00 10/08/2007 12:59
Non ho sentito la trasmissione di Radio Maria ma di questo argomento ho discusso lungamente anche con altri TdG.


sembra davvero fatta con un traduttore elettronico.



In effetti è successo proprio qualcosa di questo genere. Hanno usato dei traduttori elettronici con corrispondenze vernacolari per scegliere che parole utilizzare. Tempo fa Nicolotti aveva scoperto questo numero della WT:


Una traduzione, molte lingue

Per realizzare la Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture in inglese fu istituito un comitato di traduzione composto da esperti cristiani unti. Fu pubblicata in sei volumi, fra il 1950 e il 1960, cominciando con le Scritture Greche Cristiane. A partire dal 1963 è stata tradotta in altre 27 lingue, e altre ancora sono in via di traduzione. Sia in inglese che nelle altre lingue gli obiettivi sono stati gli stessi. Primo, la traduzione dev'essere accurata, il più possibile vicina al pensiero originale. Il senso non deve essere alterato per adeguarlo a un particolare intendimento dottrinale. Secondo, la traduzione dev'essere coerente: ogni parola importante dev'essere resa in modo uniforme, nei limiti di ciò che il contesto ragionevolmente consente. Seguendo questo criterio si permette ai lettori di capire in che modo gli scrittori biblici usavano determinate parole. Terzo, la traduzione dev'essere la più letterale possibile senza rendere oscuro il senso. Il carattere letterale permette al lettore di cogliere meglio il sapore delle lingue originali e il relativo modo di ragionare. E, quarto, la traduzione dev'essere facile da leggere e da capire per la gente comune.
Lo stile piuttosto letterale della Traduzione del Nuovo Mondo in inglese ne facilita la traduzione in altre lingue. Per velocizzare il lavoro e renderlo più accurato, le équipe di traduttori della Società si avvalgono attualmente di un sofisticato sistema computerizzato. Questo sistema aiuta i traduttori a compilare elenchi di termini vernacolari equivalenti per ciascuna parola principale. Inoltre permette loro di analizzare com'è stata resa in inglese ciascuna parola ebraica e greca della Bibbia.
Ci sono notevoli vantaggi a tradurre dall'inglese anziché direttamente dall'ebraico e dal greco. Oltre a ridurre i tempi di traduzione, rende possibile una maggiore uniformità in tutte le lingue. Perché? Perché è molto più facile tradurre con precisione da una lingua moderna all'altra che non tradurre da una lingua antica in varie lingue moderne. Dopo tutto nel caso delle lingue moderne i traduttori possono consultare persone di quella data madrelingua, ma non gente che si esprimeva in lingue parlate migliaia di anni fa.
(Torre di Guardia del 15/10/1997)



E così l’aveva commentata:


Qualsiasi lettore dotato di un po' di senno sa benissimo che il lavoro di traduzione è un lavoro prettamente umano, e che usare il computer per tradurre porta ad un sacco di problemi.
L'idea di stabilire delle equivalenze tra le parole nelle varie lingue è una cosa al di là di ogni sensatezza: ogni lingua dà un particolare significato alla parola, che spesso si differenzia poco o tanto dalla equivalente parola in un'altra lingua. e la stessa parola ha accezioni diverse a seconda del
contesto. Diversamente, capitano delle stupidaggini come dire che "le brocche vengono battezzate" solamente perché si usa lo stesso verbo baptizo. Verbo che in un contesto vuol dire "battezzare", ma ordinariamente vuole semplicemente dire "immergere"
Solo una persona che conosca veramente bene le due lingue (un traduttore bravo, appunto) sa scegliere l'espressione giusta... ed è sempre un lavoro difficile.
Te lo dico io che proprio in questi giorni mi sto occupando della traduzione dal greco di alcuni passi di autori cristiani del II secolo. Naturalmente, come viene insegnato a chiunque faccia il nostro lavoro, le traduzioni fatte da altri non possono essere utilizzate come base per il lavoro, ma lo studioso deve sempre verificare l'originale. E così mi sono ritrovato talora a confrontare il risultato della mia traduzione con altre traduzioni, anche in altre lingue. Mi sono reso conto che se mi fossi limitato a prendere una traduzione inglese e a ritradurre in italiano, per quanto più letteralmente possibile, mi sarei ingannato da solo, in quanto il traduttore inglese spesso ha utilizzato termini che hanno un certo significato, che il termine italiano corrispondente non ha. Se avessi dato ad un traduttore inglese-italiano i testi su cui sto lavorando, egli avrebbe fatto una traduzione che sarebbe stata abbastanza impropria rispetto all'originale, anche se vicina all'inglese.
Si parla poi di traduttori automatici e di concordanze elettroniche. Qui si raggiunge il massimo della scemenza. Invito chiunque a contattare qualcuno che faccia di mestiere di traduttore,
anche non di lingue morte. Ad andare da un qualsiasi esperto di traduzioni e domandare:

"E' vero che tradurre un'opera scritta in ebraico o in greco non dalla lingua originale, ma da un'altra lingua che è già una traduzione, può avere dei vantaggi?"

Naturalmente quella persona che conosce benissimo il suo mestiere vi risponderà che tradurre un'opera basandosi su una traduzione è l'operazione peggiore che un traduttore possa fare, ed è MATEMATICO che la traduzione così realizzata sarà poco fedele. Questo perché traducendo da una lingua all'altra, viva o morta che sia, SEMPRE si perde qualcosa dell'originale, perché ogni lingua ha un proprio modo di esprimersi che è irriproducibile in un'altra. Quando agli errori della prima traduzione si aggiungono altri errori che nascono dalla seconda traduzione, il risultato è una traduzione due volte più lontana dall'originale.
Queste cose le insegnano non ai professori universitari: queste cose io le ho imparate al primo anno di liceo. E lo sanno non solo i filologi ma anche gli storici.
Per chi assiste ogni tanto qualche sessione di laurea, sarà familiare ricordare questa frase che spesso viene ripetuta: "Ma lei conosce la lingua"?
Questo capita quando un candidato presenta ed esamina nella sua tesi di laurea un testo il cui originale è in un'altra lingua. Se si scopre che il candidato non conosce quella lingua, ma ha preso una traduzione, questo viene considerato un elemento negativo, perché si sa benissimo che non conoscendo la lingua l'analisi di un testo non è mai precisa. TANTOPIU' imprecisa sarà la traduzione che deriva da un'altra traduzione. Quando poi a tutto ciò si aggiunge che il traduttore dall'inglese all'italiano è incapace, la cosa diventa ridicola come in alcune frasi che si trovano sulla TNM.



Un altro utente definì quell’articolo della WTS “ignoranza condensata allo stato puro”. Quando anni fa lessi l’affermazione che tradurre dall’inglese comporta notevoli vantaggi rispetto al tradurre dal greco, e che per giunta ciò veniva fatta con concordanze vernacolari, capii per la prima volta che il geovismo non era una cosa seria, e che nessuno con un minimo di cultura pregressa avrebbe potuto scrivere uno scempio simile. Ciò spiega perché metà dei termini della WTS sembrino così “inadatti”, così stonati, così fuori posto, sebbene alla lontana conservino un senso. Si tratta della resa vernacolare del medesimo termine in contesti diversi, che non permette quell’operazione specificamente umana chiamata interpretazione.

Ad maiora


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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)