Infotdgeova -LiberaMente- Lo scopo di questo forum è principalmente quello di analizzare gli insegnamenti dei Testimoni di Geova in chiave critica, onde evidenziare gli errori e le contraddizioni presenti nelle dottrine e nella prassi del gruppo

7 in condotta

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    Indie81
    Post: 12
    Registrato il: 29/07/2008
    Utente Junior
    00 03/08/2008 13:22
    Noto con un certo disgusto che l’appiattimento culturale e il conformismo moraleggiante piace molto anche all’attuale governo viste le innovazioni, come dire, illuminate, introdotte dalla Gelmini (una delle tre fanciulline del Berlusca)…

    …riporto il bellissimo editoriale del Manifesto di ieri (disponibile in rete)

    In divisa a pattugliare le strade delle città, in divisa sui banchi di scuola. La passione per l’obbedienza e il conformismo fa un altro
    insidioso passo avanti con il decreto legge, proposto dal ministro
    dell’istruzione Mariastella Gelmini e approvato ieri dal consiglio dei ministri.
    Non avremo più nulla da invidiare alle coreografiche scolaresche dell’Iraq di Saddam Hussein, che per giunta non potevano contare sull’eleganza del made in Italy, in fermento, si dice con soddisfazione, per aggiudicarsi l’appalto dello scolaro modello.
    E siccome all’abito deve corrispondere il monaco, torna il 7 in condotta ad assicurare la bocciatura a chi non onorerà disciplinatamente la divisa che indossa (reale quella dei più piccoli, simbolica quella degli studenti delle superiori).
    Non saranno più tollerati talenti e intelligenze che neghino il proprio ossequio alle gerarchie, per quanto ottuse e incapaci possano
    rivelarsi.
    Non c’è sapienza senza obbedienza.
    Il tutto perfettamente coerente con una riorganizzazione degli studi che, accorciando l’obbligo scolastico e banalizzando i contenuti
    dell’insegnamento, bandisce capacità critica e indipendenza di
    giudizio. Il pretesto è lo stesso applicato alla stretta sull’ordine pubblico: lì la microcriminalità qui il «bullismo». Emergenza del tutto immaginaria di un fenomeno riscontrato fin dai tempi del libro Cuore, e che solo negli anni della contestazione studentesca fu pressoché cancellato dall’azione collettiva e dall’impegno politico, il quale mise, fra l’altro, fuori gioco quella forma di «bullismo» rituale, caro alla destra, che andava sotto il nome di goliardia. I
    feroci contestatori non malmenavano portatori di handicap, non stupravano compagne di scuola, non discriminavano nessuno.
    La vecchia retorica intorno al grembiule, che lo voleva strumento
    di eguaglianza, almeno nelle apparenze, tra studenti ricchi e poveri
    (sebbene la distinzione di classe abbia sempre saputo mostrarsi anche
    attraverso le divise e il grembiule nero fosse imposto nelle superiori alle sole ragazze fino al 1968), torna grottescamente invariata in un mondo dove tutti i ragazzi e le ragazze scelgono liberamente abbigliamenti piuttosto omogenei e negli stessi grandi magazzini.
    Ma quel che conta è che l’eguaglianza non deve essere quella di gusti e modi di vita condivisi dai giovani, bensì quella imposta per decreto dall’ideologia livellatrice della signora Gelmini e dal sadismomoraleggiante dell’ineffabile «Movimento genitori italiani».
    La convivenza civile, sottratta all’autorevolezza della ragione e del
    confronto, passa, anche nella scuola, all’autorità dei regolamenti e delle sanzioni.
    E torna anche l’«educazione civica», ma con un inquietante slittamento semantico: si chiamerà «Cittadinanza e Costituzione». Cosa significa? Si tratterà di un catechismo di obblighi e doveri che
    gronda «valori occidentali e cristiani»? E della Costituzione italiana qualcuno si prenderà la briga di spiegare quanto venga calpestata e disattesa dai «bulli» in giacca, cravatta e auto blu?
    [Modificato da aramisdherblay 04/08/2008 15:27]
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    Epifanio di Salamina
    Post: 315
    Registrato il: 25/07/2004
    Utente Senior
    00 03/08/2008 14:33
    Re:

    torna il 7 in condotta ad assicurare
    la bocciatura a chi non onorerà disciplinatamente
    la divisa che indossa
    Non saranno più tollerati
    talenti e intelligenze che neghino il
    proprio ossequio alle gerarchie, per
    quanto ottuse e incapaci possano
    rivelarsi. Non c’è sapienza senza obbedienza.
    Il tutto perfettamente coerente
    con una riorganizzazione degli
    studi che, accorciando l’obbligo
    scolastico e banalizzando i contenuti
    dell’insegnamento, bandisce
    capacità critica e indipendenza di
    giudizio. Il pretesto è lo stesso applicato
    alla stretta sull’ordine pubblico:
    lì la microcriminalità qui il «bullismo
    ». Emergenza del tutto immaginaria



    Chissà chi è l'idiota che ha scritto queste cretinate. Uno di quelli che ha favorito certamente lo sfascio della scuola italiana.
    Certo uno che non mette piede in una scuola da vent'anni
    [Modificato da aramisdherblay 04/08/2008 15:20]


    Cari saluti
    Andrea


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    Deliverance1979
    Post: 157
    Registrato il: 25/06/2008
    Utente Junior
    00 03/08/2008 17:00
    Dobiamo capire che chi scrive queste cose è un povero celebroleso.....

    Io vi parlo da insegnate......

    Ma non insegnante di liceo o di università, cosa che sono chi fa le leggi sulla scuola....

    insegnate di istituto professionale

    dove gli studenti mandano in quel paese gli insegnanti, li aggrediscono, sono spalleggiati dai genitori, dove molti extracomunitari vengono a scuola e sono parcheggiati tra i banchi senza neanche sapere una parola di italiano....

    dove abbiamo bocciati da altre scuole e resudati belli psico-socialmente disagiati.....

    tutti parcheggiati lì, tanto che fa, le professionali sono l'ultima spiaggia..........

    testuali parole rivolte ad un ragazzo bocciato ad un prof.....

    Professò, e damme so caz... de sei, che te debbo da il cu..

    noi abbiamo messo addirittura dei 6 in condotta, ma non si può bocciare nessuno, perche il voto di condotta non conta........

    i grandissimi ipocriti del manifesto, non sanno che ogni volta che si riunisce un consiglio di classe di determinati istituti, se tutto fosse misurato con il filo a piombo bisognerebbe bocciare almeno un buon 45-50% degli studenti e rimandaren almeno un'altro 30% a settembre......

    quindi prima di scrivere determinate boiate, perche non si fanno 4 o 5 anni di insegnamento sulle professionali di milano, torino e quant'altro........

    La scuola superiore italiana fino a qualche anno fa era la migliore del mondo, poi in questi ultimi 10 anni da quando:

    1- la scuola è diventata obbligatoria per tutti, quindi dentro anche chi non ha voglia di studiare e fare niente, o cani e porci.....

    2- tolta la sanzione del 7 in condotta e quindi bocciaura anche se si hanno tutti 6

    3- niente esami di riparazione seri a settembre, ma avulsi corsi di recupero e debiti formativi

    4- chiusura di istituti specializzati verso i problemi di handicap più o meno seri, perche i ragazzi debbono socializzare......
    certo, in una classe di 30 alunni con 4 o 5 con seri problemi di apprendimento ed orario di insegnante di sostegno insufficiente....ahhhh è bellissimo........
    è semplicissimo per l'insegnante tenere a bada ragazzi di per se difficili da gestire, pluribocciati, con extracomunitari che non sanno la lingua e con ragazzi con problemi di apprendmento.....

    BENVENUTI NELLA SCUOLA ITALIANA................. [SM=g1537334]


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    Epifanio di Salamina
    Post: 316
    Registrato il: 25/07/2004
    Utente Senior
    00 03/08/2008 17:07
    Re:

    Ma non insegnante di liceo o di università, cosa che sono chi fa le leggi sulla scuola....



    Caro "collega", non credere che nelle scuole superiori le cose vadano meglio. Magari mancano gli insulti e le minacce, però l'ignoranza dilaga. E all'università arriva gente che non è capace a scrivere, e alla fine si laurea.

    Comunque ho insegnato anch'io in un istituto professionale per qualche tempo, e tutto quello che mi è successo l'ho raccolto in un diario che fa ridere e piangere allo stesso tempo.....
    [Modificato da Epifanio di Salamina 03/08/2008 17:07]


    Cari saluti
    Andrea


  • Francesca Galvani
    00 03/08/2008 17:18
    mi associo!
    Non sono insegnante ma genitore e più volte mi sono trovata a contatto con insegnanti disperati che ammettevano candidamente di non poter svolgere il programma perché alcuni elementi della classe non permettevano il regolare svolgimento delle lezioni.
    Dirò di più sono favorevolissima anche all'introduzione del grembiule o di una divisa, le pance nude e perizomi esposti possono andar bene al mare o in discoteca, ma li trovo totalmente fuori luogo in una scuola.

