00 08/10/2007 07:25
Non sono assolutamente la stessa cosa!
“Geova”, infatti, è uno sgorbio filologico, mentre “Yahweh” è quella che praticamente tutti gli studiosi oggi considerano la pronuncia più attendibile del Tetragramma.
Ne abbiamo parlato un milione di volte, ma, come si dice, reptita iuvant.
L’antico alfabeto ebraico non contemplava l’uso delle vocali. Le parole venivano scritte solamente per tramite delle loro consonanti. Era il lettore che, di volta in volta, in base al contesto doveva capire quale era la parola che aveva sotto gli occhi e vocalizzarla di conseguenza. Quando nel Medioevo i masoreti (dei dotti ebrei) realizzarono una sorta di edizione critica ante litteram della Bibbia (il Testo Masoretico, appunto), per ovviare al fatto che ormai molti ebrei avevano perso dimestichezza con l’Ebraico e quindi trovavano leggere le Scritture su un testo consonantico molto complicato, decisero di vocalizzare il medesimo mediante un ingegnoso sistema di trattini e puntini disposti sopra e sotto i segni relativi alle consonanti. Ora, quando i costoro si trovarono a dover vocalizzare il Tetragramma (YHWH), proprio al fine di ricordare ai lettori ebrei che il nome di Dio non doveva essere pronunciato (gli Ebrei, infatti, ancora oggi non pronunciano mai il nome di Dio), decisero di introdurre in esso le vocali della parola Adonai (Signore), che costoro avrebbero dovuto pronunciare al posto del Tetragramma stesso. Ecco come nacque quindi la parola YeHoWaH (con la “A” di “Adonai” mutata in “e” per ragioni fonetiche). Nessun ebreo ha però mai pronunciato questa parola (in effetti, questa non è nemmeno una parola in senso stretto), e tanto meno è questo il nome che Dio rivelò a Mosè.
Capitò poi che nel secolo XIII, Raimondo Martini, un frate domenicano spagnolo professore di ebraico, traducendo alcuni passi veterotestamentari utilizzando il Testo Masoretico, si trovò di fronte il Tetragramma vocalizzato nel modo in cui si è detto e, ignorando la genesi di questo costrutto, si limitò a traslitterarlo in caratteri latini, creando la parola “Jehovah” (da cui l’inglese “Yehowah” e l’italiano “Geova”). Quindi, ogni volta che i Testimoni di Geova pronunciano quello che loro credono essere il nome di Dio, in realtà pronunciano un mostro filologico creato da un ministro di Satana (il domenicano Raimondo Martini) sulla scorta di uno stratagemma che i dotti ebrei avevano escogitato proprio al fine di garantire che il nome di Dio non venisse mai pronunciato.

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Deus non deserit si non deseratur
Augustinus Hipponensis (De nat. et gr. 26, 29)