Vorrei riportare sull'argomento alcune considerazioni che avevo fatto in un vecchio 3D.
La teologia fino ad oggi, per quanto di mia conoscenza, non ha mai preso in considerazione la diversa consistenza che acquisisce il peccato originale, se valutato dal punto di vista degli uomini oppure dal punto di vista di Dio.
Mi rendo conto che potrebbe sembrare presunzione parlare di “punto di vista di Dio”, ma in realtà è Dio stesso che, attraverso la Scrittura, ci fornisce molti elementi per conoscerlo meglio.
Dalla Scrittura noi sappiamo ad esempio che Dio è onnisciente, cioè conosce qualsiasi cosa, ed è al di fuori del tempo; questo “essere al di fuori del tempo” se riferito alla onniscienza significa che Dio conosce ogni cosa riferita sia al nostro passato, sia al nostro presente, sia al nostro futuro, come a quello di tutta la creazione.
Quando noi parliamo di peccato originale come peccato del primo uomo, stiamo parlando dal punto di vista umano, stiamo storicizzando, stiamo parlando di un tempo che viene srotolandosi, svolgendosi, con un inizio, un prima ed un poi. Di conseguenza stiamo a domandarci in che modo e perché il peccato del primo uomo si è riversato su di noi tutti.
Dal punto di vista di Dio non è così. Nell’attimo stesso in cui Dio ha pensato la creazione e la creazione è esistita, tutta la creazione è contemporaneamente, nell’unico istante di Dio, tutta insieme davanti ai suoi occhi, fino al suo compimento.
Agli occhi di Dio non c’è il peccato del primo uomo e poi il peccato del secondo e poi il peccato degli altri a seguire; c’è invece il peccato dell’uomo tutto intero, e cioè il peccato di tutti gli uomini, anche di quelli che, per noi, devono ancora venire.
E’ l’uomo tutto intero che ha in sé la debolezza inevitabile, costituzionale, della creazione “libera”. La libertà di tutta la creazione, che le perfezioni di Dio non potevano pensare diversamente, comporta la possibilità, che l’uomo usa, di scegliere liberamente sia Dio che Non-Dio. Questa possibilità di rifiuto di Dio è la tendenza al male, la concupiscenza, il peccato originale della creazione. La tendenza al male è il peccato originale, mentre la realizzazione negativa di questa tendenza, l’esito, sono i singoli peccati che quotidianamente sporcano l’immagine di Dio che è in noi.
Tutta la creazione vive quindi in questo stato di Dio/Non-Dio: ha quindi insieme tutta la bellezza di Dio e tutto il male, la sofferenza e la morte del Non-Dio e geme nelle doglie del parto, fino a quando Cristo non sarà “tutto in tutti”.
In questo capovolgimento di ottica, io credo che il Paradiso terrestre, cioè l’ambito divino nel quale l’uomo, divinizzato in quanto essere partecipato, vive accanto a Dio, non è il momento iniziale della creazione, ma l’esito finale, quando la creazione, grazie al suo lungo percorso di perfezionamento e santificazione, per merito della grazia di Cristo, raggiunge la purezza necessaria. E’ evidente da quanto sopra che l’incarnazione di Cristo non è conseguenza del peccato originale, ma ci sarebbe stata comunque, come già Duns Scoto aveva intuito molto tempo fa e come, con peso ovviamente molto maggiore, la Scrittura stessa ci ricorda:
“Prima della creazione del mondo ti ho scelto, per essere santo e immacolato al mio cospetto”.
Sandro
Sandro
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Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia (Matteo 5,11)