    [SM=x570892]
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    Deliverance1979
    Post: 159
    Registrato il: 25/06/2008
    Utente Junior
    00 03/08/2008 17:23
    Second me bisognerebe aportare una riforma istituzionale scolastiche che parte dalle elementare e finisce all'università......

    soprattutto bisogna far ritornare la disciplina di una trentina di anni fa......

    l'istruzione è gratuita fino ad un certo punto, dopo di che diventa un privilegio, non per i ricchi, ma per tutti i ragazzi che hanno un minimo di impegno.......

    la scuola deve insegnare che la vita è dura e senza impegno o assunzione di responsabilità non si fa niente......

    non è che regalando il diploma o dei 6 politici per promuovere un ragazzo gli si impara la disciplina, l'autostima e l'abnegazione.....

    non hai voglia di studiare?
    sarai bocciato

    non hai voglia di lavorare?
    sarai un disagiato, che dovrà stare attento a come si muove, perche al primo errore ci saranno serie conseguenze......

    questo è uno stato serio, efficiente e funzionale.....

    non è che viziando la persona la si rende migliore.....

    tra eccessiva libertà ed eccessiva disciplina, la seconda via rende migliore e più ordinata una società o cominità di persone......

    o i danni del 68 non ci sono ancora bastati?

    il mio ragionamneto non è fascista o di destra come molti potrebbero pensare, è logico e pratico (vedere l'organizzazione della social democrazia svedese o danese)

    sono discorsi estremisti rispetto alla tendenza di ora, ma sono anche discorsi di tempi che hanno formato le generazioni dei nostri padri e nonni che hanno ricostruito l'italia nel dopoguerra.........

    negli ultimi 15 anni sono state date delle concessioni cosi grandi che hanno fatto danni tremendi, e per l'idiozia di molti pedagogisti contrari ad ogni forma di rigidità abbiamo formato una generazione di smidollati, adesso nel 2008 stiamo ritornando giustamente a metodi passati......

    Ma non potevamo pensarci prima che il maiale uscisse metaforicamente fuori dallo stalletto?????? [SM=x570868]

    o come sempre in italia dobbiamo fare le cose tardi, male e rimettendoci le mani più volte e con costi assurdi? [SM=x570868]
    [Modificato da Deliverance1979 03/08/2008 17:27]
  • Francesca Galvani
    00 03/08/2008 17:29
    Re: Re:

    Epifanio di Salamina,
    Comunque ho insegnato anch'io in un istituto professionale per qualche tempo, e tutto quello che mi è successo l'ho raccolto in un diario che fa ridere e piangere allo stesso tempo..



    perché non ne pubblichi dei pezzi nella sezione fuori tema?
    Avendo letto quel diario sono certa che interesserebbe a molti foristi, tanti di noi sono genitori ed è importante rendersi conto di quel che succede nelle nostre scuole,



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    Epifanio di Salamina
    Post: 317
    Registrato il: 25/07/2004
    Utente Senior
    00 03/08/2008 17:40
    Re: Re: Re:

    perché non ne pubblichi dei pezzi nella sezione fuori tema?



    Un assaggio:

    14 novembre 2005

    Ho ricevuto un'offerta di lavoro da parte di un istituto professionale di un’altra storica città di provincia. Alla mattina mi reco alla scuola e vengo ricevuto dal vicepreside, un uomo molto gentile. Mi spiega che le classi sono un pochino turbolente, ma che è sufficiente mostrare un po' di polso per poterle tenere a bada; d'altra parte lui si trova in quella scuola da moltissimi anni, e ha una grande esperienza. Incontro nel corridoio un amico, insegnante di religione: prima di congedarsi da me, mi fa gli auguri. Avrei presto capito perché.
    La prima delle due classi nelle quali avrei dovuto lavorare è una seconda, composta esclusivamente da maschi. Devo stare un'ora con loro, ma la cosa risulta immediatamente assai faticosa. Un ragazzo sta dormendo sul banco, ma perlomeno tace: gli altri non fanno altro che parlare ad alta voce, pronunciando continuamente parole irripetibili. Un ragazzo in particolare sembra molto agitato, continua ad alzarsi e ad andare alla finestra a guardare chi sta passando di sotto. "C'è mio fratello lì fuori, posso andare a fumare con lui?", mi chiede. Gli rispondo di no, ma non riesco a farlo allontanare dalla finestra. Infastidito dai miei continui richiami, si rivolge a me in questo modo: "Stia attento a quello che dice, perché io non ci metto niente a mettermela in tasca". Ho imparato un'espressione nuova.
    Mi dirigo verso l'altra classe che mi è stata affidata: è il risultato della fusione di due classi diverse, le quali per motivi che non ho ben capito durante l'ora di italiano vengono unificate. Al mio ingresso mi si presenta questo scenario: i banchi sono tutti fuori posto, alcuni ragazzi si stanno picchiando per gioco, molti stanno ascoltando la musica, altri stanno vagando per la classe, qualcuno semplicemente chiacchiera. Non mi degnano neppure di uno sguardo. Alzo la voce per farmi sentire, e dal fondo si alza trionfante una voce: "Che cazzo ti urli?" Dico ad un ragazzo di togliersi le cuffie dalle orecchie, e questa è la risposta: “Perché mai? Tu da lì mica senti!”
    Esco subito dalla classe e mi reco in presidenza; il vicepreside scende, fa un predicozzo ai ragazzi, e nello stesso momento in cui esce dalla porta una grossa palla di carta mi passa davanti agli occhi, per poi terminare la propria corsa in un angolo. Ho già capito che in questa scuola non posso restare, non ce la faccio. Nel frattempo un ragazzo con in mano un nebulizzatore di profumo si sta divertendo a provocare vampate di fuoco con l'accendino, felice di aver creato un piccolo lanciafiamme.
    Suona l'intervallo, comunico la mia decisione al vicepreside ma gli prometto che sarei restato fino alla fine della giornata, per la quale comunque non avrei voluto ricevere alcun compenso. Al ritorno in classe, riesco a rivedere l'aula piena di ragazzi solamente dopo venti minuti che l'intervallo è finito. Cerco di instaurare un piccolo discorso con coloro che si trovano attorno a me e che sembrano meno violenti; un ragazzo, in particolare, mi racconta di essere un musicista e mi parla del suo amore per la tromba. Mentre lo ascolto, sento un odore strano in classe. Mi volto e mi accorgo che in un angolo qualcuno ha incendiato un giornale. È impossibile individuare il responsabile, nessuno ha visto niente, e d'altra parte più di metà classe è in movimento perché, autorizzata ad uscire prima della fine dell'ora, rumorosamente se ne sta andando: ben presto la classe è mezza vuota. La bidella entra in classe gridando e lamentandosi per il fumo, io scrivo l'ennesima inutile nota sul registro.
    Quando finirà questo inferno? Quando se ne vanno questi vandali, che ora in attesa dell’uscita corrono attorno ai banchi e rosicchiano vivande come topi voraci?




    Cari saluti
    Andrea


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    Epifanio di Salamina
    Post: 318
    Registrato il: 25/07/2004
    Utente Senior
    00 03/08/2008 17:43
    21 novembre 2005

    Questa mattina i ragazzi di prima devono svolgere un tema in classe. Dietro suggerimento dell'insegnante di cui sono il sostituto non ho scelto io i titoli dei temi, ma li ho chiesti ad una collega, che conosce meglio la situazione di questo tipo di scuola. La prima traccia chiede al candidato di descrivere il proprio carattere, mettendone in luce pregi e difetti. La seconda traccia chiede di descrivere il luogo in cui si vorrebbe vivere, spiegandone le motivazioni. Sono, ovviamente, temi che io facevo in quinta elementare, non a quattordici anni. Gli studenti vorrebbero una terza traccia, ed improvviso un tema sui disagi giovanili.
    I ragazzi hanno ben tre ore - dico tre ore - di tempo. Invece di svolgere il tema, però, non fanno altro che chiacchierare, giocare, mangiare, alzarsi, ascoltare musica. Più volte li invito a svolgere quanto richiesto, inutilmente. Non hanno neppure paura dei compiti in classe! Vedo che alcuni ragazzi stanno lavorando coscienziosamente, e mi accorgo che alla seconda ora hanno già finito il tema; al suono della campanella passo tra i banchi e ritiro a tutti l'elaborato, in quanto non mi sembra logico dover aspettare un'altra ora. Nasce subito una rivolta: molti non hanno ancora nemmeno scritto il titolo sul foglio, e pretendono di avere ancora un'ora di tempo. Due ragazzi non mi consegnano nulla. Il più corto tema consegnato è il seguente:

    Il mio carattere è molto difficile da descrivere e non sono sicura di riuscire a farlo come mi è stato chiesto. Sono una ragazza solare, determinata, forte

    Così terminava il tema: è quanto la ragazza era riuscita a scrivere in due ore. Non aveva nemmeno terminato la seconda frase. Il voto sarà 1, ed il suo pubblico commento al voto assegnato sarà “vaffanculo”.
    Un altro tema:

    Il luogo in cui vorrei vivere è la G. UNIT. La G. Unit è il territorio del cantante rap 50 CENT. I motivi per i quali vorrei vivere lì sono i seguenti: essendo un rapper, è come se fossi in paradiso perché lì posso trovare tutta la roba che voglio (vestiti, catene, cappellini, bandane, scarpe, orecchini, bracciali diamantati e orologi diamantati) un casino di rispetto, posso fare tanto successo, avere un macello di soldi, tutte le macchine che voglio e soprattutto tutte le donne che voglio!!!!! Tutte queste sono le mie motivazioni, anche se bisognerebbe fare attenzione agli attentati che ti fanno i GANGSTER.

