00 29/03/2007 09:30
Re: Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: Francesca Galvani 27/03/2007 20.08

Carissimo Francesco,
qui stiamo spostando la discussione su un piano differente, ovvero da un punto di vista laico a quello morale.
Visto che su tale questione ci sarebe molto da dire, e sposteremmo il discorso completamente fuori tema, mi riservo su questo punto di risponderti nella sezione adatta.



Non credo di essere fuori tema: ho solo portato un esempio del fatto che tutti noi quando veniamo meno a precetti della nostra religione ne dobbiamo poi pagare le conseguenze. Ho preso me stesso come esempio così non coinvolgo nessun altro.... Comunque attendo la tua risposta altrove... [SM=g27835]



Prima devo precisare che fai un errore di base, in quanto per un tdG la disassociazione è una sicura condanna a morte, non consiste "solo" nella perdita degli affetti oggi, ma anche nella certa distruzione ad Armagheddon domani; mentre un cattolico divorziato è vero che oggi non può accedere ai sacramenti (se ha rapporti sessuali con una persona diversa dalla moglie) ma può sempre comunque contare sulla Divina Misericordia e nessuno può pronunciare per lui (se non l'Alissimo)un giudizio di condanna eterna.
Ti incollo una piccola parte della lettera che Ratzinger ha inviato ai vescovi circa la comunione ai divorziati risposati:

"In questo contesto una speciale attenzione meritano le difficoltà e le sofferenze di quei fedeli che si trovano in situazioni matrimoniali irregolari(2). I pastori sono chiamati a far sentire la carità di Cristo e la materna vicinanza della Chiesa; li accolgano con amore, esortandoli a confidare nella misericordia di Dio, e suggerendo loro con prudenza e rispetto concreti cammini di conversione e di partecipazione alla vita della comunità eccesiale(3)"



Non è un errore.... I TdG vengono disassociati per due ordini di motivi: il primo è quando commettono un "peccato"; in questo caso non hanno come prospettiva la dannazione eterna; possono sicuramente pentirsi e ritornare all'ovile, essendo riammessi. Il secondo motivo è di natura dottrinale: ci sono persone che cambiano idea e vengono disassociate... per queste persone Armaghedon divenda ipso facto una bufala e quindi non penso abbiano come prospettiva la sofferenza di una dannazione eterna, dato che avendo abbandonato per motivi dottrinali, non ritengono più la religione TdG quella giusta. Quanto alla mancanza del sacramento delle Comunione... Beh se fosse così semplice rinunciarvi (tanto poi Dio è misericordioso e mi perdona lo stesso) vorrebbe dire che serve a ben poco... Io credo che la Comunione dia forza, fede, coraggio, pazienza, insomma io credo che questa comunione fortifichi l'uomo che può riceverla. E' questo che potrebbe mancarmi oggi. Non mi pongo, almeno personalmente, il problema di ciò che mi succederà dopo la mia morte....




Non è compito dello Stato decidere di riammetterti o meno ai sacramenti, mentre è compito dello Stato far rispettare le proprie leggi. Non esiste una legge che tuteli il "diritto alla comunione", mentre esiste una legge che tutela il diritto di cambiare religione senza per questo subire ripercussioni; esiste una legge che tutela la libertà di voto, e quella di scegliere il trattamento sanitario più gradito in totale libertà.
Noi ci troviamo davanti ad una realtà religiosa che ti punisce, nella maniera più bieca, ovvero facendoti diventare un "morto che cammina", se scegli di non essere più tdG, se scegli di esercitare il tuo diritto-dovere di voto, se scegli di accettare una trasfusione, per te o per tuo figlio, anche se questo vuol dire perdere la vita.
Ed è con questo tipo di reatà che ci stiamo chiedendo se è giusto o meno che lo Stato sottoscriva un'intesa.
Ti sembra la stessa cosa?



Ma diventi un morto che cammina per 270.000 persone su quasi 60 milioni (per rimanere nei confini italiani)! Su, Fra! Se io scelgo una strada e so che la scelta comporta certe privazioni, ho la libertà di rinunciare a percorrere quella strada o di percorrerla prendendo quello che ne viene! Ripeto. Chi entra nei TdG sa bene a cosa va incontro. Forse, e questo è ancora una volta un problema suo, assume una pienezza di sé così sproporzionata, che non lo sfiora minimamente l'idea che in un futuro potrà incorrere in un errore o cambiare idea. Si sente padrone del mondo, si sente in diritto di giudicare e condannare gli altri e gli sfugge che forse potrebbero essere gli altri a giudicare e condannare lui.... E' il peccato di superbia che ci insegnavano al Catechismo.... "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te"



E' dura, Fra! Ma è dura per tutti! Non solo per loro!



Questo è indubbio.
Con affetto [SM=x570865]
Francesca



Ma il fatto che sia dura non significa che ne usciamo sconfitti... Vinceremo lo stesso! [SM=g27811] [SM=g27828]