Polymetis, 12/19/2007 10:50 PM:
“D'accordo con Predestinato circa il diritto di dire la propria opinione, purché, secondo me, non si condanni direttamente gli altri dicendo loro che, come scrivi, "hanno peccato" e che dunque saranno puniti con "dannazione eterna".”
Non sono d’accordo. Una persona ha tutto il diritto di pensare che una pratica X è peccaminosa e dunque condurrà alla perdizione che la pratica, specie se come in questo caso è la Bibbia stessa a dirlo, e noi ci limitiamo solamente a riportare quanto dice. Certo, sarà Dio a giudicare, e non possiamo sapere che cosa farà di caso in caso, tuttavia è Dio stesso a dirci che l’omosessualità praticata è peccato mortale. Il fatto che non spetti a noi giudicare colui che erra, non toglie il fatto che sia nostro diritto stigmatizzare l’errore in sé. Vale a dire che come nel caso di qualunque altro peccato non mi permetto di dire cosa farà Dio del peccatore, ma so che l’azione che ha commesso è errata.
“Ricordiamo che non per tutti esiste un Dio, ma non per questo dobbiamo colpevolizzarli se non credono che queste pratiche siano "peccato" e che meritano "punizione".”
Stai forse postulando che il metro di misura della morale siano le convinzioni di ciascuno? Non capisco dove stia la logica nell’idea che se una persona la pensa in modo diverso da me la sua opinione vada comunque rispettata. I valori esistono indipendentemente da quello che ne pensa il singolo, altrimenti ciascuno sarebbe legge a se stesso e non ci sarebbe neppure bisogno dello Stato. Voglio dire che l’argomentazione “loro non credono in Dio, quindi possono fare quello che vogliono”, è del tutto fallace, e lo si vede chiaramente qualora questo qualcuno sostenesse non che vuole fare il gay ma darsi alla malavita, perché non crede affatto all’intangibilità della vita. Ovviamente ribattere che nel secondo caso c’è una lesione della libertà di terzi è del tutto circolare, perché anche questo è un assunto infondabile, cioè che la legge morale debba essere “fa’ ciò che vuoi finché non nuoce a nessuno”.
“Come dicevo nel mio post, solo se ledono gli altri, allora potremmo insorgere su di loro in una maniera o nell'altra. “
Non capisco cosa tu intenda con “insorgere”, ma vorrei farti notare che l’idea che qualcuno possa fare quello che vuole purché non nuoccia ad altri è una presa di posizione filosofica pregiudiziale come qualunque altra, una teoria filosofica tra le tante.
Prima di inserire il mio post in merito alla denuncia per discriminazione da parte della WT nei riguardi degli omosessuali in quanto assimilati a ladri ed assassini, sapendo che mi sarei imbarcato in un sentiero alquanto delicato, ho cercato dunque di rimanere razionale per non farmi coinvolgere da passioni emotive e finire per offendere qualcuno. Ma non sempre si riesce nell’intento ...
Oggi giovedì 20 dicembre, prima di partire ho dato uno sguardo ai vari commenti relativi a questo thread, e avendo visto che Polymetis si è riferito direttamente al mio post, offrendoci le sue riflessioni, ho così pensato doveroso apportare alcuni chiarimenti, a scanso di equivoci.
Prima di proseguire con le mie proprie riflessioni, trovo ora necessario fare una premessa, per evitare che si possa avere di me un'immagine che non corrisponde alla realtà:
Non sono gay né lo sono mai stato né tanto meno accarezzo il desiderio di diventarlo in futuro. Sono un'eterosessuale convinto, fedelmente e felicemente sposato con figli.
Non condivido le scelte degli omosessuali, se di scelte si trattano, ma non posso prendermi la responsabilità di condannare nessuno per questo “peccato”, perché ritengo che il condannare i “peccatori” è compito di Dio, non mio.
Avendo chiarito la mia personale posizione in merito a questo soggetto, desidero anche ricordare che alcuni degli utenti di questo forum ci hanno confessato di essere o essere stati omosessuali, perciò penso che dovremmo tenerne conto nella nostra maniera di esprimerci.
Ed ora passo alle mie riflessioni.
Quando ho scritto la frase riportata da Polymetis, ossia che ero “
d'accordo con Predestinato circa il diritto di dire la propria opinione, purché, ... non si condanni direttamente gli altri dicendo loro che ... "hanno peccato" e che dunque saranno puniti con "dannazione eterna", non mi sembra abbia affermato, come scrive Polymetis, che una “
persona NON abbia il diritto di pensare che una pratica X sia peccaminosa”, né di continuare a pensare che “
condurrà alla perdizione chi la pratica”.
Rileggendo entrambi questi pensieri, non mi sembra, fino a qui, che ci sia un reale disaccordo, in quanto io parlavo del diritto di “dire”, senza condannare il “pensare”, mentre Polymetis è stato ancora più cauto e ha parlato del diritto di “pensare”.
