è il primo film sonoro di Chaplin poiché ormai da un decennio la tecnica del muto era stata soppiantata dal parlato. Tuttavia il personaggio del vagabondo Charlot non necessitava di audio, essendo la pantomima il suo linguaggio universalmente compreso e riconosciuto. Ne consegue che Il grande dittatore segna la morte del vagabondo, l’ultima sua apparizione. La sua anima poetica, angelica, ingenua, benché tenace, non ha più posto in un mondo oppresso dalle macchine, dal materialismo e, nel frangente, dall’odio demoniaco.
Il secondo straordinario aspetto è rappresentato dalla sfida coraggiosa lanciata dal film, e da uno dei pochi uomini liberi dell’epoca, al più straordinario, folle e terrificante protagonista degli avvenimenti ad esso contemporanei: Hitler, il coetaneo di Chaplin (quattro giorni dividono anagraficamente la nascita dei due) che stava trascinando il mondo verso il periodo più nero e doloroso della storia del secolo.
La grande somiglianza fisica tra i due uomini, Chaplin e Hitler, consentì al primo di imbastire una satira grottesca del secondo (qualcuno sostenne che Hitler copiò i baffetti di Charlot per richiamarne la simpatia), o almeno questo fu l’input iniziale, unitamente al desiderio di esprimere il proprio disappunto per la piega che stavano prendendo gli avvenimenti, presagendo un futuro doloroso per l’umanità, senza mai immaginare fino in fondo la portata dell'agghiacciante follia hitleriana che presto avrebbe sconvolto il mondo. Dopo la fine della seconda guerra mondiale Chaplin ebbe a dire che se all’epoca della lavorazione del film avesse conosciuto la realtà del nazismo e le atrocità dell’olocausto, probabilmente non se la sarebbe sentita di realizzare un film che si prendesse gioco di quei criminali.
La parodia dunque ispirò fin dall’inizio il film, che è straordinariamente comico, per noi spettatori contemporanei ai quali è stata risparmiata la tragica esperienza della guerra e la sua distruzione. L'imitazione risulta perfetta, nei toni e negli atteggiamenti, nel discorso alla folla tenuto dal führer Adenoid Hynkel, discorso completamente improvvisato e girato in un'unica scena. Come rimane fissata indelebilmente nella storia del cinema la scena deliziosa e intensa nella quale il dittatore danza con il mappamondo sulla musica del preludio del Lohengrin di Richard Wagner.
La verità era anche che Chaplin si immedesimava completamente nei suoi personaggi, egli "era" coloro che interpretava e dunque ne subiva psicologicamente la caratterizzazione, nel caso specifico malvagia. A detta dei suoi collaboratori, quando Chaplin indossava il costume di Hynkel, anche il suo modo di rapportarsi con loro cambiava ed assumeva sfumature aggressive e prepotenti.
La parodia, però, era destinata ad avere anche un'impronta politica. Anzi, fu proprio l’introduzione della tecnica del sonoro a consentire a Chaplin di trasmettere al mondo il suo pensiero e l’inequivocabile presa di posizione contro la follia nazista, affidando al discorso finale([1]) del barbiere ebreo l’utopia anarchica della liberazione dell’uomo da ogni forma di sudditanza e sfruttamento e dunque la speranza in un mondo migliore, che sarà però smentita dal precipitare degli eventi successivi.
Questa presa di posizione parve ad un certo punto pregiudicare l’esito della lavorazione del film allorché alcune frange della società americana di tendenza filo-nazista, in un periodo in cui anche la politica americana era improntata al non interventismo e alla preservazione della non belligeranza con la Germania, gli fecero pervenire poco velati messaggi di disapprovazione e suggerimenti a soprassedere.
La stessa scelta del luogo di presentazione della pellicola al pubblico fu oggetto di ponderata scelta. Si puntó su New York, meno influenzata dal clima fascistizzante con cui anche l’America doveva fare i conti.
La realizzazione del film fu accompagnata dallo sfiorire del rapporto sentimentale tra Chaplin e Paulette Goddard, splendida protagonista nonché sua terza moglie, in procinto di chiedere il divorzio.
Durante la lavorazione, nel dicembre del 1939, Chaplin fu anche raggiunto dalla comunicazione della morte improvvisa dell’amato Douglas Fairbanks, che soltanto un mese prima gli aveva fatto visita sul set. Egli ne fu sconvolto e la perdita del "solo vero amico che abbia mai avuto", come ebbe a dire Chaplin stesso, rimarrà una ferità mai rimarginata.
Nel film c'è una scena che raffigura Hitler e la moglie di Mussolini che in Italia non può essere mandata in onda.
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