00 08/03/2005 21:37
Oggi sono andato in biblioteca e l’ho trovata chiusa a causa di un’assemblea sindacale. Che sfortuna! Comunque ho la certezza fotografica di aver visto sul Kittel un’intera pagina dedicata agli “en” in Giovanni, e si trattava proprio il nostro caso (avevo già fatto una ricerca simile a questa molto tempo fa ma ho ancora ricordi vivissimi). Riproverò domani o posdomani.
Un'osservazione al tuo post:

“I Testimoni di Geova che hanno esibito questa documentazione chiederanno: come mai la cristianità assegna a questo "in" una valenza che significherebbe comunione delle persone in una stessa sostanza al modo trinitario quando si possono intendere come semplice unione morale di intenti?”

“En” può essere usato per significare la comunione di intenti, è tradurlo con “unito a” il problema. Ci sono casi dove esegeticamente “en” può voler dire “unito a”, ma non si traduce comunque così, perché è quello che significa, non quello che c’è scritto, e la cosa è assai diversa. Se non sbaglio proprio il Kittel lo spiegava benissimo: metteva tra i significati di “en” anche “unito a”, ma poi, nelle frasi di esempio dove avrebbe dovuto essere attestato quel significato, traduceva sempre con un normale “in”. E’ questa la differenza che i TdG non colgono mentre altre confessioni hanno inteso benissimo. I protestanti sono convinti che quell’ “esti” dell’ultima cena voglia dire “significa”, e possiamo anche discuterne, ma nessuno si sogna tra i protestanti di tradurlo in quel mondo, la NR e la Diodati rendono col verbo essere. Quanto ai TdG entrerà in testa questo concetto avremmo fatto passi da gigante.

A presto

[Modificato da Polymetis 08/03/2005 21.46]

---------------------
Ά όταν έκτιζαν τα τείχη πώς να μην προσέξω.
Αλλά δεν άκουσα ποτέ κρότον κτιστών ή ήχον.
Ανεπαισθήτως μ' έκλεισαν απο τον κόσμο έξω
(Κ. Καβάφης)