00 02/12/2006 23:49
1 Corinti 8:5,6:


1 Corinti 8:5-6:

"5 Anche se infatti vi sono delle pretese divinità nel cielo e sulla terra, come di fatto vi sono molti dèi e molti signori, 6 per noi c' è un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene, e noi siamo per lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose e noi siamo per mezzo di lui. "


I testimoni dicono: "lo vedete che qui si dice che solo il padre è Dio? come possono esserlo anche il figlio e lo spirito santo?".
Quello su cui non hanno ancora riflettuto è la continuazione del versetto, ovvero il fatto che anche Cristo è chiamato "solo Signore" ma sappiamo che anche suo padre è Signore (il VT dice "solo Signore") ed anche lo Spirito Santo è Signore come abbiamo visto sopra.
Quindi questa scrittura usa fare un "parallelismo paradossale" i titoli sono usati in senso assoluto, ma ogni titolo è applicato altrove anche alle altre persone trinitarie.
Il credo trinitario recita:
"il padre è Dio, il figlio è Dio e lo spirito santo è Dio ma non vi sono tre dèi bensì un unico Dio";
"il padre è Signore, il figlio è Signore e lo Spirito Santo è Signore, eppure non vi sono tre Signori ma un unico Signore".

Solo questa dottrina non fa contraddire quanto scritto da Paolo, i testimoni di Geova invece, commettono eresia (scelgono) quando interpretano la prima parte (solo il padre è Dio) in senso assoluto, mentre interpretano la seconda parte "solo Cristo è Signore" in senso relativo, vi sembra una cosa onesta?
Questa scrittura invece di distruggere la trinità non fa altro che rafforzarla, basta esaminarla in base al contesto neotestamentario.

Non sottovalutate come i padri della chiesa che succedettero agli apostoli, interpretavano i passi trinitari che la WT ha artefatto ad hoc svilendone il profondo significato, infatti testi chiave come Giovanni 1:1; tito 2:13; romani 9:5; giovanni 20:28; 1 giovanni 5:19,20; ecc... sono presi assolutamente in senso trinitario da loro e attribuiti al figlio e non al padre, e se lo facevano loro che parlavano la stessa lingua in cui è scritto il NT, un motivo ci sarà stato...
Accettare la traduzione di Giovanni 1:1 con "e la parola era divina" o "di natura divina era la parola" vuol dire accettare che la natura del figlio è quella del padre, ma se uno ha la natura divina, come viene chiamato se non "Dio"?
Le traduzioni che i testimoni citano a sostegno delle loro interpretazioni non fanno altro che avallare la dottrina trinitaria, ma il bello è che non se ne rendono conto.


Giovanni 20:28:

Se Cristo viene chiamato da Tommaso "il suo Signore e il suo Dio", che cosa è se non una dichiarazione di fede esplicita di Tommaso verso Gesù? Dicendo che colui che aveva davanti non era solo il suo maestro, ma il suo Signore e il suo Dio?

Un perifrasi simile per rivolgersi a Dio è usata dalla LXX (che come ripetiamo è la versione maggiormente usata dagli autori del Nuovo Testamento per citare l’Antico Testamento). Nella versione greca del Salmo 34 versetto 23 nella versione troviamo scritto:
" ἐξεγέρθητι, κύριε, καὶ πρόσχες τῇ κρίσει μου, ὁ θεός μου καὶ ὁ κύριός μου, εἰς τὴν δίκην μου "
Il parallelo con l'espressione di Tommaso è chiara..."ho kurios mou kai ho theos mou".
Nel giudaismo dunque si riferiva a YHWH con quest'espressione che è stata diretta anche a Gesù: "O mio Signore e mio Dio"; continuare ad asserire che in Giovanni gli articoli sono obbligati dal sostrato semitico della lingua di Giovanni è ridicolo, anche perché egli scrisse per comunità grecofone dell’Asia Minore e dunque doveva tener conto di cosa avrebbero inteso dei madrelingua greci, e non solo degli ebrei. Per di più, la scrittura dice chiaramente che quelle erano parole che Tommaso diresse a Gesù (è scritto "gli disse") non era un esclamazione diretta al Padre né altro. Il contesto che segue, (ovvero quello dove Gesù è chiamato il Figlio di Dio) va letto alla luce di questa esclamazione di fede e non fa altro che confermare quanto scritto fino ad ora: in che senso Gesù era "il Figlio di Dio"?
Nel senso che egli era Signore e Dio proprio come suo Padre, condividendone la stessa deità.
Rileggiamo il verso nel suo contesto:
Giovanni 20:26-31 “26 Otto giorni dopo i suoi discepoli erano di nuovo in casa e Tommaso stava con loro. Viene Gesù a porte chiuse, stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
27 Poi disse a Tommaso: «Metti il tuo dito qui e guarda le mie mani, porgi la tua mano e mettila nel mio fianco, e non essere più incredulo, ma credente».
28 Rispose Tommaso e gli disse: «Signore mio e Dio mio!». 29 Gli disse Gesù: «Perché mi hai visto hai creduto? Beati coloro che hanno creduto senza vedere!». 30 Gesù in presenza dei discepoli fece ancora molti altri segni, che non sono scritti in questo libro. 31 Questi sono stati scritti affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, credendo, abbiate la vita nel suo nome. “

C'è un botta e risposta tra Cristo e Tommaso, nessuna esclamazione a qualcun altro può avere un senso in questa conversazione, perchè Tommaso era Gesù che vedeva e a Gesù rispondeva, ancora una volta Gesù non riprese Tommaso per bestemmia, ma gli disse "perchè mi hai visto hai creduto?" cosa ha creduto Tommaso se non che colui che aveva davanti era il suo Signore e il suo Dio?
Dirottare le parole di Tommaso al padre, come sostengono i tdg, vuol dire avere un pregiudizio teologico, non c'è scampo!

Un obiezione che alcuni testimoni di Geova fanno riguarda il fatto che Il secondo "ho theos" con quella costruzione grammaticale (due nomi con l'articolo separati da un kai) potrebbero essere riferiti a due persone differenti, quindi a Cristo Tommaso disse solo “mio Signore” e poi si rivolse al padre esclamando “mio Dio”.

Come si può sostenere che in Gv 20,28 a metà frase cambi la persona di riferimento? Come dovrebbe fare ad accorgersene l'uditore o il lettore di questo cambiamento brusco a metà frase? Sarebbe la ripetizione dell'articolo? Ma dove sta scritto che la ripetizione di un'articolo deve implicare un cambio di soggetto? E' una cosa del tutto inventata. La presenza dei due articoli vuole semplicemente segnalare che per Tommaso Gesù non è "un signore" e "un dio" tra gli altri, ma "Il" Signore e "Il" Dio di lui.

Un’altra obiezione riguarda una presunta regola grammaticale in base alla quale l'articolo sarebbe comunque usato per via della sintassi, data la presenza di un pronome possessivo, e non ha dunque valenza semantica.

Questa regola non esiste e lo proverò con la scrittura stessa:
GNT Luca 8:21 ὁ δὲ ἀποκριθεὶς εἶπεν πρὸς αὐτούς, Μήτηρ μου καὶ ἀδελφοί μου οὗτοί εἰσιν οἱ τὸν λόγον τοῦ θεοῦ ἀκούοντες καὶ ποιοῦντες.
"madre mia e fratelli miei sono".
Costrutto simile al passo in riferimento e non sono presenti articoli.

