00 04/10/2006 09:52
INIZIO CITAZIONE
Avvertenza
Ne “Il Piccolo Principe” i vari “mondi/pianeti” sono metafora delle “persone”.
Stralciamo qui di seguito alcune riflessioni dal libretto di MAURITIUS WILDE, Io non ti capisco: Il viaggio del cuore del Piccolo principe, Ed. Messaggero), che riteniamo utili alla psicologia del dialogo, perciò utili sia ai TG “aperti al pluralismo” (ma sarebbe sufficiente una “apertura al confronto”) che poi sarebbe apertura all’arricchimento interiore personale, sia ai “presuntuosi” cattolici che si ritengono detentori di tutta la verità.
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“Nel proprio mondo è celato qualcosa che appare soltanto quando ci s’incontra con un altro mondo. E così la mia vita si arricchisce durante il viaggio di mondo in mondo: non perché io porti via concretamente qualcosa dall’altro mondo, ma perché quest’ultimo risveglia in me un qualcosa che in fondo possedevo da sempre come talento, ma doveva essere scoperto. Non si tratta di sottrarre qualcosa all’altro – cosa che non si deve affatto fare o solo temporaneamente -, ma di scoprire quello che l’altro suscita e fa emergere in me. Quanto più una persona mi è estranea, tanto più ha qualcosa da dirmi, e tanto più la mia vita può mutare e arricchirsi quando l’incontro.

Quale importanza vitale abbia e quanto arricchente sia il viaggio di mondo in mondo, lo vediamo nel rapporto tra il Piccolo principe con il suo fiore. Un bel giorno egli dovette abbandonare il proprio pianeta perché non sapeva come cavarsela con questo fiore. Lo affascinava, ma non era in grado di proteggersi dai suoi rimproveri. E così aveva abbandonato frettolosamente il suo mondo. Lungo la via incomincia a capire qualcosa sulla rosa: dall’uomo d’affari il Piccolo Principe viene a sapere che per il suo fiore è bene che lui lo possieda. Presso il geografo prova per la prima volta rimorso per averlo abbandonato, perché apprende che è effimero, vale a dire che sul fiore incombe la minaccia di scomparire. Avendo solo poche spine esso ha bisogno della protezione del Piccolo principe. Sulla terra il Principe incontra un fiore con tre petali, «un piccolo fiore da niente…». Quant’è bello il suo fiore in paragone! Quando sale sui monti del deserto, che rimandano attraverso l’eco la sua voce senza un po’ di fantasia, capisce chiaramente quanto vitale sia il proprio fiore: «A casa avevo un fiore che parlava sempre per primo…». Incontro dopo incontro cresce la nostalgia per questo suo fiore.” (pag. 48-49)
(seguita)
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est modus in rebus