00 16/06/2008 13:00
14. LA CROCE SIMBOLO IDOLATRICO? - seconda parte

KAT- In altri testi recenti ho sentito fare anche l’esempio della pistola con la quale un ipotetico assassino avrebbe ucciso nostro padre. “La portereste al collo come ricordo da venerare?”, si chiede l’intelligentissimo Schiavo odierno, dando ovviamente del “deficientissimo” ai due primi Schiavi, Russell e Rutherford prima maniera, che hanno fondato la religione geovista venerando la croce. E per quanto riguarda il parere della Bibbia che, oggi, dice che fare della croce un “oggetto di venerazione” sarebbe idolatria, ma ieri diceva che era atto di culto di cui gloriarsi, lo Schiavo moderno la accusa di dare i numeri!...

TEST- Allora? Immagino che vorrà apporre il suo timbro critico anche sulla conclusione di quell’articolo, vero?

KAT- Ovviamente! E pregherò la grazia di Dio affinché divenga anche il “suo” timbro critico, sorella, se non vuole peccare di chiusura preconcetta davanti alla verità e quindi di non bereanità. Cosa farò dunque? Semplice...
Laddove lo Schiavo odierno conclude dicendo: «In ogni aspetto del culto i testimoni di Geova, come i cristiani del I secolo, si sforzano di attenersi alla Bibbia anziché alla tradizione» correggerò dicendo “si sforzano di attenersi al parere attuale dello Schiavo anziché alla Bibbia”. In tal modo, e solo in tal modo, l’ultima proposizione dello stampato che dice “Per questo non usano la croce nell’adorazione” diventa vera. L’unica cosa “vera” di tutto l’articolo è appunto che i TG si sforzano di attenersi a questo parere, camaleontico, della loro Dirigenza.

TEST- E’ finita finalmente!

KAT- Errore! C’è ancora una speranza, sorella. Lei sa cosa è successo alla “luce crescente” per i trapianti, vero? Quindi nulla impedisce di sperare che un giorno anche l’odierno Schiavo (o meglio il CD, giacché sicuramente ci sono molti membri degli 8500 sopravvissuti dello Schiavo che non sono d’accordo con il CD che pontifica da Brooklyn) un giorno capisca che quel bipede implume che dall’antropologia culturale è stato definito “animale simbolico” è capace di trasfigurare la storia metaforizzandola. E perciò anche lo Schiavo geovista futuro, come quello passato, potrà di nuovo assegnare alla croce, come fanno i “membri della cristianità” la funzione simbolica di “nuovo albero della vita”, “vessillo glorioso di Cristo che vince la morte e il peccato”, “trono da cui il Signore Gesù, pastore mite e buono - anziché squallido feldmaresciallo di Geova - guida misericordiosamente le sue pecorelle alle fonti della vita” eccetera eccetera…
Senza dimenticare ovviamente che per noi cattolici tale simbolo è irrinunciabile anche perché, oltre ad essere glorioso simbolo del nostro essere cristiano, il segno di croce, unito alle parole “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, ci ricorda anche i due misteri principali della fede che, come insegna il catechismo, sono: unità e trinità di Dio; incarnazione-passione-morte-resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.

TEST – Ed ora è finita?

KAT – No, l’ultima parola la lascio alla fede cattolica espressa in un nostro canto liturgico che dice:
1 O croce beata! Tu porti il Signore Gesù Redentore, o croce beata!
2 O croce feconda! Tu generi all’uomo la grazia, il perdono. O croce feconda!
3 O croce immortale! Trofeo di vittoria, splendore di gloria. O croce immortale!
4 O croce amata! Ti voglio seguire, a Cristo venire. O croce amata!

E badi bene che questo canto, nella sua semplicità, esprime la fede teologica di sempre. Infatti è antichissimo nella Chiesa l’inno che vede la croce come uno stendardo di vittoria e inizia dicendo “Vexilla Regis prodeunt, fulget crucis mysterium”.

TEST – E’ latino. Ho diritto a non capirlo.

KAT – Giusto. Allora vada a farsi un’idea di come aveva ragione Rutherford quando si gloriava della croce di Cristo torreggiante…

TEST - ... torreggiante sulle rovine del tempo", conosco bene queste righe scritte da Rutherford ne L'Arpa di Dio, a pag. 143.

KAT - Brava, ma io volevo indicarle un linguaggio cattolico non latino, concludendo "...torreggiante sulla lunetta di sinistra del Giudizio universale nella Cappella Sistina". Lì vedrà che gli angeli invece di disprezzare quella… pistola che ha ammazzato il nostro Redentore, se la spupazzano facendo a gara a chi la porta in trionfo nel reame dei cieli.

TEST – Bah, pareri di un cattolico. Anzi neanche si può dire, dal momento che Michelangelo ha scelto di rappresentare le cose in quel modo al soldo del papato.

KAT – Papato che però obbediva in questo a S. Paolo che disse “non enim iudicavi scire me aliquid inter vos nisi Iesum Christum et hunc crucifixum” (1 Corinzi 2,2 -Vulgata)

TEST – Ancora latino!

KAT – Sì, perché la bereanità comporta anche masticarne un tantinello. Non vorrà mica farmi credere che tra gli anziani che lei può interpellare, tutti “esperti in Bibbia” e “qualificati per insegnare”, non ve ne sia uno che sappia tradurre un testo latino di terza media? Anche se mi rendo conto che quel “crucifixum” gli sarà difficile farlo passare per “palo”, come sappiamo che vuole la Dirigenza geovista che, senza farsi scrupoli ha tradotto nella NM il passo, così: “Poiché decisi di non sapere nulla fra voi eccetto Gesù Cristo, e lui al palo”.

TEST – Si vede che “palo” era più giusto.

KAT – Sorella, lasciamo da parte se era giusto o sbagliato. Don Minuti ha dimostrato molto chiaramente che per sostenere la tesi del “palo” il CD ha citato artatamente il dizionario della Le Monnier. Ma qui il punto sta nel fatto che Paolo si gloria della croce, essa per lui forma l’unica scienza da avere davanti agli occhi per il resto della vita, l’unico faro di luce che la illumina. Da tutto il carteggio paolino si evince chiaramente che lui nella “croce” vede l’AMORE di Dio che “ha dato perfino suo Figlio per riscattare il mondo dal peccato. Quindi croce o palo che sia, è giusto che sia venerata come trono di gloria, vittoria di Gesù sul male e la morte, segno di salvezza, ricordo affettuoso della passione… E’ di questo che stiamo parlando. E’ questo che avevano capito i due primi presidenti del geovismo. E’ questa la verità biblica che ha capito il Papa che ha commissionato la Cappella Sistina a Michelangelo, e che mi auguro capirà anche lei, prima o poi.

TEST - Ma insomma lei cosa pretende infine?

KAT - Pretendo, da voi come da ogni persona che si dice cristiana, di vedere nella croce o palo su cui Gesù ha sconfitto la morte il suo trono di vittoria in cui è stato innalzato-esaltato ed ha "attirato tutti a sè". Penso cioè che se foste coerenti dovreste mettere nelle Sale del Regno, accanto al podio e al leggio che sostiene la Bibbia una immagine di Gesù al palo.

TEST – Immagine? Non sia mai!...

KAT – Eppure nelle riviste c’è in continuazione. E io mi… immagino che qualche pio Testimone, non visto da nessuno che potrebbe denunciarlo, nel segreto della sua camera, durante lo studio privato della Torre di Guardia, obbedendo al suo cuore, gli dia un bacetto a quelle immagini di Gesù.
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est modus in rebus