GNT Giovanni 15:14 ὑμεῖς φίλοι μού ἐστε ἐὰν ποιῆτε ἃ ἐγὼ ἐντέλλομαι ὑμῖν.
"voi siete miei amici"

Giovanni 8:54:
ὃν ὑμεῖς λέγετε ὅτι θεὸς ἡμῶν ἐστιν
"quello che voi dite essere vostro Dio."

Come si può notare i nomi sono preceduti o seguono il pronome possessivo e non sono presenti articoli.

L’ultima obiezione riguarda il fatto che l'articolo "ho" non è usato come nominativo ma come vocativo semitico, una costruzione particolare che si trova nelle scritture in cui si usa il nominativo per il vocativo.
Quello che rende improbabile che si sia dinnanzi ad un simile costrutto è che l’articolo viene reiterato e per giunta dopo un kaì, sicché se fosse un “oh” di invocazione la frase suonerebbe: “Oh Signore di me e oh Dio di me”. Ora, chiunque si rende conto che reiterare la particella vocativa dopo il kai, crea un pleonasmo inutile e sintatticamente sconcertante.
inoltre per il vocativo è più comune usare la omega:

GNT Romani 11:33 βάθος πλούτου καὶ σοφίας καὶ γνώσεως θεοῦ• ὡς ἀνεξεραύνητα τὰ κρίματα αὐτοῦ καὶ ἀνεξιχνίαστοι αἱ ὁδοὶ αὐτοῦ.

"Oh, profondità della ricchezza e della sapienza e della scienza di Dio!"

Inoltre, quale sopravvivenza dell'ebraico in Giovanni? Questo Vangelo non è stato scritto in lingua semitica e poi tradotto, ma è stato scritto in greco per i greci, Giovanni scriveva infatti per le chiese dell’ Asia minore.


Come spiegare i passi che mostrano Cristo sottomesso al padre


Le altre scritture che indicano come il figlio sia sottomesso al padre vengono spiegate da due angolazioni diverse:

1) Per la prima, ci viene in aiuto l’ XI Sinodo di Toledo (675) dove venne elaborata un'altra "confessione" attribuita in passato ad Eusebio di Vercelli, di cui si riporta solo l'inizio:

« Professiamo e crediamo che la santa ed ineffabile Trinità, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, secondo la sua natura è un solo Dio di una sola sostanza, di una sola natura, anche di una sola maestà e forza. E professiamo che il Padre non (è) generato, non creato, ma ingenerato. Egli infatti non prende origine da nessuno, egli dal quale ebbe sia il Figlio la nascita, come lo Spirito Santo il procedere. Egli è dunque la fonte e l'origine dell'intera divinità. »

Quindi essendo il padre la fonte del figlio per generazione e dello Spirito Santo per emanazione, ha il primate logico su di essi anche nella dimensione divina.
Il grande Basilio nella sua omelia 24:4 tanto cara ai padri orientali disse:
«Il Padre è la radice e la fonte del Figlio e dello Spirito Santo».

In ambito trinitario la distinzione delle persone è di fondamentale importanza.

Ignazio Sanna in "Il riscontro della Trinità nella vita del credente" scrive:

"Le tre persone formano una unità che esiste solo in Dio, l’unità di un unico essere, essere identico in Dio, che appartiene al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Ma l’unità di essere con pluralità di persone è una verità che si riverbera ed illumina le condizioni dell’unione nelle comunità umane. Infatti, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, pur avendo un solo essere divino comune ai tre, sono persone totalmente diverse l’una dalle altre. Non ci sono persone più originali delle persone della Trinità, più precisamente nella loro realtà personale.
Il Padre è totalmente Padre, e come tale è completamente diverso
dal Figlio e dallo Spirito Santo; nella sua persona, tutto è paterno, con il significato più ampio di una paternità che è anche, secondo il nostro modo di pensare, una maternità, perché la distinzione di sesso non esiste in Dio. Per parte sua,
il Figlio è totalmente Figlio: in lui tutto è filiale. Dai testi evengelici si costata che la personalità di Gesù è una personalità fondamentalmente filiale, rivolta verso il Padre.
Sappiamo che la personalità dello Spirito Santo procede dall’unione del Padre e del Figlio, distinguendosi totalmente dalle due prime persone divine. La diversità delle persone non si oppone alla loro unione; permette per esse una unità di essere assoluta.
Possiamo dedurne, perciò, la verità che le differenze fra le persone
non sono destinate ad essere un ostacolo alla loro unione. Padre, Figlio e Spirito Santo formano un solo Dio, in una unione ideale, perfetta. Allora, anche nelle comunità umane, quasi per una sorta di analogia esistenziale, dobbiamo riconoscere che le differenze fra le persone non costituiscono un ostacolo insuperabile all’unione. Nell’umanità come nella Trinità il singolare della persona e il plurale della comunione e della relazione non si oppongono. Nell’infinito plurale dell’umanità, ogni uomo e ogni donna sono assolutamente unici e necessariamente relazionali.
...
Come non si può parlare di Dio solo in maniera indifferenziata, così non si dovrebbe neppure parlare a Dio in maniera indifferenziata. Propriamente, non si prega la natura divina. Si pregano o si dovrebbero pregare le tre persone della Trinità. Proclamare che Gesù è l’“unigenito Figlio di Dio”, per esempio, non è lo stesso che proclamare che Gesù è Figlio della Trinità. Quando si professa che Gesù “siede alla destra di Dio Padre onnipotente”, non si professa che Gesù siede alla destra di un Dio in generale. Occorre, quindi,
che il cristiano, nel rispetto della tradizione del Nuovo Testamento, in cui il nome di Dio è prima di tutto il nome proprio della persona del Padre, si educhi a non pregare Dio in generale, ma a pregarlo nella sua realtà trinitaria. Il nome di Dio, proprio del Padre, è dato al Figlio solo perché egli è uno con il Padre, “della stessa sostanza del Padre”, “consustanziale al Padre”.
Al cristiano viene impresso il sigillo trinitario, perché è battezzato non in nome di Dio semplicemente, ma precisamente nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo.
In definitiva, si può affermare che l’originalità cristiana non consista tanto nel pregare la Trinità, quanto nel pregare trinitariamente, ossia nel pregare secondo il dinamismo della Trinità, rivolgendosi, cioè, al Padre per mezzo del Figlio e nello Spirito. L’autentica preghiera cristiana è sempre la stessa preghiera di Gesù, ma nel senso specifico della preghiera fatta a Dio Padre con Lui, grazie al suo Spirito, per mezzo di Lui ed in Lui."

Lo ripeto: la distinzione delle persone trinitarie fa la differenza tra l'eresia modalista e la trinità ortodossa.

2) Il secondo aspetto riguarda la kenosi o lo svuotamento, filippesi ci insegna che il figlio con l’incarnazione si svuotò della sua unica e perfetta condizione divina, assumendo anche la natura creaturale, visto da questo punto di vista quindi (uomo-creatura) il Cristo è sia inferiore a suo padre che è il suo creatore, che sottomesso,

Quindi tutte le scritture che portano avanti gli antitrinitari, devono essere viste alla luce di questi due importanti punti.

Esempi:

Giovanni 14:28:



Avete udito che vi ho detto: "Io me ne vado, e torno da voi"; se voi mi amaste, vi rallegrereste che io vada al Padre, perché il Padre è maggiore di me."

Qui l'agiografo mette in bocca a Cristo queste parole, in base al secondo punto menzionato sopra, tutto è ovvio, egli in quanto uomo e creatura è minore del padre.

Marco 13:32:

" Quanto a quel giorno o all'ora, però, nessuno ne sa niente, neppure gli angeli del cielo e neppure il Figlio, se non il Padre."