Più avanti, nello stesso paragrafo, non comprendo quale azione avesse in mente Polymetis quando parla di “
stigmatizzare l'errore”, ma comprendo che pensa poterlo fare in quanto “
è Dio stesso a dirci che l’omosessualità praticata è peccato mortale”. Infatti, poco prima afferma “è la Bibbia stessa a dirlo”.
Sono d'accordo, ma solo se il discorso viene fatto non solo tra persone che credono in Dio, ma ancor più nella Bibbia, altrimenti l'autorità alla quale si fa appello non avrebbe nessun valore per l' interlocutore. Dato che in questo post non stiamo dibattendo la questione dell'esistenza di Dio, né di quale libro Sacro egli avrebbe fatto scrivere, fare appello alla loro autorità, penso, ha valore solo relativo.
Infatti, è bene ricordare che i Cristiani sulla terra, se non erro, sono meno del 20%. Il resto degli altri 5 miliardi non condividono le nostre convinzioni cristiane e molti non credono neppure in Dio.
Dunque, mentre abbiamo tutti i nostri diritti di “pensare” che l'omosessualità sia un “peccato mortale” e perfino il diritto di dire la nostra opinione basata sulla Bibbia, per il non credente o il non cristiano, la nostra posizione rimane solo un'informazione, a meno che l'individuo in questione, abbia una religione che pure condanni tale pratica come un “peccato”.
Così, se la posizione in questione è quella di limitarsi al “sapere” che l'azione è errata, come dice Polymetis, o che vadi fino al punto di comunicare la propria opinione in merito, senza condannare nessuno, allora anche qui, penso, ci sia similitudine nelle nostre due posizioni.
Ora passando all'aspetto “
del metro di misura della morale”, anche qui penso che le opinioni non siano divergenti, se vengono chiarite.
Anzitutto, sarebbe bene dissipare quello che sembra una contraddizione. Nel paragrafo precedente, ho detto di essere d'accordo con Polymetis sul suo diritto di “pensare” che l'omosessualità sia un “peccato”. Penso che egli stesso non avrà nulla da obiettare se una persona che non fosse d'accordo con lui, non solo rispetterà il suo diritto di “pensare” una cosa che non condivide, ma perfino rispetterà la sua opinione.
Perciò, malgrado quanto egli scrive, sono convinto che anche Polymetis avrà similmente rispetto dell'opinione degli altri anche “
se una persona la pensa in modo diverso da lui”, altrimenti non sarebbe nemmeno fair playing, perché non si può pretendere dagli altri ciò che noi vorremmo negare loro.
Tornando al “
metro di misura”, non penso di avere mai scritto o argomentato che, come dice Polymetis “
loro non credono in Dio, quindi possono fare quello che vogliono” .
Anche io sono d'accordo che “i valori esistono indipendentemente da quello che ne pensa il singolo individuo”, solo che la nostra scala dei valori non corrisponde necessariamente a quella degli altri. Mentre possiamo avere in comune una data scala dei valori, non necessariamente troveremo lo stesso valore sullo stesso gradino.
Per tale motivo, come dice bene Polymetis, abbiamo eletto di delegare l'esercizio della giustizia allo Stato, non essendo legge a noi stessi, e se non siamo d'accordo con certe leggi, allora abbiamo il diritto di postularne la modifica, votando per coloro che crediamo potranno rappresentare le nostre opinioni.
Perciò, per quanto riguarda i
delitti, il “metro della misura” lo porta lo Stato, ricordando che non tutti gli Stati sono concordi a porre un certo valore sullo stesso gradino della scala dei valori.
Dunque, da bravi cittadini, ci sottometteremo al “metro di misura” dello Stato, non “facendo ciò che vogliamo finché non nuoce a nessuno”, ma ubbidendo alle regole come quelle di portare la cintura di sicurezza o non fare uso di droga, anche se “non nuociono agli altri” (in effetti, a volte pure queste finiscono per nuocere agli altri!).
Mentre, per quanto riguarda i
peccati, il “metro della misura” lo porta Dio, e ciascuno, secondo il “suo” Dio e il “suo” libro sacro, ne dovrà rendere conto. Se poi non riconosce nessun Dio o nessun libro sacro, una persona può comunque avere la propria etica morale per ciò che esula dalle leggi dello Stato.
Credo comunque, che oltre ai “delitti” e ai “peccati” o la propria etica morale, ci siano delle
regole di buon senso comune sulle quali, né lo Stato né Dio legiferano, ma che finiamo per imparare e seguire, se vogliamo vivere serenamente in una certa comunità.
Una di queste regole di buon senso è di sapere abbandonare l’argomentazione, se comincia a diventare una polemica.
Perciò, ora che ho chiarito secondo le mie capacità, quanto cercavo di comunicare, non penso sia necessario che continui a replicare ulteriormente su questo soggetto, altrimenti si traformerebbe in polemica, che detesto e desidero evitare a tutti i costi.
Pace!
Nick!
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La dove regna l'impostura, non c'è posto per me ! (Vincenzo Vela)