hanno più Tempio in cui offrire sacrifici, hanno a loro disposizione Yom Kippur (il Giorno dell'Espiazione), la preghiera (il culto del cuore) e le opere di carità, tutte ugualmente previste dalla Bibbia Ebraica quali modalità di espiazione.