Nella prima parte del mio post avevo affrontato questo punto quando ho parlato del fatto che Cristo per i trinitari è vero uomo.
Come potrebbe egli essere tale se avesse l'onniscienza?
Per logica dal punto di vista creaturale deve essere limitato, ricordiamoci che a Calcedonia si stabilì che le due nature non sono mischiate, "la natura divina del figlio partecipava in quella umana senza per questo mescolarsi con essa, ma rimanendo intatte le rispettive qualità delle due nature", ricordando però i limiti che la natura umana del Cristo, identica alla nostra fuorché nel peccato, aveva per essere appunto circoscritta allo spazio e al tempo come noi, in "incarnazione e umanità di Dio" il Dott. Mazza afferma:

"In questo senso, durante la vita terrena del Cristo, accade che alcune proprietà divine non sono accessibili alla natura umana: non vengono rimosse, non vengono disattivate temporaneamente, ma sono semplicemente inaccessibili. Esiste dunque una sorta di asimmetria di accesso alle facoltà divino-umane: mentre la natura divina ha pieno accesso alle facoltà umane, la natura umana non lo ha in rapporto a quelle divine. Sostanzialmente la natura divina non subisce alcuna restrizione, è solo la natura umana ad averne, costitutivamente".

Il discorso in realtà è un po' più complesso, perché nell'incarnazione Gesù non smette di essere Dio, dunque questa informazione la possedeva, semplicemente non vi attinse. Questo è il meraviglioso problema dell'unione ipostatica delle due nature e del loro scambio di "informazioni", cioè come sia possibile dire che Gesù umano ignori qualcosa se Gesù Dio la conosce, e tutto questo tenendo insieme i due aspetti di Gesù in una sola persona, un solo "io", la risposta risiede appunto nel fatto che in quanto uomo è limitato e non è onnisciente, non sa tutto "simultaneamente" come avviene nella sua dimensione atemporale, potenzialmente può conoscere ogni cosa, ma in quanto uomo la conoscenza è selettiva.

Ricordatevi cari tdg che coloro che misero insieme le parole usate per formulare la dottrina trinitaria, soppesarono ogni contro-argomentazione, io ci ho sbattuto la testa per primo, tutto è stato calcolato alla perfezione.

1 Corinti 11:3:

"Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l'uomo, e che il capo di Cristo è Dio."

Questo è il cavallo di battaglia dei tdg, essi pensano che dal momento che Paolo scrisse quanto sopra una volta che Cristo era già risorto, i trinitari non possono dire che si parla del Cristo uomo...
Per i Testimoni di Geova infatti quando Cristo risorse, il suo corpo sparì nel nulla ed egli riprese il suo stato precedente all'incarnazione (o meglio loro parlano di "venuta sulla terra") Invece le cose stanno diversamente...
Come scritto nel primo post quando Cristo "si fece carne" assunse non solo un corpo, ma anche un'anima umana esattamente come uno di noi, egli non sarebbe stato un vero uomo se non fosse stato esattamente come noi, quindi un insieme di anima spirituale e corpo carnale.
Una volta risorto, non sparì un bel nulla, ma semplicemente egli fu il primo essere umano a risorgere come corpo spirituale o corpo glorioso, stesso corpo che avranno a sua immagine i suoi fedeli discepoli una volta morti e risorti, il suo precedente corpo carnale venne quindi mutato in corpo spirituale o glorioso e tale stato egli manterrà per sempre.
Quindi la persona del figlio di Dio una volta risorto è composto dalla sua natura divina immutabile, che in quanto tale è rimasta intatta e condivisa dal padre e dallo Spirito Santo, e dalla sua natura umana composta dall'anima e come dice Paolo dal “corpo spiritualizzato” (soma pneumatikos).
Tenendo in mente questo particolare analizziamo la scrittura in questione.
Quando l'apostolo scrive che il capo della donna è l'uomo, intendeva forse che la donna è inferiore di natura a suo marito?
E' forse meno umana di lui?
Oppure l'apostolo intendeva che la donna accetta di essere sottomessa a suo marito, o al suo fratello spirituale in quanto egli è colui che dirige la famiglia o la chiesa?
Se evidentemente i testimoni pensano questa seconda ipotesi ecco spiegato in che senso il capo del Cristo è Dio.
Paolo quando usa il termine “Dio”, pensa quasi sempre al padre, ecco quindi che Cristo è sottomesso a lui sia in quanto figlio eterno divino, che soprattutto in quanto vero uomo.

Come si può notare le sfumature che si aggiunsero nella formulazione del dogma trinitario nei primi secoli, previdero proprio tutto!

Apocalisse 3:2,12

"2 Sii vigilante e dà vigore a quanto resta, che altrimenti finirebbe per morire; infatti non trovo perfetta la tua condotta al cospetto del mio Dio.
12 Il vittorioso, lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio e giammai ne uscirà; vi scriverò il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, la nuova Gerusalemme che discende dal cielo da presso il mio Dio, e inoltre il mio nome nuovo. "

1 Pietro 1:3: NRV “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti,”

Efesini 1:17: “affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente;”

II Corinti 1:3: “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione,”.


Quando i tdg menzionano queste scritture pensano che i trinitari non possano obiettare molto, infatti se Cristo stesso chiama suo padre "il mio Dio" vuol dire che egli non poteva esserlo...
Immagino che in base a quanto spiegato sopra abbiate già ora risposto a questa obiezione vero?
In quanto "vero uomo" egli come ognuno di noi, sia che siamo in carne qui sulla terra o con il corpo glorioso in cielo, abbiamo il nostro Dio, non smetteremmo mai di averlo, in quanto è eterno ed immutabile.
Cristo non sarebbe "vero uomo" se in questo stato creaturale non avesse il suo Dio, in quanto creatura egli ha un Dio esattamente come ognuno di noi, ecco perché solo del figlio è detto che egli ha un Dio, perché è l’unico ad essere anche pienamente uomo, ne il padre ne lo Spirito Santo hanno la natura umana, ecco perché nessuno di loro può dire di avere un Dio, in ambito trinitario quando si pensa alla relazione che vi è tra la natura divina del figlio e la sua natura umana, si parla di "legame razionale" o logico, non vi è nessuna fusione o confusione o altro.

1 Corinti 15:27,28:

" 27 Ma quando dice: «ogni cosa è sottoposta», è chiaro che si eccettua Colui che ha sottomesso a lui ogni cosa. 28 E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, farà atto di sottomissione a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti. "

Quando il figlio di Dio decise di compiere la missione che suo padre gli aveva "disegnato", “il sacro mistero ideato prima della fondazione del mondo”, ovvero che tramite il suo regno tutte le nazioni sarebbero state benedette e gli uomini avrebbero riottenuto la grazia e la vita eterna, egli assunse la funzione di intermediario tra Dio e l'uomo.
Assumendo questo ruolo, egli assunse la natura umana ed in tale stato egli divenne il re messianico profetizzato dalle scritture, in questo ruolo egli è sottomesso al padre fino a quando tutto sarà compiuto, a quel punto la sua missione sarà conclusa e "Dio sarà tutto in tutti".
Rileggendo il discorso dei ruoli affrontato nel primo post riguardo filippesi le cose saranno ancora più chiare.
Ricordiamoci il detto "distinti nei ruoli, ma uniti nella sostanza" nel momento in cui il figlio di Dio scelse di assumere il ruolo di re messianico, scelse anche di essere sottomesso a chi lo ha costituito tale (il padre).

