Quando ai sensi dell'articolo 5 dello statuto mi dimisi come socio aderente della CCTG, inizialmente le cose andarono bene. Non frequentavo più le adunanze, ma salutavo i fratelli incontrandoli per strada e loro salutavano me.
Addirittura un fratello della mia congregazione, sapendo della mia laurea in informatica e delle mie competenze su Access, decise di telefonarmi per chiedermi di creare un programma per la sua attività di libero professionista.
Questo succedeva a Febbraio 2007.
Accettai molto serenamente l'incarico e ci incontrammo più volte per deciderci sui vari particolari delle funzionalità che voleva che il programma facesse. parlavamo liberamente, scherzavamo come sempre e nulla sembrava essere cambiato.
A fine giugno mi telefonò dicendomi che ai suoi soci aveva garantito che il programma l'avrebbero avuto e che era proprio un suo amico ad occuparsi di tutto.
Era chiaro come il sole, anche perchè aveva già dato la parola ai suoi soci dell'attività che sarei stato io a creare il programma per la loro società.
Poi successe una cosa inaspettata. A Settembre cominciò la caccia alle streghe contro i dimissionari ai sensi dell'articolo 5, e da tutta Italia fioccarono gli annunci di 'dissociazione volontaria'(?) dalla Congregazione, al che mi ritrovai sbattuto fuori dalla comunità dei Tdg.
Entro la fine di settembre io e quel fratello avremmo dovuto metterci d'accordo per la consegna del programma (che praticamente era ormai finito). Voi non ci crederete, ma nonostante la parola da lui data ai suoi soci, non mi ha telefonato più. Accordo finito completamente nel gabinetto!
E il tutto perchè? Solamente per quel fatidico e lesionistico annuncio fatto sul mio conto dal maledetto podio della congregazione.
Perciò caro Marco capisco benissimo cosa ti è successo, credimi! Anch'io l'ho vissuto sulla mia stessa pelle! Oltre ad aver perso quel lavoro, da quel momento ogni volta che mi capita di andare in posta a pagare le bollette, di andare a far la spesa o di fare dei giri per la città, quando incontro i fratelli, fanno finta di non vedermi (ed è facile quando si è lontani ma quando si è uno davanti e l'altro dietro nella fila di fronte alla cassa del supermercato, ben, l'imbarazzo è totale).
L'unico consiglio che ti do è di far finta di niente. Tu non hai nessuna colpa. Stai solo seguendo quello che la coscienza ti dice di fare. Non sei tu ad avere il problema. Sono loro ad avere il problema! E visto che il problema ce l'hanno loro, allora prova a sentire verso di loro il senso della tua carità cristiana.
E non abbatterti. Di questa situazione tu non hai proprio nessuna colpa.
La verità non è qualcosa di statico ma è basata su una conoscenza progressiva, in grado di mettere in discussione anche i precedenti concetti raggiunti usando il modello del metodo scientifico