00 17/04/2007 00:31
Scritto da: =Marcuccio= 16/04/2007 19.48


troppo buona, non ho detto niente di nuovo che molti cristiani non sapessero già...




Posso cortesemente permettermi di dubitare [SM=g27828]




Ma che Bibbia usi??? [SM=g27828] non è il versetto 10, ma il 12!(è detto ironicamente, ovviamente, per evitare difficoltà in chi magari volesse verificare di mano propria e trovarsi con un verso che nella Bibbia CEI non collima)




Consulto la Bibbia di Rav Dario Disegni, Edizione Giuntina, testo ebraico con traduzione italiana a fronte...ma le numerazione dei versetti li sbaglio sempre di mio!!!
I numeri ed io non abbiamo mai legato troppo sin dai tempi della scuola,... sospetto che mi detestino!
[SM=g27828]






Uhmmm io capisco il messaggio che vuol dare Topsy, mi chiedo cosa pensino gli altri...
Apro la Bibbia, leggo e capisco quello che c'è scritto è l'unica favola assai diffusa attorno alla Bibbia, che lo fa diventare un romanzetto per la sera. Per questo io contestualizzerei meglio questa frase, fossi in Topsy




Hai perfettamente ragione. Spesso ho serie difficoltà nell'illustrare l'approccio ebraico alle Scritture ai cristiani di questo forum perchè mi limito solo ad "accennare" determinate questioni per non andare troppo fuori tema rispetto allo scopo principale del forum.



Riguardo l'approccio ebraico alle Scritture.
Quanto intendevo spiegare e che presso l'ebraismo, non esiste di fatto una ortodossia ufficiale e un centro istituzionale e dottrinale che decida quale interpretazione e commento ufficiale sia il solo autentico. In realtà non esiste un commento ebraico alle Scritture, ma una miriade, alcuni dei quali hanno semplicemente avuto maggiore fortuna rispetto ad altri e non è detto che tale preferenza permanga tale e quale per le generazioni successive.

Una famosa massima talmudica riporta di un lungo dibattito (tre anni) tra gli allievi di Shammay e Hillel, le due grandi scuole farisaiche al tempo di Gesù di Nazaret. Ma quando la voce celeste decide finalmente di intervenire, invece di prendere definitivamente partito per una o l'altra, nonostante l'immensa distanza ideologica tra le due scuole, Il Giudice Supremo dichiara: "Voi tutti siete nel giusto; entrambi trasmettete la parola del Dio vivente".

Di nessuno Israele può fare a meno. Nè Shammay nè Hillel hanno ragione separatamente, ma insieme hanno entrambi ragione. Non ci si può identificare con una sola generazione , un solo maestro, un solo profeta, un solo obbligo, un solo privilegio...assumersi l'ebraismo significa accettarsi all'interno di una struttura vivente.

Chi alle prime armi decide di avvicinarsi all'ebraismo, e al suo modo di fare esegesi, non si troverà davanti un compendio, un catechismo che tratti in modo organico, univoco e schematizzato di tematiche piuttosto gettonate, quali la la natura divina, la resurrezione, il paradiso, l'aldilà, l'anima, il messia, ect... e questo può creargli della confusione in testa, tutto qui!



Riguardo a quel grande libro di racconti che è la Torah.
Come scrivevo altrove, se il filosofo (o il teologo occidentale) per trattare dell'origine della crezione ti coinvolge in un'indagine razionale e metafisica sull'esistenza, sull'uomo, sulla natura ...ect... seguendo una precisa metodologia, l'ebreo ti narra piuttosto, un racconto sulla creazione, un anedotto, o una parabola. Forse non tutti saranno in grado di comprendere appieno l' eccessiva sottilizzazione nel discorrere del filosofo, ma un racconto tende più facilmente ha imprimersi nella nostra memoria, risulta meno arduo trasmetterlo ad altri.

"Trasmettere" non è sempre così facile, ecco allora che il maestro racconta una storia... raccontare una storia è diverso dal parlare in base a delle teorie con un altro grado di astrattezza, che, in genere non comunica molto; dall'altro canto una "narrazione" è anche qualcosa di diverso da un'espressione troppo cruda e diretta, che rischia di uccidere in parte, quanto si desidera dire. Non esiste alcuna guerra aperta nei confronti della filosofia; gli ebrei possiedono un buon numero di grandi filosofi, tuttavia, il popolo ebraico è "semplicemente" il popolo delle "parabole e dei racconti".

E' sufficente per i cristiani volgersi verso le parabole e i racconti presenti nella predicazione di Gesù: "E i suoi discepoli vennero da lui, dicendo: spiegaci l’illustrazione delle zizzanie nel campo" Mt 13:36
I Vangeli illustrano i discepoli affamati di ulteriori spiegazioni circa le parabole esposte da Gesù, ci riportano proprio alla struttura del midrash classico, ovvero, ad un'opera creativa di tipo "narrativo" che suscita la curiosità e la partecipazione attiva dell'ascoltatore.
La Torah, è paragonata dalla tradizione ad un pozzo di profondo è pieno d'acqua, e la sua acqua è fresca, dolce e buona. Tuttavia non c'è creatura al mondo che può berne, fino a che non vien qualcuno (il maestro) che prepara una corda ed inizia a intrecciare fune su fune, canapo su canapo, per attingere da quel pozzo, bere e fare bere tutti gli altri.
Quel "pozzo" è la Parola di Dio, la "Torah". Le parabole, le similitudini, le metafore, costituiscono le funi che servono a indagare quel grande racconto che è la Torah e a svelarla affinchè tutti possano attingerne l'acqua viva e vivificante che disseta.

Non un semplice raccontino, una fiaba dunque, ma ben altro :-)
Spero di essermi spiegata un "pochetto" meglio.
[SM=g27819]


Topsy