00 24/04/2008 22:35
Forse sarebbe il caso che chi non ha una formazione antichistica la piantasse di annaspare nei mari della storia, mettendo insieme nomi e date nell’ ignoranza e non lettura delle fonti antiche da cui dovrebbero essere ricavate, rischiando di macchiarsi di pressapochismo.

“Presso gli Ebrei, già prima del 11 sec a.C., si erano formati tre gruppi di libri sacri;”

Con simili sparate ti metti al di fuori da qualunque discussione accademica. Credo che il tuo interlocutore volesse delle risposte scientifiche, e non delle barzellette, come il sostenere seriamente che esistessero libri della Bibbia a queste date.

“La Mishnah (scritto ebraico redatto nel lI sec d.C.) presuppone l’esistenza di una raccolta fissa di libri e, siccome il suo materiale risale ben più indietro nel tempo, si può affermare che il canone dell’AT venne sostanzialmente fissato verso la fine del primo secolo o all’inizio del secondo.”

La Mishna presuppone l’esatto contrario, visto che è essa stessa a documentare le dispute sulla canonicità dei libri (Mishna, Yadaim, 3,5)
Inoltre come si fa a fare un’affermare così generica come “siccome il suo materiale risale ben più indietro nel tempo”, quando invece è arcinoto che ci sono materiale sia pre sia post cristiani, e dunque bisogna sempre specificare di cosa si sta parlando?

“Anche lo scrittore giudaico Giuseppe Flavio nel suo libro Contro Apione, 8,38-40, ammette solo l’attuale canone ebraico escludendo i deuterocanonici.”

Questa è una testimonianza post cristiana, e soprattutto è per l’appunto il parere di un fariseo di fine I secolo, cioè la corrente che poi è diventata vincente sotto il profilo del canone da inizio II secolo in poi, nulla di sconvolgente dunque. Il problema, che nella banalità sconfinata dell’articolo citato non traspare, è che “il giudaismo” non esiste. Nell’epoca del II tempio si parla per l’appunto di “giudaismi”, e il fariseismo è uno dei molti. Il “canone” farisaico, sebbene ci saranno ancora delle dispute su libri come Qoelet e Cantico fino al II secolo, è per l’appunto quello che attualmente troviamo nella Bibbia ebraica, ma questo non ci dice nulla su cosa fosse il canone per “gli ebrei”, o su cosa fosse il canone per Gesù, visto che non era farisei. Gli esseni avevano un canone con molti testi da noi oggi considerati apocrifi, i Sadducei invece ritenevano canonico il solo Pentateuco, ecc.
Non ha dunque nessuna rilevanza riportare il parere di un fariseo, perché questo non ci dice automaticamente cosa pensasse Cristo, non essendo egli farisei, ma soprattutto non ce lo dice perché Flavio rappresenta la corrente farisaica vincente, ma non l’unica. In quello che viene solitamente definito “Concilio di Jamnia”, in realtà una discussione di cui ci è difficile definire i contorni, s’è appunto discussa in seno al fariseismo stesso la canonicità di alcuni testi come Ester, Cantico dei Cantici, Qoelet e Siracide ancora ad inizio II secolo, arrivando poi alla decisione definitiva dell’attuale AT a 39. Il problema ovviamente è perché mai per me che sono cristiano dovrebbe essere vincolante in fatto di cosa è canonico una scelta di libri operata da un sinodo di farisei ad inizio II secolo.
In sintesi: non si vede perché il parere di un singolo gruppo, cioè i farisei, debba voler dire che il canone era chiusa per tutto il giudaismo, o tanto più che era chiuso per la Chiesa cristiana. Possiamo affermare che il canone per i farisei si stabilizza a inizio II secolo, col Talmud (Baba batra 14b); ma la mia domanda è sulla base di che cosa io, che sono cristiano e non giudeo-fariseo, dovrei approvare un canone farisaico-talmudico.
C’è da dire poi che la testimonianza di Flavio è di pura fantasia quanto a storia del canone, e questo lo sa qualunque filologo semitista.
Giuseppe parla di chiusura del canone già nel periodo di Esdra, e come è noto non ci crede nessuno, né filologi protestanti né cattolici (che insegnino in un’università laica ed europea ovviamente, cosa combinino nelle università battiste o metodiste della Bible Belt nel profondo Sud degli USA non è argomento di discussione per persone serie, naturalmente. Rimando i protestanti italiani all’introduzione all’AT fatta dal valdese Soggin per la liquidazione della favola del canone esdrino e della testimonianza di Flavio).
Nessuno crede a questo canone esdrino perché neppure erano ancora stati scritti tutti i libri che elenca. Nel mondo antico infatti è raro che uno storico abbia una precisa coscienza del proprio passato (e come avrebbe potuto del resto?), molto spesso ne sappiamo di più noi grazie a scienze che a quel tempo si sognavano, come l’archeologia o la lessicologia comparativa, quella scienza per cui ad esempio sappiamo che un testo zeppo di parole persiane come l’Ecclesiaste, o greche come in altri testi, non può essere della data in cui l’autore fintamente si colloca . Credere a quel brano, cioè alla chiusura del canone con Esdra, vorrebbe dire che il Qoelet l’ha scritto Salomone, che Daniele è opera di Daniele, e amenità simili. Per non parlare del fatto che il nostro attribuisce a Mosè la Thorà, cosa che oggi credono solo i TdG, insieme a qualche setta americana.
Flavio pecifica che sono canonici quei libri inseriti prima di Esdra, sotto il regno di Artaserse (465-424). Questo perché si basava sulla leggenda di IV Esdra 14,44, che lasciava intendere che Esdra avesse chiuso il canone. Ma se questo fosse corretto, andrebbero esclusi dal canone Cronache, Esdra, Neemia e Qoelet, Daniele, tutti scritti successivamente alla data indicata


““Che la Bibbia degli Apostoli non includesse questi libri,”

Ma secondo l’autore di questo articolo gli apostoli avevano una Bibbia?

