00 04/08/2008 11:31
Carissimi
Nella speranza di portare un contributo, con le eventuali correzioni di qualcuno che abbia una visione più ampia del problema, vorrei riprendere alcuni concetti già postati in "ancora sull’anima" nella sezione libri.
Io continuo a rilevare, ultimamente in una pubblicazione di don Franco Manzi una nuova visione sull’immortalità che a me sembra sempre più allontanarsi dal pensiero tomistico che ancora permea il nostro catechismo e il comune sentire del popolo cristiano.
Leggo e rileggo passi dell’ ”introduzione al cristianesimo” dell’allora card Ratzinger e ne avverto conferma.
L’anima non avrebbe un’ ”immortalità” intrinseca ma “dialogica”
Quanto segue riporta, parafrasando per brevità alcuni passaggi

Partendo dalla “risurrezione” come l’essere-più-forte dell’amore sulla morte.
Essa è al contempo la dimostrazione di ciò che solo può creare immortalità: l’essere nell’altro, che continua ad esistere anche quando io non ci sono più……..Per l’uomo, che non ha in sé un principio di sussistenza, umanamente parlano, il sopravvivere risulterà possibile soltanto continuando a vivere in un altro.

Naturalmente l’argomento viene ripreso in più sezioni del libro, a me pare sempre con il medesimo risultato.
Qual è il problema?
Innanzitutto invoco i più esperti a verificare se il problema sussiste
Dopodichè, se confermato, nello spirito del forum approfondire per offrire strumenti adeguati a far fronte alle obiezioni di chi ha già colto e utilizza le “nuove impostazioni”.

ciao

Roberto
cercoilvero