    Altro tema (riprodotto così come è scritto, errori compresi) che la ragazza non ha potuto fare in tempo a ricopiare in bella copia in quanto impegnata a baciarsi sulla bocca con due compagni alternativamente:

    I piu gravi problemi che adesso invadono il mondo giovanile sono i problemi x integrarsi nel gruppo, la droga, l'alcool e altre cose di cui i giovani ci finiscono dentro. Secondo me il problema + grosso dei giovani sono le droghe xche x non pensare hai problemi familiari o personali che li affliggono iniziano a provare droghe.

    Ecco il tema di un ragazzo di sedici anni:

    Il posto in cui vorrei abitare ad Amsterdam perche a quanto o sentito dire e il paese dei divertimenti, a partire dal fatto che dei tipi di droghe sono legalizzate. Un’altro motivo per cui vorrei vivere ad Amsterdam è perché vorrei aprire un coffée shop e un pò il mio sogno nascosto, sono convinto che riuscirò ad aprirlo perché quest'anno ho messo un po' la testa apposto è sono convinto che i sogni vanno realizati se li credi veri.

    Un altro:

    Il luogo in cui vorrei vivere e un luogo molto calmo ma allo stesso tempo allegro e divertente e calmo cioe di giorno non molta confusione e la notte poche macchine allegro ad esempio che ci sono spettacoli e divertente con discoteche per divertirsi la notte. Il luogo in cui vorrei vivere deve essere mare limpido e con molte rocce e soprattutto pesci a me piace fare pesca subacquea e snorking deve essere un luogo dove ci sia sempre il sole che il mare sia sempre calmo e pulito. In questo luogo ci dovrebbe essere anche un paese ancora meglio un paesino pero con vita il mio sogno sarebbe stare coricato su un amaca con sopra la testa le palme cioe il paese di qui sto parlando sono i luoghi tipo Cuba. La motivazione perché voglio vivere in questo posto e per stare staccato da tutti e da tutto anche se non proprio. Un altra motivazione e per girare il mondo e scoprire nuovi paesi. Il terzo ed ultimo motivo a me piacerebbe girare il mondo soprattutto per il lavoro che voglio svolgere cioe il cuoco credo che mi offrira molte occasioni di lavoro all'estero.

    Una ragazza dell'anno successivo, nello svolgere un tema nel quale le si chiedeva in quale periodo storico avrebbe voluto vivere, e perché, scriverà quanto segue:

    Il periodo hippy iniziò nella metà del 1960 fino al 1970, i primi figli dei fiori si videro negli Stati Uniti e poi si diffuse anche in Italia. Mi piacerebbe vivere in quel periodo perché c'era libertà di parola e il motto degli hippy era PEACE AND LOVE. Mi sarebbe piaciuto partecipare al concerto più grande che la storia ricorda: Woodstock. Avrei voluto conoscere o perlomeno sentir cantare artisti come Janis Joplin o Jummy Hendrix. In quel periodo nulla era proibito. Personalmente non condivido tanto il fumare canne o drogarsi però questa scelta appartiene al libero arbitrio. Era tutto diverso da come è adesso, gli omosessuali non venivano visti come dei mostri, cosa che invece nel presente succede. In quel periodo ci fu un episodio a dir poco orribile: a un ragazzo di nome Manson venne la bella idea di aprire la pancia d'una donna incinta, prese il bambino (o meglio dire “feto”) e lo sbatté contro il muro; la madre morì, quindi, insieme al figlio. Apparte questo brutto avvenimento è un bel periodo, non erano anni di dittatura nella quale l'autocrate imponeva le proprie idee. Mi piacerebbe vivere in quel periodo perché mi sentirei libera, una semplice ragazza vogliosa di divertimento. Di preciso non lo so perché mi piace questo periodo, però tra tutti (fascismo e varie guerre Mondiali) questi sono gli anni a parer mio migliori. Concludo dicendo che non mi piace questo presente, nessuno che pensa alla propria vita, ma pensa alle guerre e alla diversità razziale. Meglio gli anni ’70.

    È uno dei temi migliori svolti in quella classe, una seconda superiore.

    Ora si veda questa “composizione libera”, intitolata “Il mare”.

    Quando ti guardo, o mare, mi incanti nel vedere il tuo bel colore. Molte volte il sole vi si specchia. Come dev'essere bello vivere sotto il mare; molti scrittori descrivono il mondo sottomarino, i suoi bei coralli, le perle, gli smeraldi. In un libro lessi che nel mare ci sono dei castelli di cristallo, dove vivono le sirene. Lessi anche che per la regina delle sirene fu preparata una conchiglia in cristallo, molto grande, trainata da otto cavalli marini.
    Molte volte ti arrabbi, e... a dire il vero fai paura, le tue onde si innalzano minacciose. Vorrei essere una sirena, avere capelli lunghi e scuri con una corona intrecciata sul capo.

    Questo fu scritto nel 1966 da mia madre, in quinta elementare. Suo padre, operaio, aveva la licenza di terza elementare. Sua madre, casalinga, la quarta. In casa si parlava solo il veneto.


    Cari saluti
    Andrea


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    Epifanio di Salamina
    Post: 319
    Registrato il: 25/07/2004
    Utente Senior
    00 03/08/2008 17:47
    5 dicembre 2005

    Oggi mi aspettano cinque ore, tre in prima e due in seconda.

    La seconda si è rivelata ancora una volta la classe migliore: è riuscita infatti a mantenere un relativo silenzio per circa mezz'ora, il che mi ha permesso di spiegare i primi versi del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia del Leopardi. Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna?

    Speravo di interessare la classe con qualche riflessione su questo bellissimo dialogo tra un pastore e la luna, un colloquio sulle ragioni profonde dell'esistere. Difficile, per chi necessita che gli vengano spiegate e "tradotte in italiano" parole come sempiterno, schivo, vecchierello, albore, lacero, ristoro. Altrettanto difficile seguire la poesia sul testo in quanto, come al solito, un buon numero di allievi non ha portato il libro a scuola.

    Il libro è pesante, dicono: vogliono convincermi che avere un libro in due o in tre è lo stesso che avere un libro a testa. Inutile spiegare a che cosa serve avere un libro sotto gli occhi, quanto è efficace tenere sotto il naso e non a un metro di distanza il testo di ciò che si sta commentando, quanto è utile poter scrivere quello che io dico, poter segnare appunti a margine: loro sanno benissimo come devono fare.

    Proseguo con la poesia, ma verso la fine della seconda strofa il chiacchiericcio è già insopportabile. Insisto. Chiedo silenzio. Non lo ottengo. Mi stanco, assegno la poesia per casa, programmando una prossima interrogazione sulla medesima. Ma la minaccia è totalmente inefficace, e sortisce solamente lamentele che aumentano il rumore all'interno dell'aula.

    Passo a storia, spiego l'assolutismo di Luigi XIV. Ma la classe non ha nessuna intenzione di seguire, e mi accorgo che sto solamente urlando sempre di più parlando di qualche cosa che non interessa a nessuno. Dopo aver cercato di spiegare il significato e le radici dell'idea che i monarchi abbiano ottenuto un'investitura divina, mi rendo conto che nessuno mi ha ascoltato: richiedo quindi alla classe di svolgere per iscritto a casa un riassunto della mia spiegazione appena terminata. Ma nemmeno questo provvedimento è efficace, e il disturbo cresce: gli allievi, inoltre, affermano di non capire la traccia del riassunto, perché incomprensibile. Passano alcuni minuti; io spiego, loro parlano.

    A questo punto fisso un compito in classe di storia per il lunedì successivo, sperando che il nesso causa-effetto possa essere compreso anche da menti così poco allenate a ragionare. La solita allieva chiacchierona ma sempre pronta a difendere i diritti della classe inizia a lamentarsi dicendo che io non posso assegnare tanti compiti, che non posso interrogare gli allievi assegnando brutti voti in caso di mancata risposta, che non posso spiegare cose che non siano scritte sul libro (che però lei non ha ancora comprato, a dicembre). Non desidera assolutamente smettere di parlare durante le mie spiegazioni, lo considera un suo diritto, deve vincere la tensione della giornata; vuole affermare i suoi presunti diritti e spiegarmi - in maniera del tutto sgrammaticata ma fiera assai - come io mi devo comportare nei loro confronti. D'altra parte, poveretti, tutti affermano di non potere rimanere in silenzio per tutta la giornata.

