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Scritto da: marzio140 13/07/2005 13.14
aggiungo che ancora oggi moltissimi medici sono contrari alle vaccinazioni.

La medicina in generale non è contraria alle vaccinazioni. E che le vaccinazioni abbiano salvato milioni di vite è un dato di fatto incontestabile. E che le opinioni rutherfordiane sull'argomento fossero anti scientifiche e anti bibliche è un dato altrettanto scontato. Infatti, se oggi qualcuno dicesse a qualche TdG che Dio condanna le vaccinazioni, dato che la stragrande maggioranza dei TdG non sa nulla delle passate vedute della WTS sull'argomento, si sentirebbe certamente rispondere che si tratta di una assoluta assurdità.
Per quanto riguarda Pasteur, è interessante quello che si legge in una pubblicazione dei TdG in merito alle sue scoperte nel campo dei microbi, dei germi e delle vaccinazioni (g96 8/12 pp. 26-27):
Dato che la fermentazione richiede la presenza di microbi, Pasteur ragionava che la stessa cosa dovesse valere per le malattie contagiose. Le sue ricerche sulle malattie dei bachi da seta, un grave problema economico per i produttori di seta della Francia meridionale, gli diedero ragione. Nel giro di pochi anni scoprì la causa di due malattie e propose metodi molto rigidi per la selezione dei bachi sani. Questo avrebbe consentito di prevenire le epidemie.

Mentre studiava il colera dei polli, Pasteur notò che una coltura di germi che aveva solo qualche mese non faceva ammalare i polli, ma al contrario li proteggeva dalla malattia. In effetti, scoprì che poteva immunizzare i polli con una forma attenuata, ovvero indebolita, del germe.

Pasteur non fu il primo a ricorrere alla vaccinazione. L’inglese Edward Jenner l’aveva fatto prima di lui. Tuttavia Pasteur fu il primo a usare l’agente patogeno stesso in una forma attenuata anziché un microbo affine. Riuscì anche ad ottenere un vaccino contro il carbonchio, una malattia infettiva che colpisce gli animali a sangue caldo, come bovini e pecore.

Dopo ciò, Pasteur si accinse a combattere la sua ultima e più famosa battaglia, quella contro la rabbia. Anche se non se ne rendeva conto, nel combattere la rabbia Pasteur si stava confrontando con un mondo molto diverso da quello dei batteri. Ora aveva a che fare con i virus, un mondo che non poteva osservare al microscopio.

Il 6 luglio 1885 una donna portò il figlio di nove anni al laboratorio di Pasteur. Il bambino era stato appena morso da un cane rabbioso. Nonostante le suppliche della madre, Pasteur era riluttante a fare qualcosa per il bambino. Non era un medico e rischiava di essere accusato di praticare illegalmente la medicina. Cosa ancora più importante, non aveva mai sperimentato i suoi metodi sugli esseri umani. Nondimeno, chiese al dott. Grancher, suo collaboratore, di vaccinare il bambino. Lui lo fece, e il risultato fu positivo. Su 350 persone vaccinate in meno di un anno, solo una — che era stata portata troppo tardi — non sopravvisse.

Nel frattempo, Pasteur pensava all’igiene ospedaliera. La febbre puerperale uccideva ogni anno molte donne nella clinica per la maternità di Parigi. Pasteur suggerì tecniche asettiche e rigide norme di igiene, specialmente per quanto riguarda le mani. Investigazioni condotte successivamente dal chirurgo inglese Joseph Lister e da altri dimostrarono l’accuratezza delle conclusioni di Pasteur.
Non era affatto vero quindi, nemmeno negli anni 20, che nessuno avesse "dimostrato che i germi siano i responsabili di una singola malattia“.
Pasteur lo aveva dimostrato nel secolo prececdente.
Quindi queste affermazioni di Rutherford non erano supportate dalle reali conoscenze mediche dell'epoca, come varie altre sue stravaganti opinioni nel campo della scienza e della medicina, tipo l'inutilità delle vaccinazioni.

Ciao
Achille