“appare abbastanza chiaramente dalle 263 citazioni dell’AT ebraico nel NT che riguardano sempre i libri del canone ebraico senza riferirsi ai deuterocanonici”

Né la citazione di un libro né la non citazione nel NT sono criteri di canonicità. Se infatti la non citazione è un criterio per escludere allora non solo canonici neppure Esdra, Neemia, Ester, Cantico dei Cantici ed Ecclesiaste , se invece sono canonici i libri citati allora è canonico pure il libro di Enoch citato in Giuda 14.

“Gli evangeli accettano la lista dei libri contenuti nel canone ebraico (per l’AT), mentre i Cattolici, sulla base della decisione del Concilio di Trento”

Precisazione ridicola, il Concilio di Trento è solo il decreto dogmatico sul canone, una pronunciamento dovuto al rigetto operato da Lutero dei deuterocanonici dell’AT e di ben due libri del NT, che richiese un intervento dogmatico per RIBADIRE il canone. La lista di libri c’era già, tale quale a quella di oggi, prima di Trento. Basti vedere il Concilio di Firenze, qualora se ne voglia uno ecumenico, o già da quarto secolo quelli di Ippona e Cartagine. Questo a livello “canonico” ovviamente, ma la scrittura di una legge non coincide con l’esistenza della legge stessa, perché la Chiesa è stata governata dallo ius e non dalla lex per secoli. Per documentare la canonicità dei deuterocanonici della Chiesa antica ci si rivolgerà ovviamente alla patristica, per indicare che proprio in quegli anni in cui si creava il Nuovo Testamento si dibatteva anche dell’Antico, e che la Chiesa che ha creato l’uno ha creato nel medesimo periodo l’altro, e non si vede proprio con che criterio in un caso dovrebbe essere stata infallibile mentre nell’altro no, visto che come s’è già visto un canone farisaico di fine I secolo non ha alcuna implicazione teologica per un cristiano.

“Possiamo quindi affermare quanto segue: “La Chiesa Cattolica che poggia sulla tradizione, non può documentare l’esistenza di una costante tradizione favorevole ai libri deuterocanonici””

Sotto questo punto di vista nella storia della Chiesa non si può documentare la costanza di assolutamente nulla, per la banalissima ragione che ci sono stati eretici più o meno eterodossi su qualunque dottrina ed in qualunque periodo. Ma questo non significa che costoro non stessero a margine di una Chiesa che invece credeva tutt’altro. Se dunque si vuol dire che in varie epoche si può trovare gente che rigettava i deuterocanonici allora questo è vero, ma è falso dire quell’epoca non credeva alla canonicità di tali testi. L’ininterrotta continuità si può documentare eccome. Sarebbe come dire che nel medioevo e nel rinascimento non è attestata una continuità nella credenza del dogma trinitario in seno alla Chiesa perché ogni tanto è saltato fuori qualche eretico che negava questo o quell’aspetto del dogma. Ma l’esistenza di antitrinitari come ad esempio Serveto, provano forse che la Chiesa nel frattempo non credeva alla Trinità? Sarebbe demenziale sostenerlo, e infatti l’osservazione di Salvoni è demenziale.

“isogna dire che i diversi manoscritti da noi posseduti della LXX non presentano sempre gli stessi manoscritti”

Altro clamoroso boomerang, perché questo si può dire anche del NT. Siamo letteralmente pieni di manoscritti che presentano il NT mutilato di diversi libri, cosa ne dovremmo evincere? La distruzione della tua idea sulla fissità del canone del NT?
Inoltre, come già detto, il NT esattamente come l’AT sono una creazione ecclesiastica che va dal II al IV secolo, ed esattamente come le oscillazioni del NT in questo periodo non ti fanno problemi sulla canonicità del NT che accogli nella forma che ha assunto nel IV secolo, non si vede perché tu debba riservare un trattamento diverso all’identico work in progress che ha portato alla formazione dell’AT, condotto dalla medesima Chiesa e nel medesimo periodo. La tua scelta di cosa è canonico e cosa no, la tua possibilità di fondare il canone di ciò che credi, si basa sul nulla. Come dice Agostino, con grande scandalo dei protestanti ma ben incarnando la mentalità antica “non crederei all’autorità dei Vangeli se non me li garantisse la Chiesa”. E questo Lutero l’aveva capito bene, infatti fatta fuori l’autorità della Chiesa non c’era più nulla che garantisse il canone che aveva in mano, e infatti poté espungere testi come Giacomo (che infatti è un deuterocanonico del NT, insieme ad Ebrei è uno degli ultimi ad essere entrato nel canone, sono a metà del IV secolo).
In sintesi: nessun libro dell’antichità, che sia il De Bello Gallico di Giulio Cesare o un’opera di Tacito, ha quasi mai l’opera completa in un codice. Quello che fanno i filologi è appunto mettere insieme i vari codici per ricostruire i libri. La LXX ha questo problema esattamente come il Nuovo Testamento, siamo piedi di codici che hanno un solo libro, tre libri, ecc. fino ad arrivare a tutti. Abbiamo le prime raccolte complete del Nuovo Testamento tra IV e V secolo

“Bisognerebbe anche domandarsi come mai non siano stati accolti dalla Chiesa Cattolica altri scritti che pur si trovano nella LXX, come i Salmi di Salomone e i III e IV Esdra.”

Tipici del giudaismo alessandrino ma decisamente poco popolari tra i Padri della Chiesa, non fanno parte della Traditio.

Ad maiora
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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)