Colossesi 1:15

“Egli è l'immagine del Dio invisibile, Primogenito di tutta la creazione”


I testimoni spiegano che essendo Cristo il "primogenito della creazione", deve per forza essee parte della creazione o meglio essere il primo creato e questa scrittura è una delle tre (le altre le esamineremo in seguito) che lo dimostrerebbe.

Iniziamo dicendo che "Primogenito" in ambiente semitico indicava oltre all'essere il primo figlio di una serie, anche preminenza, il diletto o il prescelto:

Esodo 4:22

“E tu dirai al Faraone: "Così dice l'Eterno: Israele è il mio figlio, il mio primogenito".


Salmi 89:21-28:

"21 Ho trovato Davide, mio servo, l'ho consacrato con il mio sacro olio. 22 Sì, ferma sarà la mia mano con lui e il mio braccio lo rafforzerà... "

"28 E io lo porrò come primogenito, il più alto fra i re della terra. "

Geremia 31:9:

"9 Nel pianto partirono, nella consolazione li riconduco: li riporto presso torrenti d'acqua su una via piana; non inciamperanno in essa perché io sono per Israele come un padre ed Efraim è il mio primogenito. "

infatti la CJB ha tradotto di conseguenza:

CJB Colossians 1:15 "He is the visible image of the invisible God. He is supreme over all creation"

Inoltre il contesto di colossesi dimostra che il Figlio non poteva essere creatura se "tutto è stato creato tramite lui", il greco ha “ta panta” che significa “il Tutto” intendendo proprio tutto il creato, esattamente come già ho spiegato per giovanni 1:3, “nulla di ciò che esiste è esistito senza Cristo”

i tdg mettendo [altre] hanno alterato il testo e reso contraddittorio il passo."

Inoltre primogenito va armonizzato con unigenito:

Se primogenito indicasse il primo di una serie, allora non ci sarebbe stato bisogno di usare il termine unigenito, questo secondo termine è usato in maniera molto maggiore nel NT indicando il fatto che egli è l'unico generato dal padre, distinguere generare da creare è di fondamentale importanza per venire a capo di questa discussione, non a caso il primo concilio di Nicea si occupò proprio di questo fatto, se si riesce a capire che Dio può generare solo Dio, come l'uomo ad esempio genera solo l'uomo, allora il fatto che Gesù è Dio come lo è suo padre è consequenziale.
Se Dio genera Dio, la creazione è altro come spiegato nei versi successivi, se TUTTO è stato creato da Cristo allora egli ne è fuori, quindi non può essere a sua volta creatura, Infatti egli "è prima della creazione", non c'è scritto "egli è la prima creazione" del resto è logico e non può essere altrimenti se "nulla di ciò che è creato esiste senza Cristo" (gv 1:3).
Se i testimoni di Geova se ne escono con i salmi e i proverbi portandoci passi poetici dove si dice che Dio genera le gocce di rugiada o le montagne, le rispedisco al mittente, ricordandogli che quì siamo tra gente seria e non prendiamo alla lettera le poesie o vogliamo credere che Dio partorisca veramente le montagne?
Ma per favore!

Gli editori della CEI '74 hanno interpretato prototokos come "generato prima" risolvendo il problema:
"generato prima di ogni creatura" certo la resa è più dinamica che letterale ma indica un'altra possibile traduzione.

Alcune traduzioni inseriscono "sopra" indicando che il soggetto non fa parte della creazione:

NIV Colossians 1:15 He is the image of the invisible God, the firstborn over all creation. (Col 1:15 NIV)

NKJ Colossians 1:15 He is the image of the invisible God, the firstborn over all creation. (Col 1:15 NKJ)

Questa aggiunta è dovuta alla sintassi del passo come indica la nota a margine della NET:

"The genitive construction paseos ktiseoos is a genitive of subordination and is therefore translated as "over all creation." See ExSyn 103–4. "
Riportando "primogenito sopra tutta la creazione" Cristo non può far parte di essa essendone sopra o a capo di essae la sintassi grammaticale lo permette come abbiamo visto.
La traduzione dinamica NLT incorpora entrambe le traduzioni rendendo il passo in questa maniera:

NLT Colossians 1:15 "Christ is the visible image of the invisible God. He existed before anything was created and is supreme over all creation" (Col 1:15 NLT)

Se l'autore dell'inno (che ricordo non c'entra nulla con Paolo ma è a lui preesistente come ha dimostrato lo studio filologico del passo in questione) avesse voluto intendere "primo creato" avrebbe usato il termine più appropriato protoktistos non lasciando alcun spazio ad interpretazioni alternative, per chi dice che tale parola non esisteva ai suoi giorni, gli rispondo che non ci voleva una mente eccelsa per unire due semplici parole come "primo" e "creato", il NT è infatti pieno di neologismi, al limite l'autore avrebbe potuto scrivere queste parole separate non lasciando spazio a ulteriori dubbi.

Esiste un’altra interpretazione comune a Ireneo, Tertulliano ed Origene che lega il fatto che Cristo oltre ad essere il “primogenito della creazione” è anche (come dice il verso stesso preso in esame) “l’immagine del Dio invisibile”.
In base alle interpretazioni che vedremo possiamo applicare al termine “primogenito” il significato di prototipo:
Un prototipo o istanza prototipica combina gli attributi più rappresentativi di una categoria. È il miglior esemplare tra i membri di una categoria e serve come punto di riferimento cognitivo rispetto al quale gli altri membri più "poveri" vengono categorizzati.
Cristo dal punto di vista del suo essere uomo (quindi creatura) è il “prototipo della creazione di Dio” in quanto egli è la creatura perfetta per antonomasia, Ireneo a tal proposito ebbe a dire:

“Egli fece l’uomo a immagine di Dio (ge 1:27), l’’immagine di Dio è il figlio (col 1:15) a immagine del quale fu fatto l’uomo. Ed ecco perché negli ultimi tempi si manifestò per far comprendere che l’immagine era somigliante a se.” (Epideixis 22)

L'Immagine di Dio è il Cristo verbo incarnato; essendo l’uomo creato a immagine di Dio, fu creato secondo il modello (prototipo) del verbo incarnato.
Tertulliano a tal proposito ebbe a dire:

“In tutto ciò che nel fango si veniva esprimendo era a Cristo che si pensava, a colui che doveva farsi uomo, cioè fango, al verbo che doveva farsi carne, ciò che allora era ancora terra. Così infatti il padre si rivolge al figlio: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” E Dio fece l’uomo evidentemente ciò che aveva effigiato lo fece a immagine di Dio cioè di Cristo. Anche il verbo indfatti è Dio egli che esistendo in forma di Dio non stimò una rapina essere paragonato a Dio” (de res. mort. 6,3-4)

Capendo che la generazione del verbo è eterna, Origene conclude con la frase che gia abbiamo letto a proposito dell’ipostasi:
"Se è immagine del Dio invisibile è immagine invisibile. E io oserei aggiungere che in quanto somiglianza del padre, non c'è stato tempo in cui non esisteva... Quando mai non esistette l'immagine della sostanza ineffabile e inesprimibile del padre?"

