00 07/02/2006 10:42
Questo post precedente di Achille mi conferma nell'idea che non esiste un rapporto strettamente giuridico tra l'affiliato e la Società. Se esistesse, sia l'espulsione che le dimissioni dovrebbero essere fatte in scritto.

Dunque con il presente post non voglio rimescolare ciò che si è depositato sul fondo ma solo dare il mio contributo al problema, perché a coloro che ho dovuto osteggiare per certi aspetti, non sembri che non sono al loro fianco in ciò che è giusto (e sarei pronto a tirarmi appresso tutto il GRIS di Roma).
Forse è un contributo che non vale niente. Non lo so. Ma è quanto mi è venuto in mente ripensando alla richiesta di Pucci e rileggendo sia lo Statuto della WT che quello che si è scritto qui sull’articolo 5.

QUESTIONE PREGIUDIZIALE
Dirò che basilarmente sono perplesso e che penso che abbiamo bisogno di giuristi che ci aiutino a focalizzare il problema appunto nella sua valenza giuridica.

La cosa che meno capisco è il tipo di appoggio che Pucci si aspetta dai foristi. Cosa si richiede concretissimamente a loro? In che consisterebbe il “peso” della loro azione in relazione alla vicenda giuridica che sta sostenendo Pucci? In che modo la loro presa di posizione a favore dell’interpretazione “piniana” li coinvolgerebbe nella azione giuridica? Che ripercussioni potrebbero averne? La loro azione avrebbe valore anche se restassero anonimi con i loro nick name? Insomma è l’interrogativo che ha fatto un forista dicendo che non ci vedeva chiaro e che, mancando chiarezza dichiarata di intenti e modalità, chi legge ne ricava la penosa impressione o timore di venire strumentalizzato.
Per risolvere questo problema l’avvocato Pucci dovrebbe rispondere a questi quesiti, in modo che chi voglia, abbia la possibilità di esibirli al proprio legale di fiducia, se crede, e riceverne il consulto rassicurante.
Faccio un esempio. Io so che attualmente la legge sul copyright è incerta. Ora, giacché nel mio 3D ove commento il libro geovista de “La conoscenza” ne riporto il testo di peso, per evitare di essere denunciato dalla WT che lamenterebbe un danno alle vendite assegnandone la responsabilità a questo mio 3D, provvedo opportunamente a spezzarlo, omettendone vari brani. E’ questione di tutelarsi al meglio, anche se qualcuno (che però non sa documentarmelo) mi dice che se al testo riportato aggiungo un commento critico non c’è problema di copyright. Sarà… ma l’avvocato accusatore potrebbe obiettare che quando un testo è telematizzato potrebbe essere ricopiato e ricompattato escludendo il commento. Quindi la regola del tuziorismo mi induce a citarlo solo in parte. E se invece ho a che fare con materiale di Scientology che ha esteso il copyright anche ai suoi simboli e pare che spari querele a destra e a manca, allora preferisco non provarci nemmeno finché la legge non si chiarifica.


PRIMO ROUND
Ma veniamo alle altre riflessioni che ricavo dalla analogia tra la situazione geovista e quella cattolica. Intendo dire che metto a raffronto il Vaticano (ente giuridico) con il suo Cattolicesimo (religione/dottrina/fede), e la Watchtower (ente giuridico) con il suo Geovismo (religione/dottrina/fede), per vederne i rapporti con i rispettivi fedeli sia dal punto di vista spirituale della fede che da quello giuridico/civile.

Il discorso del Pucci, che appunto si dichiara credente nel geovismo, puntualizza che la Società Torre di Guardia (è con lei che si è associati “legalmente”) è altro che l’aderenza alla fede geovista. Così come da noi si distinguerebbe la fede cattolica, che fa capo alla S. Sede, con lo Stato Città Vaticano che è solo un ente territoriale sovrano in cui la S. Sede ha deciso di impiantarsi.
Così si pretende che dando le dimissioni dalla Società con cui si era associati si possa esigere che la fede geovista resti intatta, in modo da far crollare l’ingiusto e artefatto muro di separazione coi familiari/amici/parenti che è motivato esplicitamente solo dall’apostasia (=abbandono di quella fede); anche se si dice che il soggetto non è d’accordo con la WT/Schiavo/CD si intende sempre dire che non è più d’accordo con la fede proposta da Geova tramite quei suoi strumenti del Canale di comunicazione, perciò è un apostata.

Senonché, come avviene in casa cattolica, le due cose sono davvero collegate a doppio filo, e l’ente giuridico (Vaticano/WT) con i suoi dirigenti nominati (Segreteria di Stato, Cardinale Vicario ecc…) ha potere giurisdizionale e disciplinare sia a livello giuridico (nominando o deponendo responsabili civili di beni ecclesiastici appartenenti alla S. Sede) sia a livello di fede (riducendo allo stato laico consacrati, togliendo la licenza di insegnamento nelle proprie università, deponendo da incarichi a cui si è mancato a livello di fede e non di amministrazione (es. un Rettore di seminario che non sa educare gli alunni).
Anche sugli stampati geovisti è detto a chiare note che Geova esige sia che si aderisca con fede a Lui sia che ci si associ alla WT perché Lui parla tramite la Bibbia e tramite il suo Canale terreno.