    Avendo fatto osservare come alla sua età nella mia classe fossimo tutti capaci di rimanere in silenzio durante le spiegazioni, mi viene risposto che adesso siamo nel 2005, e quindi non è importante quello che facevamo noi dinosauri. Nel contempo, nasce una discussione tra di loro: i voti che io metto avranno valore dopo il ritorno dell'insegnante titolare? No, afferma tranquillamente una ragazza: occorre solo aspettare che io me ne vada perché vengano subito cancellati. Una compagna osserva che essendo scritti sul registro potrebbero avere qualche valore. La discussione-protesta si trasforma in grida: molti studenti ad alta voce programmano uno "sciopero dei compiti" e prendono accordi per recarsi immediatamente in presidenza a lamentarsi del mio operato, e al suono della campanella escono in gruppo alla ricerca di qualche autorità scolastica dalla quale ottenere giustizia. Vogliono anche ottenere rassicurazioni sul fatto che i miei voti non valgano nulla. Hanno una chiara idea dell'utilità dell'autorità scolastica: riaffermare l'autorità degli studenti sui professori.

    Sconsolato, mi reco nella classe prima. Già so che in questa classe non mi sarà possibile fare lezione neppure mezz'ora. Almeno otto persone non si trovano in classe e sono a passeggio per i corridoi; quattro persone non si presenteranno in classe mai, se non per prendere la cartella al momento di uscire.

    Scrivo sul registro di classe la sesta nota disciplinare della giornata. È lunedì, ma i miei colleghi delle ore precedenti hanno già riempito tutto lo spazio del registro dedicato alle annotazioni disciplinari, invadendo la parte della pagina dedicata ai giorni successivi, fino al mercoledì; domani probabilmente scriveranno sul banco o non scriveranno nulla.

    Mi siedo con i miei soliti cinque o sei ascoltatori appollaiati intorno alla cattedra, mentre il resto della classe, al solito, vaga per la scuola, mangia, disegna, ascolta la musica, chiacchiera.

    Nell’ora precedente c'era stata matematica, e domando alla ragazza più educata: “Durante l'ora precedente c'è stato in classe un rumore come questo?” Ed ella: “Ancor di più: l'insegnante voleva spiegare i monomi, ma non abbiamo capito nulla perché non sentivamo la sua voce”.

    Ad un certo punto una bidella entra in classe domandandomi i nomi di alcuni studenti che sono in corridoio: sembra che nei bagni si siano messi a fare scritte sul muro col sangue. Io tra me e me penso al trentenne poeta russo Sergej Esenin, che nel 1925 consegnò al muro di un albergo la sua ultima poesia, scritta col sangue delle proprie vene:

    Arrivederci, amico mio, arrivederci,
    tu sei nel mio cuore.
    Una predestinata separazione
    un futuro incontro promette.
    Arrivederci amico mio,
    senza strette di mano e parole,
    non rattristarti e niente
    malinconia sulle ciglia:
    morire in questa vita non è nuovo,
    ma più nuovo non è nemmeno vivere.

    Ma i miei allievi non sono esperti di slavistica e nemmeno sanno scrivere poesie; la bidella è scandalizzata, vuole telefonare al preside, e presto arriva in classe la già nominata collaboratrice del preside ad esaminare l’accaduto.

    I ragazzi non mostrano la minima preoccupazione, si recano in presidenza a sentire la solita predica inefficace e tornano in classe. Uno dei quattro, che ha il permesso di uscita anticipata di dieci minuti, prima di andarsene mi augura per due volte di morire ammazzato. Lo scrivo sul registro, riempiendo l'ultimo minuscolo spazio bianco. Venti minuti prima della campana di uscita tutti hanno già indossato il cappotto e hanno la cartella in spalle, e attendono in piedi davanti alla porta il suono della campana, continuando ad entrare ed uscire dalla porta. Tre ragazzi giocano a fare a pugni.

    Metto il naso fuori dalla classe e ascolto i rumori del corridoio: sembra che in tutta la scuola sia in atto una rivoluzione. Io prego che la campana suoni il più presto possibile.

    All'uscita, la bidella quasi in lacrime si lamenta della maleducazione e dell'indisciplina sempre più dilagante nella scuola, e ricorda i metodi dei bei tempi passati. Dice che le sue proteste rimangono inascoltate, e che comunque il sistema spesso si trova a difendere i ragazzi e a compiacere i genitori. La ascolto con rassegnazione, ma so già tutto quello che mi vuole dire prima ancora che me lo dica.

    ---
    mi sono permessa di aggiungere qualche interlinea per rendere più agevole la lettura.
    Francesca
    [Modificato da Francesca Galvani 03/08/2008 18:47]


    Cari saluti
    Andrea


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    Deliverance1979
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    00 03/08/2008 18:03
    Epifanio non sta scrivendo un diario, sta scrivendo un vangelo......

    questo è quello che accade molte scuole

    ed il grottesco è che moltissimi giovani non hanno una famiglia dietro che li segue adeguatamente, altri, peggio del peggio, hanno una famiglia che spalleggia, giustifica e protegge tutte le cazzate che fanno, più o meno gravi......

    finchè la classe politica e sociale non si rende conto che una classe di giovani del genere è una cosa inutile per il paese.........
    non capirà il danno catastrofico a cui si va in contro.......

    un cinese recentemente disse......gli italiani?

    faranno i contadini per noi.........

    i nostri ragazzi aspirano a soldi e successo prendendo strade facili e prostituendosi anche (in modi reali o morali) per raggiungere tali scopi..........
    gli altri paesi emergenti invece si corciano le famose maniche, abbassano la testa e producono.....

    ed i risultati a lungo andare si vedono.....
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    ..Anna..
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    00 03/08/2008 22:31
    Re: Re: Re:
    Francesca Galvani, 03/08/2008 17.29:


    Epifanio di Salamina,
    Comunque ho insegnato anch'io in un istituto professionale per qualche tempo, e tutto quello che mi è successo l'ho raccolto in un diario che fa ridere e piangere allo stesso tempo..



    perché non ne pubblichi dei pezzi nella sezione fuori tema?
    Avendo letto quel diario sono certa che interesserebbe a molti foristi, tanti di noi sono genitori ed è importante rendersi conto di quel che succede nelle nostre scuole,







    Ecco mi sembra che hai centrato il problema. Noi genitori non sappiamo cosa fanno i nostri figli a scuola. Non dovremmo essere informati dagli insegnanti o dal preside di quanto succede? Per metterli in riga subito.

    Se mio figlio scrivesse delle stupidate come nei temi raccolti da Andrea io lo vorrei sapere, stessa cosa per liti, giornali che vanno a fuoco, scritte col sangue ecc..

    Mi ricordo che quando ero ragazzina, i miei e i genitori degli altri alunni, venivano immediatamente avvertiti per telefono per qualunque cosa.
    [Modificato da ..Anna.. 03/08/2008 22:32]




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    Epifanio di Salamina
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    00 04/08/2008 03:24
    Re: Re: Re: Re:

    Ecco mi sembra che hai centrato il problema. Noi genitori non sappiamo cosa fanno i nostri figli a scuola. Non dovremmo essere informati dagli insegnanti o dal preside di quanto succede? Per metterli in riga subito.
    Se mio figlio scrivesse delle stupidate come nei temi raccolti da Andrea io lo vorrei sapere, stessa cosa per liti, giornali che vanno a fuoco, scritte col sangue ecc..



    No, cara. Non è così.
    Ci va un'altra storia per te, genitore degli anni passati:

    17 dicembre 2005

    Alle 12,20 si presenta un certo numero di quei genitori che sono stati convocati tramite lettera. Ci troviamo in un'aula io, l'insegnante di inglese (che è la coordinatrice della classe) e i genitori. L'insegnante di inglese è molto paziente e gentile, ma fin dalle prime parole del suo discorso viene interrotta da alcuni genitori che, con voce alta e atteggiamento supponente, iniziano una contestazione di quanto viene loro detto. Ci tengo a precisare che non si trattava di tutti i genitori; ma gli altri tacevano, e solo questi parlavano. Io ho incominciato a rispondere certamente con meno pacatezza della collega, e dopo alcuni minuti ho avuto la netta impressione che la giornata si sarebbe conclusa molto male. Uscito un attimo nel corridoio ho incontrato il direttore e gli ho semplicemente detto: “Questi ci stanno mettendo i piedi in testa”. A quel punto anche lui è ritornato in quell'aula con me.
    Le argomentazioni erano di questo genere: “Voi ci chiamate qui e vi lamentate, ma è responsabilità vostra mantenere la disciplina in classe, e non nostra. Noi li educhiamo a casa, quello che fanno a scuola è un problema sul quale non possiamo intervenire". Oppure: "I problemi ci sono perché qualche professore non si è rapportato nei confronti degli allievi nella maniera più adeguata". O ancora: "Ci mandate le lettere a casa dicendo che i nostri figli si comportano male, ma sul diario non ci scrivete nessuna comunicazione".
    Io ho cercato di descrivere la reale situazione disciplinare della classe soffermandomi sull'atteggiamento dei loro figli, i quali non obbediscono ad alcuno dei nostri comandi; ma qualcuno, in particolare un genitore che non ha mai smesso di parlare a voce alta, mi rispondeva in questo modo: "Ma voi dovete impedir loro di andare in giro per la scuola; dovete impedir loro di mangiare, di parlare, di fare questo e di fare quello.....". Io ho semplicemente domandato come avrei dovuto impedire alcunché, dal momento in cui non vengo obbedito. E costoro, dimostrando di non riuscire nemmeno a capire il problema - o di non volerlo capire - continuavano a ripetermi che siccome io sono il professore tocca a me farmi obbedire. Sembra una malattia endemica: dicono tutti questa cosa, ma nessuno sa spiegare con quale mezzo questa obbedienza dovrebbe essere ottenuta. Proprio al padre che continuava ad alzare la voce ho fatto notare che suo figlio non ha mai ricevuto nessuna nota sul diario semplicemente perché non ha mai voluto consegnarmi il diario. Allora ecco che tutti si scandalizzano perché noi non possiamo ottenere un diario. E tocca a noi ricordare che non ci è lecito mettere le mani nelle cartelle degli studenti, né impadronirci di oggetti; tanto meno possiamo impedire a uno di uscire dalla classe se non con le parole, in quanto opporsi fisicamente non rientra nelle nostre possibilità.
    Qualcuno vorrebbe firmare una dichiarazione scritta in cui ci autorizza ad impadronirci delle cose dei figli. Non si rendono conto del fatto che noi dovremmo entrare in classe e fare lezione, non rincorrere studenti per costringerli a consegnarci diari o telefoni. Ma la cosa più indegna è che qualcuno metta in dubbio il valore della mia parola e si rifiuti di credere che il figlio mi abbia insultato; la soluzione per loro sarebbe chiamare i figli e domandare a loro se è vero, così dal confronto della mia e della loro parola dovrebbe scaturire democraticamente la verità. Io ormai sono assolutamente pentito di avere sperato che questo incontro avesse qualche efficacia. Il direttore, frattanto, ci invita a raggiungere la classe: così gli studenti (che vedo per la prima volta in assoluto seduti ai loro posti e tutti presenti in classe contemporaneamente) si vedono piombare in classe alcuni loro genitori e alcuni professori. Fortunatamente anche altri colleghi sono arrivati, e perlomeno dimostrano con la loro presenza che il collegio docenti riguardo a questa classe ha una posizione compatta. Il direttore evidentemente è abituato ad avere a che fare con questo genere di persone; le sue parole sono molto taglienti e appropriate, e non viene contestato se non dal solito signore che non è ancora riuscito a chiudere la bocca e ad abbassare il volume della propria voce. Alcuni genitori si affannano a ripetere che i loro figli a casa sono molto educati e soprattutto sono già stati puniti in tutti i modi possibili; sembra che questi ragazzi non possano uscire dalla loro stanza per tutto il giorno. Naturalmente io non ci credo assolutamente; probabilmente i ragazzi in quella stanza hanno una playstation, un collegamento ADSL ad internet, l'immancabile telefono cellulare e la televisione, e quindi non uscirebbero nemmeno se fossero costretti con la forza. Una mamma dice che lei già litiga tutto il giorno con la figlia, e non sa più cosa fare; aveva certamente ragione Massimo d’Azeglio:

    Tutti siamo d'una stoffa nella quale la prima piega non scompare mai più.

    Un'altra madre afferma che suo figlio non fa altro che stare in casa e studiare, e non dice le parolacce. La domanda sconcertante che un genitore rivolge a noi professori è: "Dateci un consiglio su quello che dobbiamo fare".
    A questo punto, perlomeno, l'aggressività iniziale si è stemperata (fatta eccezione per il solito genitore intemperante) e si è trasformata in una implicita dichiarazione di totale fallimento educativo. Sopraggiunge l'insegnante di francese che cerca di esporre la sua posizione; interrotta dal signore loquace, incomincia a dare segni di insofferenza. Il signore, forse per dimostrare l’efficacia del suo metodo educativo, si rivolge direttamente al ragazzo, intimandogli l'immediata consegna del suo telefono cellulare: "Consegna il cellulare al direttore, ché lo metta in cassaforte e non te lo faccia più vedere fino alla fine dell'anno". Il ragazzo, che è seduto nel suo banco, si avvicina sempre più al muro e si fa piccolo piccolo, rispondendo più volte: "No, perché? Non ce l'ho qui il telefono, è a casa. Non te lo dò". Il signore alza ancora di più la voce, si avvicina al ragazzo, minaccia di percuoterlo, per raggiungerlo sposta persino i banchi che ostacolano il passaggio; l’altro si fa sempre più piccolo e continua a rifiutarsi di consegnare questo benedetto telefono. La madre, che non è certo più silenziosa del padre, si volge verso di me e dice: "Quello non è il suo padre naturale, è per quello che non gli obbedisce". Il signore ritorna verso il centro dell'aula minacciando il ragazzo: "Facciamo poi i conti a casa, oggi quel telefono te lo prendo e te lo spacco con il martello". Questo signore, sbraitando come un'aquila con una penetrante e tenorile voce metallica, ci aveva praticamente trattati come degli incapaci perché noi, professori, non eravamo in grado di farci consegnare un diario. Ma lui, al cospetto di quaranta persone ed assieme alla madre del suo figliastro, prima di riuscire a farsi consegnare un telefono deve prenderlo a schiaffi, farlo piangere e minacciarlo di prenderlo “a cinghiate”.

    La riunione finisce e tutti abbandonano l'aula. Rimangono alcuni genitori che si mettono a parlare con questo o quell'altro insegnante. Una delle madri più adirate sembra essersi calmata; si dichiara sconcertata dall'atteggiamento dell'altro genitore dalla voce pungente. Le spiego (per la seconda volta) che il figlio non è certo dei più maleducati, ma che non fa assolutamente nulla, disturba e non porta nemmeno i libri a scuola. La madre ribatte dicendo che i libri li porta, e il figlio dice di averli portati anche oggi. Faccio aprire la cartella, e risulta che dei tre libri che avrebbe dovuto portare ne ha portati solo due, che però non ha mai aperto.
    Un altro papà, grosso come un armadio, mi invita ad informarlo personalmente di qualunque manchevolezza del figlio. Il figlio sembra sinceramente terrorizzato; d'altra parte non è uno dei peggiori nemmeno questo, ma uno che si lascia trasportare facilmente dai compagni.
    Il terzo papà invita il figlio a domandarmi scusa per gli insulti; io in quel momento non mi ricordo che cosa mi ha detto: "Le ho detto che è un pirla la settimana scorsa", mi dice sorridendo per rinfrescarmi la memoria; io di un insulto così leggero mi ero già dimenticato.
    La mamma del "bambino che non dice le parolacce" si avvicina per parlarmi; colgo l'occasione per informarla che il suo bambino che non dice le parolacce due ore prima in classe stava chiedendo ad alta voce ad una compagna se aveva già avuto un rapporto anale, e in quale posizione (mi si perdoni l'uso di eufemismi che alterano un po' la realtà, ma non vorrei rendere troppo scurrile questo diario). Il figlio viene a darmi la mano, e la madre si augura che questo sia l'inizio di una nuova epoca.
    Esco dalla scuola alle due del pomeriggio e mi sento invecchiato di due anni. Ma gli esperti censurano questo mio atteggiamento di sconforto, e parlano di “ riscoperta di un nuovo ruolo per i genitori, non più considerati come controparte, ma come interlocutori affidabili, capaci di comportamenti di ampio respiro. Si tratta di valorizzare gli stili educativi delle famiglie e attraverso progetti mirati, rendere intenzionali e non episodici i canali di comunicazione scuola-utenza (!). Considerare la famiglia come portatrice di valori e di culture complessi, vuol dire superare quella visione di ripetitivo apprezzamento dei limiti della collaborazione dei genitori e permettere agli stessi di proporsi come soggetti attivi nella elaborazione del progetto”. E poi: “Alla famiglia occorre anche riconoscere uno spazio valutativo sull'azione della scuola, spazio rivolto non a recriminazioni o facili giudizi, ma ad analisi di merito, con l'aiuto degli operatori scolastici” .
    In sintesi: devo ritenere che questi genitori incontrati oggi siano interlocutori affidabili, e devo cercare di aumentare i contatti con loro, facendoli maggiormente partecipi della mia attività quotidiana. Poi, devo sottoporre il mio operato al loro giudizio.

    Ma andate a cagare


    Cari saluti
    Andrea


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    misterx78
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    00 04/08/2008 05:17
    Re:
    Indie81, 03/08/2008 13.22:



    …riporto il bellissimo editoriale del Manifesto di ieri (disponibile in rete)




    Evito attentamente di leggere quei giornaletti.

    Al posto tuo proverei con qualche giornale più serio tipo Il Giornale di Giordano o Libero di Feltri. Personalmente leggo ogni giorno Libero.

    Una volta letto, prova, sarà come uscire dalla WTS...
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    misterx78
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    00 04/08/2008 06:11
    Re: Epifanio di Salamina
    Certamente le colpe non saranno tue come insegnanti ma saranno dei genitori mentre i genitori penseranno che certamente è colpa della scuola e degli insegnanti...