Gli autori citati sopra, si occuparono di rispondere chi (quis) è l'immagine di Dio, gli alessandrini invece si impegnarono nel capire che cosa (quid) in Cristo è immagine di Dio, per Atanasio la salvezza dell'uomo consiste soprattutto nel fatto che l'immagine naturale di Dio padre (Cristo-logos, avente la stessa sostanza del padre) scende tra gli uomini, per conferire loro di nuovo l'essere a immagine di Dio, la famosa deificazione dell'uomo, contemplando il prototipo o l'immagine di Dio padre (Gesù Cristo) si arriva all'archetipo ovvero il padre.
Per Atanasio solo l'Immagine per natura poteva rinnovare in noi l'essere immagine per grazia; se l'immagine di Dio non fosse essa stessa Dio per essenza, non avrebbe potuto divinizzare noi, cioè renderci a immagine di Dio.(de incarn. 13).
Prima di lui, Alessandro d'Alessandria in risposta agli ariani aggiunse "se l'immagine di Dio [Cristo-logos] non è da sempre, è chiaro che anche colui di cui è l'immagine [il padre] non è da sempre" (ep. ad alex. 27 quadre mie).
Basilio confermò il pensiero di Atanasio dicendo "come l'immagine implica l'assenza di differenze, così il generato deve essere consostanziale al padre" (hom. 24.4) .

Nel suo "de spiritu sancto" Basilio vede in questa deificazione la trinità intera all'opera, prendendo spunto da questa scrittura:

NRV 2 Corinti 3:18 "E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito."

Ebbe a dire:

"Purificarsi delle macchie contratte con i vizi, tornare alla propria bellezza naturale, restituire all'immagine regale la sua primitiva forma mediante purificazione.
In tal modo ci si accosta al paraclito, il quale a guisa di Sole, impadronendosi dell'occhio divenuto purissimo, ti mostrerà in te stesso l'immagine dell'invisibile [Cristo]; allora nella beata contemplazione dell'immagine, tu vedrai l'ineffabile bellezza dell'archetipo [il padre]" (de S.S. 9.23 quadre mie)

Possiamo riassumere questo studio utilizzando altre due scritture chiarificatrici:

IEP Romani 8:29 "Poiché coloro che da sempre egli ha fatto oggetto delle sue premure, li ha anche predeterminati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, affinché egli sia il primogenito tra molti fratelli."

IEP 1 Corinti 15:49 "E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di polvere, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste. "

In questo modo si viene a creare un cerchio:

Il Logos (l'immagine di Dio col 1:15)---> L'uomo (creato a immagine di Dio GN 1:27 ovvero del logos che è immagine di Dio)---> Cristo risorto (l'uomo celeste 1 co 15:49 del quale porteremo l'immagine)---> uomo deificato (l'uomo sarà immagine dell'uomo celeste rm 8:29)


Concludendo:

Essendo la creazione venuta ad esistere “per mezzo di Cristo e per Cristo (o in vista di Cristo)” possiamo affermare con tranquillità che è Lui stesso il prototipo in base al quale tutto è stato creato, possiamo cioè dire che ogni cosa è stata formata sul modello del Figlio, cioè del Cristo stesso, egli è l'immagine di Dio che si manifestò fra le creature, grazie alla sua incarnazione coloro che si conformano alla sua immagine potranno accedere al destino ultimo dell'uomo ovvero la sua deificazione:

LND 2 Pietro 1:4 "attraverso le quali ci sono donate le preziose e grandissime promesse, affinché per mezzo di esse diventiate
partecipi della natura divina, dopo essere fuggiti dalla corruzione che è nel mondo a motivo della concupiscenza. "

Apocalisse 3:14

“All'angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Così parla l'Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio”

Per quanto riguarda archè o principio anche il padre è "il principio e la fine", allora cosa vogliamo dire che anche lui ha avuto un inizio? Egli ha dato il principio ad ogni cosa esattamente come suo figlio:
archè indica il capo, l'originatore, colui che da il principio, l'autorità:

luca 20:20: "per poi consegnarlo al potere e all'autorità [archè] del governatore.."

atti 16:19 autorità [archon]

efesini 6:12 principati [archas]

il GLNT alla fine della sua disamina su archè a pag. 1287 " …nell’Apocalisse, colui che siede sul trono, il Cristo, sarebbe colui che è prima del tempo e che ad esso sopravvive, colui al quale la categoria tempo non si applica"


inoltre c'è giobbe 40:19 dove beemot (l'ippopotamo se non sbaglio) è "il principio della creazione di Dio" come mostra la LXX greca, ma sappiamo che non è vero, non fu certo l'ippopotamo la prima creatura, egli è caso mai la più potente, la più forte, il capo delle creature esattamente come Cristo è capo della creazione, ne è l’originatore, la causa prima appunto, ricordiamoci che egli è l’archon della vita, “l’autore della vita”.

In base a queste spiegazioni qualcuno potrebbe obiettare che con questa storia delle due nature si giustifica tutto...
Ma non sta a noi rispondere a questa affermazione... è chi non crede alla trinità che deve provare che essa sia in contrasto con la scrittura o che la contraddica.
Sappiamo bene che la sua formulazione è posteriore alla stesura dei libri del NT, questa non è una novità per nessuno, quello che i detrattori dovrebbero dimostrare è che la loro cristologia sia migliore e che non sia contraddetta dalla scrittura, i testimoni di Geova e gli antitrinitari possono affermare onestamente questo quando leggono le scritture menzionate in questi due post?
Che dire ad esempio di questa?

1 Giovanni 5:20:

"20 Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere Colui che è il Vero. E noi siamo in Colui che è il Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo: Questi è il vero Dio e la vita eterna. 21 Figli, guardatevi dagli idoli."

Esaminiamo l'intero contesto:

1 Giovanni 5:1-21 Chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio; e chi ama colui che ha generato ama anche chi è stato generato da lui. 2 Da questo noi conosciamo che amiamo i figli di Dio: se amiamo Dio e compiamo i suoi comandamenti. 3 Questo è l'amore di Dio: osservare i suoi comandamenti; i suoi comandamenti non sono pesanti, 4 poiché chi è nato da Dio vince il mondo e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede. 5 Ma chi è colui che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? 6 Questi è colui che è venuto con acqua e con sangue: Gesù Cristo; non soltanto con l'acqua, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che ne dà testimonianza, poiché lo Spirito è la verità. 7 Poiché sono tre quelli che danno testimonianza: 8 lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi. 9 Se noi riceviamo la testimonianza degli uomini, la testimonianza di Dio è più grande. Questa infatti è la testimonianza di Dio: egli ha reso testimonianza a suo Figlio. 10 Chi crede nel Figlio di Dio, ha questa testimonianza in sé. Chi non crede in Dio, fa di lui un mentitore, perché non crede alla testimonianza che Dio ha dato al Figlio suo. 11 E questa è la testimonianza: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel Figlio suo. 12 Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita. 13 Io vi ho scritto queste cose affinché sappiate che voi avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio. 14 Questa è la sicurezza che noi abbiamo in lui: se noi chiediamo qualcosa secondo la sua volontà, egli ci ascolta. 15 E se noi sappiamo che egli ci ascolta qualora gli chiediamo qualcosa, sappiamo già di avere da lui tutto ciò che gli abbiamo chiesto. 16 Se uno vede il suo fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi e Dio gli darà la vita (come) a coloro che commettono un peccato che non conduce alla morte. Ma vi sono peccati che conducono alla morte; per questi dico di non pregare. 17 Ogni iniquità è peccato; ma vi è peccato che non conduce alla morte. 18 Noi sappiamo che chiunque è generato da Dio non pecca; ma il generato da Dio lo custodisce, così che il maligno non lo tocca. 19 Sappiamo che noi siamo da Dio mentre il mondo giace tutto in potere del maligno. 20 Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere Colui che è il Vero. E noi siamo in Colui che è il Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo: Egli è il vero Dio e la vita eterna. 21 Figli, guardatevi dagli idoli. "

Ricordiamoci anche come Giovanni chiamò Cristo "la vita eterna" al versetto 11 e al primo capitolo:

IEP 1 Giovanni 1:2 "Poiché la vita si è manifestata e noi l'abbiamo veduta e ne diamo testimonianza e vi annunziamo questa vita eterna che era presso il Padre e che si è manifestata a noi "

Inoltre il solo titolo "vero" è attribuito anche a Cristo in Apocalisse 3,7: "Queste cose dice il Santo, il Vero ( ho alêthinos), colui che ha la chiave di Davide, colui che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre."

