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Re: Re:

Scritto da: Topsy 15/06/2007 15.05



E curioso ciò che scrivi. Quando lego la parola formalismo riferita all'ebraismo, ovvero, la tendenza a dare eccessiva importanza alle forme esteriori, mi sorprendo sempre. Tu hai detto molto bene dicendo che l'ebraismo è "ortoprassi", ma hai esordito affermando "sfortunatamente". Ma l'ortoprassi ebraica, è osservanza ai precetti divini, impegno, obbedienza, chiamata a responsabilità, disciplina. Il termine precetto, in ebraico mitzvah, significa "unione" tra Dio e l'ebreo, l'ordine ci unisce, ci avvicina, ci lega. E' l'azione che avvicina l'uomo a Dio e Dio all'uomo.
"...questa parola è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica, Deut 30.

Questi comandamenti riguardano leggi di natura diversa.
1)Norme di giustizia sociale e morale (chiamati mishpatim: non commettere omicidio, non rubare ect...) che anche qualora per ipotesi non fossero stati comandati, si sarebbero osservati lo stesso perchè appunto in conformità coi sentimenti umani di giustizia e moralità.

2)leggi di testimonianza, come rituali che attualizzano eventi vissuti in passato (es: uscita dall'Egitto).

3)decreti divini (denominati huqqim) che disciplinano l'ebreo a rimettersi al volere divino ("Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri"). Prevenendo tutti coloro che vorrebbero abbandonarli in quanto privi di senso logico, la Torah dice: "Io sono il Signore". Ovvero "E' un decreto da me ordinato. Non hai diritto di porlo discussione" (Num 19,2). L'ebreo fa proprio valori e propositi divini anche senza capirli, che richiedono fede senza riserve verso colui che è considerato Padre, Creatore e Curatore. E' solo l' assoluta fiducia in Dio che motiva l'ebreo all'osservanza di questi tipi di precetti, così come un paziente segue le complesse terapie prescritte dal suo medico curante.

L'ebreo ottempera a tutte questi categorie di precetti. La Torah non assegna sezioni separate agli uni e agli altri, ma li mescola assieme all'interno dello steso testo, così noi ebrei non facciamo distinzioni tra loro e la totalità del nostro impegno nell'osservarli. Non selezioniamo. Non questo o quello, quanto piuttosto... questo e quello.

Un ebreo riguardo ai precetti non chiede di norma "Perchè?" ma "In che modo va attuato?" oppure "Che insegnamento possiamo trarvi?".
Quando Giobbe chiede spiegazioni, si sente rispondere che un uomo mortale non ha il potere di indagare il pieno significato degli eventi. E' detto: "Shemà Ysrael", è il termine ebraico "Shemà" significa sia "ascolta" che "obbedisci".

Shalom
Topsy






Ciao Topsy quello che ho scritto purtroppo non sono parole mie,ma di Mauro Pesce uno dei massimi biblisti italiani..molto odiato dai cattolici.. come sto intuendo odiato anke in questo forum [SM=x570867] ,qui nessuno mi da più conto oramai[SM=x570888] ..sto cercando di fare alcune osservazioni sull'ebraicita di Gesù,ma non posso valutare nulla perchè a quanto pare i cattolici si nascondono o forse non sanno affrontare l'argomento..io cmq andrò avanti con la lettura,con le osservazioni di Mauro Pesce ke rispetto e apprezzo molto.. se qualcuno vorrebbe commentare,contraddire etc.etc..mi farebbe piacere,sta poi a ciascuno valutarli,facendone l'uso che crede,sulla base delle proprie conoscenze e della propria libera volontà..altrimenti ha ragione Mauro Pesce [SM=x570867]

Shalom
Kurt