    Sai una cosa. Non sarà il tuo caso. Ma conosco personalmente gente che se gli chiedi quando c'è stata l'Unità d'Italia non ti risponde il 17 Marzo del 1861(non sto leggendo se non nella mia memoria, tra l'altro amo tecniche di associazioni mentali, le 'stupide' menometecniche secondo tanti insegnanti) ma ti dice: 1914 o 1600 o 1989(data della caduta del muro di Berlino).

    Sto accennando a DOCENTI UNIVERSITARI.


    Hai capito bene.


    Ho conosciuto anche insegnanti di scuole superiori che non sapevano che la Divina Commedia ha 100 canti perché il primo cantico ne ha uno in più... O cose semplicissime di cultura generale, errori di grammatica, pressapochismo totale.

    Io sono uno che ha visto e sofferto i soliti: 'sei troppo in alto rispetto alla classe... devi capire che bisogna aiutare tutti', ma forse, voi insegnanti, dovreste capire che cercando di aiutare i pessimi, spesso la maggioranza delle classi italiane, vuoi per emulazione, vuoi per deficenza intestina alla strutturazione caratteriale dell'allievo, STATE AFFOSSANDO QUELLI BRAVI.

    Posso capire il pensiero socialista che bisogna aiutare tutti ma non dovete penalizzare quelli bravi.

    Io mi ricordo di gente a cui l'insegnante, pessima a livello culturale e a livello di VOLONTA' di lavorare, lasciava a chi aveva più capacità di sintesi, espressione e uso del computer il lavoro in gruppo così io mi trovavo a fare il lavoro per gente che andava in bagno a farsi le canne o qualche giochetto sessuale e che poi, dopo aver fatto prendere 10, si alzava e commentava i miei scritti, pretendendo che i caratteri fossero più grandi rispetto alla relazione scritta.

    Il tutto mentre che oltre a studiare lavoravo anche con turni di notte. Stanco morto dovevo subire anche gente a destra e a manca, parassiti favoriti dagli insegnanti stessi.

    Nonostante questo, da solo, ho continuato a studiare, capire, conoscere, approfondire. Ho continuato a studiare il pianoforte, leggere la media di 5 libri al mese, quotidiani, approfondimenti, quando ho potuto ho migliorato con corsi privati, sempre COI MIEI SOLDI, ho messo da parte, ho stretto i denti, sono andato avanti. Fino da quando ero ragazzino.

    Una soluzione alle classi indisciplinate? Io avrei provato, dopo l'incendio in classe, ad introdurre il discorso sulla combustione, sul fuoco, sui giornali. A mettermi in mezzo a loro.

    Lo sapete che non avete fatto nulla di nuovo? Fareneit 451. Il punto di ignizione della carta(L'ingnizione è il principio del processo di combustione, la fase dove si vede un piccolo fumo salire dall'oggetto). E' anche il titolo di un libro e di un film. Ma di gente che voleva bruciare i libri per togliere la libertà che voi volevate dimostrare bruciando quel giornale. E' successo davvero...


    Scrivevano sul bagno col sangue? Perché non gli hai parlato di quella poesia? La storia si ripete. Perché non hai scritto quella poesia col tuo sangue su quei cessi?


    E ancora perché non proponete ai genitori di venire a scuola con i figli durante le lezioni? Almeno di tanto in tanto. Così vediamo come si comportano davanti ai propri genitori.


    Quello che ti sto dicendo che non vedo gente che ama il proprio lavoro. Anche tra docenti o insegnanti. Non c'è nessuno che ti accende il fuoco sacro del sapere, la voglia di afferrare lo scibile, di capire le cose, di formarsi per il mondo.

    Ma forse parlo così proprio perché di ingiustizie ne ho avute tante e questo mi ha formato.

    Ma sto andando oltre... Sarebbe fanta-scuola.

    Mettiamoci la solita benda sugli occhi e facciamo andare avanti alla laurea gente che non sa né leggere né scrivere.

    Però poi non lamentiamoci di mala sanità, di giudici corrotti o di tangenti...




    Senza merito non si va da nessuna parte.








    [Modificato da misterx78 04/08/2008 06:29]
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    Indie81
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    00 04/08/2008 11:49
    Non immaginavo avrei scatenato una tale discussione…

    Comunque non voglio intervenire per prendere le difese dell’editorialista (chi sono io per farlo!). A dirla tutta la mia intenzione era duplice: proporre un tema che reputo interessante e “pubblicizzare” il manifesto, visto che non naviga in buone acque, soprattutto in prospettiva dei tagli indiscriminati ai contributi diretti all’editoria seria e indipendente che rschia di soffocare il pluralismo dell’informazione. Evidentemente, su questo secondo punto, sono cascato male.

    Per quanto riguarda il tema del thread, mi sembra che il punto cruciale sia il comportamento inaccettabile di molti studenti (prometto di leggere con calma tutti i commenti, soprattutto di epifanio).
    Chiedo: credete veramente che l’utilizzo del grembiule e il ripristino del voto di condotta servano da deterrente? Secondo me è come dire che la pena di morte serva a ridurre gli omicidi negli usa.
    Si tratta, come al solito, di una soluzione semplicistica e illusoria (come a dire, abbiamo fatto il possibile) a un problema molto complesso, quello dell’educazione.
    Ci dimentichiamo che in primo luogo l’educazione è responsabilità della famiglia, che non può abdicare in questo. La scuola, a mio avviso, ha principalmente il compito di garantire una formazione laica, pluralista che stimoli lo spirito critico degli studenti.
    Il ministero dovrebbe preoccuparsi di più della qualità del programma didattico e di mettere a disposizione risorse adeguate all’istruzione pubblica. Invece in modo ipocrita e irresponsabile taglia a manetta. Di questo passo le università pubbliche saranno costrette a diventare fondazioni private e l’accesso all’istruzione universitaria sarà sempre più preclusa agli strati sociali più deboli.
    Direi che questo è il nodo fondamentale, non come si devono vestire gli studenti.
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    Epifanio di Salamina
    Post: 322
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    00 04/08/2008 13:19

    >Non sarà il tuo caso. Ma conosco personalmente gente che se gli chiedi quando c'è stata l'Unità d'Italia non ti risponde il 17 Marzo del 1861



    è il mio caso. Non ricordo assolutamente questa data e tra un quarto d'ora l'avrò già di nuovo dimenticata


    >ma forse, voi insegnanti, dovreste capire che cercando di aiutare i pessimi, spesso la maggioranza delle classi italiane, vuoi per emulazione, vuoi per deficenza intestina alla strutturazione caratteriale dell'allievo, STATE AFFOSSANDO QUELLI BRAVI.



    No io. Io boccerei la metà della gente. Ma allora diminuirebbero di iscritti, quindi le classi, quindi i soldi, quindi i posti di lavoro. Sono i pregi della autonomia scolastica. La scuola-azienda per andare bene deve produrre. Produrre vuol dire sfornare gente con titoli di studio nel numero più alto possibile.


    >>Io avrei provato, dopo l'incendio in classe, ad introdurre il discorso sulla combustione, sul fuoco, sui giornali. A mettermi in mezzo a loro.



    Bello, ma funziona solo nei film


    >Scrivevano sul bagno col sangue? Perché non gli hai parlato di quella poesia?



    1) perché per parlare qualcuno deve stare in silenzio ad ascoltarti
    2) perché per parlare qualcuno deve essere presente in classe
    3) perché in quel momento in classe uno scorreggiava, uno ruttava, uno mangiava, uno toccava il culo alla vicina di banco
    E io parlo di una poesia?


    >E ancora perché non proponete ai genitori di venire a scuola con i figli durante le lezioni? Almeno di tanto in tanto.



    Perché per farli venire a scuola e perdere qualche ora di lavoro bisogna pregare in cinese e poi si viene pure attaccati. Perché anche nel caso in cui i genitori stiano in classe, il giorno dopo se ne andrebbero e tornerebbe tutto come prima.


    >>>>Quello che ti sto dicendo che non vedo gente che ama il proprio lavoro.



    No. Sono rarissimi. Nessuna persona veramente capace vuole studiare tanti anni per sentire un deficiente di 15 anni che gli dice "vaffanculo, adessose vuoi picchiami così ti denuncio". E per di più guadagnare poco.
    Quindi la scuola sarà sempre più piena di insegnanti incapaci, che stanno lì perché non potrebbero stare da nessun'altra parte.
    [Modificato da Achille Lorenzi 05/08/2008 12:37]


    Cari saluti
    Andrea


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    Epifanio di Salamina
    Post: 323
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    00 04/08/2008 13:22
    Re:
    Indie81, 04/08/2008 11.49:


    Chiedo: credete veramente che l’utilizzo del grembiule e il ripristino del voto di condotta servano da deterrente?



    il grembiule non lo so, non ho esperienza.
    Il voto di condotta, si può permettere al corpo docenti di allontanare in maniera definitiva un allievo che impedisce lo svolgimento delle lezioni, è utilissimo.
    Prova tu ad avere in classe uno che bestemmia tutto il tempo, e non poterlo cacciare dalla classe, non poterlo bocciare, non poterlo prendere a schiaffi, e tenetelo lì per cinque anni...