Alla luce di questi paralleli, dove Gesù è stato definito sia “il vero” sia “la vita eterna”,torniamo a rileggere il versetto 20 di 1Giovanni 5: “Sappiamo anche che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l'intelligenza per conoscere Colui che è il Vero. E noi siamo in Colui che è il Vero, nel Figlio suo Gesù Cristo: Egli è il vero Dio e la vita eterna.”

Se noi traducessimo "en" con "nel" Figlio suo, come fanno la maggioranza delle traduzioni rispettando il significato base di en, allora "il vero" sarebbe Gesù Cristo e non il Padre (in questo contesto ovviamente). Se fosse così allora sarebbe molto improbabile che outos (egli) si possa applicare al Padre, perché dovremmo andare addirittura al v. 18 per trovarlo come soggetto!
Se invece traducessimo en con "per mezzo" come fa la TNM allora il vero è il Padre e il soggetto si avvicina:

TNM: "e noi siamo in colui che è il vero per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo".

Bisogna dire che il greco koinê attribuisce ad "en" i più svariati significati, e talvolta lo usa nel senso che ne hanno dato i TdG, tuttavia, non v’è alcun motivo, se non il pregiudizio teologico, per usare un significato secondario anziché quello basilare.
Studiando Metzger ho imparato a tener conto delle varianti nel testo e qui ce ne sono proprio riguardo a ciò che precede en:

-Il Codice Vaticano riporta "e siamo nel vero" (maschile)
-Il Codice Alessandrino riporta "e siamo nel vero Dio"
-Il Sinaitico riporta "e siamo nel vero" (neutro)

Ora il vaticano e il sinaitico precedono l'alessandrino di quasi un secolo e di solito sono considerati più autorevoli, questo fatto unito alla regola della filologia in base alla quale la forma più difficile (lectio difficilior) è generalmente quella autentica, mi porta a considerare che la frase senza "dio" sia quello che Giovanni scrisse. Se egli avesse scritto "il vero Dio", ai copisti degli altri manoscritti non sarebbe mai venuto il pensiero di cancellare "Dio" nel testo, mentre è più probabile che lo abbiano aggiunto per rendere più comprensibile il testo. Proprio per questo si accetta la versione più difficile come autentica, giacché è più probabile che si correggano testi autentici ma non chiari, rispetto al guastare testi già comprensibili. Se così fosse allora "en" non avrebbe bisogno di essere tradotto con "per mezzo", e il soggetto del v. 20 sarebbe sicuramente Cristo.
La nuova CEI anche se ha mantenuto la tradizione alessandrina e della Vulgata ha corretto il tiro:

"E noi siamo nel vero Dio, nel Figlio suo Gesù Cristo: egli è il vero Dio e la vita eterna."
In questo modo il Figlio viene chiamato "vero Dio" per ben due volte.

Come hanno considerato il passo i più autorevoli testi critici del Nuovo Testamento?
il GNT, il WHO, il NA, STE, TIS e tutti quelli che ho consultato hanno tutti "il vero" al maschile e senza "Dio", i loro studi li hanno spinti ad accettare la versione più difficile come autentica, nessuno ha dubbi al riguardo!
La TNM nella sua versione interlineare che ha il WHO come testo critico base è costretta a tradurre senza "Dio" e rende "en" con "nel" proprio come fanno la maggioranza delle traduzioni, ma poi i traduttori rendono il passo nel testo a fronte come sappiamo.


Proverbi 8:22

IEP Proverbi 8:22 Il Signore mi ha creato all'inizio del suo operare, prima delle sue opere più antiche.

NRV Proverbi 8:22 Il SIGNORE mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, prima di fare alcuna delle sue opere più antiche.

LND Proverbi 8:22 L'Eterno mi possedette al principio della sua via, prima delle sue opere più antiche.

JPS (Jewish pubblication society) Proverbi 8:22 Il Signore mi fece come il principio delle sue vie ...

Come potete notare le quattro versioni utilizzano quattro verbi differenti, a cosa è dovuta questa scelta?
Il termine ebraico che è alla base delle traduzioni è qanah che significa:

TWOT - 2039:
Meaning: 1) to get, acquire, create, buy, possess [prendere, acquistare, creare, comprare, possedere, N.d.A. ] 1a) (Qal) 1a1) to get, acquire, obtain 1a1a) of God originating, creating, redeeming His people 1a1a1) possessor 1a1b) of Eve acquiring 1a1c) of acquiring knowledge, wisdom 1a2) to buy 1b) (Niphal) to be bought 1c) (Hiphil) to cause to possess

Uso: AV - Buy 46, get 15, purchased 5, buyer 3, possessor 3, possessed 2, owner 1, recover 1, redeemed 1, misc 7;

È interessante che l'American Translation (AV) non rende mai qanah con creare, ma utilizza per lo più (46 volte) il verbo comprare è questo infatti il significato basilare di qanah.
Sappiamo che sebbene "creare" può essere una traduzione di qanah, il termine che nella scrittura ebraica è usato in tal senso è barà (v. Genesi 1). Se lo scrittore avesse voluto significare senza possibilità di fraintendimento che la Sapienza fu creata, sicuramente avrebbe usato barà e non qanah.
I traduttori della TNM rifacendosi al testo masoretico hanno tradotto qanah con produrre:

22 “Geova stesso mi produsse come il principio della sua via, la prima delle sue imprese di molto tempo fa."

Anche di un Figlio si usa il termine prodotto, ma non si usa certo il termine creato.
Però quando vogliono sostenere che la Sapienza di Proverbi è creata, non utilizzano la loro traduzione ma la CEI!
Come mai se il verbo ebraico significa per lo più possedere o produrre la CEI e altre hanno scelto "creare"?
La risposta deriva da come la LXX ha reso il passo in questione in greco: ha utilizzato ktizô che significa fondare, fare, costruire, fabbricare, edificare e creare.
Ricordiamo comunque che in Genesi 1 la LXX traduce barà con poieô (fare, creare) e non con ktizô.
Ricordiamoci anche che sebbene la LXX sia una traduzione autorevole, è pur sempre una traduzione. Essa ha scelto un solo termine per rendere qanah e il risultato elimina le diverse sfumature che il verbo ebraico sottostante permetteva.
Altre autorevoli traduzioni greche come Aquila, Simmaco, Teodozione hanno invece scelto "mi ha acquistato" (ektesato) o "mi possedette". Girolamo seguì questa traduzione rendendo il passo nella Vulgata con “possedit me”.
Utilizzare proverbi come prova che Cristo sia creato lo trovo molto debole per diversi motivi:
1) il contesto:

NRV Proverbi 8:22-31 "22 Il SIGNORE mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, prima di fare alcuna delle sue opere più antiche. 23 Fui stabilita fin dall'eternità, dal principio, prima che la terra fosse. 24 Fui generata quando non c'erano ancora abissi, quando ancora non c'erano sorgenti rigurgitanti d'acqua. 25 Fui generata prima che i monti fossero fondati, prima che esistessero le colline, 26 quand'egli ancora non aveva fatto né la terra né i campi né le prime zolle della terra coltivabile. 27 Quand'egli disponeva i cieli io ero là; quando tracciava un circolo sulla superficie dell'abisso, 28 quando condensava le nuvole in alto, quando rafforzava le fonti dell'abisso, 29 quando assegnava al mare il suo limite perché le acque non oltrepassassero il loro confine, quando poneva le fondamenta della terra, 30 io ero presso di lui come un artefice; ero sempre esuberante di gioia giorno dopo giorno, mi rallegravo in ogni tempo in sua presenza; 31 mi rallegravo nella parte abitabile della sua terra, trovavo la mia gioia tra i figli degli uomini. "

La Sapienza è generata e precede la creazione, nel versetto 23 si dice che la Sapienza è stata costituita dall’ETERNITÀ. Sant'Agostino scrive: " Se la Parola fosse stata creata, per mezzo di quale altra Parola sarebbe stata creata? L'evangelista dice: "In principio era la Parola". Se era vuol dire che non è stata creata." (Commento al Vangelo di Giovanni, I discorso, n. 11. 12.)

