00 18/10/2007 20:37
Sempre a proposito di dialogo, i TdG amano a volte usare questa parola per rivolgersi ai loro interlocutori che non li vogliono ascoltare:

"Guardi che noi siamo qui per dialogare. Anche la Chiesa cerca il dialogo con le altre religioni. Lei che è cattolico non dovrebbe fare la stessa cosa?".

Si tratta chiaramente di un uso strumentale - spesso inconsapevole - del termine "dialogo", in quanto i TdG non cercano realmente il Dialogo, inteso come scambio reciproco arricchente di fatti, esperienze ed informazioni, ma vogliono semplicemente convertirvi alle loro idee. Questo è il loro principale obiettivo e scopo.
Tutto quello che dicono, il modo in cui lo dicono, le strategie dialettiche, la loro cortesia, il loro "interesse personale", la loro disponibilità apparentemente disinteressata, tutto ha come scopo ed obiettivo quello di farvi accettare la loro religione.
Il "dialogo" è quindi esclusivamente unilaterale: siete voi che dovete cambiare le vostre idee. I TdG "convinti" non si smuoveranno di un millimetro dalle loro, nonostante possiate discutere per ore e ore e possiate presentare un'infinità di argomentazioni, oggettivamente valide ed inoppugnabili.

Se il CD dice che il nero è bianco, per i TdG sarà assolutamente bianco, per quanto cerchiate di dimostrare il contrario.
Se invece "domani" il CD cambierà il suo 'intendimento', ammettendo finalmente che il nero è semplicemente nero, ecco che di punto in bianco, tutti i TdG saranno della stessa idea del CD.
E questo nonostante voi possiate aver detto infinite volte le stesse identiche cose espresse dal CD nel suo "nuovo intendimento".

Tutto ciò risulta essere molto "orwelliano", come si evince anche da questa citazione:

«Ma poiché in realtà il Gran Fratello non è onnipotente, e il Partito non è infallibile, si rende necessaria una instancabile capacità d'adattamento nell'interpretazione dei fatti che vanno aggiornati di continuo. La parola chiave, per codesta facoltà, è nerobianco. Come molte altre in neolingua, anche questa ha due significati contrari. Riferita a un oppositore, definisce, appunto, l'abitudine di pretendere impunemente che il nero sia bianco o viceversa, in aperta contraddizione con i fatti. Riferita invece a un membro del partito, sta a esprimere la volenterosa lealtà di dire che il bianco è in realtà nero tutte le volte che lo richiede la disciplina del Partito. Ma esprime anche la particolare abilità che consiste nel credere che il nero sia bianco, o meglio addirittura di sapere che il nero è bianco, e di dimenticare di aver mai creduto il contrario. Ciò richiede una continua trasformazione e alterazione del passato, resa possibile mediante il sistema filosofico che in realtà comprende utti gli altri, e che è conosciuto in neolingua come bispensiero. - 1984, G. Orwell, pp. 237-238.

Achille
[Modificato da Achille Lorenzi 18/10/2007 20:39]