00 24/01/2005 11:18
Parliamo di rapporto madre-bambino, o psicanalitico, o con un comico...
Ringraziando chiunque sta raccogliendo l'invito fatto con questo 3d io faccio la mia piccola parte infiorando qua e là con qualche accenno psicologico (e forse anche psicanalitico) che non potete però chiedermi di sviluppare perché non è farina del mio sacco né rientra nelle mie competenze professionali. Si tratta di cose lette chissà dove e appuntate perché mi sono parse pertinenti al discorso.

Poniamo una situazione in cui una persona si sente assicurare da un'altra (maggiore di lei in età e autorevole) che una certa cosa sta in un certo modo, tipo: Fidati che è così.

Poi però il soggetto fa l'esperienza contraria che smentisce quella assicurazione rivelandola falsa. E, alla sua recriminazione a chi gli aveva dato l'assicurazione si sente rispondere qualcosa come: "Ma si capisce! Scherzavo! Le cose stanno in quest'altro modo, non lo intuisci da te?"
Di nuovo il tale si fida e segue la seconda indicazione che va pure buca. E di nuovo riceve la stessa risposta, condita di sorrisi divertiti.

Quanto pensate che la cosa possa durare? cioè quante volte potrà dare il soggetto fiducia alle nuove dichiarazioni nonostante le continue smentite?

Dipende ovviamente dal contenuto dell'assicurazione, dal di che cosa si tratta. Se si tratta di uno che assicura che un assegno è coperto e in realtà non lo è, la fiducia scompare alla prima tranvata. E se si trattava di una mossa tra soci in affari è pure quasi sicuro che la prudenza spingerà l'ingannato a rompere il sodalizio.

Se si tratta invece di assicurazioni date tra ragazzi, si può andare oltre di molto con la tolleranza. Entrambi sanno che aprono bocca e gli danno fiato. Comunque anche lì c'è un limite, segnato di sicuro dalle cose serie, per le quali una delusione porta danno.

Insomma sembra che ci siano poche situazioni in cui il rapporto di fiducia possa proseguire tranquillo, con una tolleranza incondizionata spinta fino all'eroismo. Tra queste situazioni ci sono quelle:
- del rapporto di gioco madre bambino. La mamma cioè può dire e disdire a piacere. Il bimbo le crederà (e fa bene a farlo) sempre se gli assicura che stava scherzando;

- del rapporto psicanalitico. Anche in quel caso il terapeuta può esigere la fiducia e l'obbedienza incondizionate, ma preavvertendo il soggetto che le cose sbagliate le informazioni fasulle fanno parte della terapia per cui egli non si deve chiedere mai se sono logiche (basta che lo sappia chi le propone) o se sono vere, o indagare il perché e il percome: lui è il malato! Il prof. sa quello che fa!

- del rapporto con un comico di professione. Ricordate Albertone? Lui si sentiva sempre "in pubblico" e sempre compreso del suo ruolo da svolgere. Così che anche la domanda seria riceveva una risposta che sulle prime pareva sera ma poi si rivelava una battuta. Anche qui il comico può procedere all'infinito, né si può pretendere che la smetta e sia serio se sta recitando un ruolo. I personaggi, assicura Pirandello, non sono come le persone che possono tradire e deludere: sono sempre immancabilmente presenti non appena li si chiama...

- potrebbe rientrare in categoria analoga il rapporto tra i dirigenti di un movimento religioso o di una setta e i loro adepti? Gli esperti dicono di sì. Il rapporto mondiale del 1986 curato dal magistero Cattolico intitolato "Il fenomeno delle sette o nuovi movimenti religiosi, sfida pastorale" dice che i dirigenti di questi gruppi esigono di norma ubbidienza indiscussa e adesione priva di riflessione.

LA DOMANDA NASCE SPONTANEA
Potrebbe essere questo il caso anche tra la WT (che si autopropone tra l'altro come "mamma") e i suoi adepti?
Se così fosse, avremmotrovato una delle molteplici spiegazioni del meccanismo che andiamo cercando ed è interessante notare che la Chiesa invece, per parte sua e pur ritenendosi - ma a un livello diverso ovviamente! - Mater et magistra, dichiara, proprio su quello stesso documento al n. 2.2 "Le sette impongono i loro modi particolari di pensare, di sentire e di comportarsi, contrariamente all'approccio della chiesa che implica un consenso convinto e responsabile."

Nello stesso momento però, realisticamente, mette in guardia asserendo che "Lo spirito settario, cioè un atteggiamento d'intolleranza unito a un proselitismo aggressivo, non è necessariamente il fatto costitutivo di una «setta», e, in ogni caso, non è sufficiente a caratterizzarlo. Uno spirito del genere può riscontrarsi nei gruppi di fedeli appartenenti a chiese o a comunità ecclesiali. Questi gruppi cristiani di spirito settario possono evolversi grazie ad un approfondimento della loro formazione e a contatti con altri cristiani. Possono, così, progredire verso un atteggiamento più «ecclesiale»." (Introduzione n. 1.1)
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est modus in rebus