Inoltre:

2) il testo è scritto in stile poetico, da non prendere alla lettera come fosse un trattato di teologia.

3) si parla della Sapienza di Dio, pensare che essa ebbe un inizio significherebbe che prima di quell'inizio Dio non l'aveva, cosa di per sé assurda.

4) Nel Nuovo Testamento infine Paolo stesso dichiara che il Figlio prima della sua venuta sulla terra fu tenuto nascosto, era un mistero. È quindi inutile cercare di spiegare le origini di Cristo con il Antico Testamento, altrimenti sarebbe come tentare di dare del bugiardo all’Apostolo:

Efesini 3:3-5 "3 come per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui più sopra vi ho scritto in poche parole; 4 leggendole, potrete capire la conoscenza che io ho del mistero di Cristo. 5 Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conoscere questo mistero, così come ora, per mezzo dello Spirito, è stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui; "

Giovanni 14:14:

NRV " Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò."

LND TNM "Se chiedete qualche cosa nel nome mio, io la farò".

Come si può notare la nuova riveduta e con lei la maggioranza delle traduzioni, inserisce il “mi” nel testo, in questo modo anche Cristo può essere pregato, mentre invece la nuova diodati e la tnm non lo inseriscono.
A cosa è dovuta questa mancanza?
La nuova diodati insieme alla sua antenata la diodati del 1600, deriva dal textus receptus di erasmo, un testo in greco del NT non molto accurato, era stato scritto usando i manoscritti dell’epoca distanti molti secoli dagli originali, da esso vennero tradotte la king jame’s version dalla quale derivano molte traduzioni in lingua inglese.
Tutti i testi del nuovo testamento più autorevoli come il Nestle Aland, il GNT, il Westcott e Hort ecc… contengono il “mi” perché esso è presente nei manoscritti più autorevoli che sono stati scoperti negli ultimi due secoli e sono:
P66 o Papiro II Bodmer (125DC), nel Codice Sinaitico (א del IV secolo), nel Codice Vaticano (B del IV secolo), nella Vulgata latina (IV secolo), nella Pescitta siriaca (V secolo), nella Versione siriaca filosseniana-harclense (VI secolo), nel Codice di Washinghton o di Freer (W del V secolo), nel Codice Sangallensis (Δ del IX secolo), nel Codice Korideth (Θ del IX secolo) ed in alcuni manoscritti minori (28, 33, 700, …);
Mente è assente in:
Codice Alessandrino (A del V secolo), nel Codice Beza (D del V secolo), nella Vetus latina (II secolo), nel Codice Cyprius (K del IX secolo), nel Codice Regius (L del VIII secolo), nel Codice Athous Laurae (Ψ del VIII secolo), nel Codice Petropolitanus (П del IX secolo) e nel Textus Receptus (XVI secolo).
Il problema principale della TNM invece non è tanto quello di aver accettato il textus receptus o l'alessandrino al di sopra degli altri manoscritti più autorevoli, ma è l'aver disonestamente ignorato il Westcott e Hort sul quale in prefazione dice di basarsi, lo dimostrerò inserendo l'interlineare come mostrato in figura qui sotto, fate molta attenzione al testo greco e alla traduzione al lato:



Come potete notare nel testo greco compare il "me" tradotto subito sotto con "mi", per poi sparire nella traduzione al lato.
Nell'introduzione della tnm è scritto che essa si basa nel testo greco su Westcott e hort, ma a volte (quando non gli fa comodo) si è servita anche di altri testi critici e ne elenca alcuni e sono:
Bover, Merk, UBS, Nestle-Aland.
Ebbene in tutti questi testi critici il “me” è presente! Viene naturale chiedersi quindi di quale testo essa si sia servita per la traduzione di questo passo.
Insomma quando la propria teologia è in contrasto con il testo greco sottostante, seppur ritenuto autorevole, il preconcetto teologico ha la meglio.
I manoscritti che non contengono il "mi" oltre all'alessandrino sono il codice di beza e la vetus latina, che sono uno peggio dell'altro, ecco cosa Metzger (uno tra i più grandi studiosi del NT che siano mai esistiti, si usano i suoi testi come si usa la bibbia, questo per far capire la sua importanza a chi non lo conosce) dice a proposito del codice di Beza:
"Nessun manoscritto conosciuto si discosta tanto spesso e in misura così notevole da quello che è usualmente considerato il testo normale del NT. La caratteristica principale del codice di Beza è la libera aggiunta (e la sporadica omissione) di parole, frasi e persino episodi". (da il testo del NT pag 55)

Per la vetus latina accade una cosa simile Il papa Damaso commissionò infatti una nuova traduzione della Bibbia a San Gerolamo proprio per la scarsa affidabilità della Vetus Latina: lo stesso Girolamo, nella prefazione alla sua traduzione dei quattro Vangeli, osservava come ci fossero quasi tante versioni quanti manoscritti (tot enim sunt exemplaria paene quot codices).

L'unico manoscritto con una certa autorità rimane l'Alessandrino del V secolo, ma a proposito dell'alessandrino sempre Metzger scrive:
"La qualità del testo conservato nel codex alexandrinus varia con le diverse parti del nuovo testamento. Nei vangeli rappresenta l'esempio più antico del tipo bizantino, generalmente considerato una forma inferiore di testo. Nel resto del NT (che il copista può aver trascritto da un esemplare differente rispetto a quello adoperato per i vangeli) si schiera insieme al vaticano e al sinaitico."(ibidem pag 52 parentesi sue)
Quindi per i vangeli l'alessandrino è poco affidabile, ma per il resto no, dal momento che si basa sugli stessi manoscritti del sinaitico e del vaticano ovvero i due pilastri da cui tutti i moderni redattori del NT si attengono.
La critica testuale afferma che
“una lezione più difficile è da preferirsi a una più facile” (infatti il copista è propenso a facilitare un testo difficile, piuttosto che a rendere difficile un testo più facile)
inoltre:
“Una lezione difforme da un passo parallelo è da preferirsi a una conforme”
Alla luce di quanto sopra e all’autorevolezza dei più importanti manoscritti non vi sono dubbi che sia il testo con il “mi” ad essere quello che l’autore scrisse in origine, quindi Gesù Cristo può e deve essere pregato!

