edinz, 27/10/2008 9.37: Lascio che siate voi a giudicare se sia culto della personalità oppure no. Faccio però notare, che in casi come questi, la percezione che si ha del fatto narrato cambia se ha raccontare l'esperienza è il diretto interessato o se, invece, è una persona terza che non fa riferimento a nessun "fratello" in particolare. Ovvio che nel primo caso, il protagonista, che è ben identificabile non solo per nome e cognome ma lo si vede e lo si sente parlare, diventa egli stesso l'esempio da seguire, non solo la sua esperienza spirituale. Questo, inoltre, accresce ulteriormente i sensi di colpa perché il paragone è con una persona in carne e ossa, non con qualcuno di ipotetico e di astratto.