00 30/01/2006 11:29
Re: Il Padre e il Figlio.

Scritto da: Trianello 25/01/2006 5.24
Visto che i moderatori, a quanto pare, non hanno ancora ricevuto la mia presentazione e che quindi, in teoria, non sono autorizzato ad intervenire nel forum, lascio la parola a Tommaso d'Aquino ed al suo "Compendio di Teologia" (si perdoni la lunghezza della citazione, ma secondo me vale davvero la pena di leggere queste considerazioni del Dottore Angelico):
...



Come deve essere compresa la generazione del Verbo

Si comprende allora perché nella Regola della fede cattolica si insegni a confessare l'esistenza del Padre e del Figlio quando si dice: "Credo in Dio Padre e nel suo Figlio". E perché nessuno, sentendo il nome del Padre e del Figlio, possa pensare a una generazione carnale, come quando noi parliamo di padre e di figlio, l'evangelista S. Giovanni, al quale sono stati rivelati i segreti celesti, invece di Figlio scrive Verbo, affinché noi sappiamo riconoscere che si tratta di una generazione intellettuale.



Se Cristo fosse solo una "generazione intellettuale di Dio" rimarrebbe solo una semplice idea, e la sua nascita terrena una semplice "idea incarnata" mah! in questo modo si sminuisce la personalità di nostro Signore Gesu Cristo, lo trovo alquanto blasfemo.
Molti padri della chiesa hanno applicato la sapienza di proverbi 8 a Cristo e lasciando da parte i discorsi sul creato-generato, se si lègge attentamente questa metafora sul Cristo si capisce come egli sia stato molto di piu di una semplice generazione intellettuale da parte del padre, egli imparava da suo padre e lo seguiva come un artefice...vediamo:

Proverbi 8:30-36 "30 io ero presso di lui come un artefice; ero sempre esuberante di gioia giorno dopo giorno, mi rallegravo in ogni tempo in sua presenza; 31 mi rallegravo nella parte abitabile della sua terra, trovavo la mia gioia tra i figli degli uomini. 32 Ora, figlioli, ascoltatemi; beati quelli che osservano le mie vie! 33 Ascoltate l' istruzione, siate saggi, e non la rifiutate! 34 Beato l' uomo che mi ascolta, che veglia ogni giorno alle mie porte, che vigila alla soglia della mia casa! 35 Chi mi trova infatti trova la vita e ottiene il favore del SIGNORE. 36 Ma chi pecca contro di me, fa torto a sé stesso; tutti quelli che mi odiano, amano la morte. "



Capitolo 42

La fede cattolica insegna queste cose

Ecco perché nella regola della fede cattolica ci viene insegnato a confessare che il "Figlio è consostanziale al Padre". E in questo modo vengono esclusi due errori. Innanzitutto si sottolinea che il Padre e il Figlio non vanno intesi secondo la generazione carnale, perché questa comporta la separazione della sostanza del figlio da quella del padre: nel qual caso il Figlio non sarebbe consostanziale al Padre. "



Chiedo una spiegazione, consustanziale non significa condivisione della stessa sostanza? Se io ho la stessa sostanza fisica di mio padre ma nello stesso tempo ho una individualità ed una personalità distinta da lui (e un tempo di nascita diverso dal suo), perchè il Cristo non puo condividere la stessa sostanza divina del padre ma essere nello stesso tempo un essere a parte da lui?




Capitolo 43

In Dio non vi è alcuna differenza del Verbo dal Padre, né di tempo o di specie o di natura

Nelle cose che sono identiche nell'essenza non è possibile che vi siano differenze nel tempo o nella specie o nella natura. Ora, essendo il Verbo consostanziale al Padre, necessariamente non vi sono differenze nei confronti del Padre secondo queste tre cose.
Prima di tutto il Verbo non può differire nel tempo. Essendo infatti il Verbo presente in Dio per il motivo che Dio pensa se stesso concependo intelligibilmente il suo Verbo, se per un certo tempo non fosse esistito il Verbo, Dio non avrebbe pensato se stesso; ma Dio ha sempre pensato se stesso, perché il suo intendere è il suo essere: quindi fu sempre presente in Dio il proprio Verbo. Per questo nella regola della fede cattolica diciamo che il Figlio di Dio è "nato dal Padre prima di tutti i secoli".


Secondo me il chiamare il figlio di Dio "il logos" è una semplice metafora come avviene spesso nella bibbia per farci capire meglio le cose spirituali non sempre di facile comprensione, qui Tommaso va oltre la metafora dicendo che il figlio è veramente il verbo del padre, ed allora il suo ragionamento avrebbe un senso ma dovrebbe provare cosa Giovanni avesse in mente quando applicò il termine logos al figlio.
Se per logos si intendesse solo l'essere il portavoce del padre,
Il mezzo tramite il quale il padre opera? allora prima della creazione non era necessario alcun tramite e alcun artefice e l'esistenza di Cristo non era indispensabile, guarda caso Giovanni parla del logos al principio della creazione asserendo che tramite lui ogni cosa è venuta all'esistenza, quindi per un eternità precedente la creazione il logos poteva non esistere.



ciao Mario


"Il messaggio è chiaro. Il nostro amore per Geova dev’essere più forte del nostro amore per i familiari che gli divengono sleali.
Oggi Geova non mette immediatamente a morte quelli che violano le sue leggi.
Amorevolmente dà loro l’opportunità di pentirsi delle loro opere ingiuste. Ma come si sentirebbe Geova se i genitori di un trasgressore impenitente continuassero a metterLo alla prova frequentando senza necessità il loro figlio disassociato?"(La torre di Guardia 15 luglio 2011 pagine 31)