00 04/04/2009 19:51
Carissimo Ario_72

Come ti dicevo la dottrina di Nicea andò probabilmente oltre la fede dei cristiani dei primi tre secoli, negando ogni sottomissione del Figlio al Padre e negando pure che il Figlio ricevesse dal Padre ogni cosa....

L'errore di Ario era fare del Figlio una creatura di natura diversa dal Padre (concetto sicuramente perverso, in quanto tutti i veri figli hanno la stessa natura dei padri....il figlio di un gatto è un gatto, il figlio di un orso è un orso, il figlio di un uomo è un uomo....il figlio di Dio ....è Dio).

Non c'era invece niente di male nel riconoscere la subordinazione del Figlio al Padre e molti autorevoli Padri della Chiesa condivisero per almeno tre secoli tale opinione....


Dio in Cristo e Dio nei cristiani

In Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità (Colossesi 2,9), perché in lui tutta la pienezza si compiacque di abitare (Colossesi 1,19). Egli è infatti l'immagine nella carne dell'invisibile Iddio (Colossesi 1,15), l'irradiazione della gloria del Padre e l'impronta nella carne della sostanza divina (Ebrei 1,3). Dio Padre ha poi predestinato il figlio ad essere primogenito di molti fratelli ed i cristiani ad essere conformi all'immagine del Figlio suo (Romani 8,29).

Grazie a Cristo a tutti i credenti viene prospettata la possibilità di essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio (Efesini 3,20), di essere partecipi della natura divina (2 Pietro 1,4) e di essere simili a Dio (1 Giovanni 3,2).


Cristo sottomesso al Padre, riceve dal Padre ogni cosa

Il fatto che il potere sia stato dato dal Padre (Matteo 28,18) al Figlio e che il Figlio abbia detto che "non può far nulla da se stesso se non ciò che vede fare dal Padre" (Giovanni 5,19) non è segno di inferiorità ma di sottomissione. Infatti:


· il Figlio disse che non poteva far nulla da se stesso se non ciò che vedeva fare dal Padre (Giovanni 5,19) solo quando era uomo sulla terra e limitato da un corpo mortale;

· lo stesso Cristo insegnò che "tutto quello che il Padre possedeva era suo" (Giovanni 16,23 e 17,10), intendendo sicuramente dire che anche il potere era suo;

· se poi "le cose che fa il Padre, il Figlio le fa similmente" (Giovanni 5,19), vuol dire che il Figlio è onnipotente come il Padre;

· se infine è vero che "il Padre non giudica nessuno ma ha dato ogni giudizio al Figlio, affinchè tutti onorino il Figlio come onorano il Padre" (Giovanni 5,22-23), vuol dire che il Figlio fa anche delle cose che non vede fare dal Padre e che il Padre non fa.



Il Figlio non è pertanto né un rappresentante impotente né un semplice riflesso del Padre: è un Figlio obbediente e sottomesso al Padre.

Perché allora quando era uomo disse che non poteva fare nulla da solo? Egli stesso ci spiega, qualche versetto dopo, che non poteva far nulla da solo perché "non cerca la sua volontà ma la volontà di colui che lo ha mandato" (Giovanni 5,30). Gesù infatti profetizzò che "quando innalzerete il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che io sono e che non faccio nulla da me stesso ma come mi ha insegnato il Padre, queste cose dico" (Giovanni 8,28). Inoltre sta scritto che "il Padre ama il Figlio e gli mostra tutto ciò che fa" (Giovanni 5,20).