00 30/10/2005 15:44
“Agostino per me non è Cristo o un suo apostolo o uno scrittore ispirato, quello che pensa lui sebbene possa essere da me definito interessante, non è legge, come le tue teorie benchè colte ed interessanti non sono allo stesso modo legge.”

Neppure io considero Agostino un evangelista, ma penso che la sua argomentazione sia condivisibile in quanto basata sulla pura ragione, la quale è comune a tutti gli uomini, che siano TdG o cattolici.

“Non mi pare che il tempo possa essere una cosa che si fa o crea...”

Giusto due minuti fa ho scritto sul forum Agape qualche riga sul concetto di “tempo” giacché mi hanno posto la medesima domanda, cioè se il tempo fosse una “cosa”. Cosificare è una pecca della metafisica classica, se dunque mi si chiede: “Il tempo è una cosa come la materia?” allora la risposta è no, se invece mi chiedono: “Il tempo esiste?”, la risposta è sì. Ecco che cosa ho scritto:
“La relatività generale di Einstein ha stabilito l’inscindibile unita dello spazio e del tempo, che infatti da allora si chiama “continuum spazio-tempo”, se non c’è lo spazio non c’è neppure il tempo, come è vero anche che il tempo scorre a velocità diverse a seconda della curvatura del continuum spazio-tempo in cui ci troviamo. Avendo Dio fatto lo spazio egli ha creato anche il tempo, e non parlo del tempo interiore, quello che Agostino chiamava “tempo dell’anima”, perché alcune volte i minuti correvano veloci mentre quando si annoiava il tempo non passava mai, sto parlando del tempo misurato dai cronometri, il tempo che muta la velocità del suo scorrere obbedendo alle leggi einsteniane quando ci si approssima alla velocità della luce…”

“venne all'esistenza con lui essendone lo ripeto l'inizio.”

Questo è un modo di intendere arché(principio) nel senso di “primo di una serie”, ma non è questo il significato del termine, arché indica la fonte, l’origine, la causa. Infatti era tipico dei filosofi della physis chiedersi: qual è l’arché? Per Anassimandro era l’apeiron, l’infinito, tutto per lui derivava dall’indefinitezza inziale, e via dicendo. Del resto anche Dio onnipotente in Ap 22,13 è detto arché, cioè “principio, e dunque secondo il tuo ragionamento ne faresti una creatura, il primo di una serie. Tutta questa serie di fraintendimenti nasce dall’errato modo di leggere arché credendo che il termini indichi la prima cosa creata in ordine di tempo. Invece la Bibbia ci dice che il Signore Dio è il principio(arché) (Ap 22,13), e che il Verbo era al Principio con Dio (Gv 1,1), ecco perché sono co-eterni. Gesù si definisce “il primo e l’ultimo”(Ap 1,17), ma anche YHWH nell’Antico Testamento si definiva così(Is 44,4), allora se ne deduce che, poiché solo di uno può essere detto che è il primo e l’ultimo, devono essere lo stesso Dio.

“potrei accettare che l'endiathetos Logos (il logos in se) possa essere stato da sempre un idea di Dio ed in questo senso (ma solo in questo) Cristo sarebbe eterno”

Dire che il Logos “prima” sia solo un’idea di Dio e “poi” viene pronunciato significa ammettere che Dio muta, che è situato all’interno del tempo, infatti c’è un prima e un dopo, ma ciò è contraddittorio, tu stesso mi hai detto che per il Padre il tempo non esiste, ergo neppure il divenire.

“Delucidami su questo perchè a me non risulta che si possa tradurre alla lettera "oi dè" con "alcuni però" io sapevo che il "ma" o come hai detto tu di seguito "invece" possono andare meglio... non si usa il sostantivo tines (da tin) per quella parola”

Ti dice nulla il classico costrutto “oi mén… oi dé” da rendere con “alcuni… altri”? Qui la situazione è molto simile.

“non si usa il sostantivo tines (da tin) per quella parola?”

Tinés è da tis,ti indefinito, non da “tin”(?), comunque il fatto che si possa usare tinés non implica che non si possa usare altro.

“Si, ma solo alla gloria del suo Dio il padre.”

Tutto è a gloria del Padre, ma che sia a gloria del Padre non esclude che sia a gloria anche del Figlio. “Tutti onorino il Figlio come onorano il Padre” dice la Scrittura, ergo non solo l’adorazione al Padre tramite il Figlio ma anche l’adorazione al Figlio.

“ma allo stesso modo cosa si intenda con quella frase non è così semplice dedurlo.”

La parola dèi-tà è ben chiara, il termine theotes da cui viene tradotta è l’astratto di theos, indica l’esser-Dio tanto quando la santi-tà indica l’esser santo, il suffisso nelle due parole è il medesimo.

“ma sono comunque molte quelle che rendono il passo in maniera non trinitaria”

Il mio problema non è quanti rendono in modo diverso ma se sono nel giusto o nell’errore. C’è una regola che costoro stanno infrangendo, una regola sostenuta da tutte le migliori grammatiche.

“Ma chi diavolo disse quella frase Cristo o era una personale interpretazione dei giudei?”

Né Cristo né i farisei, la frase non è in bocca a nessuno dei due, è il racconto di Giovanni. Afferma che Cristo con le sue parole si faceva uguale a Dio, per questo i farisei volevano lapidarlo. “Ma Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero». Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.” (Gv 5,17-18) Il soggetto della frase è un “egli”, “egli chiamava Dio suo Padre”, non “i farisei pensavano che”.

“Il rotolo di Isaia di qumram cosa dice?”

Non mi risultano differenze testuali rispetto al TM.


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Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)