00 16/04/2007 10:24

Inoltre non dovremmo mai scordare che il Testo è il prodotto di una cultura, quella ebraica, che non era affatto fissa e monolitica, al contrario, oggi come un tempo, la civiltà ebraica è pluralista, variegata, vive di conflitti culturali, contrapposizioni e voci alternative;

Purtroppo è vero... spesso e volentieri si dimentica che il nostro modo di pensare proviene dalla cultura greca e occidentale che considera Verità solo una e una cosa sola. C'è molto di vero in questo, ma non c'è tutta la verità. Senza abbandonare il principio di non contraddizione, per l'ebreo della Bibbia la verità non è una e una sola, ma è poliedrica e non contraddittoria.

Cioè la "differenza" non fa problema come per noi occidentali, ma è al contrario una ricchezza, una verità che si aggiunge alla Verità più grande. La critica contro il pensiero monolitico è fatta proprio dagli ebrei stessi in questo breve assunto che rielaboro così: sapete perchè una volta in un gruppo di 3 ebrei che discutevano su un soggetto si ebbero solo 5 idee? Perchè tra di loro c'era un fesso che aveva solo un'idea sull'argomento... Ad indicare proprio che gli ebrei non hanno solo un'unica idea monolitica, ma poliedrica e non contraddittoria.

Dunque il problema è a monte, cioè considerare il testo un testo scientifico. No. Bisogna applicarvi la scienza, ma il testo non è scienza. Il testo parla di Dio e a Lui vuole condurre svelando verità fondamentali per l'uomo. Nulla di più. Ma neanche nulla di meno, attenzione.

Ora, una mente occidentale e razionalissima si chiederà: ma Dio può nella sua perfezione nutrire il bisogno di riposare???
O forse, il racconto piuttosto che indicarci qualcosa sulla essenza divina, desidera semplicemente offrire all'ebreo fra le altre cose, un modello a cui ispirarsi nella quotidianità della vita? Creare, come Dio creò, impegnarsi e riposare come Dio stesso si riposò.

Ecco un chiaro esempio per applicare la scienza sulla Sacra Scrittura senza considerare il Testo un libro di scienza, ma un libro di teologia. Applico la divisione secondo von Rad perchè è quella che più mi aggrada, ma se ne potrebbero applicare altre...

Sappiamo che Gen 1-11 è articolato da elementi diversi e autori differenti, tuttavia riducibili a due fonti: P=Priestercodex (sacerdotale) del VI secolo e J=Yahwista del X secolo. Ovviamente a.C. [SM=g27827]: meglio specificare, non si sa mai. La creazione in P è volutamente solenne "In principio..." e vuol andare indietro nel tempo nel luogo dove nessuno è mai arrivato. Il redattore utilizza proprio una lettera che anche graficamente sta a significare che tutto sta all'interno della Torah (mi dispiace solo di non saperla riportare in questo foglio.. non capisco perchè.. sorry..). Insomma chi sta entro questo confine è vivo, chi sta fuori è morto.

Il primo attore della storia è Dio. Siamo - ripeto - nel VI secolo (586-538) in pieno periodo esilico. In questo periodo i sacerdoti sono deportati in un luogo dove non c'è nemmeno l'ombra del Tempio, e quel luogo non è nemmeno la loro amata Terra. Come dunque, mantenere la propria identità? Due fattori, sembrano concorrere al non-oblio: la circoncisione (motivo del sangue) ed il riposo sabbatico (motivo teologico) e sarà proprio questo un elemento benedetto proprio da Dio a motivo dell'identità del popolo. Dio infatti benedice i 3 casi: Gen 1,22 (gli animali), Gen 1,28 (esseri umani) e 2,3 (il Sabato).

Lo stile di J - ripeto - siamo nel X secolo è più narrativo, vi si descrive un Dio antropomorfico che come ha già detto Topsy interroga, passeggia nel giardino, è più un demiurgo-vasaio. La donna è tratta dal fianco dell'uomo affinchè per dignità fosse alla pari. Non fu creata dalla testa affinchè non si ergesse al di sopra di lui, non fu creata nemmeno dai suoi piedi affinchè lui non la schiacciasse. Non solo la donna è creata dall'essere vivente e non dalla polvere, ma è l'unica creatura che essendo creata dal fianco di lui può guardarlo negli occhi, lo specchio dell'anima e viceversa. E' una metafora esistenziale di altissimo livello antropologico e teologico.

Allora, benchè posto "fisicamente" all'inizio, il racconto della creazione non è scritto per primo. Il fondamento semitico è un capirsi PRIMA salvato e solo POI creato, prima sperimentano e poi teorizzano, cioè teorizzano ciò che vivono. Noi occidentali facciamo esattamente il contrario. Israele non fa una storia cronologica, ma teologica. Quindi ci sono due piani: lo storico e il metastorico che si mescolano...


Ogni bene
Marcuccio

[Modificato da =Marcuccio= 16/04/2007 10.27]