Un’altra prova che si deve pregare Gesù, la troviamo in Atti ascoltando le parole del protomartire Stefano pronunciate prima di morire:

IEP Atti 7:55-60 55 Ma egli, pieno di Spirito Santo, guardando fisso verso il cielo vide la gloria di Dio e Gesù che stava in piedi alla destra di Dio, 56 e disse: «Ecco, vedo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta in piedi alla destra di Dio». 57 Allora gridando a gran voce si turarono le orecchie e si scagliarono tutti insieme contro di lui, e trattolo fuori della città lo lapidavano. 58 I testimoni deposero le loro vesti ai piedi di un giovane chiamato Saulo. 59 E lapidavano Stefano che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». 60 Messosi in ginocchio, gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». E detto questo si addormentò.

Notiamo come ha tradotto la TNM:

“55 Ma egli, essendo pieno di spirito santo, guardò fisso in cielo e scorse la gloria di Dio e Gesù in piedi alla destra di Dio, 56 e disse: “Ecco, vedo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo in piedi alla destra di Dio”. 57 Allora gridarono a gran voce e con le mani si coprirono gli orecchi e si scagliarono contro di lui di comune accordo. 58 E, dopo averlo cacciato fuori della città, gli tiravano pietre. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane chiamato Saulo. 59 E tiravano pietre a Stefano mentre faceva appello e diceva: “Signore Gesù, ricevi il mio spirito”. 60 Quindi, piegando le ginocchia, gridò a gran voce: “Geova, non imputare loro questo peccato”. E dopo aver detto questo si addormentò [nella morte].”

Il “pregava e diceva” è stato trasformato in un generico “fare appello” e il secondo "Signore", lo hanno fatto diventare “Geova”.
Come scusa per la traduzione di epikaleo con “fare appello” indicano una delle possibili traduzioni di questo termine, ma ci si chiede come fosse possibile che in punto di morte Stefano si mette ad appellarsi a Cristo invece di pregarlo, inoltre nella seconda parte, dal momento che “Signore” non è seguito da “Gesù” come nel primo caso e Stefano si mette in ginocchio, allora "Signore" lo trasformano miracolosamente in “Geova”, ma il contesto non permette una differenziazione del soggetto, in greco è riportato entrambe le volte Kirie come potete vedere dall’interlineare:



Come si evince in nota, i traduttori riportano gli altri significati di epikaleo, ovvero pregare e invocare, si nota inoltre nel testo greco, il doppio kirie (Signore) rivolto a Cristo, ricordo che in nessun manoscritto degli oltre 5000 ritrovati, appare mai il tetragramma, solo alcune edizioni ebraiche, per lo più sconosciute, lo hanno inserito, come si vede in nota all’interlineare, in questo caso solo 4 su ben 28!

Inoltre la preghiera di Stefano di “ricevere lo Spirito” e di “non imputar loro questo peccato” ricalcano quelle del Cristo morente verso il padre:

Luca 23:34 “Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».
Luca 23:46 “ E Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito».

Come Gesù si rivolse al suo Padre celeste prima di morire pregandolo, così ora il discepolo Stefano prima di morire, si rivolge al suo ‘Signore’ glorificato.

IEP 2 Corinti 12:8-10 8 Tre volte ho pregato il Signore che lo allontanasse da me. 9 Mi rispose: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza si esprime nella debolezza». Mi vanterò quindi volentieri delle mie debolezze, perché si stenda su di me la potenza di Cristo. 10 Mi compiaccio quindi delle infermità, degli oltraggi, delle necessità, delle persecuzioni, delle angustie, a motivo di Cristo; perché quando sono debole, allora sono forte.

TNM “8 A questo riguardo supplicai tre volte il Signore affinché essa si allontanasse da me; 9 eppure realmente mi disse: “Ti basta la mia immeritata benignità; poiché la [mia] potenza è resa perfetta nella debolezza”. Lietissimamente, perciò, mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza del Cristo rimanga come una tenda su di me. 10 Perciò prendo piacere nelle debolezze, negli insulti, nei casi di bisogno, nelle persecuzioni e nelle difficoltà, per Cristo. Poiché quando sono debole, allora sono potente.”

In questo caso “pregato” diventa “supplicai” ci si chiede chi stesse pregando o supplicando (ricordiamoci che la supplica è una forma di preghiera) Paolo per essere sollevato dal suo problema, dal contesto è chiaro che si stesse rivolgendo a Cristo, “la potenza” in questo caso è detta sua .

IEP Apocalisse 5:11-14 11 Quindi nella visione udii il clamore di una moltitudine di angeli che circondavano il trono con i Viventi e i Seniori, in numero di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia, i quali dicevano a gran voce: 12 «Degno è l'Agnello immolato di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e lode!». 13 Ed ogni creatura, in cielo, in terra, sotto terra e nel mare, e tutte le cose in essi contenute, udii esclamare: «A Colui che siede sul trono e all'Agnello lode e onore, gloria e impero nei secoli dei secoli!». 14 I quattro Viventi dissero: «Amen!». E i ventiquattro Seniori si prostrarono in adorazione.

Anche in questo caso la preghiera e l’adorazione sono rivolti a colui che siede sul trono e all’agnello glorificato.

IEP Apocalisse 22:20 20 Colui che attesta queste cose dice: «Sì, vengo presto!». Amen. Vieni, o Signore Gesù!
Anche in questo caso Giovanni conclude il suo libro con una preghiera rivolta a Cristo.

Un'altra scrittura poco conosciuta dove si evince che si debba pregare Gesù è la seguente che prenderò in esame nel suo contesto:

1 Giovanni 5:11-15 IEP:

"11 E questa è la testimonianza: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel Figlio suo.
12 Chi ha il Figlio, ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio, non ha la vita.
13 Io vi ho scritto queste cose affinché sappiate che voi avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio.
14 Questa è la sicurezza che noi abbiamo in lui: se noi chiediamo qualcosa secondo la sua volontà, egli ci ascolta.
15 E se noi sappiamo che egli ci ascolta qualora gli chiediamo qualcosa, sappiamo già di avere da lui tutto ciò che gli abbiamo chiesto ["Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste. ( NRV)]."

E' evidente che il figlio di Dio ascolta le nostre preghiere e le esaudisce.

Atti 20:28

Ci sono tre varianti che si possono trovare nelle traduzioni bibliche del mondo:

CEI 2008 "Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio."

LND “ Badate dunque a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata col proprio sangue

ASV “ … la chiesa del Signore che egli acquisto con il suo proprio sangue.”

I copisti nel corso dei secoli hanno cercato di armonizzare questa scrittura in base alla propria teologia, nel primo caso hanno aggiunto “proprio figlio” interpretando il fatto che non poteva essere Dio padre a morire in croce e si è pensato che la parola “figlio” fosse stata omessa per dimenticanza vista la somiglianza che essa ha in greco con “proprio” (idiou con uiou), il secondo caso è il più attestato e probabile, il terzo caso è una evidente armonizzazione del passo: inserendo “Signore” al posto di “Dio” si risolve il problema, perché anche Cristo è il Signore.
L’analisi critica del testo ha portato alla conclusione che il passo originale fosse il secondo (la chiesa di Dio che egli acquistò con il proprio sangue) perché è appunto la lezione più difficile, le altre sono spiegate proprio per risolvere i problemi teologici derivanti da questa.

Qui la divinità di Gesù è sostenuta incidentalmente ma, paradossalmente, in modo più forte che altrove. La soprastante espressione, infatti, ha senso solo se fra Gesù e il Padre c’è una vera identità di natura, perché è evidente che "il sangue" per acquistare la chiesa non lo ha versato direttamente il Padre, ma il Figlio, che perciò viene considerato come avente "lo stesso sangue" del Padre: cosa si potrebbe dire di più per affermare una identità di natura fra Padre e Figlio?

[Modificato da (Mario70) 20/05/2012 11:38]