00 11/06/2008 00:51
Aggiungo
Se i TG dicono
"Non è ragionevole; perchè come può la Parola essere con Dio e nello stesso tempo essere lo stesso Dio?"(Interlineare greco-inglese stampata dalla Watch Tower pagg. 1158-1159)

(a parte il fatto che non ho trovato la citazione a quelle pagine)

Io direi
E' giusto adoperare la ragionevolezza come criterio ultimo del giudizio critico. Essa deve fare da supporto a qualsiasi fede. Ed è poprio la ragionevolezza (ovvero la logicità) che permette di scoprire le incongruenze geoviste e di altre fedi.
E questa obiezione citata è ragionevole se dalla cristianità si predicasse di Dio sotto un unico aspetto, per esempio la sola divinità o la sola personalità. Se di due Persone, indicate come distinte, si predicasse che sono una unica persona si direbbe qualcosa di autocontraddittorio; un qualcosa che la ragionevolezza comanda di rifiutare. E lo stesso se si indicassero due divinità dicendo che si tratta di un solo Dio.
Ma questo non è il caso del testo biblico. I TG sanno benissimo che il NT usando l'espressione theòs spessissimo intende dire "o Patèr", indicando cioè la Persona del Padre e non sua la natura che è indicata dalla parola che dice divinità. E' questo il caso di Giovanni 1,1 che parla sia di due Persone divine, il Padre e il Figlio, sia della natura divina della seconda.
Così alla obiezione citata si risponde che quando il testo dice che la Parola era con Dio vuole dire che la Persona del Figlio era in comunione ontologica con il Padre e quando aggiunge che la Parola era Dio intende dire che non aveva una natura autonoma e separata ma conviveva nella stessa natura divina del Padre.

Poi si potrebbe fare un simpatico contropiede alla osservazione rilevando che quindi ha un valore determinante per la ragionevolezza dei TG il distinguere il peso specifico di parole del tipo "con" e "presso" quando si parla dei rapporti tra il Figlio e il Padre. E ottenuta risposta favorevole ricordare che in Giovanni tutte le volte che si trova l'espressione "en teò" o "en to Patrì" (ad es. Gesù dice più volte di essere "nel" Padre e il Padre "in" lui, fino a dire "Io e il Padre siamo uno" Gv 10,30 - NM)invece di tradurla "in Dio" la WT la modifica con "unito a Dio" e "unito al Padre". Il che non è affatto ragionevole. Anche se si intuisce la... ragione della manovra. E non solo non è ragionevole ma è anche un adoperare doppio peso e doppia misura se si affianca alla obiezione succitata, una cosa che Geova detesta (cf Proverbi 20,10 e 2o,23)

E' anche interessante notare come i TG, nel risponderti, non solo hanno svicolato, come ha notato Poly, ma non abbiano tenuto alcun conto delle validissime osservazioni presentate dai biblisti e da te postate: ad es. quelle sul predicato nominale che di natura sua "caret articulo" (Zerwich) e perciò chi dice che per far diventare Dio anche il Figlio ci doveva essere l'articolo, pretende che Giovanni avesse sgrammaticato a bella posta; o sulla confusione che si creerebbe se anche il secondo theòs avesse l'articolo divenendo contemporaneamente sia Figlio che Padre; o sul confronto con l'esclamazione di Tommaso che è formidabile; o sull'esistenza di theios come aggettivo che significa la qualità divina* e che Giovanni avrebbe potuto usare se avesse voluto indicare nel Verbo la aggettivante qualità e non la sostanziale divinità ecc...
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* Parola questa che hanno "tradotta" con qualità divina credendo di leggerla in Colossesi 2,9, dove però non esiste la parola theiòthes, come loro immaginano, ma theòteos che significa "divinità" o "deità" (un sostantivo e non un aggettivo!).



[Modificato da berescitte 11/06/2008 01:12]
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est modus in rebus