00 17/06/2007 23:42
«Molti ragazzi spariti sono in mano alle sette»

di Cristiana Mangani

ROMA (17 giugno) - Ogni volta che si sente parlare della scomparsa di una persona si prova sconcerto e preoccupazione, perché sembra impossibile che qualcuno improvvisamente tagli i ponti con la vita senza lasciare una traccia, una indicazione. Resta la disperazione delle famiglie che non riescono a trovare una ragione per metabolizzare dolori di questo tipo. Sono trentamila le persone scomparse nel nostro Paese, un numero enorme. È come se una mattina il Laurentino 38, uno dei quartieri più popolosi della Capitale, o l’intero stato del Liechtenstein, si risvegliassero vuoti. Senza più nessuno. La fuga da casa, la sparizione, il rapimento, sono diventate vere e proprie emergenze, al punto che sono stati gli stessi cittadini a segnalarne la gravità. E così il ministro dell’Interno Giuliano Amato ha deciso di istituire un commissario straordinario per le persone scomparse.

Per guidarlo ha chiamato un poliziotto di razza, passato per tutte le carriere investigative: Gennaro Monaco, detto Rino, in Polizia dal 1969, prefetto, e ora anche “Commissario”. Nel suo curriculum, da capo della squadra mobile a questore di Roma, a capo dello Sco, il Servizio centrale operativo.

Prefetto Monaco, un lavoro delicato.
«Quello degli scomparsi è un fenomeno complesso e sfaccettato che riguarda non solo minori, adolescenti, adulti, ma anche tante persone anziane. In Italia mancava un tavolo di regia innovativo, capace di raccordare una materia che interessa principalmente le forze dell’ordine ma anche altre realtà, come il ministero della Sanità e la Protezione civile».

Perché la gente sparisce?
«Le ragioni sono diverse. Ci sono i bambini che, molto spesso, vengono sottratti dagli stessi genitori, perché figli di matrimoni multietnici, e quindi con abitudini e religioni diverse. Gli anziani che escono di casa, sono depressi, perdono la memoria, e magari finiscono in qualche ospedale e non se ne riesce a sapere più niente, perché i medici non hanno indicazioni per risalire alle famiglie. E poi, gli adolescenti, il fenomeno più strano e difficile da interpretare e risolvere».

In che senso?
«Un diciannovenne che scompare, a volte è un caso che viene sottovalutato. Invece sono tanti i ragazzi che non danno più notizie perché finiscono nelle mani di una setta satanica. Basta leggere la cronaca degli ultimi anni. O anche perché si recano in viaggio in paesi come India e Tibet, ne subiscono il fascino della religione, e decidono di non tornare».

E poi ci sono i grandi fatti di cronaca: Emanuela Orlandi, l’economista Federico Caffé, Angela Celentano, Denise Pipitone, i due fratellini di Gravina, Salvatore e Francesco, il magistrato Paolo Adinolfi, solo per citarne alcuni.
«Sono la nostra priorità, il nostro impegno più grande. Se Angela Celentano fosse scomparsa adesso, forse, le cose sarebbero andate diversamente. Avremmo avuto l’aiuto della Protezione civile, quello del ministero della Sanità. E chissà se la bambina sarebbe stata ritrovata. Per questo istituiremo una figura di riferimento all’interno delle Prefetture che ci comunichi ogni novità. E poi prenderemo contatti con la Comunità europea, per lo scambio delle informazioni. Il mio ufficio non potrà fare indagini, ma potrà coordinare le forze. E riusciremmo a farlo solo se avremo a disposizione dati reali e non numeri al lotto».

Come vi muoverete concretamente?
«Innanzitutto, partendo con una ricerca operativa di chi ha fatto perdere le sue tracce di recente, e poi con lo studio dei casi pregressi, raccogliendo ed elaborando l’enorme numero di dati che, da quando è stato avviato il monitoraggio del Ced del ministero dell’Interno ha raggiunto la segnalazione di trentamila scomparsi.

Quante delle persone la cui scomparsa è stata segnalata non sono più tornate?
«È proprio quello il problema. Purtroppo non sappiamo se qualcuno è rientrato a casa, o ha comunicato con la famiglia. Senza un organismo di coordinamento, finora è stato impossibile avere un quadro preciso. Riappaiono in tanti ma spesso i parenti si dimenticano di avvertire le forze dell’ordine. Gli “spariti” sono certamente di meno, ma dobbiamo saperlo con esattezza».

I dati, comunque, parlano di ottomila persone scomparse solo nell’ultimo anno.
«È una vera emergenza, infatti. Per questo a gennaio scorso il ministro ha ritenuto di dovermi affidare l’incarico di studiare il problema, dopo la sollecitazione di settori della società civile, come le organizzazioni di familiari delle persone scomparse, e in particolare, dell’associazione Penelope, nata nel dicembre del 2002, a Potenza, per iniziativa di Gildo Claps, fratello di Elisa, sparita quattordici anni fa».

Quali le prime mosse?
«Ci collegheremo con prefetture e forze di polizia e poi creeremo i rapporti con le forze che operano sul territorio. Cominceremo subito, già da giovedì prossimo, quando avremo la prima audizione, insieme con l’associazione Penelope, davanti alla I Commissione affari costituzionali, presieduta da Luciano Violante. Siamo pronti a partire».

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