00 19/07/2008 11:57
Penso che questo sia un caso emblematico che evidenzia l'esistenta di una giustizia parallela: nella congregazione questa persona non viene giudicata e condannata in quanto, per procedere nei suoi confronti, sono necessari i classici "due testimoni" che dimostrino la sua colpevolezza. Dato che la moglie è una disassociata la sua testimonianza non conta. Lo stesso si può dire della testimonianza della suocera, che è una "persona del mondo". Le parole della bambina da sole non valgono niente.
Quindi, non esistendo la "base legale" per procedere in senso giudiziario contro il "fratello", questi rimane un TdG.

Per "Cesare" (lo Stato), che non segue le regole della "teocrazia", gli elementi probanti la colpevolezza di questa persona sono schiaccianti, e questo individuo è stato quindi condannato dalla Suprema Corte di Cassazione a scontare una pena di sette anni di carcere.

Però per la congregazione la giustizia di "Cesare" non conta.
Quello che conta è la "giustizia teocratica".

Achille