E va da sé che, anche prendendo atto di una rinuncia volontaria del soggetto, una rinuncia di associazione che non sappia di apostasia, o basandosi anche solo su sue azioni non conformi alle mansioni richieste, la Dirigenza ha potere non solo di sostituire il soggetto ma anche di dichiarare pubblicamente che non è più in quell’incarico e in quella comunione di intenti con chi dirige.
La Dirigenza potrebbe anche tenere nascosto il motivo (cf l’Ufficio Affari Riservati del Clero per “lavare i panni sporchi in famiglia”). Potrebbe restare sconosciuto il movente: se è stato deposto per sue dimissioni o giubilato per raggiunti limiti d’età o per inadeguatezza all’incarico. Alcuni aspetti devono restare nella privacy, anche nel reo (cf il diritto a coprirsi la faccia), ma altri che hanno valenza sociale possono essere resi pubblici. Se la Società dice o no i moventi dell’espulsione o dichiara la sua libera dissociazione non fa alcun torto al soggetto facendo questo; esercita un suo diritto (del resto preconosciuto dall’interessato). E se si tratta di deposizione, questa consapevolezza rende di riflesso diffidente il popolo verso il soggetto nel momento che egli volesse pronunciarsi contro l’ente che lo ha deposto (cf un Hans Kung, a cui viene tolto l’insegnamento cattolico, anche se non gli viene tolta la fede!).

L’esperienza poi mostra che la WT, per pararsi le spalle, è stata consigliata dai suoi avvocati, a trasformare ogni gesto legalmente riprensibile dei suoi sottoposti come scelta volontaria e personale, non inculcata ed esigita dall’alto. Così è per il sangue, per il rifiuto del servizio militare ecc… ed ora anche per la disassociazione. Si dice infatti che il soggetto, automaticamente, in base ad azioni contrarie o a omissioni di mansioni dovute (in counselling si direbbe, con parole, opere e linguaggio non verbale) dichiara il proprio dissenso dall’insegnamento geovista e perciò non può più pretendere di avere la botte piena (riconoscimento di aderenza alla fede) e la moglie ubriaca (comportarsi liberamente contro le direttive della Società). Quelle direttive che non sono solo legali ma che coinvolgono direttamente e ineludibilmente scelte pastorali di fede. (cf la sostituzione di un parroco con richiesta al popolo di non tenere più in conto le sue direttive e lasciarsi guidare dal nuovo pastore).
Infatti l’ultima direttiva, se sono bene informato, è che non viene detto che il tal de’ tali è stato disassociato o si è dissociato, ma solo che non fa più parte della comunità geovista, per appartenere alla quale bisogna non solo condividerne la fede ma anche le direttive concrete che i Capi interpretano come derivanti da quella fede.

Avviene lo stesso per gli aderenti ad un partito. Non posso pretendere di essere riconosciuto comunista se
- do le formali dimissioni, restituendo la tessera d’iscrizione al partito
- aderisco alla ideologia comunista ma riveduta e corretta al punto da negarne i pilastri portanti (il comunismo italiano infatti non è più vero comunismo!)*
- parlo ed opero (faccio gesti e/o boicotto) contro le iniziative prese ufficialmente dal partito o scavalco le sue proibizioni (ad es. faccio le BR che il partito non riconosce e da cui prende pubblicamente e ufficialmente le distanze).
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* Nel caso del TG dimissionario, anche se lui dice di non rinnegare nessun articolo di fede, di fatto dimettendosi non rispetta l’imperativo più importante e primario della fede geovista: quello di restare associato con l’organizzazione visibile di Geova, composta dall’Unto rimanente e dalle Altre pecore ad esso associate e rappresentata dal CD che utilizza la WT come strumento legale (come il Papa utilizza il Vaticano).


SECONDO ROUND
Altro aspetto da approfondire è questo della appartenenza/associazione “legale”. Giuridicamente essa non è esclusiva dei membri effettivi? Quelli chiamati all’assemblea annuale dei soli soci membri?
Siamo sicuri che non esiste differenza tra lo Statuto della Congregazione Italiana e quello della WT?
Dal momento che, tramite la Congr. Italiana si diventa sudditi della WT americana (infatti è di là che si decide poi per eventuali nomine promozionali o espulsioni) non potrebbe essere che in quello Statuto si distingua tra membri legali (quelli a cui si invia l’invito all’Assemblea annuale) e altri associati perché condividenti il credo ma che non hanno alcun legame giuridico sociale con la WT? Si faccia il parallelo con il cattolico che diventa soggetto alla dirigenza ecclesiastica per il diritto Canonico, che è esclusivamente spirituale e relativo ai credenti, ma senza aver alcuna ripercussione giuridica (salvo la ratifica dei matrimoni concordatari) e nessuna voce in capitolo con il Vaticano dal punto di vista giuridico.
Sto ipotizzando che le dimissioni ex art. 5 potrebbero riguardare solo i membri davvero giuridicamente affiliati. Cioè solo quelli invitati per Statuto all’Assemblea dei soci membri con tanto di lettera di convocazione e possibilità di delega.

Se fosse così, i normali TG ne sarebbero fuori! La loro associazione non sarebbe giuridica ma solo spirituale, come quella di chi aderisce ad una ONLUS perché ne condivide le finalità ma non ha parte né agli utili né, voce in capitolo sull’amministrazione e sul capitale, né ne risponde giuridicamente davanti allo Stato come invece fanno tutti i soci effettivi di qualsiasi società.
Abbiamo bisogno di un giurista, anzi di due!

Deferenti saluti a Pucci, Lupo e Fallacara
Berescitte
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est modus in rebus