00 01/12/2008 23:39
Caro soffiodipoesia, questa trattazione mi ricorda tanto i discorsi dei sofisti che il Socrate platonico si divertiva a “smontare”.
In primo luogo, introduci due locuzioni, “via mistica” e “via teologica”, senza però degnarti di dare alcuna definizione delle suddette, per cui le stesse diventano semplicemente due etichette sotto le quali piazzare ciò che ti aggrada (via mistica) e ciò che non ti aggrada per nulla (via teologica).
Forse ti sconvolgerà saperlo, ma c'è addirittura una branca della teologia (o scienza sacra) che si occupa dello studio della mistica e si chiama appunto “teologia mistica”. Ma forse ti sconvolgerà ancora di più il sapere che quello che è il più grande teologo sistematico dell'Occidente cristiano, San Tommaso d'Aquino, è stato anche un grande mistico, questo perché non si dà mistica senza teologia e proprio la teologia ci permette di distinguere l'esperienza mistica dalle allucinazioni psichedeliche o dai vaniloqui degli schizofrenici.
In secondo luogo, fai un accostamento tra il concetto buddhista di impermanenza e quello cristiano di “corpo mistico” (?), termine col quale probabilmente volevi indicare il “corpo spiritualizzato” di cui parla San Paolo Apostolo, che non ci azzecca (per citare un noto ex magistrato italiano) un accidente. Si tratta di due concetti tra i quali non c'è analogia alcuna.
In terzo luogo, parli di “via teologica” come costruita su precetti lì dove, invece, uno dei più grandi teologi (e mistici) cristiani (Agostino) ha scritto che tutta le legge di Cristo si riassume in “ama e fa' ciò che vuoi” e tutta la “teologia morale” cristiana è una teologia delle virtù più che dei precetti (o comandamenti), dove i precetti hanno solo lo scopo di illuminare la consistenza delle virtù (prima tra tutte la virtù teologale della carità).
In quarto luogo, il fatto che le esperienze mistiche tendono ad assomigliarsi da un punto di vista fenomenologico non indica che tutte le esperienze mistiche siano uguali, perché spesso molto diversi sono gli esiti delle medesime.
In ultima analisi, la tua “via mistica” a me sembra tanto un minestrone dove tutte le differenze svaniscono nel nulla, la tua “via mistica” mi sembra una via verso il tutto che è uguale al tutto, vale a dire verso il nulla. Il Cristianesimo, invece, è una via verso l'essere in sé, il supernamente intelligibile per sé, l'assolutamente altro rispetto alla creatura. Una via che non è fatta di umani sforzi, ma di Grazia... e questo anche nell'esperienza dei suoi mistici, i quali vivono la suddetta come abbandono al totalmente (incomprensibile, se non per Grazia) altro.


PS

Aristotele diceva che la virtù sta nel mezzo: il fatto che l'approccio settario e fondamentalista sia un male non ci deve spingere a vedere il bene nel relativismo nichilista.
[Modificato da Trianello 01/12/2008 23:58]

-------------------------------------------

Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)