    Cari saluti
    Andrea


  • aramisdherblay
    00 04/08/2008 15:01
    Re: Re: Re: Re:
    ..Anna.., 03/08/2008 22.31:




    Ecco mi sembra che hai centrato il problema. Noi genitori non sappiamo cosa fanno i nostri figli a scuola. Non dovremmo essere informati dagli insegnanti o dal preside di quanto succede? Per metterli in riga subito.





    No. Sei tu che ti devi informare. Ci sono i colloqui per questo. Non si può pretendere che chi lavora nella scuola faccia anche da segretario ai genitori.
    E' ai genitori che compete l'educazione ed il controllo dei figli.
    Educazione e controllo che si esplicano anche andando a scuola a chiedere.....

    Saluti.


  • aramisdherblay
    00 04/08/2008 15:18
    Re: Re: Re: Epifanio di Salamina
    Epifanio di Salamina, 04/08/2008 13.19:

    3) perché in quel momento in classe uno scorreggiava, uno ruttava, uno mangiava, uno toccava il culo alla vicina di banco




    Mamma mia.... ma dove insegni?


    Certo mi piacerebbe molto avere tipi del genere in classe.....

    So già come andrebbe a finire....... [SM=g1543794]
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    ..Anna..
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    Utente Junior
    00 04/08/2008 15:40
    Re: Re: Re: Re: Re:
    aramisdherblay, 04/08/2008 15.01:




    No. Sei tu che ti devi informare. Ci sono i colloqui per questo. Non si può pretendere che chi lavora nella scuola faccia anche da segretario ai genitori.
    E' ai genitori che compete l'educazione ed il controllo dei figli.
    Educazione e controllo che si esplicano anche andando a scuola a chiedere.....

    Saluti.






    Ma certo che bisogna informarsi andando ai colloqui, ma se un episodio spiacevole accade poco tempo dopo un colloquio i genitori devono essere avvertiti. Ai miei tempi lo si faceva, e non ho 90 anni ma molti molti meno. Era un modo per mantenere l'ordine ed evitare che una situazione degenerasse..

    Cosa si dovrebbe fare, andare a scuola tutti i giorni a fine lezione a chiedere se ci son stati dei problemi?

    Una collaborazione genitori - insegnanti non sarebbe male.

    Pensa che ho saputo dopo una settimana che un gruppetto di ragazzini aveva puntato mio figlio con frasi poco carine sui meridionali; lui inventava ogni tipo di malessere per non andare a scuola, ho capito che doveva essere accaduto qualcosa, sono andata a parlare con gli insegnanti che, nei giorni precedenti non mi avevano detto nulla... forse per non fare i segretari...

    Mi sono incaxxata per essere stata tenuta all'oscuro (anche coi professori eh sì) e ho chiesto un colloquio con i genitori di quei ragazzini. La cosa è morta lì e l'episodio non si è più ripetuto.

    Poteva essere stoppato una settimana prima se gli insegnanti avessero svolto quel lavoro tanto ingrato di segreteria, non trovi?

    Un'altra cosa sulla quale non concordo affatto con te è che sì educare è un compito delle famiglie 24 ore su 24 ma anche degli insegnanti in orario scolastico.



    [Modificato da ..Anna.. 04/08/2008 15:41]




  • aramisdherblay
    00 04/08/2008 15:59
    Re: Re: Re: Re: Re: Re:
    ..Anna.., 04/08/2008 15.40:




    Ma certo che bisogna informarsi andando ai colloqui, ma se un episodio spiacevole accade poco tempo dopo un colloquio i genitori devono essere avvertiti. Ai miei tempi lo si faceva, e non ho 90 anni ma molti molti meno. Era un modo per mantenere l'ordine ed evitare che una situazione degenerasse..

    Cosa si dovrebbe fare, andare a scuola tutti i giorni a fine lezione a chiedere se ci son stati dei problemi?

    Una collaborazione genitori - insegnanti non sarebbe male.

    Pensa che ho saputo dopo una settimana che un gruppetto di ragazzini aveva puntato mio figlio con frasi poco carine sui meridionali; lui inventava ogni tipo di malessere per non andare a scuola, ho capito che doveva essere accaduto qualcosa, sono andata a parlare con gli insegnanti che, nei giorni precedenti non mi avevano detto nulla... forse per non fare i segretari...

    Mi sono incaxxata per essere stata tenuta all'oscuro (anche coi professori eh sì) e ho chiesto un colloquio con i genitori di quei ragazzini. La cosa è morta lì e l'episodio non si è più ripetuto.

    Poteva essere stoppato una settimana prima se gli insegnanti avessero svolto quel lavoro tanto ingrato di segreteria, non trovi?

    Un'altra cosa sulla quale non concordo affatto con te è che sì educare è un compito delle famiglie 24 ore su 24 ma anche degli insegnanti in orario scolastico.







    Io ovviamente non mi riferivo ad episodi eclatanti ed eccezionali, ma al monitoraggio che un genitore deve avere nei confronti del figlio.

    Non mi pare di aver detto che educare sia compito delle famiglie 24 ore su 24. Ho semplicemente detto che sono le famiglie ad avere il dovere di seguire il figlio interagendo con la scuola e non il contrario.

    C'è una sentenza della Cassazione in merito, quindi io riporto quanto stabilito dalla Legge.

    Nel caso specifico, forse proprio perché non spetta ai genitori educare 24 ore su 24, la scuola ha ritenuto di dover fare da sé senza avvertire nessuno. Dipende anche dall'età dei ragazzi di cui parli, ovviamente.

    In genere, i genitori pensano di delegare tutto alla scuola e pretendono "a posteriori" di essere avvertiti. Ma se andiamo a vedere la frequenza con cui si recano ai colloqui o alle convocazioni, questa è davvero penosa. Un genitore se lo vedi due volte all'anno è pure troppo. Non ha la minima idea di cosa facciano i figli, non ha il minimo controllo su di essi. E alla fine se ne viene che avrebbe dovuto essere avvertito. Mah....



    Naturalmente mi sembra superfluo dire che qui stiamo parlando in generale. In generale i figli vengono poco seguiti dai genitori; in generale la scuola cerca di metterci una pezza. Ci sono però molti genitori che seguono adeguatamente i figli e molti miei colleghi inadeguati. Questo non faccio fatica a dirlo. Ma se il discorso è generale, la scuola non può fare molto più di ciò che fa, e gli strumenti quali il 7 in condotta, i grambiuli e quant'altro fanno letteralmente ridere i polli, a mio avviso.....
    [Modificato da aramisdherblay 04/08/2008 16:16]
  • aramisdherblay
    00 04/08/2008 16:24
    Re:
    Deliverance1979, 03/08/2008 18.03:

    finchè la classe politica e sociale non si rende conto che una classe di giovani del genere è una cosa inutile per il paese.........




    scusami, ma come si fa a dire queste cose? tu sei un docente! è proprio questo il bello del tuo lavoro! trovare qualcosa di utile in questi ragazzi! non dirmi che insegni in un carcere minorile!
    come puoi dare qualcosa a gente che ritieni "una cosa inutile per il paese"? con che entusiasmo? mi dirai che siamo pagati poco... ok... è vero... ma lo sapevamo quando abbiamo iniziato... non è che ci avevano promesso mari e monti e ci danno di meno.....
    noi dobbiamo svolgere il nostro compito con impegno serietà ed onestà. se riteniamo ci paghino poco cambiamo mestiere. ma fin che siamo insegnanti non credo che possiamo definire in nostri allievi come li definisci tu..... scusami.....
  • aramisdherblay
    00 04/08/2008 16:25
    Re: Re:
    Epifanio di Salamina, 04/08/2008 13.22:




    Il voto di condotta, si può permettere al corpo docenti di allontanare in maniera definitiva un allievo che impedisce lo svolgimento delle lezioni, è utilissimo.






    come fanno i TdG... lo disassociamo..... e la parabola della pecorella smarrita dove la mettiamo?

  • cavdna
    00 04/08/2008 23:12
    vi saluto in CRISTO SIGNORE

    mio caro fratello in CRISTO "aramisdherblay" che scrivi :

    aramisdherblay, 04/08/2008 16.25:



    come fanno i TdG... lo disassociamo..... e la parabola della pecorella smarrita dove la mettiamo?




    R I S P O S T A

    mio caro fratello


    pur non essendo un insegnate, ma solo un genitore [SM=x570923] il tuo dire

    ed aggiungo
    può essere che il "problema" sia proprio nella comprensione di detta parabola?

    infatti anche molti Cristiani Cattolici disconoscono l'immensa Misericordia e chi sia il vero "prodigo" di tale parabola


    grazie [SM=x570864]

    vi saluto in CRISTO RISORTO




    .


