00 21/01/2008 17:51
Gesù è ambivalente.

E di fronte a questa ambivalenza (ora fa cose da Dio, ora mostra limiti da uomo) si possono dare tre posizioni:
- Dire che è solo Dio e il lato umano una apparenza fantasmatica;
- Dire che è solo uomo e il lato divino è realizzato da Dio al di fuori della sua umanità (presenza parallela, accanto);
- dire che è Dio incarnato, cioè sia veramente uomo che veramente Dio.
Quest'ultima è la tesi cattolica. Le altre sono eretiche.
La Chiesa di fronte al problema della ambivalenza, che denota a prima vista (ma non realmente) una sorta di contraddittorietà, ha scelto la tesi dello ET ET (sia l'uno che l'altro) anziché quella dello AUT AUT (o l'uno o l'altro).
In tal modo non viene mortificata (né riduttivamente né per esclusioni o aggiunte) nessuna pagina della Scrittura.

Psicologicamente parlando ci si potrebbe chiedere: quale metodo migliore avrebbe potuto escogitare il buon Dio per convincere della realtà dell'incarnazione, cioè che Dio stesso di Persona è venuto nel mondo a farsi compagno degli uomini per cacciarli fuori dalla valle delle tenebre, se non mostrare in Gesù sia una umanità fuori di discussione sia una divinità comprovata dalle opere che nessun uomo può fare?

Quoto in pieno il discorso gerarchico di Poly.
Per essere più precisi possibile però io parlerei di Gesù o di Cristo solo in rapporto alla sua vicenda umana. Nel qual caso si ha una subordinazione perfino creaturale dell'umanità di Cristo che dipende nel suo essere dalla volontà divina (cioè da tutte e tre le divine Persone). E preferisco usare il termine Figlio (Verbo, Logos) se devo indicare il rapporto eterno con il Padre. Anche là, appunto, si può e si deve parlare di "subordinazione" in quanto il Figlio è generato (e non una volta per tutte ma "eternamente") dal Padre. Per questo la Chiesa indirizza le sue preghiere liturgiche "nello Spirito, per il Figlio, a Dio Padre"; seguendo in ciò l'esempio di Gesù che faceva riferimento al Padre sia come coeguale a Lui (tutto ciò che il Padre ha è mio) sia come ultimo riferimento della lode.
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est modus in rebus