00 04/09/2007 13:40
Dal Centro di cultura Islamica in via Erbarella, alla chiesa dei Cherubini e Serafini. “The Resurrection Power Mission” in via Gallodoro
La miriade di religioni non cattoliche e le sedi di preghiera presenti in città

Quei luoghi di fede nei magazzini


JESI - La vicenda della moschea, che non si farà in via Molise e che esiste di fatto in via Erbarella in versione ormai troppo piccola per i circa 4.000 extracomunitari di fede musulmana, ha destato interesse e preoccupazioni, ma anche volgarità e xenofobismo. E’ stata la punta dell’iceberg che sta emergendo e che è costituito da clandestinità, insicurezza, integrazione, degrado, speculazione. Il confronto politico-amministrativo è in corso e si attendono sviluppi. Tra le telefonate che riceviamo molte chiedono di sapere quante religioni vengono professate in città, quanti luoghi di culto ci sono e se sono tutti regolari. Il tema è interessante e il referente ideale è il Comune, ma bisogna mettersi in fila per avere risposte per almeno un mese. Abbiamo fatto da soli, e forse il risultato è parziale. Nel caso attendiamo aiuti.

Oltre alle chiesa cattolica, a Jesi c’è una Sala del Regno dei Testimoni di Geova in viale della Vittoria, una chiesa Cristiana Avventista in via XX Settembre, il Centro di Cultura Islamica in via Erbarella, la Chiesa dei Cherubini e Serafini in via Della Barchetta, la Chiesa Evangelica “The Resurrection Power Mission” in via Gallodoro. Questi sono i luoghi di culto ufficiali esistenti. E’ probabile che ce ne siano altri (minori) non ufficiali e chissà dove ubicati.

Jesi multietnica lo è nei fatti e in percentuale da metropoli europea (circa il 15% di stranieri tra regolari e non), ma è anche città che garantisce diversi credi religiosi. Ma anche questo limitatamente al dato di fatto. Perché alcuni dei luoghi di culto menzionati hanno autorizzazioni per tutt’altra attività. Come nel caso della Chiesa Serafini e Cherubini di via Della Barchetta che risulta dover essere invece un magazzino. La Sala del Regno di viale della Vittoria è stata autorizzata nel 1987, permettendo la trasformazione d’uso dei locali da laboratorio artigiano a “sala per culto”, con atto del sindaco che si rifaceva ai regolamenti comunali di edilizia e igiene, senza che la pratica fosse portata in consiglio comunale come si pretenderebbe oggi per la moschea o Centro di cultura islamica.

E giace in Comune la richiesta della Chiesa Evangelica di poter realizzare in circa 20 ettari di terreno agricolo “atto alla costruzione di un luogo di culto adatto a soddisfare le esigenze locali oltre a divenire un punto di riferimento per tutta la nostra comunità nel territorio”. L’attuale sede della The Resurrection Pawer Mission in via Gallodoro è anche un luogo di culto, non si sa se espressamente autorizzato dal Comune, o solo tollerato come in altri casi. Per non dire delle sedi di associazioni, come nel caso dell’Antro del Drago di via Molise - vicino ai contestati 250 metri quadrati dove aveva chiesto di trasferire la sede il Centro di cultura islamica -, che risulta essere destinata ad altri usi.

Nessuna chiesa o luogo di culto in città ha dato problemi d’ordine pubblico, contestazioni o proteste dei residenti vicini e non. Nessuno s’è mai sognato di proibirli o impedirne la sede. Tranne una, la moschea. Per la quale (la variazione d’uso dei locali) si chiede la decisione del consiglio comunale e si rimanda al nuovo Piano regolatore generale, come se nel frattempo quello vigente non contasse.

BRUNO LUMINARI

Fonte: www.corriereadriatico.it/articolo.aspx?varget=C693842D7688A1B2DB576700...