  • Francesca Galvani
    00 05/08/2008 00:36
    Re: Re: Re:

    aramisdherblay, 04/08/2008 16.25]


    come fanno i TdG... lo disassociamo..... e la parabola della pecorella smarrita dove la mettiamo?



    la mettiamo nel suo contesto, ovvero quello del peccatore convertito che dà più gioia in cielo rispetto ai 99 giusti.

    E quindi?
    [SM=x570868]
  • OFFLINE
    misterx78
    Post: 1.391
    Registrato il: 22/03/2008
    Utente Veteran
    00 05/08/2008 02:08
    Re: Re: Re:
    Epifanio di Salamina, 04/08/2008 13.22:








    Il voto di condotta, si può permettere al corpo docenti di
    allontanare in maniera definitiva un allievo che
    impedisce lo svolgimento delle lezioni, è utilissimo.






    aramisdherblay, 04/08/2008 16.25:




    come fanno i TdG... lo disassociamo.....
    e la parabola della pecorella smarrita dove la mettiamo?






    E' proprio questo il punto!
    Il problema sta a monte.
    Io sono convinto che ogni persona ha delle potenzialità.
    Non esiste la persona che non può riuscire.
    Ma la società, così come è strutturata, impedisce al singolo,
    spesso ribelle, mal seguito, preda e non consigliato durante
    la propria adolescenza piena di dubbi, cattivi esempi,
    di trovare una propria strada, di trovare interesse in qualcosa
    che non sia semplicemente facile da ottenere.
    Come dire: 'se si fatica non fa per me!
    Meglio rubare, vagabondare, sballarsi con un goccetto,
    fumo e sesso e magari cercare di diventare velina o calciatore.'.
    Ma addirittura la comunicazione che diamo oggi è neanche più
    fai il tronista quanto sii protagonista di qualche
    indagine giudiziaria che diventi famoso!
    Si pensi a Chiara, alla Franzoni, Erica e Omar et similia...


    La società è disorganizzata.
    Ognuno dovrebbe essere favorito nel trovare la propria identità
    passando per il merito.
    Fin quando non si capirà questo avremo insegnanti mal pagati e ignoranti che trasmetteranno l'inutilità,
    confermata anche dalla società odierna, di una buona cultura,
    di una conoscenza tecnica o specialistica.

    I pilastri di uno Stato competitivo e autorealizzato nei suoi
    singoli individui si basa su due grandi piedistalli:
    la ricerca e la scuola.

    In Italia entrambe le cose sono alla sfacelo.




    La scuola NON INSEGNA. E su 4 punti in particolare.


    1. Non insegna in modo adeguato a livello tecnico o di studi superiori in genere.
    Spesso escono gente, ma anche a livello universitario,
    che devono ancora fare esperienza pratica.
    Hanno qualche conoscenza ma peccano di COMPETENZA.

    2. Non insegna ad imparare. Io non ho mai visto un insegnante o
    un docente, tranne qualche corso apposito a livello universitario
    ma in modo comunque sommario e a scoppio ritardato a mio avviso,
    mettersi ad insegnare agli allievi COME SI IMPARANO LE COSE.
    Studiare il metodo di studio. Velocizzare l'apprendimento.
    Come colmare le lacune. Migliorare la memoria.
    Rendere interessante la cosa studiata.
    Scoprire, individuo per individuo il perché ha delle lacune.
    Aiutarlo e a superarle e aiutarlo nella sua autonomia organizzativa.
    Inculcargli fiducia in sè stesso.
    Come migliorare il proprio metodo di studio,
    dalla sintesi ad approci di memotecniche, etc...

    3. Non insegna la praticità. C'è gente, anche laureati,
    che non sanno neanche fare una raccomandata! O non conoscono il
    mondo politico, sociale, storico, le realtà del mondo,
    come si organizza un viaggio, un colloquio di lavoro,
    come creare una strategia, come fare la spesa!!!, o qualsiasi
    altra cosa CHE SERVE nella vita di tutti i giorni e nel
    lavoro in generale.

    4. Non insegna ad amare.
    Riassumo con una frase che sentì in un serial medico: 'Siamo adolescenti con il bisturi'.
    L'attrice si riferiva al fatto che gente specializzata,
    per anni e anni sui libri e sul lavoro medico in quel caso,
    non sapeva assolutamente nulla dei sentimenti.
    Ma questo dovrebbe essere frutto di una interazione sociale
    che nasce non solo in famiglia, nucleo societario basale,
    ma anche a scuola, dove bisogna comprendere che ci sono
    delle regole come nella più grande società del lavoro.
    Capire noi stessi.
    Gestire la propria interiorità, soprattutto per un adolescente,
    gli servirà per tutta la vita, non solo per far uscire
    le sue potenzialità durante gli anni della scuola.
    Queste non sono filastrocche ma teorie comprovate
    che fanno parte dello studio sull'intelligenza emotiva.
    Grandi autori sul caso sono la Filliozat o Goleman.
    Nessuno ci insegna nulla.

    Poi ci lamentiamo che la gente si ammazza per futili motivi. Addirittura a scuola, dove dovrebbe esserci un minimo
    di tentativi per migliorare il rapporto emotivo con sè stessi e
    con gli altri, gli alunni si picchiano,
    insultano e denigrano l'autorità dell'insegnante,
    fanno i filmini col telefonino mentre picchiano un bambino down
    e poi lo mettono su youtube...


    Le soluzioni possono essere trovate solo insieme.
    Lavorando per aiutare la gente che sarà il nostro futuro.
    Insegnanti, allievi, genitori.
    Ma se tutti e tre non hanno voglia di rispecchiare i proprio ruoli
    la cosa diventa grottesca e la paghiamo tutti.

    Una cosa che mi piacerebbe, sarebbe trattare in modo
    rigido ma meritevole l'insegnante.
    Guadagnerai di più, ok, ma devi dimostrare di avere
    le competenze per un lavoro che è un lavoro particolare
    quale quello di avere a che fare con persone.

    Un'altra cosa, piuttosto utopica e che va un poco controcorrente,
    sarebbe avere classi più piccole.
    Il gruppo troppo grande non serve ed è dispersivo.
    Ogni allievo necessita di maggiore attenzione.
    Spesso il non riuscire o la ribellione nasce da incomprensione o
    impotenza a situazioni vissute, oggettivamente o meno,
    come opprimenti.
    E' dimostrato che il gruppo piccolo,
    da tre a massimo 6 allievi con un insegnante,
    è più proficuo.
    Perché si mantiene l'intereazione orizzontale con i compagni di studio
    e allo stesso tempo si migliora il rapporto e la comprensione reciproca con il docente.
    Insomma si prende il meglio della classe numerosa
    e della lezione col singolo che da soli sono imperfetti ed utili
    solo in alcuni casi.

    Le mie sono solo idee.

    Se prima ci mettiamo ad ascoltare, e quì rispondo anche a Epifanio,
    forse saremo ascoltati.

    Se diamo importanza al nostro prossimo quello la darà a noi.




    [Modificato da misterx78 05/08/2008 02:25]
  • aramisdherblay
    00 05/08/2008 09:17
    Re: Re: Re: Re:
    Francesca Galvani, 05/08/2008 0.36:


    aramisdherblay, 04/08/2008 16.25]


    come fanno i TdG... lo disassociamo..... e la parabola della pecorella smarrita dove la mettiamo?



    la mettiamo nel suo contesto, ovvero quello del peccatore convertito che dà più gioia in cielo rispetto ai 99 giusti.

    E quindi?
    [SM=x570868]




    Non ricordo bene, ma nella parabola mi pare che il pastore la va a cercare, non è che dica: se torna, torna, altrimenti peggio per lei, che è quello che invece vorreste fare voi con un ragazzo che evidentemente se si comporta in modo negativo ha dei problemi ed a mio avviso va aiutato, non sbattuto fuori.

  • aramisdherblay
    00 05/08/2008 09:21
    Re: Re: Re: Re:
    misterx78, 05/08/2008 2.08:




    Le mie sono solo idee.

    Se prima ci mettiamo ad ascoltare, e quì rispondo anche a Epifanio,
    forse saremo ascoltati.

    Se diamo importanza al nostro prossimo quello la darà a noi.








    Sono ottime idee. [SM=x570905]
  • aramisdherblay
    00 05/08/2008 09:25
    Re:
    cavdna, 04/08/2008 23.12:


    infatti anche molti Cristiani Cattolici disconoscono l'immensa Misericordia e chi sia il vero "prodigo" di tale parabola






    il problema, caro amico mio, è che molti Cristiani Cattolici sanno fare delle bellissime prediche, non c'è che dire, ma poi nella realtà non riescono ad applicare ciò che predicano.

    Le scelte di questo governo, che è espressione di molti Cristiani Cattolici, testimoniano proprio questo. si parla di solidarietà, di amore, di parabole, di Cristo... ma dentro la Chiesa. Fuori dalla Chiesa si fanno leggi contro chi è immigrato, contro chi è precario, contro i ragazzi turbolenti... insomma si fanno leggi che "escludano" invece di tentare di "includere" il massimo numero di persone nella società cosiddetta civile.

    E a me questa suona come una grande contraddizione....


    ciao caro....
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