00 24/01/2008 23:14

Libertà religiosa e Intese: attuare la Costituzione
Valdo Spini - NEV


Proponiamo in anteprima un editoriale di Valdo Spini che verrà pubblicato sul prossimo numero di "Confronti", mensile di fede, politica e vita quotidiana (www.confronti.net). L’autore è deputato socialista e presentatore di una delle due proposte di legge in materia di libertà religiosa oggi unificate nel testo base.
È in corso un’aspra polemica sui rapporti tra Stato e Chiesa cattolica. Ma forse non è inutile dare un’occhiata anche a quanto avviene nel campo del pluralismo religioso. Si tratta del processo di attuazione dell’articolo 8 della Costituzione (Intese con le confessioni diverse dalla cattolica) e dell’approvazione della legge generale sulla libertà religiosa.
Sono otto le nuove Intese firmate il 4 aprile 2007 dal governo Prodi. Alcune di grande rilievo. Enumeriamole: Tavola valdese (modifica); Chiesa apostolica in Italia; Unione delle Chiese cristiane avventiste del 7° giorno (modifica); Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni (mormoni); Congregazione cristiana dei testimoni di Geova; Sacra arcidiocesi d’Italia ed Esarcato per l’Europa meridionale (ortodossi); Unione buddista italiana; Unione induista italiana.
Si tratta di Intese già firmate o convenute da governi precedenti (D’Alema, Amato, Berlusconi) ma non ratificate, che sono state ripresentate alla firma della Presidenza del Consiglio, previo eventuale aggiornamento del testo, ove necessario. Queste otto Intese non sono però ancora state a tutt’oggi presentate dal Governo Prodi alla prescritta approvazione del Parlamento nella forma di disegni di legge. Sono rimaste cioè a Palazzo Chigi. Si è detto, rispondendo ad un’interpellanza di chi scrive nel dicembre scorso, che vi erano problemi di copertura. Speriamo che con l’approvazione della Finanziaria questi siano stati risolti perché, a parte le turbolenze politiche, più passa il tempo più le cose si fanno difficili.
Per quanto attiene all’approvazione di una legge generale sulla libertà religiosa (impegno prima di Domenico Maselli e, successivamente, di chi scrive), per l’applicazione della Costituzione verso tutte le confessioni religiose che non hanno né Intese, né Concordato, col relativo superamento della legislazione fascista sui culti ammessi, siamo di nuovo fermi. Dopo che, il 4 luglio scorso, il relatore Roberto Zaccaria ha predisposto e fatto approvare come testo base il suo testo "unificato" delle proposte Spini-Boato, si è svolto un secondo ciclo di audizioni delle confessioni religiose interessate. Esso ha visto una posizione più critica della Conferenza episcopale italiana (CEI) rispetto a quella che si era verificata sui testi di partenza, probabilmente da attribuire all’esplicita menzione del principio di laicità dello Stato che Zaccaria ha introdotto nel suo testo. Ha detto infatti il segretario della CEI, monsignor Giuseppe Betori, nella sua audizione del 16 luglio 2007: "Suscita anzitutto sorpresa e contrarietà l’introduzione del principio di laicità, addirittura quale fondamento della legge sulla libertà religiosa, e la correlata disposizione secondo cui a tale principio è data attuazione nelle leggi della Repubblica (come reca l’articolo 1, comma 2, del testo base)". Si ricorderà che il principio della laicità dello Stato è stato affermato non in una legge, ma in una sentenza della Corte costituzionale. Di fatto sono stati poi presentati un migliaio (!) circa di emendamenti, in prevalenza dall’opposizione di centro-destra, e tutto si è fermato. Il Governo aveva ipotizzato di presentare un suo disegno di legge, ma poi non se ne è fatto niente, probabilmente perché si è riservato di intervenire eventualmente con emendamenti durante l’iter parlamentare. Il tema è di grande rilievo etico ed è poi particolarmente scottante, ma anche urgente, perché darebbe una disciplina generale ai rapporti col mondo musulmano, ma non solo. Di fatto costituirebbe una componente importante della politica di integrazione dei migranti, perché toglierebbe la comunità islamica da una situazione magmatica, in cui non ci sono diritti ma nemmeno doveri, in cui non c’è un quadro favorevole per lo sviluppo di quell’islam italiano che vuole vivere nell’ambito della nostra Costituzione e del nostro ordinamento giuridico. Il tema va decisamente rilanciato.
Come si vede, la stessa politica di attuazione della Costituzione nel campo dei rapporti Stato-Chiese segna il passo. Di fatto la maggioranza di centro-sinistra, aldilà delle buone intenzioni, non si sta mostrando decisa e compatta negli obiettivi e negli strumenti per conseguirli. Più di un anno e mezzo di legislatura è passato senza che le iniziative prese si siano concretizzate in leggi approvate.
Questi temi erano peraltro abbondantemente compresi nel programma dell’Unione. Si può quindi chiedere al Governo e alla sua maggioranza di svegliarsi? Credo proprio di sì. È un invito valido in tutti i casi. Se (come pare ormai molto probabile, ndr) si dovesse andare a elezioni anticipate e quindi il Parlamento malauguratamente non dovesse approvare questi testi, è bene che almeno il Governo abbia fatto quello che doveva fare ed avere quindi le sue carte in regola in questa delicata materia. Se invece, come personalmente mi auguro, la legislatura andrà avanti, si sarà in grado di portare effettivamente all’approvazione questi determinanti e significativi impegni per dimostrare che lo Stato italiano non rinuncia ad attuare la Costituzione nei rapporti tra Stato e Chiese e quindi ad affermare la sua autonomia.


Fonte:
www.avventisti.it/adn/news.asp?idx=816

Dopo gli ultimi sviluppi, credo abbiano altro a cui pensare. [SM=g27828]

Ciao
[SM=x570892]
Bruno